19
Feb
2011

Il G20 di Sarkò: Tobin tax resta fumo, Cina blandita, ma c’è un assist all’Italia

L’esordio della presidenza francese del G20, di cui già più volte ci siamo occupati, inizia con un triplice bilancio. Restano chiacchiere,  le proposte di Sarkozy che eccitano coloro che vogliono mettere il bavaglio al mercato cattivo in nome della “santa lotta alla speculazione”. La Cina vince su yuan e riserve valutarie. Tremonti porta a casa un bel risultato, ed è più forte nell’euroarea, al tavolo del nuovo patto di stabilità che dovrebbe chiudersi entro aprile,  dove lo stesso argomento “italiano” assunto oggi dal G20 sinora non è passato. Vediamo meglio.Ufficialmente, Sarkozy può sostenere che la presidenza francese del G20 è inziata ottimamente. Con un giorno di lavoro a oltranza, sono state superate le divisioni tra i Paesi avanzati del G7 e quelli emergenti dell’area BRIC. Il nodo era la nuova lista comprensiva di tutti i maggiori fattori di instabilità su cui valutare ogni Paese. Poiché, come recita il comunicato finale, il mondo cresce con una forte ripresa del commercio mondiale trainata da Cina, Asia,India e Brasile, ma i fattori di incertezza sono ancora tanti.

La divergenza era su se considerare le riserve monetarie e la bilancia dei pagamenti come fattori di instabilità. Contraria, la Cina. La sua posizione di maggiore detentrice di riserve valutarie e di surpls di oltre 6 punti di Pil nella bilancia dei pagamenti giustificano la richiesta di rivalutare lo yuan, richiesta americana e con meno vigore anche europea (i tedeschi in realtà sostengono la Cina: anch’essi hanno partite correnti in un attivo sul Pil di proporzioni cinesi).

Il contrasto è stato superato. Come? Entro aprile si definiranno le linee guida su come misurare gli squilibri, ma essi sono stati individuati. Si tratta del debito pubblico e del deficit di bilancio, dei risparmi privati e del debito privato, della bilancia commerciale e dei flussi netti di investimenti, prendendo in considerazione i tassi di cambio, le politiche fiscali e quelle monetarie. Riserve valutarie e partite correnti – che la Cina nion voleva- non ci sono. Sono sostituite da bilancia commerciale (la Cina sta riducendo il surplus più rapidamente di quello delle partite correnti) e dagli investimenti esteri. In ogni caso, dicono i francesi,dopo aprile i Paesi in forte surplus potranno essere chiamati ad “aggiustare” la loro crescita in modo che non avvenga a scapito di chi ha squilibri da sanare. Ma gli USA non sono convinti, e restano insoddisfatti. Tim Geithner alla fine del summit ha duramente ribadito “lo yuan resta deprezzato”.

Quanto alle proposte francesi in materia di tasse sulle transazioni finanziarie e lotta alla speculazione sulle commodities, per il momento se n’è parlato ma alla fine gli stessi tedeschi – che a parole sono favorevoli – dicono che potrebbe essere la Francia, a dare da sola il buon esempio.  Così facendo,  Parigi si condannerebbe naturalmente a un deflusso secco di transazioni finanziarie, che emigrerebbero laddove le tasse non ci sono.Per il momento, dunque, chiacchiere e distintivo. Ma Sarkozy continuerà. Gli serve per sedurre un po’ di voti antimercato e di sinistra, nel suo Paese.

La terza notizia ci riguarda direttamente. Per la prima volta viene adottato come criterio di stabilità quello da tempo proposto dall’Italia, fortemente spinto da Giulio Tremonti. Il criterio per il quale non basta considerare il deficit e il debito pubblico, ma occorre comprendere alla stessa stregua il totale dei debiti privati – famiglie, imprese e banche – perché è la somma dei debiti privati e pubblici quella che offre la fotografia più affidabile della solvibilità complessiva di un sistema-Paese.

E’ il criterio del cosiddetto DIL – debito interno lordo – più volte illustrato in primis dal professor Marco Fortis. In Italia alcuni nei msi scorsi hanno pensato che si trattasse di una furbata, sommare debito pubblico e debito privato. Ma sono stati smentiti dalla Banca di Francia, che adotta da un anno lo stesso criterio in un rapporto trimestrale ad hoc. Nonché da studi di grandi banche come quello di Citigroup Global Market dello scorso autunno, nati per spiegare come mai ad essere sfiduciati dai mercati siano Paesi come Spagna e Irlanda, che non avevano mai preoccupato per il rapporto tra debito pubblico e Pil visto che al 2009 lo avevano di 9 e 20 punti inferiore a quello tedesco.

