22
Gen
2012

Decreto liberalizzazioni: Il tribunale per le imprese: nulla di nuovo, nulla di utile

Manipolare e modificare la procedura applicabile ai processi in materia di diritto societario è diventato praticamente l’hobby dei nostri legislatori: siccome la memoria è sempre troppo corta, giova proporre un breve riassunto.

Nel 2003, il Governo Berlusconi II approvava un decreto legislativo recante un’intera procedura parallela applicabile in tutti i procedimenti in materia societaria: ovviamente si moltiplicavano i problemi inerenti il regime transitorio, nonché tutte le questioni pratiche relative all’applicazione di un rito effettivamente innovativo. Per sicurezza, nel febbraio 2004 il medesimo governo modificava e integrava tale decreto legislativo sul “rito societario”, e, per non farci mancare nessuna emozione, un’altra quota di modifiche veniva aggiunta con un successivo decreto legislativo del dicembre del 2004.

Ma il “nuovo rito” proprio non attecchiva, non ce la faceva: nel giugno 2009 il Governo Berlusconi V abrogava questa procedura parallela, integralmente. Tutta spazzata via. In soli sei anni di travagliata esistenza. Sei anni.

Lascio immaginare i notevoli benefici recati al valore della certezza del diritto da questa successione di leggi nel tempo, lascio immaginare le gradevoli sensazioni comunicate agli imprenditori stranieri che vogliano effettuare investimenti in Italia.

Adesso ci pensano i professori.

Nella bozza di decreto Monti sulle liberalizzazioni (articolo 2) viene introdotta una norma che sposta in capo alle sezioni specializzate di alcuni tribunali maggiori la competenza su svariate controversie (comprese quelle relative a forniture e appalti pubblici sopra la soglia di rilevanza comunitaria) inerenti la vita delle società per azioni e in accomandita per azioni, nonché per quanto riguarda le class actions. Si tratta di alcuni tribunali maggiori che, a partire dal 2003, sono stati incaricati di risolvere le controversie in materia di proprietà industriale ed intellettuale: in questi otto anni di vita hanno dato effettivamente buona prova di sé, soprattutto per quanto riguarda la tempistica di definizione delle cause. Ciò è ovviamente accaduto perché le controversie sulla proprietà industriale ed intellettuale non sono poi tantissime, e sono ben delineate con limitati problemi di intreccio di competenze.

Adesso queste sezioni ad hoc di questi tribunali ad hoc saranno inondate di nuove cause (peraltro ragionevolmente molto complesse) e v’è da pensare che accadrà come per le sezioni di lavoro durante gli anni Settanta: veloce ingolfamento, scomparsa di ogni vantaggio nel giro di pochissimi anni.

Non ci stancheremo mai di ripetere come nel diritto sostanziale sia essenziale ripristinare il soggetto unico di diritto, e come nella procedura sia necessario ripristinare un rito unico, senza deroghe, anche se si tratta di deroghe aventi ad oggetto la sola competenza territoriale.

No, così non si aggrediscono i problemi della giustizia civile: si fa il gioco delle tre carte.

Ah, intendiamoci: quatto quatto, ben nascosto, non manca anche l’aumento dell’imposizione fiscale. Il contributo unificato (cioè la tassa che bisogna pagare per iniziare un processo) per le cause in materia societaria oggetto della riforma viene simpaticamente quadruplicato. Avete capito bene: quadruplicato
Per non farci mancare niente, ovviamente, e fino alla prossima abrogazione. Gli investitori stranieri sapranno gradire la modifica.

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2 Responses

  1. Marco

    Scusate l’ovvietà ma per risolvere il problama della giustizia, l’idea di ridurre i 3 mesi abbondanti di ferie ai giudici non è venuta a nessuno???????

  2. luciano pontiroli

    Tre mesi di ferie? mica siamo a scuola!
    Battute a parte: premesso che anche la riforma del 2003 era stata fatta da professori, sotto l’illuminata guida del sottosegretario Vietti, questa sembra anche peggiore.
    Boccalatte giustamente prevede un ingorgo di lavoro nelle sezioni specializzate. Forse si può prevenirlo, accorpandole alle sezioni che si occupano ora dei processi societari nei tribunali maggiori (a parte i prevedibili conflitti tra i membri delle une e delle altre): ma nessuno si è reso conto che si sposta la competenza da tutti i tribunali a pochissimi, magari di accesso scomodo, con una grave discriminazione tra i cittadini? E la nuova misura del contributo da cosa è giustificata? dal trattamento privilegiato offerto alle imprese?

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