11
Dic
2009

I regali di Natale distruggi-valore: viva Scrooge

Sotto Natale, gli italiani a reddito dipendente incasseranno oltre 39 miliardi di euro in tredicesime. Di questi bei soldini, alle luce delle proiezioni che Confesercenti e Confcommercio hanno prudentemente fatto, tenendo conto della riduzione dei consumi tendenziale in questo 2009 di crisi, aggiornata alla luce dei più recenti sondaggi sulla fiducia dei consumatori, circa 12 miliardi e rotti andranno in acquisti, e di questi più o meno 6 miliardi – si spera – in regali per Natale e Capodanno. Ebbene, una bella fetta di questi 6 miliardi non sono banali sprechi, come vorrebbe il vieto anticonsumismo di chi preferisce ripetere che si stava meglio quando si stava peggio, quando cioè le feste erano solo famiglie riunite e cuori stretti per aver meno freddo. No, proprio per chi ama il mercato e i consumi, sono comunque peggio che uno spreco: sono la manomorta delle feste, perché in termini economici rappresentano valore distrutto. E se volete sapere di che distruzione stiamo parlando, ebbene essa potrebbe variare, rispetto a 6 miliardi di euro spesi in regali, da un minimo di 600 milioni fino a un massimo di 2 miliardi. In media, anno dopo anno, un buon 18-20% del valore dei regali ricade nella categoria “distruzione di valore”: dunque più di un miliardo di euro, per le prossime feste d’Italia. Detta così, sembra una boutade. Ma attenti, non lo è affatto.

Ripeto. Qui non abbiamo a che fare con prediche dal pulpito, che pure sotto le feste – e magari non solo allora – si fa bene ad ascoltare. No. È un economista liberista di prima grandezza a dimostrarlo. Si chiama Joel Waldfogel, insegnava a Yale all’inizio degli anni Novanta, e ora sta alla Wharton School of Economics: un tempio del pensiero liberale. Nel dicembre 1993, Waldfogel mise sottosopra la comunità degli economisti, con un dotto paper fitto di equazioni e diagrammi pubblicato sull’austera American Economic Review. Ora – colpisce sempre sotto le Feste, mica è scemo, Joel – ha scritto un tomo altrettanto dotto, negli States per le autorevolissime edizioni della Princeton University. E col titolo ha deciso di esaltare proprio colui che, sotto Natale, sin dai tempi di Charles Dickens è per tanti ragazzini il simbolo stesso dell’avarizia senza cuore, il mitico Ebenezer Scrooge sotto le cui spoglie il grande romanziere metteva alla berlina l’avidità degli uomini d’affari dell’Inghilterra imperiale e vittoriana. Oltretutto con un chiaro accento antisemita, visto il nome appioppato all’eroe negativo.

Andiamo al punto della tesi tanto controcorrente, su tre questioni semplici e chiare. Primo, perché Waldfolgel ha ragione. Secondo, quale lezione occorre trarne. Terzo, perché Scrooge per chi la pensa come noi è un esempio di virtù privata e anche sociale, non certo il mostro che se ne continua a fare.

Waldfogel ha ragione perché la distruzione di valore di tanti regali non ha nulla a che vedere con la loro vera o presunta inutilità o superfluità: queste, sono categorie da lasciare agli antisviluppisti, a coloro che brindano alla recessione perché finalmente quest’anno con la recessione si consuma di meno e si emette nell’atmosfera meno CO2. La distruzione di valore, i termini microeconomici, è data dal fatto che i doni non corrispondono alle scelte personali e individuali dei beneficiari, cioè dei loro utilizzatori. Tanto è vero che la distruzione cresce in proporzione a quanto meno chi dona conosca davvero a fondo il beneficiario e i suoi espliciti desideri e bisogni, man mano cioè che il grado di parentela è più lontano, e quanto più tra conoscenti o colleghi di lavoro il rapporto è superficiale. Non cala solo il valore d’uso riconosciuto da parte del beneficiario, quanto soprattutto la funzione additiva del consumo che tramite il regalo “sbagliato” viene meno. I piccoli elettrodomestici casalinghi che risultano dei doppioni, per esempio, trenini e giocattoli a pile, per fare esempi immediati, restano chiusi nell’armadio: cioè non consumano elettricità.