La risposta sta nel debito privato, soprattutto nella ricchezza lorda e finanziaria netta delle famiglie. Parametri sui quali l’Italia sta benissimo: gli italiani sono da sempre formiche, non cicale. Il nostro debito pubblico tocca il 118% del Pil ed è il quarto al mondo per ammontare (il terzo è quello tedesco, dall’anno scorso). Ma se lo valutiamo alla ricchezza finanziaria netta delle famiglie italiane, ammonta al 67% rispetto al 70% in Francia, al 94% in Spagna, al 195% in Irlanda, al 260% in Grecia. Se lo pesiamo sulla ricchezza lorda delle famiglie, comprendendovi cioè anche gli asset immobiliari, allora l’Italia ha un debito pubblico di poco superiore al 30%, Portogallo e Spagna stanno al 60%, Irlanda e Grecia sono oltre il 100 e il 200%.

Non è una furbata, comprendere il debito privato tra i parametri di stabilità. A patto però che non significchi prendere sottogamba il nostro pesante debito pubblico, i cinque punti di Pil che ci costa l’onere del debito, punti che crescono anche a basso deficit visto che gli spread salgono e i tassi ufficiali pure dovranno salire. Il buon DIL italiano dovrebbe spingere ad abbattere spesa pubblica e tasse, non all’inerzia in nome del tuitto va bene. Per Tremonti però è una bella vittotria. Ora che lo ha riconosciuto il maggiore foro planetario di coordinamento economico, a maggior ragione anche l’euroarea deve porre il DIL al centro dei parametri del nuovo patto di stabilità su cui è aperta la discussione. Finora, i tedeschi nicchiavano.

You may also like

Punto e a capo n. 50
Punto e a capo n. 48
Punto e a capo n. 47
Europa sì, ma quale Europa?

26 Responses

  1. LucaS

    Complimenti Giannino, veramente! 3 considerazioni:

    1-Una volta tanto che potevano imporre all’Italia di tagliare deficit e debito, Tremonti se ne è inventata un’altra delle sue per continuare a spendere e spandere. Quelli invece di ridergli dietro come meriterebbe, pare che in parte lo seguano, e Lei lo acclama come un genio! Allucinante! E quale sarebbe la prova che Tremonti ha ragione? Che una grande banca usa quel rapporto? Ha preso proprio un soggetto superpartes: più debito c’è e più le banche guadagnano con l’intermediazione, e più uno stato può indebitarsi più può eventualmente correre in loro soccorso quando stanno per fallire…

    2-Io non capisco come vengano calcolati questi numeri! Secondo me invece non ha nessun senso considerare il patrimonio e i debiti dei privati! Tanto per cominciare il patrimonio finanziario è composto da titoli di debito pubblico italiani, quindi “se” lo stato continua a spingere deficit e debito anche i risparmi si svalutano e non costituiscono quindi una garanzia per il pagamento di quegli stessi debiti. Poi c’è il problema dell’immobiliare! Chi ci dice che i nostri immobili siano correttamente prezzati e il loro valore non debba essere molto più basso? “Se” la nostra economia continuasse a soffrire, come tutti prevedono, anche il loro valore dovrebbe inevitabilmente calare e di molto… (a meno che la banca centrale non decida di ricomprarseli per sostenerne i prezzi, dopo tutte le truffe che hanno fatto una in più cosa cambia?) e questo farebbe ridurre moltissimo il valore del patrimonio dei privati. Cosa gli diamo ai creditori immobili svalutati, dei cittadini tra l’altro? Altro punto: molti immobili fanno capo a società che lo stato non sarebbe in grado di tassare (lo ha spiegato benissimo Penati): ergo non possono essere usati per garantire un bel niente ai creditori dello stato! Lei è contrario alla patrimoniale ma sostiene che la ricchezza dei privati debba essere strumentalmente usata per alleggerire la pressione sui politici a tagliare il debito e il deficit: è come dire “male che vada si fa una patrimoniale”…bella coerenza! Tremonti è un po come i responsabili contabili delle banche che si arrampicavano sugli specchi per giustificare avviamenti folli e non svalutare, ma il mercato ovviamente non l’ha bevuta e le prezza a sconto sul patrimonio netto! Quello che mi meraviglia è che uno esperto come Lei l’abbia bevuta! Ecco quello che alla lunga accadrà anche per il nostro debito!

