19
Apr
2012

La svalutazione rilancerebbe l’eurozona? – di Gerardo Coco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.

In un recente articolo sulla situazione europea l’economista Nouriel Rubini della NY University afferma che le ultime misure della BCE e l’austerità fiscale, per quanto necessarie, non hanno scongiurato il rischio di un peggioramento della recessione che ora potrebbe estendersi anche alla Germania e Francia perché la stretta creditizia e il fiscal compact deprimono la domanda interna. Pertanto il famoso economista di origine turca auspica una strategia di crescita che rilanci la competitività dell’eurozona. Questa strategia dovrebbe contemplare ulteriori aumenti di liquidità e soprattutto, la svalutazione della moneta unica, decisiva per rilanciare lo sviluppo in Eurolandia.

La proposta era già stata avanzata da Rubini lo scorso mese di dicembre, nel convegno di Davos, dove aveva suggerito di svalutare l’euro rispetto al dollaro del 30%. L’idea che l’aumento della domanda estera indotta dalla svalutazione possa innescare lo sviluppo economico è completamente falsa. Poiché è condivisa anche da altri economisti, vale la pena approfondirla, non solo per dimostrarne l’infondatezza ma per sottolineare che, al contrario provocherebbe ulteriori danni economici all’eurozona.

Il tasso di cambio è il prezzo di una valuta in termini di un’altra e in regime di cambi flessibili tende a gravitare verso la parità dei loro poteri d’acquisto.

Ciò significa, ad esempio, che se uno stesso paniere di beni è venduto, poniamo, per 10 euro in Europa e per 14 dollari in USA, il tasso di cambio fra l’euro e il dollaro è pari a 1,4 dollari, cioè un euro si scambia con 1,4 dollari e questo è il prezzo dell’euro in dollari (corso alla pari o spot). Pertanto il tasso di cambio tende ad eguagliare il rapporto fra i poteri d’acquisto interni delle due monete. In corrispondenza di questo rapporto, per entrambe le valute c’è equilibrio tra domanda e offerta. Se infatti l’equilibrio venisse perturbato, il processo d’arbitraggio lo ristabilirebbe. Ad esempio, se l’euro fosse sottovalutato, poniamo, a 1,20 dollari, converrebbe cambiare dollari in euro ed acquistare beni europei diventati meno cari. Ma l’aumento della domanda di euro ne eleverebbe il prezzo rispetto al dollaro riportando il tasso di cambio alla parità originaria cioè a 1,4. Quindi un euro sottovalutato (o un dollaro sopravalutato) in regime di cambi flessibili sarebbe insostenibile. Come per tutti i beni e servizi, anche i prezzi delle valute sono determinati dalla domanda e dall’offerta e tali prezzi rappresentano il loro poteri d’acquisto i cui rapporti sono riflessi dal corso dei cambi.

La perturbazione della parità può essere causata solo da manipolazioni monetarie e valutarie da parte delle banche centrali. Se ad esempio, la BCE inflaziona più rapidamente della FED, l’euro si deprezza rispetto al dollaro e poiché la parità dei poteri d’acquisto viene alterata, devono cambiare anche le ragioni di scambio tra Europa e USA. Ora, infatti con un dollaro più caro si possono acquistare più euro e quindi più beni e servizi europei. Il processo di arbitraggio, come sopra accennato, dovrebbe correggere la situazione. Tuttavia se, come auspica Rubini, la BCE optasse per una politica di svalutazione stabile del 30% (con un cambio euro/dollaro di circa uno a uno), l’arbitraggio scomparirebbe perché il cambio non sarebbe più libero di fluttuare ma verrebbe stabilizzato dalla BCE, tramite l’acquisto illimitato di dollari, al livello della nuova parità artificiale. Una sottovalutazione artificiale dell’euro di tale entità per renderlo più competitivo e una corrispondente sopravalutazione del dollaro per aumentarne il potere d’acquisto, promuoverebbe, per Rubini, un boom di esportazioni capace di innescare lo sviluppo economico europeo. Ecco invece cosa accadrebbe.

  1. Gli importatori acquistano più prodotti europei pagando in dollari. Questi devono essere convertiti dal sistema bancario nella valuta degli esportatori cioè in euro per essere accreditati nei loro conti correnti. La BCE per mantenere la parità artificiale deve intervenire acquistando al cambio fisso i tutti i dollari che entrano in Europa per evitare che l’aumento della loro offerta rivaluti la moneta unica. Ma l’aspetto importante da sottolineare è: con quali euro La BCE acquista i dollari corrispondenti al valore delle esportazioni al cambio fisso? Naturalmente con gli euro creati dalla stessa BCE. Dopotutto è la banca centrale e può creare all’istante tutti gli euro che vuole. Il settore dell’esportazione è dunque stimolato e finanziato manipolando la valuta. Il cambio artificialmente fisso provoca, nell’eurozona, l’aumento del volume dei mezzi di pagamento a fronte di una domanda interna che diminuisce rispetto a quella estera perché le risorse economiche sono state impiegate per sovvenzionare il boom dell’esportazione. I prezzi allora salgono, il potere d’acquisto interno dell’euro scende e i costi aumentano per tutti i cittadini europei, compresi gli esportatori.
  2. Infatti le ragioni di scambio (cioè il rapporto reale di scambio tra beni esportati ed importati), peggiorano perché con l’euro sottovalutato rispetto al dollaro il prezzo delle importazioni europee aumenta relativamente ai prezzi delle esportazioni il che significa che i paesi europei per un dato ammontare di beni esportati ottengono meno beni importati. Aumenta il prezzo delle materie prime, in particolare quello del petrolio e dei suoi derivati. Insomma, la svalutazione si risolve in un trasferimento di ricchezza dai paesi esportatori a quelli importatori. Tutti questi effetti corrispondono ad una caduta generale delle retribuzioni reali: in Eurolandia si lavora di più per ottenere di meno e ci si impoverisce in termini reali. Mentre la BCE si arricchisce di riserve in dollari che reinveste negli Stati Uniti, beneficiandoli a spese della collettività europea.
  3. La svalutazione può solo apportare benefici temporanei. All’inizio, infatti, nella sua scia entrano beni che prima non potevano essere offerti nel mercato mondiale: in generale un’allargata offerta ne eleva l’elasticità della domanda estera. Inoltre gli esportatori possono, con l’aumento della produzione, migliorare la loro competitività e i guadagni. Ma si tratta di benefici temporanei che, oltre a essere conseguiti a spese di altre attività economiche esistenti, durano finché la svalutazione non ha toccato tutti i beni e servizi. Una volta completato l’aggiustamento gli effetti temporanei scompaiono. Se si desidera mantenerli bisogna ricorrere ad ulteriori svalutazioni fino, in teoria, ad annullare completamente il valore della valuta, fino cioè a innescare un’iperinflazione.
  4. La svalutazione non può durare a lungo anche perché i partner commerciali dell’eurozona reagirebbero con controsvalutazioni provocando il caos nel commercio mondiale, ma ancor prima di questa ritorsione la BCE per domare l’inflazione interna si vedrebbe costretta ad abbandonare il cambio fisso rivalutando l’euro. E a questo punto si verificherebbe l’inevitabile: la domanda estera, privata degli stimoli artificiali, crollerebbe e al boom trainato dall’export subentrerebbe una crisi ancora più profonda.

Conclusione

Lo sviluppo guidato dalle esportazioni è reale solo quando è conseguenza dell’aumento di produttività nell’economia.

All’inizio della seconda metà del XX secolo Stati Uniti, Giappone e Germania avevano valute forti, salari fra i più elevati del pianeta e tuttavia erano formidabili esportatori competitivi. Perché? Perché la chiave della competitività non sta nella svalutazione monetaria ma nella produttività dei capitali e del lavoro e le valute riflettono questa situazione. La maggiore produttività migliora le ragioni di scambio con il resto del mondo, costringe le imprese all’efficienza e attira capitali che elevano i salari reali e quindi, gli standard di vita. Naturalmente gli aumenti di produttività sono anche conseguenza di una bassa pressione fiscale e di debiti pubblici contenuti.

La manipolazione del tasso di cambio distorce la struttura industriale perché incoraggia produzioni per l’esportazione a costi che sono competitivi solo in apparenza perché non riflettono una maggiore produttività ma il deprezzamento artificiale della valuta nella quale sono espressi. È come se il settore delle esportazioni venisse sovvenzionato. Ma il costo di questa sovvenzione, alla fine, viene pagato da tutta la collettività in termini di riduzione di potere d’acquisto.

Naturalmente queste argomentazioni non interessano ai politici per i quali la svalutazione potrebbe rappresentare l’ultima carta da giocare per infondere vitalità ad un euro in agonia. Nouriel Roubini, pensa, come loro, che le manipolazioni valutarie e monetarie siano una scorciatoia per rianimarlo. Ma l’economia, dopo tutto, non è così stupida come credono e quando la si insulta con tali espedienti reagisce sempre con crisi violente.

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86 Responses

  1. Raffaele Birlini

    Il ragionamento tiene solo se non si considera l’inflazione causata da espansione monetaria. In europa invece sembra che l’obiettivo sia una moneta forte ottenuta per mezzo di stretta monetaria. Questa è la vera critica di chi propone la solita collaudata manovra keynesiana di espansione monetaria che provoca inflazione ma allo stesso tempo svaluta il cambio e riduce il valore reale del debito e della ricchezza. L’assillo della moneta forte in economie recessive che non hanno spazi di crescita né di taglio di spesa né di aumento di imposte significa puntare al default.

  2. Raffaele Birlini

    PS: in regime di cambio fisso, o di serpente monetario, si esporta inflazione, come ha fatto l’Italia per anni attivando politiche di espansione monetaria di cui la svalutazione della moneta nei confronti di economie meno finanziariamente dopate è uno degli effetti che prima o poi vanno affrontati, magari dicendo alla gente che si svaluta per aumentare le esportazioni e non perché effettivamente il valore della moneta è stato eroso.

  3. Peppino il matematico

    Non c’è talk-show televisivo o editoriale di giornale che non parli di
    “crescita”. Ormai ha soppiantato lo spread nell’immaginario collettivo degli
    italiani.
    Tutti concordano che bisogna “crescere”, ma nessuno dice come fare; al
    solito. all’italiana: basta descrivere il problema e poi aspettare che si
    risolva da solo. oppure che sia “sostituito” da qualche altro tema più
    urgente.
    Ebbene, oggi cercheremo di capire cosa occorre per “crescere” e lo faremo
    matematicamente usando l’equazione del Pil= Spese dei privati + Spese dello
    Stato + Saldo con l’estero.
    In cui:
    Spese delle Stato= T (Tasse) – S (Saldo del bilancio statale);
    Spese dei privati= Re (Reddito totale dei cittadini) – T (Tasse) – Ri
    (Risparmio dei cittadini);
    Saldo con l’estero= Es (Esportazioni) – Im (Importazioni).
    Sostituendo nell’equazione di prima: Pil= T – S +Re -T – Ri + Es – Im;
    Ovvero:
    Pil= Re – (Ri + S)+ (Es – Im)
    Come si genera la crescita, dunque?
    Aumentando il reddito dei cittadini;
    Riducendo il risparmio dei cittadini e aumentando il deficit del bilancio
    statale;
    Aumentando le esportazioni e riducendo le importazioni.
    Altro non c’è.
    Cosa può fare, principalmente, il governo per la crescita?
    Svalutare la moneta per favorire le esportazioni e scoraggiare le
    importazioni;
    Aumentare il deficit di bilancio.
    Cosa possono fare, principalmente, i cittadini per favorire la crescita?
    Risparmiare di meno (e quindi spendere di più);
    Lavorare di più (o più efficacemente) in modo da aumentare produzione e
    reddito.
    Se questa è la teoria, vediamo adesso la pratica: cosa sta facendo il
    governo italiano?
    Non può svalutare la moneta;
    Sta riducendo il deficit di bilancio.
    In un caso (svalutazione della moneta) non può intervenire e nell’altro sta
    facendo l’esatto contrario di ciò che dovrebbe fare. Il governo italiano,
    dunque, a parole “auspica” la crescita, ma nei fatti opera in modo
    contrario. per la decrescita.
    Ed i cittadini?
    Non possono spendere di più perché hanno paura del futuro (quindi
    risparmiano più che possono);
    Non possono lavorare di più perché perdono il lavoro e la disoccupazione
    aumenta in modo preoccupante.
    Così stando le cose il disastro è inevitabile.
    Come se ne esce?
    Nella sola maniera possibile: aumentando il deficit del bilancio statale e/o
    rilanciando le esportazioni.
    Entrambe le manovre da fare, dunque, prevedono di uscire dall’Europa che ci
    costringe al pareggio di bilancio (e nel prossimo futuro, di essere,
    addirittura, in attivo) e ci impedisce di svalutare la moneta.
    Ecco dimostrato, matematicamente, che la nostra sola alternativa al
    disastro, è l’uscita dalla UE.
    Il resto è conversazione da Bar, dopo qualche bianchetto e la discussione
    sui rigori negati alla Juventus.
    Perché l’ho chiamato disastro?
    Se il Pil decresce supponiamo del 2%, il deficit dello Stato si riduce del
    3% ed il saldo con l’estero non cambia.
    Pil= Re – (Ri + S)+ (Es – Im); -2% = (Var% Re) – Ri + 3% .
    Supponiamo che Re non cambi (cioè Var%Re=0), allora Ri deve ridursi del 5%.
    Cos’è Ri?
    Il risparmio dei cittadini: la quota di ricchezza che gli italiani mettono
    da parte ogni anno.
    Il fatto di essere negativo, significa deflusso. ogni anno i cittadini
    italiani devono privarsi del 5% (in termini di Pil) della ricchezza che
    hanno accumulato nel corso degli anni.
    Mi capite picciotti?
    Tutti noi, anno dopo anno, dovremo devolvere 75 miliardi dei nostri
    risparmi, per “assecondare” la politica economica di questo governo.
    Significano 750 miliardi in 10 anni.
    A chi vanno quei denari?
    Principalmente alle banche creditrici dello Stato italiano (francesi e
    tedesche su tutte). Sono loro che in caso di mancato rimborso dei titoli di
    Stato italiani subirebbero le perdite maggiori, trascinandosi i relativi
    paesi (Francia e Germania su tutti) nel baratro.
    Mi sono spiegato?
    E’ necessario che noi devolviamo 75 miliardi l’anno (per almeno dieci anni)
    dei nostri risparmi (ovvero che ci impoveriamo in maniera considerevole) per
    evitare che Francia e Germania facciano la nostra stessa fine.
    Il governo Monti, dunque, a questo è stato “chiamato”. a garantire i
    creditori (Francia e Germania) ed evitare che il nostro default si trasformi
    nel loro tracollo.
    Adesso vi è chiaro chi ha voluto Monti, Passera, Grilli etc. al governo?
    E vi anche chiaro perché non si parla di nostra uscita dalla UE?
    Se uscissimo, Francia e Germania subirebbero danni enormi nel futuro
    prossimo e in quello remoto.
    Questo governo, dunque, deve farci “digerire” un generale, drastico
    impoverimento del nostro paese per “garantire” i livelli di reddito di
    Francia e Germania nel presente e nel futuro.
    Bisogna che noi si resti in mutande, affinché francesi e tedeschi (ma sono
    soprattutto i tedeschi) mantengano il loro standard di vita inalterato e,
    anzi, nel caso dei tedeschi, migliorato.
    Capite a chi vanno i nostri sacrifici?

