26
Ott
2009

Quando votiamo siamo intelligenti, quando compriamo siamo stupidi?

Dalle 8.30 alle 9.00 di stamane (lunedì 26 ottobre), nel programma “Bianco o nero?” condotto da Alessandro Milan sull’emittente Radio 24, ho discusso in merito al finanziamento pubblico dei mezzi di informazione nel corso di una trasmissione a cui hanno preso parte anche la senatrice Emanuela Baio Dossi (Pd) e l’onorevole Flavia Perina (Pdl). Quest’ultima, che dirige il quotidiano “Il Secolo d’Italia”, ha immaginato una riforma che tolga gli aiuti a tutte le testate eccezion fatta per quelle di partito e quindi ha un poco polemizzato con il sottoscritto, che ha invitato ogni mezzo di informazione a vivere del suo.

Uno degli argomenti usati dall’on. Perina è stato che, se si passasse al libero mercato, sparirebbero giornali importanti per il dibattito politico, mentre resterebbero in vita quanti producono fumetti e pornografia. Il tempo era finito e quindi non mi è più stata data la parola, così che non ho avuto modo di replicare. Uso lo spazio di “Chicago-blog” a questo fine, soltanto per dire che non si capisce come sia possibile sostenere che gli italiani decidano in maniera consapevole quando eleggono la senatrice Baio Dossi e l’onorevole Perina, e invece si muovano in maniera irrazionale o peggio quando sono consumatori sul mercato. Si accetta che votino e poi si rispetta il risultato di quelle scelte quando si muovono come attori politici, ma non si vuole che si esprimano come imprenditori e consumatori (nella convinzione che, in questo caso, vadano “guidati”).

In realtà, vi sono molte buone ragioni per ritenere l’opposto: e cioè che sia molto più facilmente razionale una scelta di mercato (puntuale, risolutiva, riguardante solo il decisore, spesso con effetti a breve termine) che non una scelta politica (dato che quando la gente va a votare è costretta a optare tra programmi vaghi e onnicomprensivi, è costretta a immaginare preferenze altrui che conosce poco, il voto di ogni singolo non è risolutivo ma partecipa a comporre un risultato finale le cui ricadute possono avere luogo anche dopo anni).

Sul tema aveva sviluppato analisi molto acute, e ormai classiche, lo stesso Bruno Leoni in alcune pagine che ora si trovano nel volume Scritti di scienza politica e teoria del diritto curato di recente da IBL (prefazione di Giorgio Rebuffa e introduzione di Mario Stoppino, Treviglio – Soveria Mannelli, Leonardo Facco – Rubbettino, 2009, p. 393). È in vendita a 18 euro, e sono soldi ben spesi.

PS. Nel corso del programma era aperto un sondaggio in merito all’opportunità di tenere in vita i finanziamenti pubblici all’editoria. Si profila un plebiscito contro l’assistenzialismo editoriale (87% contro 13%). Cambierà qualcosa? No, di certo, perché – come insegna la Public choice school e come insegnarono molto tempo prima Bastiat,  Pareto e tanti altri – gli interessi concentrati tendono sempre a prevalere su quelli diffusi.

15 Responses

  1. Julio

    Che diferenza c’è fra giornali e altre imprese? Nessuna a livello imprenditoriale. Perché ci devono essere dunque aiuti di stato per i giornali e non per le altre imprese (a parte la FIAT?)?
    Sono d’accordo sul fatto di eliminare ogni aiuto di stato per i giornali, sia nazionali, locali che di partito e che ognuno si guadagni i lettori sul mercato, come facciamo tutti gli imprenditori o lavoratori autonomi.

  2. spaziamente

    Caro Lottieri, l’ho seguita durante la trasmissione e sono rimasto sconvolto dal trovarmi di fronte due, ben due liberisti, (o che dir si voglia), in due trasmissioni radiofoniche consecutive….La trovo comunque un’ottima notizia.
    Inutile dire che concordo con lei.

  3. dave

    Da ricordare anche il V2 Day di Beppe Grillo voleva, tra le altre cose, eliminare i contributi pubblici all’editoria
    http://www2.beppegrillo.it/v2day/

    Ricordate com’ando’ a finire? La Corte Costituzionale boccio’ la proposta di referendum dicendo che le firme non erano state raccolte in modo corretto…
    Cosa falsa e assurda, ovviamente.

  4. Pietro M.

    Al di là del contesto, è in genere vero il contrario: sul mercato ognuno vede i costi delle proprie azioni, salvo gravi esternalità, in politica invece le esternalità sono la norma e quindi i costi sono sempre socializzati, salvo miracoli.

    La ragionevolezza è come l’informazione: in politica sono beni pubblici perché chi è ragionevole e informato beneficia tutti gli elettori ma non beneficia sé stesso, e quindi c’è una sottoproduzione di ragionevolezza e informazione che rende ogni tentativo di migliorare la politica democratica tramite la partecipazione destinato a fallire.