    2-Adesso che ci penso potremmo anche conteggiare nei parametri la quota di patrimonio artistico detenuta da ciascun paese! Siccome l’Italia è ricchissima di arte questo ci aiuterebbe moltissimo. D’altronde se non riusciamo a pagare i nostri creditori è molto più facile vendere qualche quadro o castello che non imporre ai cittadini/elettori una patrimoniale. Strano che una “mente sopraffina” come Tremonti non ci abbia ancora pensato!

  2. LucaS

    Chiedo scusa per il tono del mio precedente commento, visto che non riesco a cancellarlo. Ho scritto troppo d’impulso! E’ che mi sono appassionato ai tea party e vedendo cosa sono riusciti a fare non posso che notare l’abisso che c’è tra noi e loro. E’ come se la Thatcher fosse ancora qui tra noi, a combattere al nostro fianco! Quando poi leggo queste cose su Tremonti da parte di un liberale mi cadono letteralmente le braccia.

  3. laura

    Egregio dottor Giannino,
    mi riferisco unicamente all’intervento da lei fatto questa mattina ad Omnibus e che riguarda la sua considerazione fatta su Gramsci, Sanremo e il Risorgimento.
    Anche lei, nonostante la sua onestà intellettuale da lei ostentata, incappa in qualche disonestà, e mi spiego: la citazione di Gramsci a Sanremo, sempre attuale e nobile nel contenuto, non aveva nulla a che fare con il Risorgimento, di cui Gramsci è stato sicuramente critico! Lei invece con la sua solita apparente eleganza ha voluto infangare questa bella citazione, chi l’ha fatta e il contesto in cui è stata fatta spiegandoci che Gramsci ha criticato il Risorgimento e quindi…. Come vede anche lei non è sempre onesto intellettualmente… cordiali saluti Laura

  4. Max

    @LucaS Devo dire che il mio primo pensiero è simile al suo: adesso questi nostri politici e amministratori pubblici si sentiranno invogliati ad aumentare il debito pubblico tanto ci sono gli italiani che risparmiano. Mah…

  5. Alberto

    @LucaS
    Concordo pienamente con te. Il dil sarà pure un indicatore che ci permette di avere una posizione non infame, ma non può sostituire i ” soliti” indicatori. certo considerare il tasso di indebitamento non è male e serve soprattutto a fornire una indicazione più completa dello stato di salute dello stato. Voltremont cerca di fare una magia, ma si tratta semplicemente di dare una ritinteggiata ad una casa che sta per crollare.
    Visto e considerato che l’Oscuro Signore ha anche avuto il coraggio nello scorso consiglio dei ministri di dire cose che sono oltraggiose rispetto ad una mente razionale (rimando alla lettura dell’articolo dei nostri amici Amerikani http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/BOOM%21#body). Il fatto è che nessuno in Italia ha le PALLE di tagliare la spesa pubblica e di passare la mannaia sulla pressione fiscale, indipendentemente dalla pista del circo politico in cui questo si trova.
    Il pdl ha completamente fallito il suo obiettivo liberale? si.. alternative?

  6. pietro27

    chiedo a luca se ha letto negli anni 80 “berlinguer e il professore” libro di un anonimo che già tratteggiava uno scenario ampio di come prendere i soldi compreso la vendita del patrimonio artistico…..