  4. Marco Tizzi

    La Banca Centrale Svizzera ha minacciato di fissare il cambio con l’Euro a 1.20 se il Franco avesse continuato a prendere valore. Risultato: il mercato dei cambi si è adattato e il cambio si è praticamente fissato senza alcun intervento della Bance Centrale.
    Quindi l’articolo non riflette ciò che avverrebbe nella realtà.
    O almeno non con certezza.
    Resta il fatto che il problema Euro è un problema intra-euro e non certo un problema di cambi, quindi di sicuro una svalutazione della moneta non risolverebbe il problema, almeno non da sola. E mi pare strano che lo dica Roubini: lo seguo costantemente e non ho mai letto nulla di simile, sarebbe carino avere il link.

    Il problema è l’Euro in se, la sua struttura di base che non consente monetizzazione del debito pubblico, il fatto che i tassi sul debito siano liberamente decisi dalla speculazione finanziaria (chiamarla “mercato” è un errore), il fatto che non ci sia un mercato unico sotto alla moneta unica, il fatto che non esista alcun sistema di protezione negli sbilanciamenti tra le varie economie e, soprattutto, il fatto che la Germania possa imporre a tutti gli altri austerità mentre lei spende e spande senza remora e senza problemi, taroccando pure i bilanci se necessario.

    Vedremo cosa cambia con Hollande.

  5. Raffaele Birlini

    Il ragionamento tiene solo se non si considera l’inflazione causata da espansione monetaria. In europa invece sembra che l’obiettivo sia una moneta forte ottenuta per mezzo di stretta monetaria. Questa è la vera critica di chi propone la solita collaudata manovra keynesiana di espansione monetaria che provoca inflazione ma allo stesso tempo svaluta il cambio e riduce il valore reale del debito e della ricchezza. L’assillo della moneta forte in economie recessive che non hanno spazi di crescita né di taglio di spesa né di aumento di imposte significa puntare al default.

    PS: in regime di cambio fisso, o di serpente monetario, si esporta inflazione, come ha fatto l’Italia per anni attivando politiche di espansione monetaria di cui la svalutazione della moneta nei confronti di economie meno finanziariamente dopate è uno degli effetti che prima o poi vanno affrontati, magari dicendo alla gente che si svaluta per aumentare le esportazioni e non perché effettivamente il valore della moneta è stato eroso.

  6. claudio p

    Tutto vero: l’impoverimento della collettività sarebbe assicurato, gli auspicati effetti benefici tutti da verificare. Però alcuni elementi di rigidità del mercato del lavoro potrebbero venir compensati dall’inflazione, perché il valore reale di tutti i salari si abbassa (a dispetto di quello nominale), mentre gli aumenti salariali si riverserebbero inevitabilmente laddove ci sono competenze, esperienze e professionalità richieste dal mercato. Al netto un drenaggio di risorse verso il “merito”.

  7. Marco Tizzi

    Coco, ci gira il link di queste dichiarazioni di Roubini? Non trovo niente di simile, ha sempre parlato (e continua a parlare) semmai di default controllati.

  8. micro

    L’analisi di Coco è ampiamente scorretta

    – se le maggiori esportazioni, indotte dalla svalutazione, riducono la disoccupazione e quindi sostengono i redditi, il potere di acquisto interno non decresce.

    – se inoltre la creazione di moneta è usata per finanziare attività produttive, infrastrutture, sviluppo tecnologico, scientifico e culturale, la disoccupazione viene ulteriormente ridotta e migliora la ricchezza complessiva del paese, in termini di benessere sociale e di competitività.
    Per queste ragioni, in un contesto di grave crisi dell’occupazione, come nella congiuntura europea attuale, ha senso inflazionare la moneta.

    – L’affermazione “Lo sviluppo guidato dalle esportazioni è reale solo quando è conseguenza dell’aumento di produttività nell’economia” è poi contraddittoria in quanto lo sviluppo per definizione significa “aumento di produttività nell’economia”.

    – Idem per l’affermazione “la chiave della competitività non sta nella svalutazione monetaria ma nella produttività dei capitali e del lavoro e le valute riflettono questa situazione”, se si concede che la svalutazione produca un aumento della produzione e del lavoro.

    – È corretta invece l’affermazione “Naturalmente gli aumenti di produttività sono anche conseguenza di una bassa pressione fiscale e di debiti pubblici contenuti”. Ma, per abbassare la pressione fiscale e il debito pubblico, la via più semplice è pagare le spese pubbliche ed il debito pubblico stampando moneta. Si tratta anche della via più giusta in quanto intacca la ricchezza personale in maniera direttamente proporzionata alla ricchezza posseduta (diminuendo il valore del denaro).
    Se invece la bassa pressione fiscale e la riduzione del debito è finanziata con la creazione di disoccupazione interna un eventuale aumento di produttività si ottiene solo per le attività esportatrici, mentre parallelamente si verifica l’impoverimento interno sia in termini economici che di servizi ed infrastrutture: aumento della disoccupazione, riduzione della domanda interna, ulteriore disoccupazione o riduzione dei salari, riduzione della domanda interna e così via, in un crescendo della fase recessiva.

    – L’affermazione secondo cui “la manipolazione del tasso di cambio distorce la struttura industriale perché incoraggia produzioni per l’esportazione” è totalmente falsa, poiché una moneta relativamente più debole incentiva gli investimenti esteri nel paese, e riduce al contrario la propensione ad investire all’estero, mentre la riduzione della disoccupazione mantiene la domanda interna elevata ed incentiva quindi le produzioni di beni che intercettino il mercato interno. Una svalutazione controllata incentiva le produzioni più equilibrate che sono aperte sia ai mercati esteri che a quelli interni. È al contrario una forte disoccupazione a limitare i profitti alle sole produzioni destinate prevalentemente all’estero, come i beni di lusso in un contesto generale di impoverimento.
    È vero che le esportazioni sono incentivate con prodotti solo in apparenza competitivi, ma lo sviluppo complessivo della ricchezza del paese, cioè del lavoro è la garanzia migliore perché le attività economiche divengano competitive o aumentino la propria competitività. Viceversa la così detta austerità distruggendo lavoro, competenze, servizi produce solo povertà. Naturalmente si possono razionalizzare le spese, gli sprechi ecc. Ma la valorizzazione del lavoro e delle competenze deve rimanere al primo posto. Al contrario la recessione determina un deserto economico favorevole solo al saccheggio degli speculatori, delle grandi imprese multinazionali e delle mafie, coloro che hanno moneta da spendere. Meglio che tale moneta sia creata e gestita dagli stati.

  9. Alberto Mag

    Una premessa. Tutto teoricamente bene se, e dico se, i modelli econometrici e di simulazione fossero corretti, ovvero se il sistema economico odierno fosse paragonabile a quello della metà del XX secolo citata. Ma non è più così. Altri soggetti importanti sono emersi e hanno alterato lo scenario (BRICS). Altri fattori sono intervenuti e sono in grado di determinare gli andamenti economici (eleatissimo peso della finanza rispetto ai fattori economici !1:8-10). Pertanto non sarei così certo di questa specie di equazione che ci viene proposta. Tuttavia non sarei altrettanto certo che la svalutazione, come tale, sia bastante al rilancio economico. Servono aumento di produttività – ma cosa produco in più? A parità di risorse- . Oggi il problema, in area UE è cosa produrre, non aumentare il livello di produzione. Abbiamo una sovracapacità produttiva. Sarebbe necessario crare nuovi prodotti e nuovi mercati. E serve avere ottimi ratio macro economici per poter operare con sufficienti margini di manovra politico-economica. Certamente non si può pensare di fare come l’Italia degli anni passati. Svalutazione e …tutto come prima

  10. Claudio Di Croce

    L’Italia prima dell’euro recuperava la perdita progressiva della competitività svalutando la lira e siamo andari avanti così per trentanni e non mi pare tanto male o comunque sempre meglio rispetto all’era euro. Per l’Italia e in generale per i paesi deboli la svalutazione dell’euro sarebbe un tampone non definitivo a cui si dovrebbero affiancare le famose ” riforme ” di cui sento parlare da oltre trentanni e nessuno fa , governo dei professori compreso.Non so cosa succederebbe per Germania , Olanda, Finlandia che non hanno alcun bisogno di svalutare . In ogni caso i rimedi in atto non solo non risolvono i problemi dei paesi deboli ma mi pare li aggravino .

  11. Marco Tizzi

    @Alberto Mag
    Produttività = € (output)/h (uomo)
    La produttività è data dalle macchine e dal software.
    Il prodotto sono le macchine e il software. A tendere saranno gli unici beni da produrre.
    Sulle macchine siamo messi molto bene.
    Sul software molto male.
    Il resto dfell’economia, piaccia o meno, sarà finanza ed intrattenimento.

  12. Alberto

    Marco Tizzi giustamente dice che il problema è soprattutto intra euro, ma occorre anche vedere cosa è accaduto nel periodo euro a fronte di rapporti di cambio variabili con il $. Come appare evidente in periodi di crisi capita esattamente il contrario di quanto dice questo signore che scrive questo articoletto. Purtroppo le cose sono leggermente più complicate di come le vede lui.
    Vorrei soltanto far notare un elemento spesso ignorato e cioè che quando nacque l’ euro, il cambio col $ venne fissato a 1,17$/euro.
    Nell’ articolo in particolare si dice:

    Da questi rilievi insolitamente espliciti, e non sospetti, deriva l’auspicio di un dollaro più debole, non di un euro più debole. Nella stessa scia si muovono analisi di studiosi e commentatori, da Fred Bergsten (Peterson Institute di Washington) a Wolfgang Münchau (Financial Times). Ovviamente un euro più forte di oggi rispetto alla vasta area del dollaro crea ulteriori problemi di competitività ai paesi periferici d’Europa, ma l’Eurozona nel suo assieme resta dominata da una Germania il cui surplus esterno riflette una struttura produttiva (soprattutto manifatturiera) sempre più multinazionale, che compensa elevati costi del lavoro con sofisticati fattori di innovazione tecnologica continua e di organizzazione commerciale.
    Fabrizio Onida – Il Sole 24 Ore –

  13. LucaS

    X Marco Trizzi
    Il suo ragionamento sulla Svizzera non smentisce affatto questo sacrosanto articolo! Gli investitori compravano il franco non perchè la produttività svizzera era improvvisamente cresciuta moltissimo o perchè i prezzi dei beni e servizi fossero improvvisamente disallineati… ma per fuggire alla gabbia di matti dell’euro (difficile dargli torto!): pur di liberarsi di asset che ritenevano sopravvalutati erano disposti ad accettare una perdita sul cambio del franco… quindi la banca centrale svizzera in realtà ha riportato il tasso di cambio ad un livello che riflette maggiormente la parità dei poteri d’acquisto delle monete, mentre Roubini propone l’esatto contrario: cioè che la banca centrale agisca facendo allontanare e non avvicinare il tasso ci cambio a quello di equilibrio!