    In altre parole, il funzionamento efficiente è la norma sul mercato e l’eccezione in politica. 🙂

  5. andrea lucangeli

    Il problema è sempre il medesimo da anni: chi ci governa ci considera un popolo a sovranità (intellettuale) limitata…- Siamo tutti dei “minus habens” chiamati (come pecoroni) a votare di tanto in tanto per poi ritornare immersi nella nostra ignoranza….- Da noi niente referundun sull’Europa (troppo pericoloso), niente referundun sull’Euro, solo imposizioni dall’alto.- Gli italiani NON SONO gli irlandesi o i britannici (che si sono tenuti la sterlina….).- Secondo “lorsignori” noi non siamo capaci di decidere del nostro futuro ed abbiamo sempre bisogno di “tutori” che ci dicano cosa è giusto e cosa sbagliato e…decidano per noi…- Salvo poi scoprire che “lorsignori” sono peggio di noi….

  6. Io penso che internet stesso smentisca le tesi della Perina, secondo la quale se si lasciasse fare al mercato ci sarebbero solo pubblicazioni pornografiche e fumetti: in rete c’è molta pornografia, è vero, ma c’è anche molta libertà. I blog e i luoghi di informazione, dibattito e confronto crescono e si moltiplicano, senza oneri per nessuno. Ognuno si misura con il consenso che il suo prodotto ottiene. Finché dura…

  7. Pietro M.

    Poi non è chiaro che differenza ci sia tra la pornografia e i giornali “seri”: parlano entrambi di trans e prostitute. 🙂

  8. Piero

    ahi ahi ahi caro Carlo… ci ri-caschi… dici cose magari giuste e FAI FINTA di dimenticarti l’altra metà.. che non ti piace.. e che è strettamente connessa :
    * certo che bisognerebbe abolire i contributi ai giornali
    * come pure condivisibile la polemica sul canone e la privatizzazione Rai

    MA POI consa FAI FINTA di DIMENTICARTI :
    * che Silviuccio (padrone del Giornale che ti dà da lavorare 🙂 si è fatto dare le frequenze televisive prima dall’amico Craxi ed ora se le auto-dà
    * che il medesimo SB ha fatto rinunciare alla Rai (sicuramente strapiena di raccomandati) 470 milioni di euro da Sky (con scuse di facciata che fanno ridere i polli)
    ed il cui buco ci toccherà coprire a noi
    * che il medesimo SB ha gestito il passaggio al Digitale Terrestre che “raddoppiava” le Frequenze Nazionali assegnandole a suoi amichetti od a gente che faccia piccoli canali di nicchia che non disturbino x almeno un decennio
    * che ha fatto fondare volontariamente alla Rai la società TvSat (cui x la verità partecipa col 3% pure La7) con la finta di coprire le zone che il digitale non copre ma con la vera intenzione di lanciare MS Premium sul satellite “a spese della Rai” cioè poi alla fine dei contribuenti
    * che durante questo anno ci sono state almeno una ventina di richiami della Ue al modo scandaloso con cui è gestito il passaggio al digitale e continue mediazioni andirivieni di mediatori di casa il tutto rigorosamente obliato dai media nostrani
    * che il canone annuo che le concessioni Mediaset hanno pagato allo Stato (cioè a noi) è di pochissimi milioni di euro rispetto al loro valore di mercato..

    Non sono di nessun partito.. non leggo Repubblica e so pure chi è Murdoch e come agisce all’estero… ma quando leggo voi cari ragazzi di partito (FINTI LIBERISTI solo DOVE GLI PARE) giocare con le MEZZE VERITA’ … la voglia di giocar un pò con voi e scoprivi le carte almeno un pò m’allieta.. 🙂

  9. liberal

    Piero è molto chiaro nell’elencazione dei problemi “pratici” che i liberisti nostrani fanno finta di ignorare.

    Purtroppo molti liberisti (così si spacciano) che scrivono a dritta ed a manca, sono, in realtà, solo dei fiancheggiatori del Sig. Silvio Berlusconi e delle varie lobbies che teoricamente dicono di voler abolire.

    E visti i risultati, egregio dr. Lottieri, purtroppo si deduce che non siamo intelligenti neppure quando votiamo.

    Se Il Giornale dovesse vivere di mezzi propri..non sarebbe neppure nato!

    Eppoi si fà finta di dimenticare che i giornali non possono essere considerati alla stregua dei cavoli o dei panettoni.
    Se una minoranza non ha soldi è giusto che non possa dire o comunicare la propria opinione?

    Invece di parlare con teorie astratte e spesso …furbette, cerchiamo di mettere i piedi per terra.

