10
Giu
2013

Transatlantic Trade and Investment Partnership: sfide e obiettivi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Alessandro Tronconi

Questa mattina si è tenuto presso l’Istituto Bruno Leoni un incontro con Elena Bryan, Senior Trade Representative presso la delegazione USA a Bruxelles, in cui si sono approfonditi gli obiettivi e le problematiche posti dal TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), un accordo in fase di negoziazione tra Stati Uniti e Unione Europea che mira ad aprire ulteriormente l’area di libero-scambio fra le due aree.
Gli scambi commerciali fra queste due economie sono già di vasta entità: secondo stime dell’Office of the United States Trade Representative e della Commissione Europea, nel 2012 un flusso di 2,7 miliardi di dollari è stato generato ogni giorno dal commercio di beni e servizi e anche le percentuali di importazioni ed esportazioni sono state significative. Per gli USA infatti le esportazioni verso l’UE sono state in quell’anno il 21% del totale e le importazioni il 19%, mentre per l’UE l’import è stato dell’11,5% e l’export del 17,3%, facendo di ciascuna area economica il maggiore partner commerciale dell’altra. Inoltre gli scambi tra le due economie, sebbene siano piuttosto stabili negli ultimi anni, sono aumentati del 57% dal 2000: segno che una maggiore facilitazione degli scambi porterebbe anche portare a più competitività, lavoro e crescita. Secondo il Commissario europeo per il commercio Karel De Gucht, il TTIP potrebbe valere mezzo punto percentuale di Pil sia per gli USA che per l’UE.
Questa partnership è in effetti mirata ad eliminare le ultime barriere al commercio ancora esistenti tra USA e UE e a stabilire degli standard condivisi in diversi settori. In particolare, essendo i dazi già sotto il 3%, l’accordo si dovrà concentrare sui differenti sistemi regolatori e sulle misure di sicurezza e di protezione dei consumatori che rendono difficile il commercio di alcuni prodotti. Attraverso queste misure USA e UE si aspettano di stimolare le due economie, per affrontare e superare l’attuale crisi economica, permettendo di ampliare il mercato a diverse aziende.
Ci sono ambiti come le regole su cibo e bevande, sull’agricoltura, sul mercato del lavoro, sull’ambiente e sulla cultura in cui però la discussione può farsi difficile, e le possibilità di giungere a un accordo sono minori – si pensi ad esempio ai marchi di denominazione di origine. Le barriere causate da regolamentazioni e da standard di natura tecnica sono infatti più influenti dei dazi nel bloccare gli scambi transatlantici.
Tutto sommato, come ha riferito Elena Bryan, nel Congresso statunitense non ci sono né detrattori né scetticismi e anche da parte europea c’è un generale appoggio di tutti gli Stati membri, pur con delle riserve su alcuni temi. Proprio grazie a questo consenso l’Unione Europa parteciperà ai negoziati per la prima volta come un attore unico.
Queste negoziazioni bilaterali fanno scaturire delle domande sul pericolo di indebolire e quasi segnare la fine del WTO e del multilateralismo degli accordi che lo caratterizza, tuttavia è probabile che il WTO resterà ugualmente l’organizzazione più importante in cui discutere i temi del commercio e delle regolamentazioni e che un accordo tra due dei suoi più grandi membri potrà solo rafforzarlo.
Questa partnership presenta sicuramente delle sfide non facili da affrontare, ma è comunque potenzialmente portatrice di benefici a livello economico e politico: se si riusciranno a superare le differenze di vedute sia tra USA e UE sia nella UE stessa questo accordo potrà aiutare le due economie ad uscire dalla crisi.

9 Responses

  1. Gianfranco

    Non capisco cosa intenda perche’ non capisco di che prodotti si parli.

    Se si parla di prodotti.

    Se la natura tecnica sono i 220volt a 50hz contro i 110 a 60hz e la banda dei cellulari ed il sistema di misura imperiale contro quello napoleonico… sono gia’ stati superati. No?

    Saluti.

  2. Piero

    “Queste negoziazioni bilaterali fanno scaturire delle domande sul pericolo di indebolire e quasi segnare la fine del WTO e del multilateralismo degli accordi che lo caratterizza, tuttavia è probabile che il WTO resterà ugualmente l’organizzazione più importante in cui discutere i temi del commercio e delle regolamentazioni e che un accordo tra due dei suoi più grandi membri potrà solo rafforzarlo.”

    xxxxxxxxxxxxxxxx

    vi propongo una mia ipotesi di GEOECONOMIA, come la chiamerebbe Luttwak : nn dico che sarà la verità.. ma nn credo neppure che sia solo una totale fantasia..

    ci stiamo silenziosamente preparando al futuro globalizzato Bip-olare.. prima unificano europa a cannonate.. poi rafforziamo cooperazione economica e filo Nato.. così facciamo un polo Occidentale..

    dall’altra parte si stà aggregando il polo Brics/Orientale con la Cina in capo (ormai fan trattative x crearsi una specie di moneta comune pure loro da sostituir al $)..

    sorry ma il futuro fra 30, credo, sarà una lotta x Commodity Razionate ambite da un Ceto Medio Consumatore Stile Ex Occidente che passerà da 1 mld su 6 mld attuali a 2 o 3 mld su 7 mld futuri..

    ECCO XRCHE’ il WTO RIMARRA’ SEMPRE PIU’ una SCATOLA VUOTA..

  3. Fabio

    Credo che molte restrizioni ci siano ancora nell’agroalimentare. Per esempio per l’intore settore caseareo, salami e insaccati vi sono restrizioni all’importazione per differente interpretazione della normativa sugli standard igienici di produzione e conservazione degli alimenti.

  4. Genova

    @AlxGmb

    AUSPICATO miglioramento tenore materiale paesi emergenti, e nel lt emersione ceto medio mld persone che vorranno consumare come occidentali, essendo commodity razionate (nn solo energia), imporrà travaso ben-avere da occidente a oriente/sud..
    tensione geoeconomica controllo risorse nel lt produrrà tensioni su prezzi e probabilmente geopolitiche mai viste prima.. Usa con scoperta gas di nuova generazione hanno più tempo sul lato energia.. think tank hanno già calcolato in 30 anni il tempo residuo x supremazia Usa.. nn servono nè Luttwak né Economist x intuire che probabilmente andrà così..
    basta buon senso e nn mettere testa sotto sabbia x paura..

    cordialmente questa la mia opinione

  5. matteo barto

    @Genova
    tensione sui prezzi? GRANDIOSO
    d’altronde che cos’altro vorremmo se non un aumento dei prezzi, così l’econnomia riparte e siamo tutti più contenti…o forse no

  6. Gianfranco

    “think tank hanno già calcolato in 30 anni il tempo residuo x supremazia Usa”

    think tank del bar dell’angolo. vai tranquillo. 🙂

  7. Piero

    @Gianfranco

    think tank han calcolato OVVIO: nn c’è acciaio petrolio rame zinco ecc x dar a 3 mld quel che x 50 consumò 1 mld.. nel lt lotta very strong x razionato.. meglio ber 1 birra al bar..

  8. Elena

    Tre domande, alcune fuori tema, rispetto all’articolo. A) come si smaltiranno i pannelli solari, al momento della dismissione? B) quando si comincerà a pensare alla diminuzione delle nascite? C) vogliamo comunque tener conto che anche in caso di una riduzione delle nascite, fra un numero XXX di anni, la nostra razza, dominante fino al secolo scorso sarà in minoranza? Forse una riflessione su questi punti sarebbe necessaria. Il punto A) potrebbe essere aggredibile, per gli altri…subiremo senza poter far nulla.

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