  14. LucaS

    X Gerardo Coco
    Condivido in pieno il suo articolo e sinceramente sono un po’ sconcertato dal fatto che Roubini si sia abbassato al livello dei politici con queste proposte populiste assurde con scarsi (bene che vada) benefici a breve termine ma gravi problematiche a medio-lungo termine… sempre ammesso che sia fattibile dato che gli americani senz’altro reagirebbero svalutando a loro volta il dollaro e gli altri paesi ovviamente si schiererebbero con loro essendo il dollaro la valuta principale degli scambi commerciali e di conseguenza anche le imprese straniere che trattano in dollari sarebbero danneggiate e farebbero giustamente ritorsioni….
    1) Comunque stavo pensando al paradosso in cui siamo finiti: un tempo le monete erano garantite dall’oro, addirittura erano convertivili e la stabilità del valore della moneta era considerata un presupposto indispensabile, una cosa imprescindibile… mentre oggi tutte le banche centrali fanno a gara a svalutare di più e quindi ad inflazionare bruciando il valore reale della moneta, gonfiando ogni volta un bolla più grossa della precedente che poi regolarmente esplode ..e poi si meravigliano se la gente non risparmia e c’è debito ovunque.. ma 2+2 sono capaci di farlo questi “professori” o no?! Sembra paradossale ma è proprio cosi! O sbaglio?
    2) A suo avviso in futuro è realistico che paesi come la Cina continuino a produrre beni e servizi in cambio di pezzi di carta o che si stanchino e pretendano un cambio dell’assetto monetario…. magari una moneta il cui valore dipende da un paniere di commodities (modello gold standard ma con più beni pesati) e quindi non manipolabile da politici e banche centrali? Oppure questo è impossibile dato che le perdite che questo cambiamento causerebbe sarebbero enormi e andrebbero a penalizzare fortemente anche la stessa Cina? Insomma la Cina sceglierebbe il male minore…
    3) Ultima domanda: in questi giorni si parla della possibile uscita della Germania dall’euro da sola o assieme ad altri paesi del nord europa… e tutti scrivono che in questo modo il loro export crollerebbe e ci perderebbero tantissimo…. Secondo me è esattamente il contrario! Oggi la Germania non solo produce beni e servizi per gli altri paesi europei facendogli credito che questi non gli restituiranno mai (in pratica lavora gratis!) ma rischia anche di doversi accollare i loro debiti pregressi e i loro deficit futuri per sempre, oltretutto senza poteri effettivi di incidere sulle politiche folli che hanno generato e genereranno quei deficit… Allora molto meglio una perdita secca una tantum (che comunque la Germania avrebbe anche restando nell’euro) che una perdita costante e via via crescente ogni anno.. e meglio esportare di meno ed essere pagati o ricevere in cambio altri beni e servizi piuttosto che esportare tanto e non ricevere niente… Lei come la pensa al riguardo? La ringrazio davvero molto in caso volesse gentilmente rispondermi.

  15. Francesco P

    Il primo problema è la rigidità delle norme europee ed il costo della politica e della pubblica amministrazione. In quanto a costi inutili l’Italia è solo un primus inter pares, e per rigidità si salva solo perché le norme sono sistematicamente disattese.

    Il secondo problema è l’euro, cioè un rapporto di cambio fisso imposto a tutti i Paesi per favorire la Germania. La Germania sarebbe sicuramente meno ricca senza aver impoverito gli altri Paesi dell’eurozona!

    La svalutazione può essere una risorsa temporanea per stimolare l’export se praticata da una singola nazione. Non funziona a livello eurozona perché la maggioranza del volume di scambi avviene all’interno dell’area comunitaria e segnatamente dell’area euro.

    P.S.
    La svalutazione è come un antibiotico. Se preso alle dosi consigliate in caso di effettiva necessità fa molto bene, altrimenti avvelena e basta.

  16. Alberto

    …Oggi la Germania non solo produce beni e servizi per gli altri paesi europei facendogli credito che questi non gli restituiranno mai (in pratica lavora…); ma davvero? Non me ne ero accorto! @LucaS

  17. Alberto

    E’ opportuno ricordare questa lettera di M. Theodorakis; ma più in piccolo, ci fu un periodo, circa 30 anni fa, in cui le banche del nostro paese, facevano strozzinaggio legalizzato(quello che ha fatto la Germania nei confronti della Grecia) e si ripagavano anatocisticamente il debito in 3 anni, con interessi del 30% sui fidi e poi letteralmente, dopo aver strozzato le aziende e portatele al fallimento, se le prendevano recuperando praticamente anche il capitale.

  18. Molti auspicano anche l’uscita dell’Italia dall’Euro e relativa svalutazione come soluzione dei nostri mali e citano gli anni 90 come esempio di svalutazione riuscita… dimenticano però che negli anni 90 il prezzo del petrolio (e non solo) rimase basso e l’economia mondiale era più solida di oggi, ciò permise all’Italia, che importa materie prime ed esporta manufatti di restare a galla, attutendo i danni della svalutazione, oggi queste condizioni non ci sono. E poi cosa impedisce agli altri di svalutare a loro volta? Cosa facciamo la battaglia delle svalutazioni? Articolo ineccepibile.

  19. Contraddizioni sulla Germania: si legge che è forte perché è favorita dall’euro troppo debole per la sua economia, (in realtà esportava anche con il marco forte). Si legge anche che le sue statistiche sono falsate (cosa che ha un suo fondamento) e in realtà la sua economia sarebbe quindi debole. La cosa strana è che queste due affermazioni, che si escludono a vicenda, mi è capitato (su un altro sito) di leggerle scritte dalla stessa persona!

  20. LucaS

    X Alberto
    Scusa ma non ho capito cosa intendi dire. Condividi o no il mio ragionamento che continuare ad esportare senza essere pagati non è nell’interesse della Germania oppure no?

  21. Marco Tizzi

    @LucaS
    Luca, io dico solo che una svalutazione non è detto funzioni come dice Coco. E non è nemmeno detto porti inflazione a dire il vero.

    Il problema è che al momento non servirebbe a nulla, perché il problema è dentro l’euro, non tra l’eurozona e l’esterno.
    E mi risulta strano che Roubini dica una roba del genere: seguo il suo blog e non ha mai scritto nulla di simile.

  22. Marco Tizzi

    LucaS :

    3) Ultima domanda: in questi giorni si parla della possibile uscita della Germania dall’euro da sola o assieme ad altri paesi del nord europa… e tutti scrivono che in questo modo il loro export crollerebbe e ci perderebbero tantissimo…. Secondo me è esattamente il contrario! Oggi la Germania non solo produce beni e servizi per gli altri paesi europei facendogli credito che questi non gli restituiranno mai (in pratica lavora gratis!) ma rischia anche di doversi accollare i loro debiti pregressi e i loro deficit futuri per sempre, oltretutto senza poteri effettivi di incidere sulle politiche folli che hanno generato e genereranno quei deficit… Allora molto meglio una perdita secca una tantum (che comunque la Germania avrebbe anche restando nell’euro) che una perdita costante e via via crescente ogni anno.. e meglio esportare di meno ed essere pagati o ricevere in cambio altri beni e servizi piuttosto che esportare tanto e non ricevere niente… Lei come la pensa al riguardo? La ringrazio davvero molto in caso volesse gentilmente rispondermi.

    Guardi che la Germania ha un debito pubblico enorme, abilmente nascosto, e un debito privato che è infinitamente superiore al debito privato italiano. Ha anche un forte deficit, nonostante il momento di crescita. E il famigerato export è per la stragrande maggioranza intra-eurozona, quindi destinato a ridursi drasticamente.

    E’ solo una questione di tempo: un anno fa sembrava che noi fossimo fuori, invece adesso siamo nella palta. Tra qualche mese entrerà anche la Francia, a meno che non venga rivisto il fiscal compact (come, per inciso, chiede la SPD che NON voterà il FC senza che esso includa misure per la crescita).
    Poi toccherà alla Germania stessa.
    La cosa che fa girare le palle è che quando verrà toccato il LORO debito pubblico, mettendolo in discussione, allora la Germania modificherà il mandato della BCE. E questo i mercati lo sanno ed è per questo che gli interessi sul debito tedesco restano così bassi: perché sanno che l’Euro è una moneta tedesca. Sanno che se si trovano nella m…, loro faranno qualcosa che invece noi non siamo in grado di fare.

    Nel frattempo c’è la possibilità che la Germania si stacchi da sola (ho molti dubbi che qualcuno la segua): in quel caso il loro export è in pericolo perché il nuovo marco si potrebbe sopravvalutare, a meno di interventi monetaristici che, però, non sono nella tradizione della BuBa.
    In questo scenario la nostra industria farebbe il botto, perché ai tedeschi non converrebbe più produrre.

  23. LucaS

    X Alberto: Ovviamente il ragionamento vale non per gli anni passati ma quelli a venire in cui i gli altri paesi europei continuano ad accumulare un deficit di competitività anno dopo anno che diventerà incolmabile e renderà impossibile rimborsare i debiti pubblici ergo i prestiti dei risparmiatori tedeschi… e torniamo al punto che ho espresso io: esportano ti finanziano ma poi tu non li ripaghi = lavorano gratis! Con la Grecia è già avvenuto ora toccherà agli altri! Quando non lo so ma la dinamica è chiarissima: ogni anno il deficit di competitività si allarga sempre di più… quanto può durare questa situazione? In questa situazione mi pare evidente il vantaggio della Germania ad uscire: le perdite nel breve sono insignificanti a quelle che incorrerebbe nel restare. Spero di aver chiarito meglio il mio pensiero.

  24. LucaS

    X Marco Trizzi…
    1) No non è possibile! Secondo me tra me e Lei c’è una sorta di incomunicabilità profonda visto che tutte le volte o non ci capiamo o siamo totalmente in disaccordo… Adesso l’ultima perla sarebbe che la Germania ha un debito molto più elevato di quello ufficiale: tutte sciocchezze!!! Non sto dicendo che contabilmente non possano esserci delle omissioni o differenze nel processo di valutazione delle passività… il punto chiave che mi pare ti sfugga è il seguente: la Germania potrebbe avere benissimo il doppio del suo debito attuale perchè ha un’economia privata che genera ricchezza e che è strutturalmente competitiva oggi e che lo sarà anche in futuro mentre l’Italia assolutamente no!
    2) Anche il dato usato è davvero poco indicativo: si parla di rapporto debito/pil ma sarebbe più opportuno considerare solo il “pil privato”… dal momento che in Italia lo stato intermedia oltre il 50% del Pil il nostro indicatore sottostima fortemente il nostro grado di distress finanziario… perchè solo la metà del pil contabile genera la ricchezza con cui ripagare il debito quindi deve sostenere un peso doppio…
    3) Altro punto chiave è la QUALITA’ del pil… e su questo ogni paragone Italia-Germania è semplicemente improponibile… sono almeno 10 anni avanti a noi! Poi è vero abbiamo anche aziende competitive, internazionalizzate ecc.. ma primo sono poche e non sono in grado da sole di rendere il nostro mostruoso debito più sostenibile, ma soprattutto, cosa che quasi nessuno fa presente ma che per me è assolutamente ben chiara: non è affatto detto che debbano rimanere in Italia!!!! Anzi è molto improbabile! Proprio perchè sono competitive e internazionalizzate e vogliono possibilmente rimanerci potrebbero trasferirsi in Svizzera o in Germania dove pagano molte meno tasse, hanno servizi migliori, pochissima burocrazia ecc… insomma la gli stendono il tappeto mentre qui le vessano! Se ti sembra un ragionamento ardito sappi che ci sono campagne pubblicitarie appositamente rivolte agli imprenditori italiani… Un tempo questa mobilità di persone, capitali e imprese non esisteva mentre oggi si (soprattutto per le inprese nei servizi che sono quelle che creano la vera ricchezza) e i paesi che vessano chi crea ricchezza giustamente raccoglieranno quello che hanno seminato!
    4) Altro punto chiave che inspiegabilmente non riesci a capire è questo: il risparmio degli italiani è concentrato in case e titoli di stato! Entrambe questi assets sono già scesi parecchio e sono destinati a crollare in quanto enormemente sopravvalutati anche grazie al gioco delle 3 carte della BCE che manipola il mercato… Se consideri questa realtà capisci che la balla del risparmio italiano dei pochi debiti ecc… sono tutte invenzioni dei media statalisti che cercano di trovare la pagliuzza nell’occhio tedesco per non ammettere la trave nel proprio. By the way ho sorvolato sul fatto che le nostre banche se davvero valutassero a prezzi correnti di mercato avrebbero un patrimonio netto negativo e avrebbero bisogno di essere ricapitalizzate dallo stato… aumentando ulteriormente un debito pubblico già mostuoso… Con la storia del debito tedesco occultato e del maggiore risparmio italiano forse puoi convincere qualche massaia ma non certo chi legge questo blog!
    5) Ho cercato di spiegare che, a mio modesto parere, è nell’interesse della Germania ridurre l’export… se per mantenderlo elevato deve finanziare lei i compratori, salvarli quando questi non pagano i loro debiti e assorbire i loro futuri deficit senza avere alcuna vera voce in capitolo (basta vedere quello che Monti ha fatto della famosa lettera della BCE: quasi niente e se non ci sono riusciti i tecnici figurati i politici…..)