  7. @LucaS
    Spero e voglio credere che l’intenzione di Tremonti non sia quella di “allentare la pressione sui politici circa il debito pubblico” bensi quella di migliorare il “sentiment” dei decision maker mondiali verso l’Italia e quindi di allentare la pressione dell’area forte dell’eurozona, del mercato, delle societa’ di rating e della speculazione sull’Italia onde evitare incrementi dei saggi di ineresse sul debito e quindi della spesa a servizio del stesso e dare al nostro paese un margine temporale piu’ ampio per rimettersi in carreggiata.
    Se questo non fosse, ella avrebbe ragione da vendere.
    Il compito di noi italiani E’ E DEVE RIMANERE la riduzione del DEBITO PUBBLICO e l’attuazione di riforme per il RILANCIO DELL’ECONOMIA mediante la semplificazione burocratica ed il sostegno finanziario alle imprese per ricerca, sviluppo dei prodotti esistenti e di nuovi prodotti al fine di migliorare il proprio posizionamento competitivo sui mercati mondiali e di conseguenza aumentare l’export che in definitiva e’ l’unica via che il nostro paese ha per incrementare la vera ricchezza e quindi espandersi, assumere personale qualificato, delocalizzandolo anche all’estero ed aumentare le retribuzioni.
    Tutto questo sara’ possibile solo riducendo la spesa corrente dello stato con particolare riguardo al costo della pubblica amministrazione. A mio avviso e’ quindi necessario ridurre l’intervento e l’ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini, come da me proposto nel pamphlet “ Se Gesu’ fosse Tremonti…” che vi invito a leggere e commentare sul blog:
    http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
    ed aggiungo:
    a) equiparare l’eta’ pensionabile del personale femminile della pubblica amministrazione a quello del personale maschile
    b) eliminare l’ICE (Istituto per il commercio estero) che serve solo ad elargire lauti stipendi a rampolli della Roma bene dislocati nelle sedi estere per elaborare rapporti che nascono obsoleti con informazioni reperibili con un click in internet e per contro dotare di maggiori risorse economiche la SACE onde assicurare maggior credito all’esportazione.

  8. come già detto nell’articolo i mercati tengono già conto di questo quindi vorrei ben capire cosa in concreto dovrebbe cambiare in Europa una volta inserito questo parametro: non prenderemmo più multe (assumendo che qualcuno realmente le dia) se sforiamo il 3% col deficit? gli enti locali che hanno soldi in cassa potranno spenderli?

  9. adriano

    Concordo con LucaS.Considerare i patrimoni privati per attenuare il peso del debito pubblico,è il solito trucco da furbi.Rivela come il risparmio venga considerato oggi come possibilità utilizzabile per manovre contabili truffaldine,domani per rapine con destrezza.L’ipotesi di contabilizzare anche i beni artistici è solo apparentemente provocatoria.Il debito infatti deve essere abbattuto con l’alienazione dei beni dello stato e non altro.Ed è il caso di non parlare solo di patrimonio immobiliare,ma di tutto ciò che economicamente abbia valore.Le costruzioni tecniche alternative barocche ed arzigogolate che vengono proposte sono ridicole,inutili e fuorvianti.Posto per legge vincoli non aggirabili per le spese future,le strade sono solo quella di una tassazione feroce o quella della vendita dei beni dello stato.Di queste ipotesi si dovrebbe discutere.Tutto il resto sono le solite chiacchiere dilatorie e soporifere.

  10. pietro

    l’otto dicembre 2010 Marco Fortis sul sole 24 Ore scriveva LETTERALMENTE:
    “Se anche volesse, la Grecia oggi non potrebbe nemmeno introdurre un’imposta patrimoniale per risanare i propri conti statali perché il patrimonio dei greci si è semplicemente dissolto e non c’è più nulla da tassare ma solo spesa pubblica da tagliare. L’Italia ha invece il più alto rapporto tra ricchezza finanziaria netta delle famiglie e Pil in Europa, di gran lunga davanti a Francia e Germania. Ma molti (anche in Italia) lo ignorano.”
    Una frase del genere ha una sola interpretazione logica: i conti dello stato sprecone in Italia POSSONO ESSERE SANATI ANDANDO A PESCARE NELLE TASCHE DEI RISPARMIATORI.
    Se non è una furbata è MOLTO peggio.
    Il sig Giannino pensa per caso che abbiamo l’anello al naso e la sveglia al collo?

  11. Maurizia

    Lo scrivo qui sperando Lei lo legga, Dottor Giannino: ho visto stamane la
    puntata di Omnibus e sono TOTALMENTE d’accordo con Lei! Il mio livello
    di frustrazione per ciò che succede in questo Paese e tale che sentirLa
    parlare con quel tono per esprimere quei concetti mi ha allievato un po’ il dolore. La seguo anche su Radio 24 e La ringrazio per darmi sempre voce. Buon, difficile, lavoro.