Secondo: che lezione trarne? Non vorrei che chi legge cadesse in equivoco. La conseguenza da trarne non è affatto non regalare. Di tutto c’è bisogno, in un mondo dove i consumi calano, tranne che risparmiare oltre la sensata misura e così deprimere ulteriormente l’economia. Bisogna semplicemente fare i regali “giusti”. Non solo quelli che soddisfano pienamente e senza repliche i bisogni del beneficato, ma quelli che interpretano al meglio la sua funzione individuale e familiare di consumo, stimolandola ulteriormente ma insieme il più possibile senza andare fuori budget. Pensateci bene, ora che vi apprestate agli ultimi giri affannosi: meglio aspettare e scegliere bene, piuttosto che fare scelte a caso solo per sgravarsi la coscienza. Uno o più posti di lavoro attuali e futuri dipendendono da quel che scegliete, a ogni regalo che fate.

Terzo: Scrooge è un eroe, per noi individualisti-mercatisti. Ricordate che cosa risponde ai due borghesoni tronfi di buonismo, quando si presentano nella sua bottega chiedendogli di contribuire alla colletta natalizia? Replica seccamente che lui paga già le tasse, con cui lo Stato alimenta il welfare pubblico – cioè, nell’Inghilterra di allora, gli ospizi per i poveri, e le prigioni in cui si finiva per debiti. Altro denaro per gente che non conosce, Scrooge non ne dà, perché sarebbe sprecato. Fino al suo attuale vendicatore, Waldfolgel, Scrooge è passato come il più insensibile e cinico tra i misantropi della letteratura. Oggi, finalmente, siamo in grado di dimostrare razionalmente che i grandi imperi economici e mercantili del passato sono nati non a caso proprio da gente come Scrooge. Quando si tratta di allocare risorse scarse, come quasi sempre capita nel mercato, vince chi meglio le destina per far girare più velocemente le ruote giuste. Non chi scommette alla cieca, si tratti di lotterie o di collette pubbliche. Yunus ci ha vinto un Nobel, dimostrando al mondo come in Pakistan, India, Africa e resto del pianeta meno sviluppato si debba dare credito anche e soprattutto a coloro a cui abitualmente le banche lo negano, in base alle tradizionali teorie delle garanzie reali per il merito di credito. Ma perché ne derivi sviluppo vero, i prenditori li devi conoscere uno a uno e valutare a fondo la loro abnegazione nel lavorare e crescere, per restituire il prestito con un minimo d’interesse sino all’ultima rupia. Se dai aiuti alla cieca, li rubano solo governi e pubblici funzionari ladri, come è avvenuto da 40 anni in tre quarti dell’Africa. Buoni regali a tutti, dunque.

12 Responses

  1. andrea lucangeli

    Articolo impeccabile MA credo che i lavoratori dipendenti e la classe media italiana la tredicesima di quest’anno se la impegneranno (se non tutta, in gran parte) per: 1) pagare bollette arretrate 2) pagare RC auto 3) pagare rate arretrate di credito al consumo 4) pagare….il dentista 5) pagare le spese condominiali 6) pagare tanti piccoli “debitucci” segnati dalla sarta, dal panettiere, dal macellaio etc. etc. (può bastare?).- Gli italiani (fortunatamente) sono un popolo evveduto (per quanti riguarda l’impiego dei loro soldi, al contrario dello Stato sprecone….) perciò PRIMA si pensa ai doveri (cioè ripianare i debiti) e poi, se rimane qualche cosa in tasca, ci si concede qualche piacere….Buon Natale a tutti…..sic (!)