  25. Gerardo Coco

    @LucaS

    1.Non si sconcerti delle tesi di Rubini è un postkeynesiano e per lui “la soluzione” sta sempre nell’intervento dello Stato e della Banca Centrale. La svalutazione è la ricetta che continua a proporre, ultimamente vedi http://www.project-syndicate.org/commentary/europe-s-short-vacation dove afferma chiaramente: the only hope of restoring growth is an improvement in the trade balance, which requires a much weaker euro. (L’unica speranza di ristabilire lo sviluppo è nel miglioramento della bilancia commerciale che richiede un euro più debole). Poi: http://www.investmentweek.co.uk/investment-week/news/2141463/dr-doom-euro-fall-save-europe#ixzz1sZTdoCwH (Dr Doom: Euro must fall 30% to save Europe); o http://bnn-news.com/roubini-euro-devalued-41256

    chi non legge la stampa estera legga http://www.wallstreetitalia.com/article/1354138/l-intervista/roubini-la-bce-deve-svalutare-ulteriormente-l-euro.aspx o http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-30/roubini-svalutare-euro-214937.shtml?uuid=Abin1bGF .

    Uno che butta lì affermazioni di questo genere senza approfondirne le conseguenze dovrebbe fare il politico, non l’economista.

    2. quanto all’oro, Rubini ha affermato che è una “barbara reliquia” ma non ci spiega come mai se è così barbara le banche centrali se la tengono ben stretta.

    3. Come dice lei non è realistico. Tuttavia la Cina aveva bisogno di incassare dollari per finanziare l’acquisto di materie prime e di prodotti dagli altri paesi per perseguire all’interno la sua strategia di sviluppo economico. Quanto questa dipendenza reciproca fra i due paesi paghi staremo a vedere. Il deficit che gli USA hanno con la Cina non è tanto dovuto alla loro superiorità competitiva quanto alla mancanza di competitività degli USA. Ciò che fino adesso ha sostenuta la strategia cinese è il flusso di capitali esteri che riceve dal resto del mondo e l’elevato tasso di risparmio all’interno. Per questo possono permettersi di sostenere il deficit americano. Ma non per molto perché come creditori corrono gli stessi rischi dei debitori.
    Per quel che riguarda il presente assetto monetario la Cina sa bene che non può durare a lungo e proprio per questo si sta cautelando con ingenti acquisti della barbara reliquia.
    Quanto alla Germania finché avranno una produttività elevata faranno affari. Il commercio mondiale dopotutto esiste perché ci sono differenze di prezzo e di qualità tra un area e l’altra. Non credo che la Germania esca spontaneamente dall’euro, non si prenderebbe questa responsabilità. L’euro crollerà per conto suo, naturalmente con tutte le complicazioni politiche. Sa quale è il vero problema? E’ che chi sostiene che le svalutazioni fanno bene cade nell’errore di ammettere implicitamente che un aumento delle esportazioni porti ad un aumento dei risparmi e dello stock di capitale, l’unico fattore che promuove lo sviluppo. Il che come si deduce dall’articolo non avviene. Pensi infatti all’equazione fondamentale che deve sempre sussistere per un paese: Risparmi- Investimenti= Esportazioni-Importazioni e tragga le conseguenze.
    G.C.

  26. Alberto

    Lucas, mio caro, non vedi ciò che stà succedendo intorno a noi e da noi? Una cosa è chiarissima, a partire dal 2008, tutto doveva essere fatto meno che quel che è stato fatto. @LucaS

  27. Carlo Ghiringhelli

    …E sì, l’economia non è stupida perchè distrugge creando (Schumpeter), mentre la finanza così detta creativa distrugge…
    Che dire degli economisti che non riescono a mettersi d’accordo su nulla e che nel tentativo di teorizzare ciò che è accaduto -e sta accadendo- hanno tirato in ballo una strumentazione concettuale impressionante: svalutazione, inflazione, deflazione, stagnazione, recessione, depressione, ristrutturazione, crescita, squilibrio, bilancio, debito, deficit, bolla, monetizzazione e via elencando.
    Nel mare grande delle categorie economiche noi poveri cristi ci sentiamo in balia di forze e di interessi non controllabili, sapendo che le istituzioni quali il mercato, lo stato, gli organismi sovranazionali non rappresentano la zattera di salvataggio.
    Dunque si salvi chi può!

  28. Alberto

    Communitas(al prof.Giminello Alvi):

    Ci spieghi perché la qualifica come insolubile, mentre molti vedono – magari è solo retorica –l’attuale crisi come un mero intoppo in un percorso irreversibile, quello della moneta unica europea…

    Geminello Alvi:

    Insolubile perché i burocrati europei lasciano aperti i movimenti di capitali, non hanno di fatto una moneta e pretendono attraverso una banca centrale di far fronte a una crisi di tale portata… Questo significa che sono andati oltre la moneta cartacea. Se gli USA hanno armi e bombe, e hanno uno Stato, la burocrazia europea ha una idea di sé, per cui pretende che dinanzi alle proprie scemenze i mercati reagiscano o il buon senso reagisca adeguandosi. Un po’ come l’Unione Sovietica che diceva “non hai mangiato, però è come se avessi mangiato”. L’esperienza europea, non avendo esercito, non avendo vera potenza è ancora più emblematica di questa perdita nel sogno del capitalismo.

    @Carlo Ghiringhelli

  29. Alberto

    PAOLO SAVONA

    L´Unione politica è archiviata, prendiamone atto
    08/03/2012

    Per l´Europa si aggira lo spettro della disoccupazione. Ma a favore delle politiche di sviluppo si fanno solo inutili proclami. Perché nessuno vuole davvero un salto di qualità nell´integrazione europea.

    Uno spettro si aggira per l’Europa, la disoccupazione, ma spaventa solo alcuni Paesi membri. Le imperfezioni dell’area monetaria in cui era stato calato l’euro, invece di far convergere le economie dei 17 Paesi aderenti, li sta spaccando in due blocchi con conseguenze sociopolitiche inevitabili, in stile Grecia.

    L’ottima politica monetaria di Mario Draghi (presidente della Banca centrale europea, ndr) mantiene in piedi la situazione, ma anche maschera la realtà deflazionistica delle aree deboli nascente dall’idea che il rigore fiscale propizia la crescita. Siamo ritornati agli albori delle dispute economiche che avevano concluso che il mercato è strumento indispensabile per perseguire lo sviluppo, ma richiede l’intervento pubblico per sbloccare le sue crisi periodiche (anche perché i mercati competitivi esistono soltanto nei manuali).

    La disoccupazione è un dramma sociale la cui esistenza getta vergogna sulla dirigenza pubblica e privata. Anche perdere una sola generazione di giovani e i rischi attuali sono di perderne più d’una significa accettare l’arretramento dell’Europa dal suo livello di civiltà. È controproducente affrontare la crisi aumentando la tassazione in mille forme e violando il canone della chiarezza e della semplicità nell’assolvere all’obbligo fiscale, perché si accresce l’effetto di spiazzamento dell’attività privata e si assecondano, finanziandole, le inefficienze dello Stato. Né vale addurre motivi gravi di urgenza, perché essi sarebbero invocabili anche nel caso in cui si disponesse il taglio della spesa pubblica. L’idea che i partiti si siano disfatti della responsabilità di fare il dirty job (il lavoro sporco) è del tutto peregrina, perché le decisioni sono state prese dai loro rappresentanti in Parlamento.

    L’Unione europea è nata su basi distorte, quelle che il rigore monetario e fiscale fosse il suo compito prioritario, lasciando ai Paesi membri quello di curare lo sviluppo. Se si vuole riprendere il cammino dell’unificazione politica interrotto dalla crisi americana occorre poggiare la costruzione europea su due gambe, quelle del rigore e della crescita. Se si mantengono le cose come stanno e, anzi, si aumentano i vincoli fiscali come deciso il 2 marzo con la firma del fiscal compact, si peggiorerà la distribuzione del reddito tra Paesi perché si impedirà l’aggiustamento degli squilibri interni all’euroarea di bilancia dei pagamenti corrente. La storia economica non offre esempi di regimi che non prevedono meccanismi di aggiustamento. L’Europa è l’unico caso.

    Per reagire a questa situazione i Paesi commettono errori perché cercano gli untori e non la peste. I casi che si susseguono sono molti. L’ultimo in ordine di tempo è la decisione del Senato italiano che ha ritenuto di poter raggiungere l’obiettivo delle liberalizzazioni impedendo alle banche di scegliere le condizioni di pricing del credito e ha così creato nuovi ostacoli allo sviluppo, proprio nel momento che dice di volerlo rilanciare.

    Sulla stessa linea si è posta la Bundesbank indicando nella Bce un possibile untore, mentre essa ha trovato un modo per evitare che l’euro si impesti. Gli organi dell’Unione non riescono invece a evitare la peste della disoccupazione, che combattono a colpi di dichiarazioni a favore dello sviluppo. Eppure almeno uno strumento lo hanno: finanziare un piano di infrastrutturazione europea emettendo eurobond. Non lo fanno perché sarebbe un passo concreto verso l’unione politica, che non si vuole.

    Se così è, si prenda nota che i patti europei che ci legano vanno rinegoziati alla luce dell’abbandono dell’obiettivo dell’unificazione politica e il mantenimento, se si vuole, del mercato unico europeo con moneta comune, che è ben altra cosa e non richiede il trasferimento di sovranità, ma solo, come si dice, patti chiari e amicizia lunga. Meglio farsi illuminare dal faro politico inglese, che fotografa la situazione dei reali fondamenti dei patti europei, o accenderne uno nuovo.

  30. Marco Tizzi

    @LucaS
    Non è vero che siamo così distanti, anzi.
    Il problema è che tu a volte, senza offesa, confondi i tuoi sogni con la dura realtà: tu credi in un mondo senza stati e con moneta libera. E piacerebbe molto anche a me, credimi, anche se probabilmente per fini diversi. Ma la dura e maledetta realtà dei fatti è che viviamo in un mondo con Stati coercitivi sotto la minaccia delle armi (le eccezioni sono poche) e con monete che non sono altro che numeri in un computer.
    E sistemi economici fondati sul debito.

    In questa situazione ti rispondo. Però sottolineo: non è quello che piacerebbe a me o a te, ti dipingo la situazione com’è nella realtà e come si sta evolvendo.

    Conosci Handelsblatt? E’ il giornale tedesco più liberista, più pro-business, più libertario che ci sia in Germania. Non credo nemmeno esista qualcosa di simile in Italia. Nel settembre 2011, Handelsblatt scriveva (riporto da press europ):
    “La verità”, titola Handelsblatt, che smentisce la presunta parsimonia dello stato tedesco pubblicando cifre strabilianti. Il debito ufficiale della Germania per il 2011 è di 2.000 miliardi, ma secondo Handelsblatt le cifre reali sono molto diverse. Nel calcolo non è infatti inclusa la maggior parte delle spese previste per le pensioni, la sanità e l’aiuto alle persone non autosufficienti. Considerando tutto, il debito tedesco raggiungerebbe i 7.000 miliardi di euro. La Germania sarebbe dunque indebitata per il 185 per cento del suo prodotto interno lordo, e non per l’85 per cento come dichiarato ufficialmente. Per fare un confronto, il debito greco dovrebbe raggiungere nel 2012 il 186 per cento del pil, mentre quello italiano arriverà al 120 per cento. La soglia critica oltre la quale il debito ostacola la crescita è il 90 per cento del pil. Dal 2005, ovvero da quando è alla guida della Germania, Angela Merkel “ha creato più debito di tutti i cancellieri degli ultimi quarant’anni messi insieme”, sottolinea il capo economista del quotidiano. “Questi 7.000 miliardi di euro rappresentano un assegno a vuoto firmato dai tedeschi, che verrà pagato dai nostri figli e nipoti”.

    La crescita tedesca è spaventosamente spinta da debiti ad interessi zero o negativi.
    Sono più bravi di noi? Sì, lo sono. Ci ho vissuto, ho lavorato per loro tanti anni, li frequento costantemente, li conosco benissimo. Sono più bravi di noi perché sanno vendere qualsiasi cosa a prezzi altissimi e perché sono capaci di investire TANTISSIMO in innovazione. I motivi di queste differenze sono tanti, se vuoi ne parliamo, ma non cambia il discorso: i tedeschi sono più bravi a fare industria e servizi di noi. E del resto d’Europa.

