20
Feb
2011

Il 17 marzo, Gramsci e la produttività

Francamente, non sono per nulla antiunitario e secessionista. Ma questa grande insistenza del Quirinale per la festività del 17 marzo non l’ho proprio capita. Non la capisco per almeno tre ordini di ragioni, che vado pianamente a spiegare nella piena consapevolezza di attirarmi facili critiche.

La prima è di ordine storico. Sarà perché la mia cultura di formazione è quella del repubblicanesimo storico, ma dico io dovevamo scegliere proprio la data in cui viene approvato l’articolo unico “Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re D’Italia”? Un Parlamento che non era nazionale affatto, visto che a quella data all’ex Stato Sardo mancava ancora Mantova in Lombardia e tutto il Veneto, tutto il Friuli e tutto il Lazio? Per tacere poi dell’attuale Trentino Alto Adige, che arriverà sconfitto e annesso 60 anni dopo, al termine della prima guerra mondiale e c’incazziamo pure che la SVP dica di non avere niente da festeggiare? E non abbiamo proprio niente da ridire sul fatto che il Re di Sardegna preferì per non scontentare la sua aristocrazia continuare a chiamarsi Vittorio Emanuele “secondo”, a differenza di quel che aveva fatto Enrico III di Navarra che divenuto Re di Francia divenne Enrico IV perché quella era l’ordinale nazionale, esattamente come fece Giacomo VI di Scozia allorché si chiamò Giacomo I d’Inghilterra? Fate voi, ma a me questa data dice poco, l’Italia era disunita ancora e quel giorno contò innanzitutto per i Savoia, pace all’anima loro e un ballo pieno di simpatia per il loro attuale erede televisivo. Oltretutto, dei 170 mila che votarono per quel Parlamento di duchi e principi su 26 milioni di italiani dell’epoca, 70 mila erano dipendenti statali: sai che festa da ricordare…

La seconda ragione è di ordine culturale. Mi ha molto colpito l’improvvisa levata di scudi verificatasi su media, cultura e accademia, a favore del 17 marzo. Una pressoché unanime e stentorea riprovazione indignata, rispetto a chi obiettava. Un coro di sepolcri imbiancati, tutti intenti a sbandierare unità e tricolore contro i presunti nemici della patria. Che sarebbero, naturalmente, i criptosecessionisti leghisti. Polemica “ignobile”, è arrivato a dire Pierferdinando Casini, che di solito usa termini moderati. In questa trasversalità politicamente sospetta, hanno anche fatto capolino elementi singolari, estremamente significativi della mistificazione in corso. Per dire: nel festival nazionalpopolare per definizione, Sanremo coi suoi 12 milioni di spettatori, la serata dedicata al festeggiamento unitario è stata sparata a tutto schermo l’icona di Antonio Gramsci. Ora dico io se abbiamo avuto nella storia italiana del Novecento un critico tagliente e senza sconti dei limiti e dei fallimenti del processo unitario risorgimentale – in quanto moto al servizio della Corona di ristrette élites borghesi, totalmente fallimentare quanto a soluzione del problema sociale delle campagne e dei bassi ceti – quello è stato proprio lui, Gramsci, che ne ha imbevuto la storiografia egemone e nazionalmarxista successiva all’avvento della Repubblica! Che cos’è successo, d’un tratto l’intera storiografia italiana di sinistra verrà riscritta ed emendata a favore dei Savoia, in nome del “meglio il Re Vittorio che Umberto”?

La terza ragione è che, oltretutto, pur di festeggiare e accontentare il Quirinale e il trasversalismo neopatrio, ci siamo inventato un ponte lungo che ci abbasserà reddito e produttività. Un messaggio assolutamente sbagliato, almeno per me. Tanto che ho brindato, quando Confindustria e tutte le altre associazioni d’impresa l’hanno fatto presente. Respinte tra gli improperi. E il ridicolo è che ho dovuto leggere, sul Corriere della sera, un fondo del solitamente ottimo Gianantonio Stella in cui si diceva ma quante storie, ci sono Paesi al mondo che lavorano meno di noi e con più feste ma sono più avanti. E questo sarebbe il commento del primo giornalone borghese e produttivo d’Italia? Non so perché, ma mi pare che questa, più che dell’Unità d’Italia, sia l’ennesima festa fatta al buon senso. Come il gatto fa la festa al topo, però.

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54 Responses

  1. peppe

    Dott. Giannino,
    ha pienamente ragione a ricordare guai che porta un giorno lavorativo in meno in un momento nel quale per mille altri motivi le imprese devono subire altre pressioni e perdite. Purtroppo, però, devo dissentire su una cosa: Trento è italianissima e così (ancora) molte valli dell’Alto Adige, e voglio sperare anche tante persone di lungua tedesca! Un unico (Bel) Paese dall’Alpi a Sicilia!