  12. carlo

    buonasera,
    corrado guzzanti,in una bellissima imitazione di tremonti,proponeva la vendita della sardegna…ci ridurremo a questo???e perchè non vendere il colosseo…i nostri politici non sanno più dove arrampicarsi…invece di fare serie riforme economiche e tagli agli sprechi proponiamo i soliti artifici contabili per giustificare una incapacità di rinnovamento e di gestione della cosa pubblica…

  13. ivano

    paragoniamo lo stato ad una fabbrica, che ha un debito,alla banca creditrice cosa rispondi,che il valore degli attivi deve considerare i patrimoni personali degli azionisti + i valori patrimoniali dei dipendenti diretti e indiretti + i fornitori etc…
    A questo paese serve un fallimento,x voltare pagina

  14. caro Giannino, va bene , comprendo che il DIL e il guardare il debito publico in proporzione al patrimonio privato abbia un senso notevole: per valutare criticità reali che altrimenti resterebbero ‘nascoste’ e per valutare la ‘solvibilità’ di uno stato… ma a quest’ultimo proposito nel caso dell’italia vedo un paio di problemi
    1- già sento i politici di turno che ci ‘spiegano’ che la ns spesa pubblica non è poi alta perchè… etc..
    2- per me lo stato resta ‘terzo da me’ e che faccia i conti di quanto sia solvibile il debito che ha accumulato, occhieggiando al mio patrimonio mi fa un pò i….re
    altra cosa sarebbe se il governo pro-tempore potesse creare debito solo a fronte di un piano di rientro dello stesso e , se il piano di rientro va oltre la legislatura, dovesse chiamare i cittadini a referendum… ma non è così e già questo solo fatto per me costituisce il puro reato di rapina ogni qual volta lo stato mi mette le mani in tasca

  15. Caber

    una volta tanto mi trovo in disaccordo con Giannino

    a me sembra una furbata, eccome!
    il cuore del discorso sta nel fatto che lo stato stia morendo di debito ma tanto può salvarsi facendosi fare una trasfusione (leggasi PA-TRI-MO-NIA-LE) dai suoi cittadini.
    ebbene questo discorso mi fa letteralmente schifo…

    aggiungiamo poi che con questo discorsetto putrido nel midollo i nostri “cari” ministri dell’economia potranno giustificare spese e buchi.

    infine mi chiedo: ma keynes morirà mai?

  16. Andrea_CR

    Io non lo considero un successo e non mi rallegro per questo. Considerare anche l’indebitamento privato significa che, in caso di necessità (cosa che diventa ogni giorno più probabile) il risparmio/patrimonio degli italiani sarà utilizzato per ripianare il debito pubblico. Questo non è altro che la privatizzazione del debito, concetto base che stà alla base della tassa patrimoniale.
    Non comprendo come questo blog da un lato avversi (giustamente) la tassa patrimoniale, e dall’altro lato sostenga convintamente chi getta le fondamenta affinché, in un prossimo futuro, avvenga questa nuova tassazione.
    Il risparmio/patrimonio del contribuente italiano é proprietà privata!
    Il risparmio/patrimonio del contribuente italiano è già stato sottoposto ad una più che consistente tassazione!
    Per questi (non unici) motivi, il risparmio/patrimonio del contribuente italiano non dovrebbe fungere da garanzia per il debito pubblico.

  17. Julijana

    Il patrimonio privato degli italiani (quello monetario, finanziario e immobiliare) non è il collaterale del debito pubblico!
    Perchè se passa il messaggio che lo è, e pare che ci siamo, prossima mossa è l’escussione forzata dello stesso collaterale con una bella patrimoniale straordinaria!