    Ma non è vero che l’intermediazione statale in Germania è bassa. E’ anzi vero il contrario. E mi sorprendi molto perché tu sei un liberista “duro e puro” e dovrebbero rizzartisi i capelli in testa a pensare al modello tedesco come modello di riferimento: stiamo parlando della Germania del super-welfare, non è cambiata, non è una Germania diversa, è sempre quella con la pressione fiscale altissima, sempre quella che si piazza 26° nella classifica dell’heritage foundation!!! Noi siamo peggio? Sì, certo. Ma non puoi adesso portarmi la Germania come esempio di liberismo, santissima madonna!!!! Non è la Svizzera, non è nemmeno la Danimarca, è la GERMANIA!!

    La Germania VIVE di export perché il suo mercato interno è MORTO per troppe tasse. Ti ricorda qualcuno?
    E la Germania VIVE di debito, sia pubblico che privato, come tutti gli Stati con un’economia forte. Perché i sistemi basati sul debito si rafforzano con l’aumento del debito: questi sono numeri, non sono opinioni.

    Sulla ricchezza delle famiglie italiane ti rimando a questa bella grafica de Linkiesta:
    linkiesta.it/ricchezza-italiani

    E ti dico chiaramente: ai tedeschio questa cosa che le famiglie italiane siano ricche non va giù. Loro pensano che qualunque intervento di politica monetaria espansiva sia a loro spese e nostro vantaggio. Questa è un’idiozia. Perché mai all’interno dello stesso sistema monetario una parte dovrebbe avere solo costi mentre l’altra solo vantaggi? La Germania si prende l’inflazione e noi ci prendiamo la crescita? Capisci che non è possibile?

    Allora, al di là dei sogni, bisognerebbe un secondo fermarsi e chiedersi: in che sistema monetario siamo?
    La risposta è: in un sistema basato sul debito, con una moneta fiat, a riserva frazionaria.
    E come funziona questo sistema?
    Il sistema espande i depositi tramite il moltiplicatore monetario. Ma dato che l’intermediazione finanziaria vuole interessi per l’espansione, il sistema è in costante necessità di espansione perché i soldi per gli interessi non li crea nessuno. Altrimenti si va al collasso e si defaulta.
    Il moltiplicatore monetario si fonda sul debito. Quindi è necessario che i debiti continuino ad aumentare.
    Tre soggetti possono fare debito: gli Stati, i Privati o l’Estero. Noi ci troviamo nella situazione in cui lo Stato ha deciso di non farne più e i Privati vorrebbero farne, ma il sistema bancario non gliene da la possibilità. Ci salva l’estero.

    In Germania lo Stato fa montagne di debiti, i privati pure e l’Estero anche. Ci mancherebbe che le cose non andassero bene.

    Ora, come si gestisce questa disparità all’interno della stessa moneta? Ci sarebbe la soluzione della doppia moneta, ma non mi pare sia sul tavolo.
    Quindi sarà rottura dell’Euro. Sta a vedere in che direzione. Usciamo noi? Escono loro? Si sfalda tutto?

    La più probabile mi pare al momento che la Germania esca e che il resto dell’Euro istituisca una Banca Centrale come TUTTE le altre, quindi che FISSI i tassi del debito pubblico e magari istituisca anche un debito sovranazionale. Possibile anche monetizzazione di alcuni debiti nazionali oppure default controllati.

    In questo scenario è molto probabile (ma assolutamente non sicuro) che l’export tedesco ne risenta e che il loro import cresca in termini quantitativi -anche se per loro sarebbe una spesa stabile, dato che godrebbero di moneta più forte- cosa che renderebbe più vantaggioso il commercio rispetto alla produzione. Seguirebbe deindustrializzazione per loro e migliore bilancia commerciale per noi.

    E da lì in poi si ricomincia. Sì, con le bolle, con le svalutazioni, con tutti i giochetti monetari che stanno facendo girare l’economia di TUTTO il mondo.
    Germania compresa.

  31. Marco Tizzi

    @LucaS
    Aggiungo una cosa: la lettera della BCE è una sciocchezza. Non nei contenuti, che erano condivisibili, ma nel metodo.

    Il metodo è quello che si chiama “shock therapy”: serve una crisi profonda per far sì che i cittadini accettino cose che altrimenti non accetterebbero. Monti (prima di diventare premier) la spiega bene qui:
    youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=HORaWaxi6io

    Perché è una sciocchezza? Perché si dimentica di una cosa fondamentale: il potere costituito. La “lettera della BCE” non può essere applicata perché va CONTRO il potere Statale partitocratico che dovrebbe applicarla.
    Quindi i cittadini si prendono (dove te lo lascio immaginare…) la crisi che dovrebbe far largo alle riforma, mentre le riforme non si fanno perché tanto i partiti non le vogliono.
    Risultato: la “terapia” ci ucciderà.

    Il cambiamento può arrivare SOLO dal basso, Luca. Mettiamocelo in testa. Vuoi presentarti alle elezioni? Io ti voto, anche se non sono d’accordo con te su tutto. Ma apprezzo la schiettezza e la sincerità.
    Se invece pensiamo che siano le lettere della BCE a salvarci, piuttosto che il FMI, siamo degli illusi. Solo noi possiamo salvarci.

    Altrimenti tu, io ed ogni imprenditore o lavoratore dipendente di buona volontà avremo una ed una sola possibilità: usare il nostro passaporto, che è il più grande regalo che ci abbia fatto l’Europa unita.

  32. Carlo Ghiringhelli

    Uffa, signori, al di là delle interpretazioni della crisi e delle possibili uscite di sicurezza, io mi sto sempre più convincendo che la cosiddetta moneta comune, unica nella circolazione, non esprima una unità monetaria, seppur artificiosa, ma un PATTO monetario basato su cambi fissi tra le monete originarie, voluta da fondamentalisti laicamente ispirati (si pensi alla disciplina virtuosa di bilancio da imporre erga omnes), misconoscendo i gravi problemi strutturali dei singoli Paesi -per l’Italia il divario tra Nord e Sud-

  33. Alberto

    Analisi davvero interessante e documentata di Gabriele Tagi; in particolare le considerazioni inoppugnabili derivanti dalla tabella II.
    Quelli erano i datireali, il resto sono solo supposizioni e congetture.

  34. LucaS

    X Marco Trizzi (mi farebbe piacere sentire cosa ne pensi)
    Leggendo la tua risposta ho capito che non siamo proprio lontanissima ma nemmeno vicini-vicini come dicono quelli di Paperissima. Andiamo con ordine:
    1) Alcuni giorni fa su Zerohedge sono usciti articoli molto dettagliati sulla vera entità dei debiti pubblici di tutti i paesi europei usando un metodo di calcolo uniforme ed è uscita fuori che TUTTI hanno debiti molto superiori a quelli contabili, non solo la Germania! Poi come ti dicevo secondo me è una statistica poco indicativa in quanto andrebbe considerato il solo pil privato, ossia quello che davvero pagando le tasse e promuovendo la crescita può ripagare il debito!
    2) Io che la Germania fosse più brava a fare beni e servizi e saperli vendere non l’ho mai negato, anzi era implicito nel mio ragionamento! Allo stesso tempo non voglio neanche ergerla a modello ASSOLUTO…. ma a modello RELATIVO (ossia per gli altri paesi europei) ben volentieri! Per es. è vero che di stato in Germania non ce n’è pochissimo ma almeno quello che c’è funziona…. pensa a cosa sarebbe dell’Italia se il nostro stato funzionasse come il loro… Ripeto io voglio pochissimo stato e questo è l’obbiettivo di lungo, ma nel breve mi accontento di privatizzazioni di patrimonio e società pubbliche e far fuonzionare lo stato che c’è per es. con mobilità dei dipendenti, sistemi di controllo costi e qualità (es. forniture sanitarie accentrate come propone Giannino..)…. non mi sembra di chiedere la luna! E queste cose in Germania le hanno!
    3) Lo so bene che i cambiamenti possono esserci solo dal basso! Ed è per questo che esorto Giannino e persone competenti e coraggiose come lui… però diciamoci la verità: l’unico vero limite al socialismo-reale sono i mercati! Se infatti la BCE avesse fatto come la FED in Italia avremmo ancora Berlusconi e Tremonti che tassano e spendono e che obbediscano a tutti i desiderata dei sindacati pur di mantenere il posto e farsi i loro affari personali…. invece cosi chiunque vinca è costretto a scegliere se continuare a spremere la parte produttiva per mantenere quella che non lo è oppure fare le riforme vere…. e allora c’è “mercato” anche per le nostre idee che altrimenti prima non le avrebbe votate nessuno! Oggi la gente si sta rendendo conto dell’insostenibilità del nostro socialismo-reale e si stanno creando le condizioni per riformarlo… magari nel breve i costi e le perdite saranno notevoli ma nel medio-lungo è l’unica cosa che ci salverà e di questo dobbiamo ringraziare tutta la vita la Germania!!!!! Pensa alla Thatcher ad esempio! E’ salita al potere aiutata molto dal discredito del precedente governo e dal sistema elettorale e dopo aver iniziato un opera coraggiosissima di riforme stava per essere mandata a casa perchè nel breve queste cose costano! ma poi grazie alle Folkland è stata rieletta e continuando con le riforme la gente ha iniziato a vedere i risultati…. e stiamo parlando dell’Inghilterra! Questo per farti capire come pur partendo dal basso il cambiamento che vogliamo è cosi enorme e con conseguenze cosi ampie che ha necessariamente bisogno di appoggi esterni come della BCE!
    4) Comunque io sono assolutamente CONTRO Monti! Quindi spero che la BCE smetta di truccare il mercato dando l’ultimatum a Monti: o comincia a fare quello che doveva fare fin dall’inizio o se la vedrà da solo con i mercati! Secondo me capendo che perderebbe ogni credibilità internazionale (la sola cosa che importi a Monti) forse è la volta buona che comincia ad agire oppure a quel punto avremo finalmente (tipo habemus papam…) l’intervento del FMI che IMPORRA’ le riforme che avremmo dovuto fare noi da anni… quest’ultima è l’unica vera opzione per le nostre idee almeno nel breve perchè politici e corporazioni sono impotenti davanti al FMI! Oppure che si preparino a vedere i loro risparmi (case e btp) vaporizzati: a quel punto anche alle corporazioni converrebbe rinunciare ai loro assurdi privilegi! Tutto questo è/sarà possibile grazie alla Germania!!! E solo per questo dovremmo farli un monumento!!!
    5) Io invece approvo TOTALMENTE il punto di vista della Germania per un motivo molto semplice: quando si è entrati nell’euro si sono stabilite delle regole e dei principi.. e già li ci sono venuti molto incontro dal momento che avevamo un debito del 100% e non del 60%…. L’accordo era che loro accettavano l’euro che per noi italiani portava ENORMI vantaggi (per es. meno spese per interessi ma non solo per esempio mantenimento del valore reale dei risparmi ecc..) ma che la politica monetaria fosse di un certo tipo quindi niente inflazione oltre certi livelli e niente follie tipo helicopter Bernanke! Nel frattempo loro si sono fatti il mazzo quadro riformando, risparmiando, investendo, efficientando… e noi non abbiamo fatto un tubo e oggi pretendiamo di cambiare i patto solo perchè ci fa comodo e per evitare di fare le riforme indispensabili!!! Pretendiamo di emettere debiti in comune perchè da soli non ne siamo capaci, pretendiamo che loro trasferiscano le loro entrate per sostenere le nostre folli spese, chiediamo l’unione politica ma ci rifiutiamo di cambiare il nostro socialismo-reale quindi vogliamo fare i padroni a casa nostra coi soldi degli altri… No caro Marco! i tedeschi non hanno ragione! hanno straragione! Abbiamo fatto dei patti e non li abbiamo MAI minimamente rispettati e ora i tedeschi giustamente ci dicono ARRANGIATEVI! Vorrei infine farti notare che questo non solo è nell’interesse dei tedeschi e questo è ovvio ma è anche nel NOSTRO Interesse perchè è l’unico modo per abbattere il nostro socialismo-reale!!!!

  35. Alberto

    A me sembra un articolo molto confuso; prima parla di riserve pari a 5669 MLD, che passano a circa 98 MLD e più sotto correttamente a riserve di 2500 tons equivalenti a circa 102 MLD.@Marco Tizzi

  36. Ste

    Non sono d’accordo, gli americani stanno artificialmente tenendo il dollaro basso e i numeri al momento gli danno ragione(vedi crescita PiL). Poi perché americani, giapponesi e svizzeri hanno tassi di sconto praticamente a zero mentre noi lo teniamo all’uno? Senza crescita non c’è futuro!

  37. PEPPINO FA IL MATEMATICO ma le persone non sono numeri o vasi comunicanti. Condivido una parte del suo ragionamento ma alcuni presupposti sono alquanto discutibili. Quelle equazioni non rendono la dinamica dell’economia, è come voler commentare una partita di calcio guardando un fermo immagine.
    Che consumare di più o fare deficit possa far crescere l’economia non è un assioma. Resta il problema di fondo segnalato da Peppino: il debito c’è e in un modo o nell’altro (default, svalutazione-monetizzazione, restituzione) qualcuno paga e ci perde. Considerando che il contribuente è anche consumatore e risparmiatore direi che in un modo o nell’altro siamo fregati. Buona ragione per non continuare sulla strada del debito pubblico.