  2. rugantino

    Difficile inanellare una serie di banalità come questa. Perché allora non aboliamo anche metà delle domeniche? Anzi, perché non tutte?

  3. Flavio un'altro

    Cosa c’entrano le domeniche, comunque per riposare ci sono le ferie e i permessi che in Italia non mancano. Se lei dovesse pagare una festa retribuita a uno o molti dipendenti così solo perchè qualcuno lo decide, non ne sarebbe felice. Una proposta potrebbe essere che questa festa tanto importante non venga pagata, e che tutti siano liberi di farla o meno.
    Saluti

  4. michela

    condivido il suo pensiero, anche se sono toscana e non sono leghista…quello che mi fa tristezza è il pensiero che la festa del 17 marzo sia la nuova scusa, il nuovo tentativo per non farci pensare ad altri problemi ben più seri, come il malgoverno. Una domanda: ma nella nostra storia, comprese annessioni, secessioni, ribaltoni, c’e un periodo imbarazzante come questo?

  5. armando

    io penso che dipenda dal fatto che se siamo uniti lo stato e i suoi
    parassiti hanno piu polli da spennare

  6. rugantino

    Caro Flavio, un piccolo rilievo: si scrive “un altro”, senza apostrofo. Le domeniche e le feste le usi per studiare l’italiano. Non farà soldi ma sarà una persona migliore.

  7. roberto zambelli

    senza entrare nel merito del “merito” che la data del 17 marzo possa avere,negli Stati Uniti, finora baluardo del capitalismo e del mito della produttivita’, pressoche’ tutte le feste nazionali non hanno una data fissa ma vengono modulate in base al calendario dell’anno in corso per cadere sempre o di giovedi’ (e vai col week-end lungo) oppure al lunedi’ (per esempio domani e’ il President’s day)

  8. Silvano_IHC

    Per quanto non ami gli errori, “aborro” gli orgasmi ortografici di chi indovina tutti gli apostrofi e l’inclinazione giusta degli accenti in un blog come se stesse scrivendo la Divina Commedia. Senza peraltro entrare nel merito della risposta.

  9. Paolo

    Premetto: credo, comunque la si pensi, che ci sia poco da festeggiare, se i pregi dell’unità son quel che vediamo oggi. In tutta franchezza, però, le ragioni di chi è contrario al giorno festivo del 17 marzo, mi sembrano altrettanto risibili di quelle di chi starnazza a favore. Tutto sembra ridotto a questione di denaro. Orgoglio, fierezza, anche l’incoscienza, se volete, di appartenere ad una Nazione, nel bene e nel male, sembrano contare nulla. Dagli sciocchi che farneticano di tassa comunista agli ottusi che vedono solo il pagamento di un giorno festivo, è tutto abbastanza stucchevole. Per pietà non commento le voci a favore della festa, la loro inadeguatezza parla da sé, tanto paiono semplici impunture contro la Lega. E anche qui non mancano quelli che il ponte lungo lo vedono come manna per il turismo. Ancora una volta, soldi.
    Quanto alla data, ognuno, caro Giannino, può avere i suoi motivi per preferirne un’altra. Per quel che mi riguarda festeggio in solitaria ogni Venti Settembre, senza chieder nulla a nessuno.

  10. peraz

    Ma per carità. Vorrei sapere che lavoro fa questo Flavio. E caro Giannino, sono completamente d’accordo con te sui primi due punti dell’argomentazione, ma, quanto al terzo, credo che additare un ponte, l’unico dell’anno poi, quale responsabile di una flessione di reddito e produttività nazionale in un Paese che, unico in Europa, è fermo, FERMO, dalla testa ai piedi (sono sempre gli stessi, le facce e i problemi, le parole d’ordine e le emergenze, i dirigenti e gli emarginati), da quasi vent’anni, sia almeno un pochino strumentale, se non fuori luogo. Poi si può ragionare, nessuno nega che siamo in un momento in cui c’è da rimboccarsi le maniche, ma lasciamo stare il LAVORATORE, che quando c’è da essere davvero RESPONSABILE, vedi Mirafiori e prossime puntate, non mi sembra si tiri mai indietro. A differenza degli opportunisti che questo appellativo se lo danno da sé, a giorni alterni e con vista sulla pensione. Sai come si dice, qui a Genova: non si può fare il buliccio con il sedere degli altri…