  2. eonia

    In riferimento all’ultimo paragrafo ci sarebbero troppi fatti da mettere in evidenza.
    Come diavolo questo paese è sempre con la mano stesa a chiedere oboli per aiutare l’intero pianeta.
    Fra tutte le scandalose truffe, raggiri, appropriazioni indebite, ancora non ho sentito o letto che un magistrato abbia aperto una indagine su qualcuna di queste associazione caritatevoli.
    Per quanto concerne se il regalo debba soddisfare “bisogni” del ricevente, a mio avviso, bisognerebbe distinguere la categoria dei riceventi.
    Ricevente conosciuto, ricevente formale.
    Ad un ricevente conosciuto si può anche accompagnare una somma di denaro con un bel bigliettino se si pensa che nell’immediato abbia necessità “sconosciute”. Esempio ne sono i matrimoni, le ferie, l’arrivo di un neonato e perché non anche i compleanni?
    Il ricevente invece formale deve, sempre a mio avviso, ricevere un regalo superfluo come può essere la gamma di profumi per uomini-donne.

  3. bill

    Comunque, se vi fa piacere muovere i consumi e far girare l’economia, in particolare la mia, vi annuncio con piacere (si fa per dire: dopo una certa età il piacere è sempre meno) che oggi è il mio compleanno.
    Concordando in pieno con lo spirito dell’articolo, sono prontissimo a comunicare agli interessati le mie preferenze e i miei interessi.
    Già da ora comunque premetto che sono già pieno di cravatte..

  4. Come direbbe Pippo Baudo: ” Questa non me la dovevi fare caro Giannini”…possibile che riesca distruggermi in pochi secondi dolci ricordi d’infanzia?
    Ed ora cosa resta di tutto il buono assunto in dosi massicce quando la mamma mi raccontava le favole, (vogliamo parlare della povera strega di Hansel e Gretel che con ottima strategia commerciale riesce a procurarsi il necessario sostentamento e viene turlupinata dai due, certamente no global?)…Scusate, sarà lo spirito babbonatalizio

  5. bill

    @ andrea: dai, ne compio 51, e grazie ad una vita di sanissimi vizi ed eccessi ho una prostata che funziona benissimo (alla facciaccia dei salutisti..). Mi accontento di un martini cocktail per l’aperitivo. Come vedi, non sono neanche esoso..

  6. Tobe Hooper

    Eh, no però, un momento. Ho poca o punto simpatia per borghesoni buonisti, collette e beghine natalizie. Però. C’è colletta e colletta, e c’è beneficiario e beneficiario.
    Restiamo proprio ai trenini. E allo Zio Paperone, che tutti amiamo.
    C’è una storia di Carl Barks in cui, in seguito a una serie di bizzarre circostanze, un trenino elettrico salva tutti i soldi del vecchio miliardario, che rischiano di sprofondare nelle viscere della terra.
    Per questo alla fine (Uncle) Scrooge è costretto a devolvere una cifra pazzesca alla colletta natalizia, con la quale si comprano trenini a volontà per i bimbi poveri del Sobborgo “Agonia” (sic).
    Sì, d’accordo, il nome affibbiato al quartiere povero ci ricorderà anche che Barks non è Dickens. Ma il punto qui è un altro: secondo lei c’è davvero il caso che quei trenini siano rimasti a prendere polvere in un armadio?

  7. L’articolo é particolarmente interessante perché punta l’accento non sulla possibilità della spesa ma sulla sua composizione. Non credo che questi italiani avranno enormi problemi ad arrivare a fine mese; infatti, coloro che otterranno la tredicesima vedranno il loro stipendio aumentato in termini reali e, si presume, abbiano superata la paura della crisi. Per tutti gli altri, relativamente pochi, c’é poco da scegliere.

  8. Dr. Sempione

    Esplorare la perdita secca del dono con riferimento unicamente alle preferenze del “ricevente” credo sia sbagliato. Non si tiene conto del fatto che il donatore sta facendo egli stesso una scelta di allocazione delle proprie risorse tra “beni per sé” e “beni per gli altri” (cioè regali) e che quando sceglie di acquistare beni per gli altri sta massimizzando la propria utilità attesa dato il suo vincolo di bilancio.
    Con agenti razionali, la situazione dovrebbe essere ex-ante efficiente visto che (presumo) il donatore sceglierà il regalo che si attende sarà gradito al ricevente. La situazione può essere ex-post inefficiente se le attese non rispecchiano la realtà, ma esistono strumenti di “governance” per minimizzare questa inefficienza ex-post (spesso i negozi danno la possibilità di cambiare l’articolo comprato).

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