  38. Claudio Di Croce

    Lo sport di tanti frequentatori di questo blog è di criticare la Germania : è troppo rigorosa , pretende che i debitori paghino i loro debiti , non vuole pagare i debiti dei paesi spreconi , esporta in tutto il mondo grazie al ” suo ” euro sottovalutato, è piena di debiti ma trucca le statistiche e tante altre amenità del genere. La verità che non si vuole riconoscere che la Germania da più di un secolo è il paese industrialmente e non solo più forte dell’Europa e suscita paura e invidia . Ho già ricordato ma lo ripeto che i paesi vincitori della guerra contro la Germania non se la passano tanto bene . l’URSS è sparita, la GB ha perso il suo impero e conta solo perchè è strettamente legata agli USA , che da parte loro qualche problemino lo hanno anche se mantengono una schiacciante supremazia militare , che non gli ha impedito di perdere in Vietnam,, speriamo non in Afghanistan , di non vincere in Corea e Iraq. . La sua supremazia economica è in grave declino : produceva oltre il 50% del PIL mondiale negli anni cinquanta e adesso è a meno della metà. Non parlo della Francia che aveva perso la guerra in meno di due mesi ed era stata riammessa al tavolo dei vincitori , ma che ha perso le sue colonie e non conta più nulla.
    In questo contesto l’unico paese europeo che conta economicamente in tutto il mondo è la Germania che è uscita distrutta dalla guerra , ha perso più di un terzo del suo territorio , ha assorbito un paese economicamente disastrato come la DDR senza chiedere un ghello ad altri . E noi la critichiamo ?

  39. Marco Tizzi

    @LucaS
    1) Il problema Luca è che il PIL solo privato è un macello da calcolare in Paesi come Italia e Germania dove lo Stato è praticamente ovunque. Per quanto riguarda il debito sarebbe molto più intelligente utilizzare come parametro il debito “esterno”, cioé il debito pubblico+privato detenuto all’estero, che è il vero parametro di solvibilità del Paese: ricordati che la crisi subprime nasce da un problema di solvibilità di debito privato cartolarizzato in strumenti finanziari venduti in giro per il mondo.
    Poi volendo fare i precisini anche il PIL, in toto, è un parametro molto grezzo: prendi il paradosso degli incidenti automobilistici (se si togliessero i limiti di velocità e si limitasse la sicurezza delle automobili aumenterebbe il PIL. Vedi discorso Bob Kennedy).
    2) Ti riporto una discussione che ho avuto con una mia amica tedesca che per tanti anni ha vissuto a Milano. Lei “voi lavorate tanto e bene e vi occupate di politica come noi non facciamo mai. Noi non parliamo mai di politica nei bar, voi sì. Però se da noi un politico fa una cazzata lo cacciamo subito a calci. Perché? Perché non ci sono persone oneste che fanno i politici in Italia?”. Io le ho risposto “voi le ultime bombe le avete avute più di 60 anni fa, noi meno di 20. Qui ti ammazzano se provi a fare politica”. Pensaci, Luca: se finisci nel tritacarne giudiziario/fiscale ti va già bene… In Italia la democrazia non c’è mai stata. Ci sono troppi poteri “occulti” e sono tutti collegati tra di loro: politica a tutti i livelli, aziende “pubbliche”, mafie di ogni tipo genere e forma, il vaticano… non siamo un Paese qualsiasi. Per questo fino a qualche mese fa ti avrei detto che il mio sistema di riferimento era la Danimarca, con un forte Stato sociale di fianco ad una altissima libertà di impresa, mentre oggi ti dico che l’unico modello possibile può essere la Svizzera, con il massimo livello possibile di democrazia diretta e il minimo possibile di politica.
    La Germania ha dalla sua un sentimento nazionale e nazionalistico che noi non avremo mai. E non so se è un male, perché storicamente diventa molto pericoloso… Per farti capire: i dementi dello Spiegel (lo leggo tutti i giorni per farmi venire l’orticaria) hanno scritto “l’Italia accoglie TUTTI gli immigrati e poi li fa andare engli altri paesi dell’eurozona”. Ti pare?
    3) Luca, stai ancora confondendo quello che sogni tu con quello che avviene in realtà 🙂 In Italia la spesa pubblica non scenderà mai, perché chi ci prova è morto: se lo fanno fuori con i giornali ed Equitalia deve ringraziare il Signore. Siamo un Paese che ha bisogno della sua moneta e di distribuire soldi come caramelle: per me la cosa si può fare adottando la doppia moneta, ma non ce lo lasceranno fare, quindi sarà fine dell’Euro.
    4) Arrivo a dire anche una cosa molto pesante, che ti suonerà come complottismo: Monti è in qualche modo minacciato, gli puntano una pistola alla tempia. Altrimenti non si spiega il comportamento delle ultime settimane… Questo nonostante io sia contrarissimo al suo governo dal primo minuto, forse perché sono milanese :). Comunque sia, anche il FMI non può fare nulla perché non può sciogliere le camere e arrestare tutti e a noi questo serve. Nel frattempo se non si sblocca il credito da qualche parte (pubblico/privato) e se le tasse restano così alte finiamo tutti col culo per terra. Personalmente mi sto muovendo per trasferire la residenza in Svizzera, ma non per tutti è possibile.
    Tra l’altro gli USA hanno giustamente bloccato tutti gli aiuti all’Eurozona tramite il FMI, perché dal loro punto di vista non hanno senso: non si può chiedere a loro di stampare la moneta che noi ci rifiutiamo di stampare, non credi? Per me Obama è fin troppo gentile con l’Europa…
    Comunque c’è un modo per far applicare la “lettera della BCE” ed è un modo molto più furbo di quello che stanno malamente applicando i tedeschi. Basta mettere un controllo condizionato sui tassi: la BCE potrebbe dire “i tassi sul debito pubblico sono fissi al 1% per tutti quei Paesi che hanno un bilancio primario in pareggio e fanno le seguenti riforme. Gli altri si arrangiano sul mercato senza il nostro intervento (leggi: defaultano)”. A quel punto i politici sarebbero in un angolo, costretti a tagliare la spesa perché è l’unico modo di avere un bilancio sicuro. Insomma: invece che bastone-carota, carota-bastone.
    5) A parte che i tedeschi sono stati i primi a violare i patti, anzi diciamo che non li hanno mai rispettati, il problema è che i tedeschi chiedono agli altri ciò che loro non fanno. Anche il più Keynesiano dei Keynesiani ti dice che bisogna fare austerità quando si è in espansione ed espansione quando si è in recessione, allora perché la Germania non fa austerità?
    Questo è il problema dei tedeschi: predicare bene e razzolare male.
    Che poi dire “tedeschi” è sbagliatissimo: ti ricordo che l’attuale coalizione di governo nei sondaggi ha al momento meno di un terzo del parlamento. E che l’opposizione si sta mangiando la Merkel, nonostante lei abbia dalla sua parte giornali importanti e banche.
    Ti ripreto, Luca: se conosci il mondo tedesco sai benissimo che la loro rigidità dei conti è innanzitutto una moda recentissima e comunque non è nell’indole della nazione, che è più socialista di noi. I tedeschi sono da imitare in tantissime cose, direi in tutto. Anzi, personalmente sarei d’accordo anche a diventare parte integrante della Germania, se ci volessero. Ma non vengano a farmi le prediche sui conti pubblici e sullo stato grasso perché non accetto il bue che da del cornuto all’asino: il giorno che la Merkel avrà il coraggio di dire “noi non vogliamo avere a che fare col governo italiano perché loro RUBANO”, allora tornerà a starmi simpatica. Fino a quel momento è solo una pessima politica ultrapopulista che cerca miseramente di raccattare voti additando il resto del mondo come untore.
    Per farti capire: la SPD ha già detto che il fiscal compact non lo firma, quindi è probabile che il pareggio di bilancio in Germania non sarà mai legge.

  40. Mici

    mi ci è voluto un pò di tempo per leggere tutti i commenti.
    azzeccati quelli di Silvio e Claudio di Croce.
    I peggori, come sempre, quelli di Marco Tizzi, entrato da qualche tempo come una fastidiosa zanzara in questo blog. non si contestano tanto i contenuti, quanto oltre la sicumera e la presunzione tipca di chi sa poco, l’insolenza nei confronti dell’ Autore.
    Siccome a Tizzi non risultava (bontà sua) che Rubini avesse affermato di essere favorevole alla svaluatzione, l’autore dell’articolo si sarebbe inventato tutto!
    Secondo Tizzi nella redazione del blog ci sarebbero dei tonti che farebbero passare articoli su notizie inventate!
    Bastava una semplice ricerca sul web e Tizzi si sarebbe risparmiata la solita magra figura.

  41. Alberto

    Oggi tutti diciamo che la Germania ha ben fatto i suoi cazzi nel periodo euro e noi invece no, è giusto, anche se rifaccio notare che in questo periodo, tranne i due anni di Prodi, hanno governato coalizioni guidate da Burlesconi e tanti di coloro che vedo accusare queste indubbie mancanze del nostro paese, oggi, qui, hanno in passato difeso le politiche della detta coalizione, a partire dal sig Giannino, ex amico di Tremonti, almeno nei suoi scritti. Ora se è vero che i compiti non li abbiamo ben fatti, se è vero che la spesa pubblica non l’ abbiamo tagliata, parlo sempre di spesa improduttiva, perchè la sociale l’ abbiamo tagliata eccome, è vero che i cazzi nostri non ce li siamo mai ben fatti e questo sempre con Burlesconi al governo ed in più ci siamo anche deindustrializzati.
    Ho premesso tutto ciò, perchè voglio ricordare che ci fu un momento, nel 1953, precisamente il 27 febbraio del 1953 a Londra, in cui fu la Germania che dopo quel niente popò di meno chè di casino che aveva fatto qualche anno prima, non riusciva a risollevarsi ed allora chiese ed ottenne abbondanti aiuti; ma questo non se lo ricordano mai.

  42. Alberto

    E aggiungo che le vere riforme, non quelle finte di Maroni, sulle pensioni, le hanno fatte sempre altri governi. Indagherò su quanto dici sull’ oro, se invece hai dati precisi, ti prego di farmeli avere, ma ti posso invece dire con certezza che ci hanno fregato molte opere d’ arte, che man mano ritornano pulite, in vendita, in varie aste internazionali. @Marco Tizzi

  43. Marco Tizzi

    @Marco Tizzi
    120 tonnellate:
    consulenza-finanziaria.it/studio-storico-della-banca-d-italia-sulle-riserve-auree-dell-italia-e-sui-movimenti-durante-e-dopo-la-guerra/

    Che, per carità, probabilmente andavano risarcite al popolo ebraico. E comunque non cambiano la “forma” dei nostri conti pubblici.
    Ma che se li siano portati via senza doverne rispondere non è carino…

  44. Deck

    Mi chiamo Antonio Prospero, ho 26 anni, è la prima volta che intervengo sul blog di Giannino. Lavoro come Sales Manager in una ditta metalmeccanica attiva nella produzione di sistemi di fissaggio. E’ più di un anno ormai che mi confronto quotidianamente con la competitività cinese, in breve…è un dramma. Credo che il dott. Gerardo Coco non abbia la più pallida di cosa significhi esportare, credo che non sappia cosa voglia dire proporre i propri prodotti e sentirsi rispondere che i produttori cinesi offrono lo stesso prodotto all’80% in meno (no, non 8! Proprio 80), credo che questa tiritera sull’incremento di prezzo delle materie prime con un euro debole debba finire (la benzina non è certo cresciuta a cause della fluttuazione dei cambi ma a causa della mostruosa imposizione fiscale), credo sia falso come una banconota da 3 euro gettare fumo negli occhi alle persone parlando di un’eventuale “sottovalutazione artificiale dell’euro”: non nego che negli anni ’90 la continua svalutazione della lira abbia coperto ruberie, inefficienze e mangerie ma il falso,il trucco,la balla che stiamo viveno negli ultimi anni risiede nel tasso di cambio EUR/DOLL! Una differenza del 32,2% tra le due valute è ridicola, patetica e orribile. E’ l’Euro sopravvalutato! Da anni ormai! Siamo un paese manufatturiero, esportatore!
    Leggo nell’articolo che un’eventuale svalutazione (che io non auspico, o forse si, non mi interessa il nome ma l’Euro DEVE perdere almeno un 15-16% di valore rispetto al dollaro) innescherebbe eventuali “ritorsioni” da parte degli altri stati. Risulta qualche ritorsione posta in essere da qualche nazione nei confronti della Cina che ha artificialmente ancorato lo Yuan al Dollaro? Ma di cosa stiamo parlando? Mi sembra che la posizione di Coco, innamorato dell’EURO FORTE, sia vicina a quelli di coloro che vogliono distruggere il settore manufatturiero italiano. Follia pura.
    Antonio

  45. Carlo Ghiringhelli

    @Marco Tizzi
    Se il sedicente pensiero critico, di Lei e del Suo interlocutore Luca, presenta la stessa curvatura ‘metafisica’ della visione di chi ha progettato l’euro, allora non c’è scampo.
    Mi spiego: il vizio ‘metafisico’ è proprio del fondamentalismo che ammette soltanto una interpretazione economicistica della così detta realtà, ignorando la complessità dell’antropologia – oltre alla psicologia ovviamente-, essendo quella dei tedeschi, per evidenti ragioni, diversa da quella degli italiani. Si opera una ‘reductio ad unum’ al fine di imporre a tutti un modello semplificato e destoricizzato, finendo, senza saperlo, per servire lo stesso Moloch-euro. Ora l’interrogativo che si fa sempre più pressante è: perchè servire il Moloch, tanto più che non è neppure una moneta in quanto si è andati oltre la moneta cartacea (G.Alvi)
    Nel frattempo altri Moloch potrebbero apparire: il Sud America si sta preparando, la Cina e il Giappone lo stanno cercando, e poi c’è il dollaro americano…
    Allorquando Hegel scoprì che la parola era tutto se ne ritrasse spaventato: ecco che non mi sorprende che si giochi con le parole -è tragico giocare con gli uomini!- ma con l’avvertenza che le parole cambiano di significato. Ad esempio non mi sembra opportuno parlare di socialismo reale per il nostro paese, a meno di non voler fare una iperbole, bensì sarebbe appropriato parlare di democrazia reale nel senso che la democrazia formale è stata superata e quella sostanziale è antidemocratica in quanto ostacola la libertà di impresa, di informazione , di ricerca, etc.
    Caro Marco, molto da un pensiero critico io m’aspetto.