  11. Letto. Molto persuasivo. Ma non convincente, almeno per me. Comincio dalla fine: la motivazione economica è facilmente superata dal fatto che per l’intreccio del calendario cattolico con quello solare ben altre due giornate festive saranno in meno del solito data la coincidenza tra Pasquetta e Festa della Liberazione e tra Festa del Lavoro e domenica.
    Le altre motivazioni sono seducenti, ma non credo ci sia dubbio che “la data di nascita” di un attore internazionale chiamato “Italia” sia – o bene o male – il 17 marzo 1861.
    Mi sorprende, anzi, come né i Savoia, né il fascismo, né la Repubblica abbiano mai pensato che fosse un giorno da celebrare come data di nascita dello Stato nazionale. Con tutti i limiti e le storture messe in evidenza da Gramsci e molti altri.

  12. Sacco Davide

    festeggiamo anche l’assenteismo parlamentare, visto che alla Camera fu proclamato il Regno con 149 deputati assenti….

  13. @Luca
    Carissimo Luca, “indipendentismo” è solo una pavida battaglia di retroguardia.
    Noi Veneti siamo per una virile SECESSIONE, come ieri in Sudan, come oggi in Belgio,…come domani in Veneto.
    Serenissimi Saluti
    martino

  14. Pippo

    Proposta indecente:
    4 Novembre a Redipuglia dove riposano 100’000 dei seicentomila “Fratelli d’Italia” che nessuno sta ricordando forse perchè senza distinzioni tribali, regionali, latitudinali e destrosinistre hanno dato la vita nell’ultima battaglia che ha coronato l’unità della nostra spensierata e sciagurata Nazione.
    Pippo il vecchio

  15. antonio

    Capisco chi è contrario all’introduzione di una nuova festività. Non accetto che questa sia la scusa dietro cui si nascondono ipocritamente quanti in realtà sono contrari al concetto di untà d’Italia e che sarebbero pronti a festeggiare con settimane di festa eventuali secessioni.

    Giannino afferma di non capire il Quirinale che ha voluto questa festa, mentre non ha nulla da ridire sul governo che l’ha deliberata. Sembrerebbe di capire che la “cazzata” è imputabile al Quirinale e non a Palazzo Chigi. Mi sembrano contorsionismi degni di un circo di periferia.

    @ultrazolfo
    e dopo che il Veneto avrà ottenuto la secessione ? Essendo veneto da innumerevoli generazioni penso di conoscere la mia gente. La sinistra Piave chiederà una virilissima secessione dalla destra Piave . I vicentini dai padovani. Il federalismo è come l’alcolismo: il problema è l’ultimo bicchiere. Complimenti per il gemellaggio Veneto-Sudan.

  16. Venessian

    Il veneto nel 1866 è stato annesso, in Francia si pensava di dare luogo alla rinascita della repubblica veneta, invece la storia fù diversa in quanto i piemontesi invasero il veneto per organizzare(contro le regole del trattato di pace)il plebiscito (burletta per Montanelli).
    @Antonio
    se lei è veneto mi permetta di dirle di che discorsi come quelli della separazione delle sponde del piave sono storielle a cui non crede nemmeno un bambino, magari fossimo indipendenti , potremmo avere la libertà di creare una nuova Svizzera ,potremo avere la libertà di sbagliare ,libertà che in italia non c’è ,qui c’è solo una calma piatta in cui non cambia mai niente , o arriva il federalismo (non questa cavolata leghista)o è meglio lottare per l’indipendenza, abbiamo la storia e sopratutto si è in condizioni (attuali economiche)di forte disagio.

  17. Albert

    @Antonio , tralasciano la battutina sull’alcolismo e sulle baruffe tra padovani e vicentini (ma è uno scherzo?)pensa che se i 20 miliardi di euro di residuo fiscale riamanessero in regione le cose peggiorerebbero? la tanto vituperata secessione non è solo folklorismo, ma è un diritto di una comunità politica a creare un altro stato e non mi sembra che qualcuno possa fare la morale a chi è stufo dello stato italiano, ma poi siamo in europa, chissà che facciano “ste” benedette euroregioni tanto se aspettiamo che l’italia cambi stiamo fraschi.
    Ah dimenticavo S.Johnson “il patriottismo è l’ultimo rifugio di un farabutto” quanto aveva ragione.

