20
Apr
2012

Finanziamento ai partiti. Quale democrazia?

Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici destinati ai partiti – già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011- sarebbe un errore drammatico che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole)[…], ma quali regole e quali scrupoli? È disarmante la retorica della relazione allegata alla proposta di legge 5123 sul controllo dei bilanci dei partiti firmata A, B e C che ancora dichiarano: […]e metterebbe (l’eliminazione del finanziamento pubblico) la politica completamente nelle mani delle lobbies, centri di potere e di interesse particolare.

Una giustificazione, quest’ultima, invalidata dal comportamento sistematico dei partiti, in occasioni anche recenti: come non ricordare, a distanza di pochi mesi, l’esemplare caso della battaglia “come un leone” di Maurizio Gasparri a fianco dei taxisti contro la liberalizzazione e il sostegno di Stefano Fassina sempre alla categoria tassinara? Ma è solo per citare uno dei tanti gruppi particolari che facilmente ottengono l’appoggio della politica per impedire la concorrenza in diversi settori e impedendo anche, così, la crescita economica del Paese, che è invece sì nell’interesse generale.

E anche la politica dei tecnici è dovuta scendere a compromessi con le lobby (decreto liberalizzazioni, che poco ha liberalizzato) e con le parti sociali (riforma del lavoro, che poco riformerà) sempre tramite la mediazione dei partiti.

Ogni partito fa l’interesse dei gruppi particolari che tra i suoi elettori meglio si organizzano costituendo gruppi di pressione e i partiti finiscono per dipendere dal consenso e dai veti di questi gruppi d’interesse. È così che benefici concentrati su gruppi particolari vengono fatti pagare con costi diffusi, il più delle volte trasferiti sulla fiscalità generale con un aumento delle imposte o nel caso delle mancate liberalizzazioni con uno svantaggio per i consumatori e una perdita di opportunità di impresa – perdita di posti lavoro potenziali: “ciò che non si vede” ma che ha un costo, che è il costo opportunità di un’economia non libera.

Inoltre, davvero si può credere che sia così difficile “studiare” e tagliare la spesa pubblica, o è più realistico che sia invece difficile toccare gli interessi particolari della pubblica amministrazione? La mangiatoia pubblica è poi proprio uno dei preferiti mezzi di consenso a cui i partiti non rinuncerebbero facilmente.  È più facile ottenere voti creando finti posti di lavoro con i soldi pubblici sottratti forzosamente ai contribuenti che andare alla ricerca di contributi volontari per finanziare la propria “impresa” politica.

Se si guarda l’uso che è stato fatto dalla classe politica degli sproporzionati rimborsi elettorali allora la retorica del “salvare la democrazia e l’indipendenza della politica” per convincere della necessità del finanziamento pubblico ai partiti è un modo per prendere in giro i cittadini.

La politica se è “indipendente” lo è nel senso che la classe politica è diventata autoreferenziale e la loro non è una difesa della democrazia, ma è tirannia, è usurpazione. E non è questa demagogia “anti-politica” ma è piuttosto una constatazione di una realtà evidente a tutti: nel 1993 l’esito referendario è stato aggirato e il pronunciamento democratico è stato ignorato e così oggi i cittadini non sono solo sempre più sudditi di un fisco che opprime la loro libertà economica, ma si vedono anche calpestati i propri diritti politici con la violazione della volontà popolare democraticamente espressa.

Eppure i leader di maggioranza rivendicano di aver “scrupolosamente rispettato le regole” e rilanciano di “trasformare il finanziamento pubblico nella leva per riformare i partiti”, come a dire: abbiamo poche idee e fallimentari ma abbiamo bisogno di tanti soldi che dobbiamo sottrarvi forzosamente per sopperire all’assenza di domanda (credito privato).

Senza domanda un’impresa chiude, l’imprenditore e i suoi dipendenti perdono il lavoro.

Se i partiti falliscono, e hanno fallito (la fiducia in loro è del 2% secondo Mannheimer e i dati sulla situazione economica disastrosa del Paese che loro hanno governato certificano il fallimento), ottengono comunque credito in modo forzoso e il finanziamento pubblico serve per stabilizzare e non certo per “rinnovare” le loro classi dirigenti. Queste mantengono il loro posto, una posizione di rendita (politica e non solo visto il tipo di investimenti che fanno) che nulla a che fare con la competizione e l’impegno che richiederebbe la ricerca di un sostegno libero e volontario dei cittadini.