  18. Oscar Giannino

    rispondo solo ora, perché francamente resto basìto quando leggo che secondo per esempio pietro vi considererei con la sveglia al naso e l’anello al collo. qualche bromuro in più farebbe bene a molti!
    No, cari tutti, non c’è alcuna contraddizione perché io sono e resto contrario alla patrimoniale,ma cercate di capire di che cosa si sta parlando prima di emettere sentenze. Il G20 si occupa di estendere la lista del Washington consensus su come misurare l’instabilità di un Paese, in altre parole su quali parametri tentera ei indirizzare il lending risk su ogni tiopo di flusso di capitalem sul mercato: cercando di esere sintetici e dunque con qulche forzatura tecnica, le componmenti a cui guarda il mercato nelle sue decisioni quotidiane sono essenzialmente tre: il tasso d’interesse ifficiale di un paese o di un’area come nel caso euro dove moneta e tassi ufficiali sono comuni; lo spread che in quel Paese si pratica rispetto al tasso ufficiale, cioè il premio al rischio pubblico da debito pubblico e deficit aggiuntivo pubblico per anno; redditività del capitale (ROE,ROI,ROACE etc) nels ettore specifico e andamenti P/E se si parla di investimenti in imprese o quotate. Rispetto a questi fondamentali, il washingtonj consensu8 degli ultuimi vent’anni non basta più, e dunque nella solvibilità comp0lessiva di un paese occorre anche comprendere l’equilibrio-squilibrio della sua bilancia dei pagamenti )bilancia commeriale e dei flussi fi9nanziari) per capire se non dipenda troppo da estero cioè non cosnuimi più di quanto produce e risparmia, nonché tasso di risparmio e patrimionializzazioen delle componenti private cioè famiglie, imprese e banche. Confndere tutto questo – bussole più affidabili per i mercati e gli intermediari finanziari che operano sui mercati – con una furbata per mettere la patrimoniale è scambiare lucciole per lanterne. Che cosa c’entra e chi ha detto mai qui, come scrive LUcaS, che il DIL dovrebbe “sostituire” gli idndicatori di solvibilità pubblica? Se ci provassero con la patrimoniale, chiunque, destra o sinistra, noi andiamo in piazza, questo è sicuro. Ma cosa c’entra col G20? Capisco che l’Italia sia ridotta per lo più a curva sud contro curva nord, ma qui vi assicuro che non stacchiamo biglietti per lo stadio.
    Quanto a laura che legittimamente critica per la mia “apparente” eleganza e mi dà del disonesto intellettualmente, libera di farlo e non mi offendo. Nel merito Gramsci sarà pure come scrivi tu “nobile e sempre attuale”, ma col pantheon unitario il mio giudizio è e resta che c’entri come il sottoscritto con gli indossatori più belli al mondo. L’unità d’italia col comunismo e l’antifascismio e il fascismo e i loro pensatori non ci azzeca nulla, direbbe Di Pietro. Se poi cara Laura ti sembra inelegante e disonesto che lo dica, la storia non l’ho fatta io ma mi limito a studiarla e a non contraffarla.

  19. LucaS

    Mi ero già scusato per il tono del commento e le confermo la mia stima come giornalista economico. Detto questo, sul contenuto non sono daccordo. Tanto per cominciare un conto è considerare altri indicatori per avere un quadro più completo, un altro è 1-quanta importanza dargli e 2-che politiche o scelte d’investimento trarne.