  18. Andrea Chiari

    Quando si sceglie una data per una celebrazione il valore simbolico
    trascende l’analisi minuta e disincantata dello storico (sempre preziosa. Vengo a sapere adesso che Manova era terra irredenta nel 1861. Proprio non lo sapevo). L’unità d’Italia
    non si è fatta in un giorno. Qualcuno ammanta di dignità risorgimentale
    perfino l’orrido massacro della prima guerra mondiale. Per cui va bene il 17
    marzo (nonostante gli impiegati statali che tanto turbano Giannino …).
    Semmai, furbescamente, fin da subito (cercando un’adesione preventiva, come
    compromesso ragionevole, prima di accendere polemiche) si poteva prevedere
    un calendario di festeggiamenti solenni per la domenica successiva anche se
    c’è chi dice che i compleanni non vanno spostati perchè se ne perde la
    poesia. Oppure dare valore extra alla festa del 2 giugno unificando
    idealmente le due ricorrenze. Aver posto i problemi della produttività e i
    pericoli del ponte festivo di fronte alla solennità dell’evento poteva anche
    avere una qualche ragione ma certo era un condannarsi a una sicura sconfitta
    come è inevitabile accada ai bottegai quando si suonano le trombe.

  19. Franco Fabelli

    Sono pienamente d’accordo, soprattutto per quanto concerne la sisntetica ma precisa analisi storica. E poi mi domando che senso abbia definire una data da festeggiare una tantum e mi sorprende moltissimo che il Presidente della Repubblica festeggi la nascita del Regno. Avrebbe fatto molto meglio a festeggiare il 2 giugno come si deve.

  20. Caber

    mha… ho qualche dubbio sul valore di un ponte, per il fatto che bene o male è composto di giorni di ferie che per legge uno è COSTRETTO a farsi lo stesso.

    comunque sia ha ragione la SVP (e la Lega): non c’è nulla da festeggiare per la nascita di uno stato LADRO, CENTRALISTA, INEFFICIENTE, ANTILIBERALE, CORROTTO e CORRUTTORE!

  21. Marco

    Concordo con l’ottimo Giannino. Un altro tema interessante da sollevare è quello relativo alle tempistiche. Possibile che si sia introdotta la nuova festività con soli 50 gioni di preavviso? In questo Paese la programmazione è un miraggio, ma almeno in questo caso ci si sarebbe potuti muovere con anticipo.

  22. beppe1945

    Giannino, Lei è un grande ! Ho sentito l’altro giorno un po’ di amarezza nella Sua voce per gli insulti che riceve sul blog; La esorto a non tenerne conto e pensare invece a tutti quelli che ascoltandoLa, riescono finalmente a sentirsi a casa e non alieni in un paese sconosciuto !
    Grazie

  23. Teorocker

    La penso come Giannino. Ho letto con gusto anche i commenti e trovo tante cose che condivido e altre no. Sul terzo punto Giannino sapeva avrebbe creato zizzania, come quando si parla di calcio le feste sono un tema dove ci si scalda un pò… Trovo giusto, sarò in minoranza, cercare di lavorare un pò di più dove si può, più produttività=più soldi per tutti, più soldi che girano. I problemi sono altri, il cuneo fiscale è uno di questi… Qualche straordinario senza tasse…

  24. Dante

    “Lo stato Italiano (leggasi sabaudo) è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia Meridionale e le isole, squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri, che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti.” Antonio Gramsci (da Ordine Nuovo 1920)

  25. giuseppe de rosa

    Siamo arrivati ultimi anche nell’unificarci rispetto agli altri stati nazionali europei, e ci siamo infilati in un’impresa coloniale e in due guerre mondiali devastanti dalle quali potevamo e dovevamo star fuori; le èlites che hanno fatto l’Italia non hanno fatto un granchè per fare gli Italiani; l’unico periodo veramente felice e irripetibile è stato quello del boom economico; dopo, solo un lento declino. Inarrestabile perchè tocca sempre a qualcun altro arrestarlo (al Nord, ai politici, agli inlellettuali, agli imprenditori, allo Stato, mai a me o a te). Dell’idea di Patria non so se abbiano fatto piu’ scempio i destri o i sinistri, e Napolitano mi appare una figura patetica: proprio lui che a suo tempo giustificò la repressione dei moti ungheresi, e solo per questo avrebbe meritato un prepensionamento: e la chiamano “seconda repubblica”… Tanto premesso mettero’ fuori la bandiera, e scommetto che saro’ l’unico nel palazzo. Perchè se c’e’ qualcosa da salvare va salvata, perchè il novecento ha lasciato macerie, perchè bisogna transitare per la fase degli Stati nazionali per approdare forse un domani all’Europa dei popoli e non dei commercianti.