Intanto in altri Paesi la democrazia prospera senza finanziamenti pubblici. È il caso degli Stati Uniti dove la regola è che è possibile ricevere finanziamenti pubblici a condizione che si rinunci a quelli privati, ma quasi nessuno vi rinuncia così che ciò che conta è la regolamentazione per la garanzia di trasparenza e opportunità di successo non proporzionate alla ricchezza dei candidati: Obama ha vinto le scorse primarie democratiche sfidando Ilary Clinton, ben più ricca e forte della provenienza dall’establishment; il libertario Ron Paul è riuscito a ottenere dei successi inaspettati alle primarie repubblicane rinunciando al finanziamento delle lobby e ricevendo solo donazioni individuali (33 milioni) pur di proporre un programma politico incentrato sulla libertà individuale senza compromessi alcuni!

Già, l’America è lontana, soprattutto culturalmente, ma anche in Europa nella vicina Svizzera per esempio il finanziamento è privato, e dove inoltre la volontà popolare conta per davvero.

I nostri politici però invitano a guardare ai Paesi in cui il finanziamento pubblico c’è, ignorando le grandi differenze di entità monetaria con il nostro ma soprattutto ignorando sfacciatamente la volontà degli italiani che hanno già deciso, e questo non è un fatto marginale e anzi conta più del fatto, continuamente riproposto da molti politici in questi giorni, che in altri Paesi il sistema di finanziamento pubblico funziona bene e in modo trasparente, come in Germania. Lì la politica si è data regole molto rigorose sulla contabilità e limiti di spesa ben precisi e sarà per questo motivo considerata meritevole della fiducia degli elettori, ma qualunque partito che in Italia propone oggi il modello tedesco o una nuova regolamentazione sempre del finanziamento pubblico come può essere credibile? Prima hanno rubato e adesso si auto-condonano il furto, che non è solo di soldi pubblici ma di democrazia, la stessa che rivendicano di voler difendere.

 

 

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14 Responses

  1. Giacomo Pasini

    Condivido il suo articolo, il problema è che guardare a quanto viene fatto fuori dall’Italia ha come effetto soltanto di deludere ancora di più chi ha un minimo di buon senso: giustamente dice che in Germania la classe politica si è data delle regole: ma qui le regole non sembra siano nemmeno in grado di darsele internamente l’establishment dei partiti che “dovrebbero” condividere gli stessi ideali di fondo, figurarsi se a livello della politica parlamentare che vive di scarica barile, ponzio-pilatismo, benaltrismo, e contrapposizione a priori all’idea dell’altro sia possibile giungere ad una sintesi che abbia un minimo di razionalità! Qui non siamo in Germania, non negli Stati Uniti, nè nel Botswana: dobbiamo fare i conti con la nostra storia, le nostre contraddizioni e i nostri limiti: ma anche con la genialità, la capacità di reinventarsi (caratteristica non propria apparentemente della classe politica dell’ultimo 50ennio), il saper fare: qualunque ricetta esterna con noi italiani sembra non funzionare o venire diabolicamente distorta con effetti più disastrosi della cura che si vorrebbe dare. L’astensionismo e lo schifo verso queste istituzioni che non ci rappresentano che sta montando sempre più sono parte del problema: dobbiamo riappropriarci non solo del voto di vera rappresentanza ma anche della dimensione politica e della cosa pubblica. Non è più possibile abdicare ciecamente ai propri diritti (ormai inesistenti) a fronte di doveri che a questo punto diventano l’unica garanzia di soppravvivenza alla bestia famelica e allo stato drogato, per citare il grande Oscar Giannino.

  2. lodovico

    La politica non deve essere “indipendente” ma deve dipendere dai suoi elettori che individuati gli aspetti generali l’aiuteranno nella crescita attraverso il voto ed il consenso. Una cosa sono i sindacati e una cosa è la politica: i sindacati hanno contributi dai loro iscritti non dalla fiscalità generale.

