15
Set
2009

Lo scisma americano

Sabato a Washington si è svolta un’imponente manifestazione contro la politica economica di Barack Obama. Alcuni osservatori hanno definito il Tea Party una “Woodstock conservatrice“. Tema ripreso ed analizzato da Arnold Kling, che ricorda la sua marcia anti-Vietnam e la sua fugace partecipazione (meglio sarebbe dire osservazione) del rally di Washington. Kling è scettico sulla possibilità che questa manifestazione (o analoghe) possa lasciare traccia durevole nel panorama politico del paese. I partecipanti sono soprattutto rappresentativi dell’America “white, small-town and uneducated racist“, per citare Kling, che ritiene invece che il paese stia diventando più urbano, meno bianco e più istruito. Da qui il rischio, che è già realtà, di uno scisma sociale e culturale, con l’élite progressista di Barack Obama che nutre disprezzo per questi manifestanti, e non si preoccupa di nasconderlo, ampiamente ricambiata.

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15
Set
2009

Agenda Dowd

Lo scorso week-end sono stato al Freedom Fest di Parigi, un’iniziativa di Christian Michel (da tanti anni appassionato attivista libertario) condotta assieme con Liberte’ Cherie. LC rappresenta un tentativo di “liberismo grassroots”, cosa rara in Europa, ed ha avuto il suo momento di gloria alcuni anni fa, quando la fondatrice Sabine Herold organizzo’ un “contro-sciopero” di grande successo. I tempi cambiano e le persone pure, ma Liberte Cherie mi ha fatto un’eccellente impressione: ci lavorano molti ragazzi, impegnati, ottimisti.
Molti i relatori, in tre giorni di conferenza. Ho molto apprezzato il levigato cinismo di Bill Bonner, autore di Mobs, Messiahs and Markets, e ho trovato retoricamente eccellente la perorazione di Ken Schoolland sulla liberta’ di emigrare.
Ma il discorso migliore e’ stato di gran lunga quello di Kevin Dowd, un economista sempre acuto e spiritosissimo (che non guasta). Read More

15
Set
2009

Finanza islamica: Francia e Regno Unito alla guerra di religione

Bianca o laica? Dalle nostre parti per la finanza sembra non ci sia altra alternativa possibile. Forse se ne sono accorti anche a Rocca Salimbeni (sede di MPS Siena). Mentre alcuni anni fa il servizio studi della banca senese aveva prodotto un interessante studio sulle prospettive della finanza islamica, poco sembra esser cambiato sullo scenario italiano. I motivi di questa inattività vanno forse ricercati sia nell’inerzia del legislatore ma  anche in quella delle nostre banche.

Fatto sta che mentre  le nostre banche pensano ad altro, la Francia e l’Inghilterra affilano i coltelli per la prossima guerra bancario-religiosa.

Obiettivo? Diventare l’hub europeo per la finanza islamica.

L’onda verde così avanza, con prospettive abbastanza promettenti.

Da noi i banchieri sono occupati a collezionare tessere di partito.

15
Set
2009

Gray’s Anatomy: Hayek più l’ecologismo radicale

Nel corso degli anni Ottanta, il nome del filosofo inglese John Gray era diventato piuttosto noto tra libertari e liberalconservatori. Docente a Oxford, si era fatto molto apprezzare per gli scritti su Hayek (Hayek on Liberty, del 1984) e anche per altri testi: tra cui quel Liberalism, del 1986, che venne tradotto pure da noi da Garzanti.

Poi Gray cambia: e si tratta di una svolta assai netta. Read More

14
Set
2009

Giavazzi: meno tasse da noi, ma nei papers e per gli Usa dice il contrario

Francesco Giavazzi è per me da molti anni una fonte continua di stimoli intellettuali. Le “agende Giavazzi” hanno almeno contribuito a movimentare la lotta tribale in cui da molti anni si è risolta la politica italiana, trascinando di quando in quando al centro dell’attenzione qualche scelta politica ed economica concreta. Gli eccessi di azione e di reazione, qualche tono stizzosetto nel volerle apoditticamente imporre dal Monte Sinai a quegli ebbri adoratori del vitello d’oro che sarebbero i politici. Una tigna che la politica ha spesso e  ampiamente ricambiato con gli interessi,  spesso del tutto indipendente dal merito delle proposte: bensì dal surriscaldamento di scatole che a parecchi politici provoca il Corriere della sera, i suoi due direttori a rotazione da vent’anni e le loro machiavelliche fantasìe, manìe e ubbìe. Sfido io che al Corriere non mi ci abbiano voluto: giustamente non sanno che farsene di un taglialegna, quando lì si lavora di fino e bulino. Detto ciò segnalo ai nostri lettori – stiamo crescendo, cavolo, più di quel che avrei immaginato –  una singolare coincidenza. Non la chiamo contraddizione, per evitare strali. Ma singolare coincidenza, sì. Perché Giavazzi sul Corriere, forse anche per far saltare la mosca al naso al governo, scrive – e ha ragione – che bisogna di brutto abbassare le tasse sul lavoro. Ma nei papers riservati alla comunità accademica e al dibattito sugli USA, lì – sorpresa! – dice il contrario. Read More