  26. adriano

    Condivido totalmente.A chi volete che interessi la storia?E’ elemento marginale,come i valori sventolati e puramente strumentali.La demagogia dominante sfrutta tutte le occasioni per puntare sorniona all’obiettivo unico.Fra le righe spunta la lega secessionistica,becera e volgare:”che governo abbiamo”.Peccato che l’alleato austriaco non capisca le priorità e privilegiando il proprio target risponda stonato.Che noia questi professionisti della manipolazione che si inventano valori in cui non credono da esaltare con la solita retorica da esclusione.Ci credo che per loro sia una festa.Con l’Italia finta hanno trovato l’America vera:rendite,onori,elogi,stima,applausi e reverenze.Come si devono sentire bravi ed in definitiva lo sono se riescono con baldanza a primeggiare con la loro nullità

  27. Riccardo

    Lascerei volentieri che il veneto si scindesse dall’Italia, a patto però che chiudesse le frontiere e non accettasse più lavoratori “esteri”, italiani, comunitari o extracomunitari che fossero.
    Sono convinto che dopo pochi anni tornerebbe indietro sulla decisione, quando il pil (gli sghei) si sarebbe ridotto al lumicino!

  28. Mauro

    L’unica garanzia per una minoranza di non essere oppressa dalla maggioranza è il diritto alla secessione. Una se’cessione anche a livello personale.
    Ricordo inoltre la Germania si unificò tra il 1867 e il 1871, ben dopo l’Italia (o meglio, la proclamazione del regno).

  29. Francesco

    A mio parere molte festività vengono messe nel nostro calendario in modo estemporaneo come il 6 gennaio potrebbe festeggiarsi la domenica dopo cosi il 1 novembre ricordando Santi e Defunti. Purtroppo la nostra non è una Repubblica liberal ma cattocomunista e fortunatamente abbiamo avuto un De Gasperi e un La Mafa che si sono battuti per l’ occidente,l’ America centra poco, è il sistema di vita che conta. Qusto a mio parere è l’ ultimo paese comunista dopo la Cina dove la politica te la trovi nel patto. Liberalizzare, non all’ Amato, eliminare gli ordini, le municipalizzate, le province, ecc…. le banche popolari e le casse di risparmio che ormai sono troppo grandi per il compito a cui si riferiscono ( oppure se storicamente superate trasformiamole in s.p.a.)Perchè l’ attaccamento al territorio, in modo non campanilistico, dovrebbe essere proprio di ogni Istituzione. Quindi il 17 Marzo è un altro tassello che ci allontana dal cambiamento in senso liberale che questo Paese avrebbe bisogno.Perchè sono i fatti i ricordi l’esempio, l’insegnamento, il senso civico fortemente radicato, il senso e l’ ogoglio di appartenenza anagrafica e morale al suolo in cui viviamo che fanno grande un Popolo.

  30. Andrea Chiari

    Un’avvertimento: il sito sta diventando una specie di sfogatoio per i tea
    party de noantri, una caricatura ideologizzata della destra repubblicana
    americana, uno sfogatoio per liberisti duri e puri altrove smazzolati. Va
    bene, per carità. Ma oltre agli slogan, anche gli interventi dei lettori
    (perchè gli articoli lo fanno già) dovrebbero fare un qualche sforzo
    propositivo. Cosa vuol dire abolire le Province, per esempio, se non si
    affrontano i problemi degli enti intermedi (programmazione territoriale,
    strade, scuole)? Non sarebbe il caso di vedere se ci sono modelli
    alternativi al puro scioglimento (raccorpamento di territori, delimitazione
    delle competenze, trasformazione in enti di secondo grado come in Spagna e
    in parte Germania)? Sennò è tutto un soffiare sulle trombe in una gara a chi
    la spara più grossa. Va a finire che quelli che un tempo nello schieramento
    politico erano i “moderati” oggi fan gara di radicalismo e ideologismo. Mi
    piacevano poco prima, mi piacciono meno adesso.

  31. Dante Armani

    @Andrea Chiari

    Francamente mi sembra che la cosa non sia grave come Lei la dipinge.
    I Tea party all’italiana non si potranno mai fare in questo Paese perchè la vulgata della cultura ufficiale (mi dica Lei che questa non è di sinistra in Italia se ci crede…) li dipingerebbe come una manifestazione di populismo becero e basta. Non si trattava di populismo becero con la giornata del “Se non ora quando”???? Per non tirare in ballo i girotondi, il popolo viola, ed altre giornate che la sinistra italiana si è inventata nel corso degli ultimi anni.
    Ma lasciando a parte questo se Lei è sinceramente a favore dell’accorpamento degli enti locali io mi dichiaro disposto sin d’ora ad abbracciare la Sua tesi! Lasciamo pure le Province (magari non tutte e magari non aggiungiamone altre…) ma dichiaramoci disposti a diminuire gli 8.000 Comuni italiani nel numero più ragionevole di 2.000-3.000. Dove li troviamo però gli amministratori disposti a “segare” la propria seggiola????
    Il Governo concordo non sta facendo un beneamato c… per tagliare i costi della politica. La realtà però è che come per le centrali nucleari se non arriva una decisione dal Centro nessuno si muove, anzi i “ras” e Sindaci locali si mettono molto volentieri di traverso…
    Ecco perchè meglio un bello Stato unitario finalmente efficiente che l’utopia delle piccole patrie che poi diventeranno voraci cornucopie dell’Italia attuale…