  3. Roberto 51

    I partiti che regolamentano il finanziamento a se stessi?
    E’ come mettere la volpe a guardia del pollaio.

  4. MBB

    Di retorica la politica italiana morirà, anche perché spesso è cattiva retorica. Eliminare il finanziamento pubblico ai partiti farebbe sì, secondo i Bersani e i leghisti per esempio, che la politica la potrebbero fare solo i ricchi. Bersani così dicendo smonta, con effetto quasi comico, il mito della diversità del suo vero partito, il PCI, finanziato dagli iscritti. Ciò che più colpisce e preoccupa è la sicumera che la trita demagogia di tale argomentazione sia recepita positivamente dagli italiani, o perlomeno dalla maggioranza. Già gli italiani hanno dato segno di non amare molto le “cose” liberali e se accettassero questa impostazione significa che non ci saranno molti spazi per fare quelle riforme “taglia spesa” e dimagrimento dello stato che sole ci potranno far uscire dalla crisi.
    Nel merito comunque bisogna ricordare agli italiani (lor signori lo sanno bene e sig uardano bene dal dirlo) che un Obama qualunque, certamente non un riccone, è potuto diventare l’uomo più potente del mondo con un sistema che non prevede davvero il finanziamento pubblico.

  5. Francesco P

    Il problema italico è che i politici diventano ricchi grazie al finanziamento pubblico; altro che le obiezioni di Bersani che afferma che senza finanziamento pubblico la politica la farebbero solo i ricchi!

    L’Italia sta morendo di sprechi, lungaggini e corporazioni che convivono con e grazie al sistema dei partiti. E’ chiaro che se non si interrompe questo circolo vizioso, presto dovremo dire l’Italia è morta. Finanziamento e spese dei partiti devono essere il contrario di oggi: trasparenti. L’uso di strumenti come il 5 per mille e la deducibilità fiscale entro certi limiti permette di dare trasparenza alle fonti di finanziamento.

    Teniamo presente che in Italia la politica ed i vari poteri di blocco ampiamente distribuiti fra vari enti danno origine ad altro fenomeno criminale: la tangente. La tangente richiede fondi che possono essere ottenuti solo facendo del “nero”. Da un lato si predica il rigore fiscale assoluto per la maggior parte dei contribuenti, additando come evasori fiscali intere categorie di milioni di cittadini, dall’altro si tollera un sistema concussivo-corruttivo che si basa sui fondi neri!

    Personalmente ritengo che l’eliminazione del finanziamento pubblico e la trasparenza nei bilanci dei partiti (con adeguati e severi controlli) rappresentino un passo indispensabile per obbligare la politica ad abbandonare la vergognosa dissoluzione da basso impero (Odoacre Merkel?).

  6. Ecate

    Perché un gruppo di persone che si organizza dovrebbe ricevere dei soldi dai cittadini che agonizzano tra le tasse ? Perché secondo il trio ABC solo i ricchi o chi potrebbe permetterselo potrebbe fare politica ? Sarà per questo che attualmente tra deputati e senatori ci sono 4 operai, 3 artigiani, 2 paramedici e 1 agricoltore e per altro negli ultimi anni ha governato l’uomo più ricco d’Italia.

  7. claudio p

    I partiti italiani hanno truffato i cittadini in modo sfacciatamente esplicito dopo il referendum del ’93: il finanziamento pubblico è stato ABOLITO (90% di sì) e i partiti lo hanno ripristinato sotto mentite spoglie (rimborso elettorale anticipato, sic!).
    Ma la truffa sul finanziamento pubblico, purtroppo, è solo la punta di un iceberg. Sistematicamente i partiti ci derubano di molti soldi, di molte libertà e di molte verità, e attraverso il debito pubblico hanno derubato perfino i cittadini italiani che devono ancora nascere.
    Tecnicamente le segreterie dei partiti sono una ASSOCIAZIONE A DELINQUERE che tiene sotto sequestro le Istituzioni Repubblicane, avendo come UNICO obbiettivo quello di derubare i cittadini, e quel pochissimo di utile che sporadicamente viene fatto, è organico alla mera esigenza di autoconservazione. .
    La Democrazia è una cosa: è fatta di leggi, di schede elettorali e di Istituzioni come il Parlamento, la Corte Costituzionale, ecc… i partiti sono un’altra cosa, sono una associazione privata tra cittadini.
    Dobbiamo toglierci dalla testa una volta per tutte che i Partiti Politici siano in qualche modo sinonimo di Democrazia.