    1-E’ chiaro che gli indacatori chiave restano sempre debito/pil, deficit/pil e tasso di crescita reale del pil. Tutto il resto conta fino a un certo punto. Il fatto che gli italiani siano ricchi e che abbiano pochi debiti, oltre che molto relativo (per es. se lo stato continua ad indebitarsi e l’economia stagna il valore del debiti statali italiani emessi cala e quello dei risparmi pure, idem per gli immobili o ancora se altri paesi hano problemi di bilancio il valore di quei titoli detenuti da italiani calerà..), non serve certo a garantire i creditori dello stato, tranne nell’ipotesi della patrimoniale o di ridurre/bloccare la libera circolazione dei capitali costringendoci forzatamente a finanziare il debito nazionale. In caso contrario i risparmi vanno dove ci sono le opportunità migliori e in questo momento per vari motivi l’Italia non lo è di certo. Il fatto che ci siano paesi con scarsa ricchezza e maggiori debiti privati rende quei paesi più rischiosi, ma certamente non rende NOI meno rischiosi! Il fatto che l’italia pur avendo questi 2 buoni parametri sia stata pesantemente attaccata (spread col bund) nei momenti peggiori della crisi finanziaria lo conferma! E il fatto che non sia ancora caduta non significa affatto che siamo salvi perchè Tremonti ha fatto notare ai fondi che abbiamo più risparmi, ma che siamo più difficili/troppo rischiosi (per ora) da attaccare sui mercati finanziari perchè più grandi! Un conto è shortare il debito greco un conto è farlo con quello italiano: servono 2 potenze di fuoco diverse e il rischio che la BCE trucchi il mercato comprando btp aumenta! Ma è solo questione di tempo!
    2-Guarda caso l’Italia ha proprio un altissimo debito pubblico ufficiale (senza contare quello ufficioso/nascosto e quello prospettico per es legato alla previdenza o operazioni in derivati), un deficit cronico e una bassissima crescita, quando non è in recessione. In queste condizioni dubito che Tremonti da mesi sostenga la sua tesi per puro amore accademico: lo fa perchè ha interesse a farlo! Lo fa perchè non vuole/non è capace (per me è lo stesso!) di farlo scendere! Al di là dei tecnicismi il mio messaggio è questo: il governo non ha fatto nulla negli anni passati e non sta facendo nulla ancora oggi per l’economia, ed è ora di muoversi prima che sia troppo tardi! Quante privatizzazioni ha fatto? Quali liberalizzazioni ha fatto? Quale politica per la concorrenza è stata fatta (gas, elettricità, benzina, studi professionali, telecomunicazioni, editoria …..)? Quanto deficit e debito ha accumulato e non ridotto? Di quanto è effettivamente diminuita la pressione fiscale complessiva? Di quanto sono diminuiti i dipendenti pubblici? Quali riforme del mercato del lavoro o del sistema pensionistico sono state fatte? Le continue leggi per ridurre la certezza della pena e scassinare il sistema giudiziario incoraggiano davvero gli investimenti (per es, falso in bilancio)?
    La sua teoria è eccellente, ma la realtà è che chi per anni si è comportato in un modo assolutamente antiliberale e antimercato (Tremonti ne era quasi fiero!) in campo economico, oggi non può certo aspettarsi la mia fiducia nè quella dei mercati! Vedrà che questa della ricchezza privata sarà solo l’ultima trovata per continuare a non far nulla delle cose che spesso Lei giustamente propone, pur di non perdere voti e mantere il potere! L’unico modo per cambiare le cose è che i liberali smettano di appoggiarli o quantomeno di lodarli/incensarli, e allora forse le cose cominceranno a cambiare! In USA ad esempio i repubblicani hanno dovuto cambiare registro sul serio se volevano essere rieletti ed ora i risultati cominciano ad esserci, basta vedere cosa sta succedendo in Wisconsin, in Ohio o alla Camera, robe che noi ci sogniamo, e questo è solo l’inizio! Se si accontenta della retorica di Tremonti e di qualche misero taglio qua e là che non cambia niente si acomodi, per me non è sufficiente: let me remind you that moderation in the pursuit of justice is no virtue.

  20. ivano

    basta con le balle,Per i Paesi europei in crisi a causa del debito troppo elevato, il peggio deve ancora arrivare. Lo dice Axel Weber, presidente uscente di Bundesbank e membro del consiglio direttivo della Bce. ”Facendo il paragone con una maratona, i Paesi problematici hanno fatto finora forse i primi 15 km”. Per Weber, le vere difficolta’ arriveranno quando i detentori privati del debito pubblico – banche, fondi e aziende – saranno chiamati ad assumersi la propria quota di perdite sul capitale investito. E’ uno scenario ben conosciuto dal mercato obbligazionario ma sul quale governi, politici e banche mentono, manipolano, disinformano.

  21. roberto

    Caro sig. Lucas, pur non essendo un liberista “puro e duro” come Lei, le faccio i complimenti per la lucidità con la quale ha argomentato il suo disaccordo con il prfo. Giannino. Dovendo, per professione gestire i risparmi dei miei clienti, sono, anche mio malgrado, “costretto” a guardare i numeri macro che “contano” per i mercati (debito/pil, deficit/pil e tasso di crescita reale del pil) e questi, purtroppo, sono proprio quelli che Lei cita (e che Giannino conosce altrettanto bene).
    I mercati, che poi sono fatti da tanti individui e istitzioni come me, lei, la banca sotto casa, ecc, ragionano con semplicità: danno credito finché pensano che sia meritato, finché il debitore è considerato solvibile. Man mano che questo pensiero si fa più incerto richiedono maggiori garanzie e, ovviamente, maggior interesse per compensare il rischio crescente. Alla fine staccano la spina e…. amen!
    Questo è quello che sta succedendo all’Italia e che lei, sig Lucas, ha mirabilmente sintetizzato nel suo duplice intervento.
    Allora, che fare? aspettare che passi la nottata? fidarci delle rassicurazioni, delle alchimie e dei giochi di prestigio del Ministro (via, dott. Giannino, lo sa bene anche Lei che sommare debiti privati e pubblici e dire che tutto va bene è un bluf che scoprirebbe anche un neo-laureato!)? Ed aspettare il verdetto dei mercati che, come Lei dice e che io credo, prima o poi arriverà e sarà spietato?
    Con le spalle al muro ci siamo stati già 18 anni fà, ed allora si presero decisioni importanti, alcune temporanee, straordinarie e, forse, molto impopolari (patrimoniale), altre meno eclatanti, ma di sicura e duratura efficacia (accordi sui redditi, svlutazione), misure e provvedimenti che ci fecero “svoltare” ad un passo dal baratro (leggi like Argentina) e ci riportarono su un cammino virtuoso, fatto di avanzi di bilancio primario, crescita del pil, avanzi di bilancia dei pagamenti.
    Come fu possibile tuto questo: credo grazie alla “evaporazione” della classe politica che ci aveva portato a quella situazione (tangentopoli) ed al fatto che il Paese fu affidato a chi non aveva nessuna “velleità” politica, ma, avendone le doti tecniche e la capacità di guida si sentiva, veramente, al servizio dello Stato: Carlo Azelio Ciampi (prima da ministro del Tesoro, poi da Premier).
    Purtroppo, nei 18 anni succesivi, passata l’emergenza e rimessi in carreggiata i conti, si è tornati allo stesso andazzo. Anzi, mi correggo, con i Governi a guida Berlusconi si è tornati a far crescere il debito (lo ha testimoniato, suo malgrado anche il prof. Arrigo), perché con Prodi 1 e Prodi 2, l’avanzo primario tornava a salire.
    Con le spalle al muro, oggi, non ci siamo ancora, ma sono pochi i passi che ci separano da questo.
    Quindi, che fare per evitare il default ce lo ha insegnato la storia: ho solo paura che, qeusta volta, prevalga la logica di Sansone (e ci stiamo incamminando ben bene su quella strada!).