  32. Andrea Chiari

    Beh i riformisti si trovano, a cercarli. Un governo che avesse un Bersani e un Chiamparino penso si muoverebbe meglio di questa palude. Poi è giusto non ragionare sempre in termini di schieramento e di slogan, conservatori ce ne sono dappertutto.

  33. j

    Ma dai che quest’anno Pasquetta cade il 25 Aprile (e ci sono anche altre feste che cadono di sabato/domenica, così come gli anni passati)! Considerate il 17/3 come un recupero di quella festa e non rompete sempre con ‘sta storia della produttività! Scommetto che nei prossimi anni, anche senza la festa del 17/3, ci saranno più festività di quest’anno o dell’anno scorso e nessuno darà la colpa al giorno lavorato in più o in meno al risultato complessivo del paese.
    Saluti (e non si preoccupi se capitano commenti negativi, tutti sperano di contribuire ad arricchire il dibattito e se vengono sul blog vuol dire che trovano ciò che scrive – come è per me – stimolante)

  34. Dario

    Contentissimo di avere un giorno in più da dedicare a me stesso e alla mia famiglia. Io non vivo per lavorare

  35. Marco

    Dal mio punto di vista, problemi di produttività sono in quest’anno, ed in correlazione a questa festività del tutto strumentali alle varie fazioni politiche.
    In quanto mai come in quest’anno c’è stato un basso numero di giorni festivi. Ossia quasi tutte le festività sono state di sabato o domenica.
    Quindi, se si vuole fare una battaglia per aumentare i giorni lavorativi del nostro paese, sono d’accordo, ma non serve prendersela con il 150enario.
    Quindi se volessimo abolire il 1° maggio, il 2 Giugno, e l’epifania magari spostando quest’ultima alla prima domenica successiva al primo dell’anno, sono pronto a sottoscrivere qualsiasi referendum che lo proponesse.
    Cordiali saluti.

  36. Alex61

    Ma l’Italia non era una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
    E noi la festeggiamo andando a spasso ?
    Tanto paga Pantalone.

  37. Andrea Chiari

    Facciamo così: diamo buoni stipendi alla gente e facciamo rispettare leggi e
    contratti. Riguardo a quanto uno si senta alienato, o se preferisca l’Opera
    da Tre Soldi ai supermercati, sono cavoli suoi. Disposto a parlarne al bar
    solo dopo la seconda bottiglia.

  38. Ugo Pellegri

    Dopo aver mesi e mesi di ignavia sull’argomento, quale soluzione migliore di festa aggiuntiva che non è certamente rifiutata dalla stragrande maggioranza degli elettori? Se poi a pagare son altri, meglio ancora!

  39. Giovanni Bravin

    Una considerazione terra-terra. Abbiamo da una parte un Presidente che proclama una festività nazionale, quest’anno, con un solo mese di anticipo. Dall’altra parte, i nostri politici hanno iniziato a spendere soldi per queste celebrazioni già dallo scorso anno. Il 150° anniversario scadrebbe nel 2011, quindi c’era tutto il tempo per organizzarsi. Abbiamo un Ministro Gelmini, che esulta a questa notizia, ma forse dimentica o non conosce tutti i vari adempimenti necessari al turismo scolastico per decidere una gita. Il Ministro al Turismo, Brambilla, prevede un forte aumento di presenze dovute a questa festività. Ci sarà solo un piccolissimo aumento di turisti in Italia, perché gli sciatori hanno già prenotato la loro settimana bianca, con anticipo, e questa festività non influirà sulla loro decisione. Gli operatori turistici estivi, di solito iniziano per Pasqua, che quest’anno cadrà il 24 aprile e non apriranno con un mese d’anticipo, solo per pochi giorni e con personale introvabile! I tipografi e tutti quelli interessati non sapevano di questa data festiva decisa all’ultimo momento. Nel mio piccolo, ho dovuto spostare un’appuntamento medico, che avevo per il 17 marzo in una struttura pubblica.
    Forse, e ripeto forse, l’unico vero risparmio sarà dato da alcuni dipendenti della P.A. lasciati a casa in questa festività, ma anche qui ho alcuni dubbi e perplessità. L’unica cosa che ci rimane da sperare è che il 17 marzo faccia bel tempo. Un’ultima osservazione: che fine hanno fatto i soldi pubblici spesi a Torino nel precedente anniversario del 1961? Monorotaia, edifici etc.?