  8. La cosa più odiosa dell’attuale legge sui “rimborsi” elettorali è che essi vengono distribuiti in base al numero degli iscritti nelle liste elettorali e non in base a quello degli effettivi votanti. Trovo che, in un paese dove la percentuale dell’astensionismo viaggia attorno al 30% degli aventi diritto al voto ed è destinata a salire, questa sia proprio un’imperdonabile “svista”. Chi sceglie l’astensione spesso lo fa come estrema forma di protesta democratica verso un sistema politico dal quale non si sente rappresentato e che pure, attualmente, è costretto a finanziare. Tutto ciò mi pare essere molto poco democratico oltre che contraddittorio e credo che la decisione del movimento cinque stelle di non accettare i rimborsi elettorali avrà un effetto significativo sulle scelte degli italiani alle prossime elezioni: come non finanziare i partiti senza bisogno di farsi cancellare dalle liste elettorali.

  9. Enzo

    Non c’è dubbio i partiti hanno finito la loro storia, siamo stufi di avere “politici” di professione. Hanno rovinato l’Italia, devono andare a casa e togliere il disturbo che in questo momento è diventato fastidio. Le associazioni di cittadini dette per comodità partiti, si sono impossessate di giornali, televisioni, consigli di amministrazione di aziende statali e banche. Hanno in mano quel poco che resta della nostra economia e non accontentandosi del maltolto, insistono per continuare a farlo.
    Via i soldi del finanziamento pubblico, blocchiamoli subito, non aspettiamo altre scadenze, quei soldi servono per la sanità, ridurre le tasse ed i contributi per le aziende ed operai, prima che sia tardi.

  10. Laurent

    L’unica forma di finanziamento pubblico che questi partiti si meritano attualmente è un bel lancio di monetine ogni volta che ne vediamo uno.

  11. Laurent

    L’unica forma di finanziamento pubblico che questi partiti si meritano attualmente è un bel lancio di monetine ogni volta che vediamo un loro rappresentante.
    La tragedia è che sono talmente avidi ed incoscienti che scommetto che qualcuno di loro si metterebbe pure a raccoglierle.

  12. Roberto

    Già nel 1996, tre anni dopo la consultazione referendaria, si è subdolamente reintrodotto un meccanismo di finanziamento pubblico. Nel 1999 arriva la famigerata legge sul “rimborso elettorale” (chè chiamarlo di nuovo “finanziamento pubblico” non si può), che viene quantificato in 800 Lire per ogni voto. Nel 2002, con il governo Berlusconi, si passa da 800 Lire a 1 Euro. Un aumento più del doppio! Inoltre, la cifra calcolata per il “rimborso” è fissa e calcolata non sugli effettivi votanti, ma sul numero totale degli aventi diritto; l’unica logica che può stare dietro a questa norma è quella del “prendi i soldi e scappa”. Da notare poi che la quota di ogni avente diritto al voto lievita sempre più nel tempo, oggi è arrivata a 5 Euro. Infine, nel febbraio 2006, secondo governo Berlusconi, l’ultima porcata parassitaria: in caso di scioglimento anticipato della Camere l’erogazione del rimborso è comunque effettuata fino alla fine naturale della legislatura. Cosa che è avvenuta con la scorsa legislatura terminata qualche mese fa. Quindi, partiti come Forza Italia o il PD intascheranno il doppio dei rimborsi. Insomma, per il solo 2008 l’ammontare complessivo dei “rimborsi” equivale a più di 407 milioni di Euro.

  13. FRANCO

    Vi segnalo il nunero di FAX della segreteria del Presidente del Consiglio MONTI a cui inviare una comunicazione scritta con la quale si esprime la propria contrarietà SIA al FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI CHE ANCHE alla PROPOSTA DI LEGGE CON LA QUALE LIMITARE LA LIBERTA DI COMUNICAZIONE ATTRAVERSO INTERNET (LEGGE BAVAGLIO). IL NUMERO DI FAX è 0667793543

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