  46. Marco Tizzi

    @Carlo Ghiringhelli
    La prego di non offendersi, ma non posso esimermi dal farle una battuta: sembra un discorso di Vendola! Con un po’ di supercazzola, per di più 🙂

    Faccia conto che io sono fondamentalmente un anarchico e per me l’unica forma di governo possibile è la libertà dell’individuo, che finisce dove inizia la libertà di un altro individuo.
    Anarchia significa “senza capo, senza governante”. Meglio “senza padroni”, ricordiamocelo.
    Ma questo è un sogno e lo tengo per me.
    Lo dico solo per rimarcare che tra me e Luca c’è un abisso con molti punti di contatto, per quanto posa sembrare assurdo.

    L’Euro era una buona idea se si fosse accompagnata ad una serie di “passi oltre” atti a ridurre le differenze antropologiche per mischiarsi sotto uno stesso tetto. L’obiettivo doveva essere una gigantesca Svizzera: multilingue, multiculturale. Per farlo bisognava togliere quante più regole e livello di potere possibile.
    Così non è stato, anzi si è fatto l’esatto contrario: si sono aggiunti livelli di potere a livelli di potere, regole e leggi e regolatori che controllano i controllori delle leggi.
    Non funziona.
    Vediamo di cancellarlo prima che venga messa in discussione anche l’Unione Europea. Già si parla di sospendere Schengen, da lì alle dogane coi dazi il passo è breve.
    E sarebbe un’enorme sconfitta per tutti.

    Penso che Luca intenda come “socialismo reale” il fatto che l’intermediazione dello Stato nell’economia ha raggiunto un livello inaudito. Ma risponderà lui.

    Di fatto c’è che la democrazia qui non si è mai vista: trattasi di oligarchia partitocratica falsamente rappresentativa, dove si vota più “contro” che “a favore”.
    Dimostrazione è che i referendum siano solo abrogativi, che non possano riguardare la fiscalità, che le leggi di iniziativa popolare debbano essere – se ne hanno voglia, e non ce l’hanno mai – votate dal parlamento.
    E quando poi si riesce a vincere un referendum, il risultato viene disatteso. Sempre.
    No, mi spiace, questa non è democrazia.
    E’ solo un misto di due orribili incubi Orwelliani: “la fattoria degli animali” e “1984”.
    E Luca un po’ di ragione ce l’ha: assomiglia molto all’Unione Sovietica. In quali altri Paesi un funzionario pubblico guadagna più dell’amministratore delegato di Microsoft?

    Questo al di là delle diverse “visioni” che si possano avere della politica monetaria e del concetto di moneta in sé: anche in quello l’Euro è solo un pasticcio e i pasticci fanno solo confusione.

  47. Carlo Ghiringhelli

    @Marco Tizzi
    Ci si può sentire anarchici in tanto in quanto tutti gli altri rispettano l’ordine costituito-fondato sull’autorità. E’ loico! Orbene io ho tentato di argomentare in modo metaideologico, mentre Ella ha reagito in forza di una ideologia, quella anarchica. Si ricordi che l’ideologia è, secondo Marx, la falsa coscienza della vita sociale e della realtà. Mi scusi se cito Marx pur sapendo che Ella gli ha preferito Bakunin
    Per quest’ultimo il primato spetta alla volontà in quanto l’uomo rappresenta solo se stesso e non delega a nessuno la propria responsabilità. Bene, e il potere è attribuito alle libere associazioni di sezioni locali dell’organizzazione societaria.
    Da ultimo, pur impegnandomi a rispettare ciò che Ella non vuole e non può dire con la Sua risposta scritta (e non mi interessano le intenzioni con cui l’ha scritta) ritengo che la Sua frase riguardo al pericolo che correrebbe l’UE mal si concili con la credenza bakuniana nell’abolizione dello Stato al fine di far scomparire il capitale.

  48. Marco Tizzi

    @Carlo Ghiringhelli
    Le ripeto: la mia anarchia è un sogno, so guardare la realtà nelle sue manifestazioni -sono un anarchico che paga le tasse- e non mi illudo che possa anche solo strizzare l’occhio ai miei sogni.
    Quindi non voglio nemmeno arrivare a pensare che in UE qualcuno conosca (e ammiri) Bakunin.
    Penso che in questa orda di nazionalismi autocratici indotta dalla difficoltà del giorno-per-giorno sia meglio rinunciare all’Euro per continuare con un’unione più politica dell’Europa.
    Per l’unione monetaria c’è tempo.

  49. Marco Tizzi

    @Carlo Ghiringhelli
    Ho capito adesso cosa intenda: il dissolvimento “esplosivo” dell’UE potrebbe in effetti portare alla realizzazione del sogno anarchico?
    Non succederà, stia sereno: hanno le armi dalla loro (il famoso “bastone del popolo”).

  50. marcomaria

    Sig. Coco la svalutazione puo’ essere un palliativo temporaneo ma forse e’ meglio fare una anamnesi del malato Italia- L’euro, teoricamente ,doveva fin dall’inizio essere rapportato 1 a 1 con il dollaro americano invece, causa speculazione voluta artificiosamente (hanno tentato recentemente anche con il franco svizzero,moneta stabile negli anni) dai soliti noti, la moneta europea ha avuto nel tempo oscillazioni ingiustificate e pesanti; ma il fatto (documentato) piu’ preoccupante e’ che l’unico Paese che ha avuto la moneta matematicamente molto vicina all’unita’ e non ai centesimi ,ovvero 1 euro = 2000 lire,quindi rapporto 1 a 2 che si’ semplificato ma usato per ingannare il popolo(volere politico documentato). Esempio reale, una abitazione valutata 400 milioni di lire, dopo circa 1 o 2 anni di “assestamento” e’ stata ed e’ valutata 400000 euro!!!! Ovviamente tutto questo giro contabile incrementa tasse e quant’altro, e i controlli chi li ha fatti? Nessuno perche’ conveniva a molti.I quotidiani da 550 lire a 1 euro ,quasi quattro volte di piu’ ,alla faccia dell’inflazione reale!!! ecc.ecc.Si potrebbe dire che gli stipendi sono aumentati ma i prezzi molto di piu’,conti alla mano.E’ tutto voluto da tempo ed e’ compito dei Media segnalare queste incongruenze . Esempi a volonta’ , non stupitevi se la gente stufa vota M5S di Grillo.Buona Domenica.

  51. Claudio Di Croce

    @Alberto
    A proposito di non ricordare, l’Euro è stato deciso per l’Italia quando al governo imperava la gloriosa coalizione di centro sinistra guidata da Mortadella ,poi silurato dal bombardiere serbo D’Alema a sua volta sostituito da Amato ( quello che prende trentamila euro al mese di pensione ) . L’ accettazione dell’Italia nell’euro con il relativo cambio contro la lira – osteggiata giustamente fino all’ultimo dalla Germania – è stata venduta agli italiani come un esempio della buona politica e del prestigio che aveva Italia grazie alla sinistra e come mezzo per mettere al sicuro l’economia italiana e le finanze pubbliche . Abbiamo visto come è andata e sta andando. Volevo infine ricordare agli smemorati accecati dall’odio che SB aveva criticato l’euro quando nel 2002 è entrato in vigore causando un impoverimento generale europeo e italiano in particolare ( un euro = mille lire ) e quando si era scatenato l’attacco ai paesi deboli mediterranei dicendo le cose che adesso dicono tutti e cioè una unione monetaria che non ha un governo economico comune e una banca centrale libera di stampare monet quando lo ritiene necessario è una moneta “strana ” e che i problemi non si potevano risolvere a livello di singolo paese ma solo con una politica europea globale. L’urlo dei sinistri è sempre stato che SB non capiva nulla , che la colpa dei problemi italiani era solo sua e che l’euro andava benissimo l’Europa ancora meglio , era lui che non andava . Infine volevo ricordare che dal 1996 al 2001 ,cioè quando si è deciso l’euro anche per l’Italia , ha governato la sinistra come dal 2006 al 2008 . E che la crisi mondiale è scoppiata nel 2008. O no ? Mi aspetto adesso una foto di Ruby con dedica .

  52. Alberto

    Claudio, mi pare che siamo arrivati insieme ai peggiori, se non addirittura siamo i peggiori in assoluto, come si vede, all’ appuntamento con i comuni problemi che ci troviamo di fronte. Il cosidetto Premier-cavaliere, intanto creo le condizioni di un salto effettivo dei prezzi di decine di punti percentuali, per mancati controlli sui prezzi, subito dopo l’ introduzione dell’ euro ed i vari programmi di FI e di PDL, che ci avevano fatto sognare, regolarmente sono stati completamente bucati ed il sig Berlusconi, non ha mai detto né pensato nel 2002 né dopo, quel che gli attribuisci, non ne ha ne aveva la minima capacità professionale, tanto per fare dei riferimenti, come Paolo Baffi, che previde i problemi già negli anni ’70, a proposito del piano Werner, se non ricordo male, ma ha fatto solo confusi farfugliamenti ideologici, e fumose accuse sul valore del rapporto euro/lira al seguito del senatur. Dopo i danni che ha fatto, cosa evidenziabile con i risultati di bilancio di questi anni, e soprattutto con quelli enormi di questi ultimi due anni a partire dalla finanziaria di maggio 2010, soprattutto incluse le folli e stupide dichiarazioni sull’ attacco speculativo all’ euro invece che ai titoli di stato nazionali che lo hanno messo fuori gioco, debbo dire avendo completamente rinunciato a svolgere il suo ruolo di PdC, abbandonando le sue prerogative di capo a Tremonti che ha fatto la sua tragica politica economica, come tutti sappiamo, per dedicarsi appunto ad altro, compreso ciò che citi in fondo. Do atto invece a Tremonti, che fin dal 2009, sentiva sotto il suo personale culo, le fiamme della crisi del nostro debito, in prima persona, di aver capito che era necessario fare gli eurobond e si è speso molto per questo; Berlusconi invece si è fatto bellamente i cazzi suoi, questo è ciò che è accaduto e ne stiamo pagando le conseguenze ora. @Claudio Di Croce

  53. Claudio Di Croce

    @Marco Tizzi
    Già , perchè ? Me lo spiega lei ?
    Io inizio a credere che l’euro finirà proprio perchè l’unico mezzo per farlo sopravvivere è la ricetta tedesca che i paesi corrotti e spreconi non vogliono accettare . Questi accetterebbero la ricetta tedesca solo quando i loro debiti fossero pagati dai tedeschi e non da loro . Ma lei accetterebbe di pagare i debiti di amici o parenti spreconi e ladri , che hanno vissuto al disopra delle loro possibilità per decenni facendosi montagne di debiti , mentre lei ha lavorato duramente ?
    Prepariamoci a una fine greca con il nostro debito pubblico annullato del 30% , alla faccia dei cretini che hanno prestato soldi all’amata Patria : d’altronde siamo ” schiavi di Roma e siam pronti alla morte ….”
    A questo proposito mi pare che i nostri integerrimi professori non abbiamo investito molto del loro cospicuo patrimonio in titoli di di Stato , anzi quasi nulla . Integerrimi si, ma cretini no.