  40. Giovanni Bravin

    Dimenticavo: questa giornata festiva, voluta per Decreto, influirà negativamente sul nostro PIL, perciò dobbiamo credere ad un Ministro Tremonti oppure al nostro Presidente?

  41. Marco

    Io mi stupisco che si faccia polemica con l’ultima uscita e non si abbia la capacita’ di risalire alla Prima l’onorevole Gianni Letta vicepresidente del consiglio elogiato alla sua esposizione che prevedeva per un solo anno una festivita’ unitaria per rinsaldare il popolo di AN ancora PDL. Mi stupisco altresi che tre ministri dissentano dal governo senza rassegnare le dimissioni, roba da Turigliatto all’ennesima potenza essendo ministri ed essendo 3. Infine il Quirinale ha come missione di rinvigorire l’unita nazionale, non indbolirla, da ultimo se avessimo una classe politica di livello discreto il nostro interesse sarebbe promuovere un’Europa con una 30/40 staterelli tipo Texas o Pennsilvania per competere adeguatamente con US o Brasile o India o Russia essendo evidente la flessibilita’ operativa e la sfida meritocratica> Basta dire che sosteniamo l’Europa e che ci diamo un programma di recupero del debito e in 10 anni saremo 5/8 stati e l’Europa ci appoggia e la Spagna ci segue,poi lentamente Galles e Scozia, poi Baviera e lentamente il resto. Cosi pochi sfortunati avranno i Turigliatto loro, unico vero flagello italiano!

  42. Massimo

    Grande Oscar Giannino! La ascolto ogni giorno a “nove in punto”.
    Credo che Lei sappia esprimere con garbo, professionalità e fermezza ciò che io penso e che, molto più maldestramente, esterno. Tutta questa stucchevole e ipocrita “propaganda di regime” di stampo nazionalista aimè trasversale da sinistra a destra (anche se io ricordo quando i compagni davano del fascista a chiunque parlasse di italia e di tricolore) fa venir voltastomaco. Io di certo non festeggerò anche perchè nel Veneto si tratta di un falso storico in quanto annessi nel 1866 in maniera quantomeno discutibile (il referendum si svolse a cose fatte due giorni dopo). Sono un commerciante e quando la sento dire “stato ladro” godo!!! Complimenti ancora.

  43. Franco

    credo di non sbagliare ricordando che fu proprio il Cavour ad affermare che l’Italia è un Paese lungo e stretto e che quindi non potrà mai essere unito. Poi ci pensò Garibaldi e lo smenti’. Ma lo smenti’ davvero? Chiunque abbia viaggiato da nord verso sud non puo’ essersi accorto che oltre al clima, al paesaggio man mano cambiano le regole, le leggi, il fisco etc. etc.. Varcato il Rubicone ad un certo punto sembra di entrare in un altro paese dove il codice civile, stradale, fiscale etc.. sono diversi da quelli che ci sono prima del Rubicone. Mi dispiace ma io sono invece antiunitario e secessionista. Pensate cosa potrebbe essere il nord senza il sud. Statistiche alla mano, il Paese piu’ ricco del mondo!!