  22. LucaS

    via, dott. Giannino, lo sa bene anche Lei che sommare debiti privati e pubblici e dire che tutto va bene è un bluf che scoprirebbe anche un neo-laureato!)?

    Infatti sono proprio un neo-laureato!

  23. Andrea_CR

    Al Dott. Gainnino: lei, a sostegno della tesi enunciata nell’articolo ha fornito una analisi internazionale (l’Italia vista dall’estero nella sua complessità). La mia opinione e, mi pare di capire, anche quella di molti altri lettori, e che se la classe politica italiana dovesse arrivare a prendere coscienza che la situazione della nostra finanza pubblica non è poi così grave ne approfitterebbe senza remore per ritornare ad una politica di “spesa” (la storia di accumulo del debito pubblico insegna).
    Oggi ciò che principalmente frena la curva del debito pubblico non siamo noi elettori (non illudiamoci), ma gli altri paesi dell’area euro con la Germania capofila.
    Se la questa “opera di persuasione” dovesse venire a mancare (e non sarà perchè l’Italia ha rimesso in ordine il proprio bilancio), l’esperienza ci insegna che i nostri amministratori ne approfitterebbero per diminuire i controlli sulla spesa.
    A questo punto alla prima crisi seria (rivolte del nord africa, crisi finanziaria di banche, default sovrani, aumento dei prezzi di materie prime, ed altro ancora) in cui si renderebbero necessari rigore ed un miglioramento dei conti, sarebbe non dico automatica ma quasi una bella tassa patrimoniale.
    Questi sono i principali motivi che mi portano a giudicare negativamente il D.I.L..

  24. Marco

    Non trovo particolarmente emozionante che il G20 formalizzi in qualche modo una cosa accertata e acclarata da almeno un paio di decenni visto che la seconda economia del pianeta ha una struttura ben piu solida ma simile all’Italia. Giappone e Italia infatti costituiscono un basso problema per l’FMI un loro eventuale default infatti infastidisce soltanto i mercati finanziari visto che il loro debito e’ acquistato in gran parte dai loro cittadini ed e’ questo l’insopportabile di chi gestisce con tanta leggerezza i nostri soldi perche la nostra penalizzazione e’ duplice
    COME CONTRIBUENTI una schifezza
    COME SOTTOSCRITTORI DEL NOSTRO DEBITO un’infamia sull’informativa del rischio dell’investimento

  25. Marco

    Il Giappone e diventato terzo a giugno ma e’ stato secondo per 30 anni, e tutti lo hanno accettato come affidabile, il giorno ormai vicino che un 40% esce di scena per incapienza ed un 20% si indebita (fasce giovanili) e un altro 20% non ha margini tali da consentirsi investimenti “sicuri” ma infruttiferi suona una sveglia di quelle che assomigliano ai terremoti.

Leave a Reply