    L’economia è una materia troppo seria e difficile per farla gestire dai liberisti duri e puri. (che poi duri e puri non sono………)

  10. Federico C.

    Sul sito IBL, in merito a tale tema ho trovato il seguente articolo, che mi è parso interessantissimo: http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=5492. Qualcuno sa se in Italia, anche negli anni Novanta, vi sono state forze politiche o anche singoli parlamentari che abbiano avanzato proposte di legge in tal senso, orientate alla totale privatizzazione e liberalizzazione del sistema televisivo (abolizione delle licenze ecc.)? Lo chiedo perché mi piacerebbe fare la tesi su tale questione.

  11. bill

    Ci sarebbe da obiettare su quanto detto poco sopra riguardo alla “storia” delle frequenze, ed alla vulgata che originariamente si sia trattato di un grazioso regalo di Craxi a SB. Basterebbe ricordare che Rete4 era in mano alla Mondadori di Formenton, ed Italia1 alla Rusconi. Sfiga, non seppero fare televisione, e non credettero opportuno investire nel settore.
    Ma a parte questo, come non vedere che l’anomalia fosse allora come oggi la Rai, e che essa sia la causa di un mancato pluralismo di voci nel settore?
    Oltre ciò, qualcuno mi spiega perchè io, con le tasse che pago, dovrei finanziare e pagare stipendi a gente che ritiene di avere qualcosa da dire? Questo non è affatto pluralismo (parolaccia che giustifica qualsiasi porcheria), ma semplicemente rifiutarsi di vivere in un regime di concorrenza e di confronto.
    Quando capiremo che i mezzi di informazione non sono dei sacramenti intoccabili, ma “merce” che si vende e si compra, a seconda dei nostri gusti e delle nostre idee? Ci vuole molto a capirlo, o dobbiamo sorbettarci ancora una miriade di giornaletti degli amici degli amici, che non vendono un tubo e non valgono niente?
    PS: dite alla onorevole che dirige il Secolo che se questo non vende copie va chiuso, non sovvenzionato. E magari che se in Italia si comprano meno giornali che negli altri paesi sviluppati, forse è perchè sono fatti male, perchè sono perlopiù funzionali ai gruppi economici e alle banche che ne sono azionisti, e perchè si avvalgono, tutti, di una marea di soldi pubblici che evita loro di doversi confrontare veramente con un mercato, quello dei lettori, che ne avrebbe fatti chiudere a dozzine.

  12. Questa storia delle minoranze senza soldi che non potrebbero far sentire la propria voce mi ricorda tanto la storia del merito che favorirebbe i più forti, quando invece è vero esattamente il contrario. Chi vuole far sentire la sua voce è sufficiente che apra la bocca, se dice cose interessanti verrà ascoltato.
    Ma dato che ho ascoltato la trasmissione di cui sopra, avrei voluto sentire la sua opinione non tanto sulle obiezioni della Perina, quanto su quelle della titolare della piccola emittente TV che difendeva i finanziamenti in quanto il mercato radiotelevisivo non è sufficienemente aperto. Sul digitale terrestre, obiettava, non c’è più spazio per nessuno.

  13. andrea lucangeli

    @ bill: tua citazione “dite alla onorevole che dirige il Secolo che se questo non vende copie va chiuso, non sovvenzionato. E magari che se in Italia si comprano meno giornali che negli altri paesi sviluppati, forse è perchè sono fatti male, perchè sono perlopiù funzionali ai gruppi economici e alle banche che ne sono azionisti, e perchè si avvalgono, tutti, di una marea di soldi pubblici che evita loro di doversi confrontare veramente con un mercato, quello dei lettori, che ne avrebbe fatti chiudere a dozzine”.
    PAROLE SANTE, SOTTOSCRIVO SENZA RISERVE e ci metto (da leghista) pure “La Padania”, giornale francamente imbarazzante anche per me…

  14. Piero

    @bill

    PS: e poi caro Bill son d’accordo sui Giornali.. ma tu mi hai risposto non sugli anni del 1900.. ma NON sull’ OGGI : reputi normale che il Governo abbia dato il “raddoppio” delle Frequenze che il Digitale consentiva ad una truppa di amichetti con l’obbligo di fare piccole tv di nicchia ? Reputi normale la Chiusura alla Concorrenza ? Capisco Carlo che deve mangiare… ma tu che nella vita vivi d’altro.. che Liberista sei ?
    Con simpatia 🙂
    Piero

  15. Piero

    è sparito da questo post un mio commento in cui ricordavo un fatto “storico” .. possibile di diverse interpretazioni.. ma accaduto e quindi vero (Craxi interruppe bruscamente un meeting internazionale in Cina x venire a salvare Rete 4 nella notte xrchè sarebbe stata oscurata non avendo la concessione)…
    quello che Carlo hai fatto si chiama censura.. ed e MOLTO grave..
    Piero

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