  54. Alberto

    Ma perchè continuare a credere alle balle della Germania stakanovista e che fa bene i suoi compiti, quando è sempre la prima a non rispettare le regole che loro stessi fanno alle spalle dei coglioni che accettano! Si sono fatti bene i cazzi loro, davvero alla grande, come già spiegato in vari step che evidentemente non leggi caro Claudio. Ma siamo seri, molte sono balle per i gonzi, favole belle ma favole!
    Da Carry on di Stephen Stills:

    “The fortunes of fables are able to sing the song.
    Now witness the quickness with which we get along.
    To sing the blues you’ve got to live the tunes and carry on.”

    Da Vladimiro Giacchè: “TITANIC EUROPA” ma sarebbe stato meglio “TIRANNIC EUROPA”

    1. I Greci lavorano troppo poco. Falso: prima della crisi i Greci lavoravano in media 44,3 ore alla settimana. La media dell’Unione Europea è di 41,7 ore, quella tedesca è di 41 ore (rilevazioni Eurostat). Secondo la banca francese Natixis il totale delle ore lavorate per addetto sono 2.119 in Grecia, 1.390 in Germania.

    2. I Greci sono sempre in vacanza. Falso: i lavoratori greci godono di 23 giorni di vacanza all’anno. Il record europeo è dei Tedeschi: 30 giorni.

    3. I Greci hanno stipendi troppo elevati. Falso: Il livello salariale medio in Grecia è pari al 73% della zona euro (e un quarto dei lavoratori greci guadagna meno di 750 euro al mese). Gli impiegati pubblici guadagnerebbero di più dei loro omologhi europei: ma già prima della crisi gli insegnanti, ad esempio, dopo 15 anni di servizio guadagnavano in media il 40% in meno che in Germania (Fonte: Rosa Luxemburg Stiftung).

    4. I Greci hanno delle pensioni d’oro, e sono tutti baby-pensionati. Falso due volte: I lavoratori maschi vanno in pensione in media all’età di 61,9 anni. In Germania a 61,5 anni. Le presunte “pensioni d’oro”, poi, sono queste: una media di 617 euro al mese, pari al 55% della media della zona euro.

    5. In Grecia c’è un’eccessiva presenza dello Stato nell’economia. Falso: Prima della crisi, tra il 2000 e il 2006, il rapporto tra spesa pubblica e Pil era sceso dal 47% al 43% e si era sempre mantenuto al di sotto del livello tedesco. Per non parlare della Svezia, il cui rapporto tra spesa pubblica e Pil negli ultimi 10 anni si è sempre mantenuto tra il 51% e il 55%.

    6. I Greci hanno truccato i conti. Vero. Il deficit è sempre stato superiore al limite del 3% previsto dal Trattato di Maastricht dal 1997 in poi. I trucchi contabili sono stati evidenti sin dal 2004. Come mai nessuno ha fatto niente? Perché era funzionale agli interessi di Germania e Francia (in quanto esportatori e in quanto creditori) che la Grecia fosse nella zona euro.

    7. La Grecia non è competitiva. Vero. La Grecia ha da molti anni un forte deficit della bilancia commerciale, che nel 2009 ha raggiunto il 14% del prodotto interno lordo. Questo è il vero problema della Grecia. Peccato che all’origine del problema ci sia (anche) l’euro, che ha ridotto i rischi legati al tasso di cambio tra i Paesi europei e impedito le svalutazioni competitive, favorendo così le importazioni di prodotti manifatturieri dalla Germania e accentuando la specializzazione produttiva greca in servizi non destinati all’esportazione.

    8. Il debito pubblico greco è troppo elevato. Vero. E’ passato dal 115% del Pil del 2007 al 143% del 2010. La causa ultima è rappresentata dal deficit della bilancia commerciale nei confronti dell’estero: quando c’è uno squilibrio prolungato di questo genere, qualcuno deve indebitarsi; nel caso della Grecia lo Stato. Ma l’impennata recente del debito è dovuta in buona parte alle pressioni speculative, la cui responsabilità grava soprattutto sulla pessima gestione della situazione da parte delle istituzioni europee.

    9. La Grecia deve risparmiare di più. Falso. A causa delle misure di austerità intraprese nel 2010, il reddito dei Greci si è ridotto in media del 20%. Allora ci si può chiedere per quale motivo il debito pubblico abbia continuato a crescere. La risposta è semplice: perché – proprio a causa delle misure di austerity – si è avuto un crollo della domanda interna (-18% a marzo 2011 rispetto a un anno prima), quindi dell’economia (65mila imprese hanno fatto bancarotta), quindi anche delle entrate fiscali per lo Stato (-1,2 miliardi di euro quest’anno rispetto alle previsioni).

    10. Le privatizzazioni possono rappresentare una soluzione. Falso. Quando si deve vendere per forza il prezzo lo fa chi compra e oggi è difficile trovare compratori a prezzi non di saldo. Inoltre, quando lo Stato vende aziende profittevoli, si priva per sempre dei relativi introiti.

  55. Claudio Di Croce

    @Alberto
    Lei dovrebbe andare sui mercati internazionali a spiegare agli ignoranti quello che lei mi sta dicendo. Evidentemente sono tutti stupidi e beoti come me. Il rendimento dei bund tedeschi è praticamente sotto zero e quelli di tutti gli altri paesi è molto al di sopra. Si vede che tutti gli operatori economici mondiali sono meno informati di lei.
    IL fallimento della Grecia , quello di fatto della Spagna , del Portogallo , dell’Irlanda , e purtroppo anche dell’Italia – con relativo furto ai possessori dei titoli di Stato – non è colpa loro ma della cattiva Germania , sprecona e imbrogliona . Complimenti .
    Non capisco come lei non ricorda che quando una azienda va in fallimento il giudice fallimentare e il curatore non scelgono il momento giusto ma VENDONO subito il patrimonio residuo del debitore e pagano i debiti , non rubano altri soldi ai creditori per tirare avanti e tenersi ben stretto il patrimonio che serve anche alla corruzione della politica e dei membri della corte , pubblici dipendenti in testa

  56. Alberto

    Visto che mi da del lei, le rispondo che deve dirlo lei a chi si sta suicidando per colpa delle tecnocrazie europee; glielo spieghi lei e risponda punto per punto ai dati miei e di Giacchè. Il resto sono solo balle e chiacchiere ideologiche che lei è solito fare da quando la leggo, come la balla che i curatori fallimentari vendono subito i patrimoni del fallito; si da il caso che ho avuto varie esperienze in materia di amici e parenti falliti, il cui patrimonio è stato venduto dopo almeno 10 anni dalla dichiarazione di fallimento, con procedure di ricorso alla corte di Strasburgo per durata eccessiva del procedimento. Questo è ciò che accade da noi!@Claudio Di Croce

  57. armabona

    secondo me se la germania esporta il 60 per cento in europa non dipende dalla tecnica o dalla produttivita ma dal fatto che con la
    complicita di molti governi ha fatto sparire le grandi e medie industrie
    concorrenti

  58. Claudio Di Croce

    @Alberto
    La risposta la stanno dando i mercati di tutto il mondo : si vede che credono tutti alle balle a cui credo io e non alle verità a cui crede lei .

  59. Alberto

    Vediamo di capirci con un esempio semplice. Prenda due paesi a caso, A e B che intendano ancorare rigidamente la propria moneta ad un riferimento fisso, più o meno della stessa grandezza o almeno dello stesso ordine di grandezza, uno dei due A ha una pressione fiscale del 60%, sul PIL reale e l’ altro B di 25 punti più basso, uno sempre A paga l’ energia 130 e l’ altro sempre B, 100(unità adimensionali), uno sempre A ha un numero di giorni di pagamento delle amm.ni pubbliche verso le imprese di 2 anni, l’ altro sempre B di 30-60 giorni; mi fermo qui, per non tediare la platea; mi dice un solo motivo per ancorare la moneta allo stesso riferimento? Poi addirittura A e B decidono di dotarsi della stessa moneta, senza pero unificare le suddette differenze, mi dice chi è più scemo dei due paesi? E dopo 10 anni in cui lo scemo che non definisco quale dei due sia, si rende conto che l’ altro si è arricchito a sue spese, rubandogli grosse quote di partite correnti, cosa dovrebbe fare secondo lei? Concordo poi che entrambe le nostre posizioni, che definiscono scemo A e virtuoso B o viceversa, siano entrambe valide. @Claudio Di Croce

  60. Claudio Di Croce

    @Alberto
    Ma queste osservazioni le ha anche fatte a Prodi quando ha venduto l’entrata italiana nell’euro come un grande successo economico e politico della sinistra , su cui erano d’accordo i grandi economisti e professori che ci governano adesso ? E come mai che l’imbrogliona Germania che sapeva che ci avrebbe guadagnato , ha osteggiato fino all’ultimo l’entrata italiana nell’euro ? le consiglio di leggere il libro ” La tragedia dell’Euro ” di Philipp Bagus , economista tedesco .Fino a pochi mesi fa chi si permetteva di avanzare critiche sull’euro veniva tacciato come ignorante . Come fino a poche settimane fa , il fatto che Monti si definisse il più tedesco degli italiani era commentato con grande favore sempre dalle stesse categorie di persone , adesso molto , ma molto meno . Adesso il faro degli italiani sinistri , intelligenti e colti è diventato Hollande . E domani chissà .

  61. Alberto P.

    Completamente d’accordo con Claudio!

    Prima facciamo i compiti a casa (non quelli di Monti…):

    – vendita patrimonio pubblico per 20 punti di PIL
    – taglio e ridimensionamento (riduzione dipendenti pubblici e intermediazione dello Stato) della spesa pubblica di 5 punti di PIL
    – taglio della pressione fiscale su persone fisiche e imprese
    – riforma del lavoro seria (minimo la prima versione della riforma Fornero)
    – liberalizzazioni serie

    poi possiamo chiedere gli Eurobond!!

    Altrimenti siamo al ridicolo…

    Alberto

  62. Alberto

    Guardi che lei non risponde alle puntuali obiezioni e fa altre domande, come l’ Ebreo della famosa storiella. Fa nulla, ma cosi è inutile il confronto. Cosa ce ne frega di aver fatto la domanda a Prodi, quel che conta è l’ ora; io personalmente conto poco o nulla e se vuole saperlo ero fra coloro che non erano d’accordo. Cambia qualcosa? @Claudio Di Croce

  63. Claudio Di Croce

    @Alberto
    Chiedo scusa , ma le sue obiezioni non capisco che importanza abbiano . Tutti dovrebbero ricordare che l’euro è stato imposto alla Germania che non lo voleva , ripeto non lo voleva , come contropartita alla riunificazione tedesca che spaventava i paesi europei , Francia in primis . Nessuno ricorda che Mitterand era volato a Mosca per chiedere all’URSS che aveva decine di migliaia di soldati nella DDR di non consentire la riunificazione . E adesso lei e altri come lei raccontate che la Germania sta bene perchè esiste l’euro e noi stiamo male per colpa loro ? Ma si rende conto che già adesso la Germania esporta più del sessantapercento FUORI dell’area euro e la Cina sta sostituendo la Francia come primo partner commerciale tedesco ? Se si facesse un referendum in Germania adesso l’euro sarebbe bocciato , perchè secondo lei ? La semplicissima verità è che i tedeschi sono molto bravi dal punto di vista industriale ( e secondo me in tante altre cose ) da almeno centotrentanni e euro, marco o qualunque altra moneta ci fosse lo sarebbero sempre e i mercati mondiali , cattivi e stupidi , lo credono e si comportano di conseguenza con i tassi sul loro debito sotto zero . Cosa dovrebbe fare secondo lei l’Italia ? uscire dall’euro che secondo lei è la causa dei nostri mali o chiedere ai tedeschi con gli eurobond o altri trucchi del genere di pagare i nostri debiti ?Per quanto riguarda la la storiella dell’Ebreo non la conosco ma spero che non la citi a proposito parlando dei tedeschi.

  64. Alberto

    Voglio farle ancora alcune domande, mi perdoni se ora sono io a fargliele, che si legano alle precedenti questioni, la Germania secondo lei, spinta tra le due posizioni, quella popolare che in maggioranza vuole uscire e quella delle elites economiche, del nocciolo duro industriale che intende lasciare le cose come sono, cosa farà? O meglio cosa le converrebbe fare? E se non lo fa, perchè? @Claudio Di Croce

  65. Claudio Di Croce

    Ormai la grande maggioranza dei paesi europei – compresa l’Italia che aveva aderito entusiasticamente all’euro , spinta dalle élites ( ?)intellettuali , che adesso lo criticano dicendo cose che si potevano sapere fin dall’inizio – voterebbero contro l’euro . Non so cosa deciderà la Germania , ma di sicuro qualunque decisione prenderà ne uscirà molto ma molto meglio dei paesi ladri, spreconi, corrotti a cui purtroppo apparteniamo noi che dalla svalutazione di almeno il 50% del nostro euro ne usciremo con le ossa rotte . La grande maggioranza dei paesi europei ” virtuosi ” e i paesi dell’europa orientale sicuramente seguiranno la Germania e non i mediterranei.

  66. Alberto

    Sicuramente nel breve sarà così, ma non ne sarei così sicuro sul medio periodo! In ogni caso per noi sarà meglio se il patto si rompe, se deve restare quello che è oggi.@Claudio Di Croce

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