  44. fede

    la miopia dei nostri politici e di alcune istituzioni come confindustria fanno rabbrividire ma non solo per il 17 marzo….!!!ma possibile che fanno finta di non accorgersi quante file e quante giornate perse per i cittadini che si recano nei vari enti pubblici per pagare bollettini e cartelle varie?ma questi signori hanno mai fatto file estenuanti e hanno mai perso intere giornate per saltare da un ente all’altro per chiedere una semplice informazione ?e allora non capisco perche’ si sbattono tanto sul 17 marzo.e non e’ una vergogna mondiale che EQUITALIA POSSA PIGNORARE CASE,CONTI CORRENTI E AUTOMOBILI PROPRIO NEL MEZZO DI UNA CRISI NON PONENDOSI MINIMAMENTE I PROBLEMI CHE AFFLIGGONO QUALCHE MILIONE DI FAMIGLIE CHE RICORRE SEMPRE DI PIU’ ALL’USURA E ALLE BANCHE CHE TI MANGIANO VIVO…!!GLI AUTOMOBILISTI SONO VESSATI IN MANIERA SPROPOSITATA,1 EURO L’ORA PER PARCHEGGIARE,E I COMUNI FANNO CASSA,HANNO TAPPEZZATO LE STRADE DI STRISCE BLU’ E AUTOVELOX NASCOSTI,E’ GIUSTO FARE MULTE PER CHI VA A 200 KM ORARI E GUIDA UBRIACO,MA E’ INGIUSTO BERSAGLIARE CHI LAVORA IN UNA ZONA E SPENDE 10 EURO E PIU’ PER I PARCHEGGI E SE FAI 5 MINUTI DI RITARDO TI TROVI UNA BELLA MULTA APPICCICATA,SIAMO IL POPOLO PIU’ VESSATO DEL MONDO,LE TASSE E LA BUROCRAZIA SONO UNA VERGOGNA,IL FISCO TALEBANO E LE INNUMEREVOLI GABELLE FANNO SI CHE’ ALLA FINE LA GENTE SI DIMENTICA DI PAGARE, SEMPLICEMENTE UNA RATA DI MONNEZZA E PUNTUALE DOPO 4 ANNI TI ARRIVA LA CARTELLA DI EQUITALIA CON UN PREZZO RADDOPPIATO E COSI’ PER TUTTO….MA SU QUESTE QUESTIONI E MOLTE ALTRE C’E’ UNA SORTA DI COMPLICE SILENZIO DA PARTE DI TUTTI.CARI POLITICI DIMEZZATE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI,DIMEZZATE IL NUMERO DI ASSESSORI E CONSIGLIERI NELLE REGIONI COMUNI E PROVINCE,DIMEZZATE LE AUTO BLU’ E VEDRETE QUANTI MILIARDI DI EURO SI RISPARMIERANNO,C’E CHI CAMPA SOLO DI POLITICA E NON HA MAI LAVORATO MA DI TUTTO QUESTO NON SI PARLA MAI O NON SI VUOLE PARLARE.

  45. Schwefelwolf

    @Franco

    A fine Anni ’60 ho lasciato la mia Lombardia, schifato dalla sua meridionalizzazione, che si accompagnava – per me – al dilagare della “micro-corruzione” e della microcriminalità, unite ad una parlata volgare e vociante, alla strafottenza dei giovani nullafacenti che improvvisamente affollavano i marciapiedi davanti a tanti bar di Milano, allo sporco per le strade, alla distruzione dell’ambiente operata per costruire “casermoni” di cemento in cui sistemare tutta quella “gente del sud” che ci portava, o meglio imponeva, una “cultura” assai poco compatibile con quella che avevo conosciuto da bambino e che vedevo vivere nelle famiglie (lombarde) che conoscevo. Era uno schifo – e me ne sono andato.
    Dopo quarant’anni di Germania la vita mi ha riportato qui – e devo dire che il degrado iniziato allora ha fatto passi da giganti. La “società lombarda” uscita sostanzialmente intatta dalla II Guerra Mondiale mi sembra ormai morta: ne sopravvivono tracce in alcuni paesini. Ai meridionali – che anche in cinquant’anni si sono assimilati solo in parte – si sono nel frattempo affiancate masse di stranieri che non pensano neppure ad integrarsi. Vogliono il nostro presunto benessere – ma non la nostra “cultura”, anzi – pretendono di trasferire qui la loro – e fanno quello che vogliono, come e quando lo vogliono, senza che a nessuno venga in mente di chiedersi quali effetti avrà sulla vita dei nostri figli questo suicidio identitario, operato sull’altare del buonismo relativista “multi-culturale”. Basta andare in una scuola e guardare… Non è questione di “come saremmo ricchi” senza il sud. La questione è: possiamo ancora fare qualcosa per salvare quello che resta del nord? Non lasciamo che sia sempre e solo una faccenda di “dané” – quello dei “dané” è sempre stato il lato meno nobile del nord. Il DNA del nord è (era) fatto di operosità, sobrietà, onestà, capacità, professionalità, serietà -i “dané” ne erano/sono solo uno dei frutti, e neanche il piú importante.
    Avevo sperato nella Lega, nelle sue promesse di difesa di quello che resta del “nostro” territorio, delle nostre radici – ma anche loro, quando hanno ricevuto il nostro voto e vanno a Roma, diventano venditori di fumo… Per citare un mio amico di Vercelli: “semm spaciaa” – siamo spacciati.

    A Oscar Giannino:

    Caro dottore – vivissimi complimenti per i suoi tre punti. Non una virgola da togliere o da aggiungere. La ringrazio.

  46. guido pandolfini

    Mi associo al precedente commentatore.
    Se potessi, ascolterei Oscar Giannino mattina e sera!

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