14
Set
2009

Il falso problema del Pil: creatività keynesista

Oggi mi trovo d’accordo con Joe Stglitz quando dice che tra banca e finanza stiamo messi quasi peggio di un anno fa, visto che considerando gli asset attuali di Bank of America e Citigroup c’è da farsi venire i brividi, e non serve la crescita in Borsa propulsa dalla FED a farseli passare. Disaccordo pieno invece per la solita solfa anti-Pil, rilanciata da Stiglitz insieme a Fitoussi, Amartya Sen, e la pomposa commissione per la miglior misurazione del progresso socio-economica istituita da quella delusione crescente e permanente che si è rivelato sin qui il presidente Sarkozy (taglio delle imposte alle imprese escluso, naturalmente). Da anni e anni, i keynesisti predicano che il Pil è roba superata, troppo quantitativa, insopportabilmente premiante gli Stati Uniti e i Paesi mercatisti, mentre invece a contare dovrebbero essere indicatori di armonia e benessere sociale, minor dispersione dei redditi, tutela ambientale, trattamento dei malati e via almanaccando. Naturalmente, l’Europa finirebbe in testa o quasi, ragionando così. Perché il PIB – il prodotto interno di benessere – inevitabilmente alzerebbe la media di chi ha più Stato nell’economia. Da liberista, faccio presente che anche nel PIL attuale tanto odiato lo Stato è purtroppo iperpremiato, visto che più sono  numerosi i dipendenti pubblici e più sono pagati, più il PIL nominalmente cresce, anche se tutto ciò si risolve quasi sempre in crowding out del risparmio privato e nell’abbassamento generale di produttività. Ma di qui ad adottare un criterio per il quale spesa pubblica=civiltà, posso solo sperare che la comunità degli statistici resista con la forza e le barricate.

14
Set
2009

Il discorso di Obama a Wall Street: non forza ma debolezza

L’intervento di oggi pomeriggio di Barack Obama alla Federal Hall di Lower Manhattan avrà domani vasta eco sulla stampa mondiale. Personalmente, mi ha lasciato molto freddo. Esattamente come è successo ai mercati, che finora negli USA non hanno fatto un plissé. Obama ha dovuto sfoderare toni duri, a un anno dal fallimento di Lehman Brothers. È sotto gli occhi di tutti che i governi di mezzo mondo hanno dovuto impegnare l’aumento di circa 20 punti del proprio Pil di debito pubblico aggiuntivo nel prossimo decennio. Per gli USA addirittura il debito passerà dal 41% pre crisi all’82% del PIL. Ma a fronte di tale ingente falò di denaro del contribuente, sino ad oggi nel tempio malato da cui è nata la crisi – la finanza mondiale – nulla è ancora cambiato. A cominciare proprio dagli Stati Uniti, la culla di un’intermediazione finanziaria ad alta leva, bassa congruenza tra riserve patrimoniali e rischi assunti e intermediati, e massima tensione per ottenere una redditività a doppia cifra del capitale finanziario, realizzata non attraverso le tradizionali attività della banca commerciale, ma comprando e vendendo prodotti e servizi di finanza strutturata di valore sempre più dubbio.

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14
Set
2009

A che cosa servono i blog

Nguyen Ngoc Nhu Quynh è una trentenne vietnamita. Aveva un blog sul quale scriveva le sue opinioni, sotto il pen name di Me Nam o Mother Mushroom. Era critica delle autorità governative. E della Cina. L’hanno arrestata con due altri bloggers, ad agosto. Ieri è stata rilasciata, dietro il formale impegno sottoscritto con le autorità di polizia a piantarla lì con il suo blog. I bloggers devono limitarsi a scrivere della propria vita personale. Niente politica, niente economia, ha precisato la portavoce del Ministero degli Interni. Altrimenti, si violano le norme a tutela della sicurezza nazionale. Qui trovate la notizia del mesto rilascio. Per chi avesse dei dubbi sulla funzione dei blog, c’è sempre una catena di Stato buona a farci  riflettere.