12
Dic
2014

Cosa sia davvero lo sciopero politico generale ce lo spiega Bruno Leoni.

Nel volume intitolato “ La libertà del lavoro. Scritti su concorrenza, sciopero e serrata.” (Rubbetino/Leonardo Facco editore, a cura di Carlo Lottieri ) sono contenuti alcuni lavori del filosofo del diritto Bruno Leoni sui tema indicati nel titolo del medesimo libro. A pag.161, all’interno di un capitoletto titolato “ La scuola di guerra. A proposito del cosiddetto sciopero politico”, Bruno Leoni espone il suo pensiero sullo sciopero politico generale.
Ne riportiamo i passaggi più importanti senza necessità di ulteriori commenti.
Ma a parte i ghirigori dei giuristi, rimane il fatto che il problema è assai più vasto, e di natura squisitamente politica: se si ammette che nello Stato moderno il potere delle organizzazioni dei prestatori d’opera sia legittimamente esercitato anche quando tende, per mezzo dello sciopero, ad influire sulla linea politica del Governo, o su singoli atti politici di esso, al di fuori e al di sopra del normale meccanismo delle elezioni, e dell’opera dei rappresentanti del popolo in Parlamento, allora conviene abbandonare come un’inutile finzione del diritto pubblico il sistema parlamentare rappresentativo.
In tal caso non comanderanno più infatti né il Governo, né i “ rappresentanti del popolo”, né infine il “ popolo” inteso come insieme di cittadini dotati di diritto di voto; ma comanderanno, di volta in volta, ad esempio, una maestranza di operai metallurgici, una di tessitori, una di panettieri, alle quali per avventura non sia gradito un trattato di alleanza militare, o la politica scolastica, o un qualche provvedimento particolare del Ministero dell’Agricoltura o di quello della Giustizia.
Se quindi si accetta lo sciopero politico, si accetta per ciò stesso la rivoluzione politica e, praticamente, la distruzione dello Stato moderno inteso come Stato parlamentare rappresentativo, e la sostituzione di quest’ultimo con un Governo estemporaneo e irresponsabile di sindacati operai.
E questo che si vuole? Se cosi stanno le cose, e se il regime parlamentare rappresentativo, pur con tutti i suoi gravi difetti, ci appare oggi ancora (e non può non apparire)migliore di una caotica dominazione – poniamo – di manovali metalmeccanici o di braccianti agricoli, è evidente che lo sciopero politico è un non senso da respingere con ogni energia.
Dopotutto, il nostro è ancora uno Stato moderno: difendere questo Stato contro certi sovventori travestiti da sindacalisti significa, ormai per troppi segni, difendere la nostra libertà e la nostra vita dal ricorso della barbarie.
@roccotodero

4 Responses

  1. giannelmo

    Lo scritto pubblicato, sebbene astrattamente corretto, mal si adatta alla situazione attuale, in cui un governo (e non un parlamento!) si fa approvare con il ricatto del voto di fiducia una legge delega che gli dà carta bianca per incidere pesantemente sulle condizioni di tutti i lavoratori dipendenti.
    Soprattutto considerando che l’obiettivo dichiarato è quello di rendere competitivo il Paese, quando nel contempo si depenalizzano reati che, già non sufficientemente perseguitati e contenuti, contribuiscono non poco a rendere poco attraente l’Italia agli investitori esteri. L’incertezza normativa, la burocrazia opprimente, l’inefficienza della giustizia, la corruzione ormai fatta sistema, la malavita organizzata, i privilegi della “casta”, non sono stati toccati se non del tutto marginalmente. Non ci sono insomma le condizioni per reale rilancio, non tutti vengono chiamati a risollevare le sorti del Paese, non dà fiducia in un futuro, se non migliore, almeno meno grigio. La riprova sta nel sempre maggior numero di giovani che fugge all’estero, ormai cercano di emigrare anche le famiglie con figli piccoli, non per stare meglio nel breve o medio periodo, ma per cercare di assicurare un futuro migliore ai propri figli.
    Cosa sta facendo il governo per raddrizzare la situazione? Si intestardisce su un feticcio come l’art. 18, l’ultimo dei problemi degli imprenditori seri.

  2. Henri Schmit

    Sono perfettamente d’accordo con la posizione difesa mezzo secolo fa da Bruno Leoni. Per fortuna anche Renzi la pensa così.

  3. Francesco

    Questo approccio, puramente retorico, lascia completamente inespresse le preoccupazioni circa il reale funzionamento delle democrazie occidentali, dove gruppi di pressione, lobby e tutela di interessi particolaristici condizionano il funzionamento delle istituzioni senza scendere nelle piazze ed esplicitare le loro intenzioni.

  4. francesco

    quando leggo pensieri come quello espresso da B.Leoni e riportato poco sopra,mi sento meno solo in questo strano paese, in cui la chiarezza di pensiero e il buon senso raramente albergano nei principali mezzi di informazione.

Leave a Reply