31
Gen
2022

Il piano strategico nazionale per l’intelligenza artificiale

INNOVA-TECH
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L’intelligenza artificiale è oggi un fattore centrale che rappresenta un tassello essenziale per l’economia. Nel prossimo futuro l’IA fornirà sempre più opportunità in diversi ambiti. In questo quadro è evidente come l’ecosistema italiano sia oggi ancora poco attrattivo, per questo l’Italia ha varato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024.

Atteso da tempo, cruciale sul piano della ripresa, essenziale per la nostra futura competitività, questo Programma Strategico contiene 6 obiettivi, atti a individuare le ambizioni della strategia italiana, 11 settori prioritari verso cui l’Italia intende concentrare gli investimenti, 3 aree di intervento. L’obiettivo finale è molto ambizioso e punta a rendere l’Italia un centro nevralgico nel campo dell’intelligenza artificiale a livello internazionale.

Il Programma, frutto di un lavoro congiunto tra Ministeri (Università e Ricerca, Sviluppo Economico, Innovazione tecnologica), indica 24 politiche da implementare nei prossimi 3 anni. Queste policies ricadono in 3 macro aree: “Talenti e Competenze”, “Ricerca”, “Applicazioni”.

All’interno del primo gruppo si delineano 5 linee di intervento volte a migliorare o implementare le possibilità di studio, ricerca e competenze per rigenerare la didattica specifica. C’è soprattutto una forte volontà di attrarre e trattenere i ricercatori, creare delle competenze di IA nella Pubblica Amministrazione, promuovere corsi e carriere in materie STEM, e infine espandere i corsi di programmazione, includendo corsi e stage di IA applicata, in tutti i curricula degli Istituti Tecnici Superiori.

Nel campo dell’area “Ricerca”, si possono individuare 8 punti che consistono in generale nella volontà di rafforzare l’ecosistema italiano della ricerca sull’IA, da una piattaforma italiana di dati e software, a iniziative IA-PRIN per ricerca fondamentale, ma non solo. Si prevedono bandi di ricerca-innovazione di IA per collaborazioni pubblico-private, si parla di finanziare ricerca e applicazioni dell’IA creativa e infine l’idea di promuovere progetti bilaterali per incentivare il rientro in Italia di professionisti.

Nel gruppo “Applicazioni”, dedicato alle aziende e alle PA, coesistono infine ben 11 obiettivi che in sostanza puntano a fare dell’IA un pilastro a supporto della Transizione 4.0 delle imprese, sostenere la crescita di spin-off innovativi e start-up, promuovere il go-to-market delle tecnologie IA, supportare le imprese nella certificazione dei prodotti IA, rafforzare le soluzioni IA nella PA e nell’ecosistema GovTech in Italia, creare un dataset comune di lingua italiana per lo sviluppo dell’IA, creare banche dati e analisi basate su IA/NLP e infine creare una banca dati IA/Computer Vision per il miglioramento dei servizi nella PA.

Indubbiamente c’è molta carne al fuoco nel testo pubblicato. Ma è proprio la copiosità dei punti individuati a indurre una prima riflessione. In un quadro così denso di obiettivi è difficile immaginare quali, tra i punti individuati finora, sarà davvero realizzato in soli 3 anni. E sarebbe stato forse più utile stabilire una ulteriore gerarchia tra le priorità individuate, tale da permettere di allargare il quadro strada facendo, magari in un secondo momento, piuttosto che rischiare di fare l’opposto. 

Una questione che invece meriterebbe più forza e ad alcuni appare poco sviscerata nel piano, riguarda l’importanza di attrarre aziende estere. Come ha scritto, tra gli altri, Stefano Quintarelli “personalmente avrei gradito anche misure per attrarre startup estere in grado di insediare laboratori in Italia (non solo per far tornare ricercatori)”. A latere vale la pena ricordare che nel 2013 era stata istituita la “startup visa” per attrarre imprenditori innovativi. Chissà se questa iniziativa potrebbe essere ancora ripresa, rafforzata e rilanciata per l’intelligenza artificiale.

Nel programma strategico spesso viene sottolineato come esso sia in linea con la Strategia Europea ma – al di là delle intenzioni dichiarate – non è facile individuare in quale modo, preciso e puntuale, esso si raccordi alle linee europee.

Il testo non presenta quel discorso profondo e mirato che ci sarebbe potuti aspettare sul tema della robotica – ambito estremamente affine all’AI – che in qualche misura viene certamente accarezzato, ma su cui c’è veramente tanto da fare e su cui varrà quindi la pena tornare a riflettere. Stupisce infine che all’interno di una visione strategica di lunga gittata non abbia trovato spazio l’idea, a mio avviso ormai necessaria, di creare un’autorità garante addetta all’Intelligenza Artificiale, cosa che invece è stata da poco istituita in Spagna.

Varata la strategia italiana per l’intelligenza artificiale, resta da affrontare la messa a terra di un orizzonte poderoso.

Claudia Giulia Ferrauto

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1 Response

  1. giberto chirico

    grazie dell’articolo.
    Anche nell’ambito della ricerca in Italia non c’e’ molto nel campo AI. Molto avviene in aziende che hanno lo sviluppo della loro ricerca all’estero. Conosco un poco l’ambito della sanita’ e vedo piccole aziende molto attive in Olanda (ad esempio https://pacmed.ai/) e Israele. Ma in Italia non esistono centri di ricerca anche a partecipazione statale e con un ampio spettro di interessi nell’AI come in Spagna (ad esempio https://www.itainnova.es/es), cioe’ istituti tecnologici fortemente orientati all’applicazione di AI. Anche in questi PNRR, ci sono frenetiche richieste che mi sembrano poco coordinate e coordinabili. Non sembra che possano essere un aiuto ad andare nella direzione che delinei tu nell’articolo. Purtroppo.

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