24
Nov
2009

Quarti.

Nel giorno in cui Giulio Tremonti usa il rigore finanziario come scudo contro il cambiamento, l’immagine italiana riceve l’ennesima botta. Secondo il rapporto dell’Ocse sul gettito fiscale, l’Italia è il quarto Stato membro con la pressione fiscale più alta: il dato medio, per il 2008, 43,2 per cento. Peggio di noi solo Belgio (44,3 per cento), Svezia (47,1 per cento) e Danimarca (48,3 per cento). Sotto di noi, una lunga lista dei paesi meno taglieggiatori. In media, i paesi Ocse si mangiano il 35,2 per cento. Credevate fosse questa la cattiva notizia? Macché, è un’altra. Però vi tengo sulle spine.

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24
Nov
2009

Roland Koch Berlusconi?

C’è qualcosa che non quadra nell’ultima polemica politicamente corretta, messa in scena dalla stampa tedesca e da un manipolo di professori di diritto pubblico. Ora, la questione è questa: l’emittente televisiva ZDF, nata negli anni ’60 dietro la spinta di alcuni Länder per reagire al dominio informativo targato ARD (il primo canale televisivo tedesco), tendenzialmente posizionato su una linea sozialdemokrat, ha un bel consiglio di amministrazione. Read More

23
Nov
2009

Fenomenologia dello statalismo

L’espansionismo dello stato nella sfera economica si sviluppa per stadi successivi:
1. Il primo stadio è lo stato che redistribuisce il reddito.
2. Il secondo stadio è lo stato che eroga direttamente prestazioni specifiche di welfare.
3. Il terzo stadio è lo stato che produce direttamente i servizi oggetto di erogazione pubblica.
4. Il quarto stadio è lo stato che, in assenza di una burocrazia pubblica forte e indipendente dalla politica e di una politica dagli alti obiettivi, permette l’appropriazione da parte di interessi privati delle risorse produttive destinate alle finalità di cui allo stadio 3, o comunque la loro distrazione dalle finalità originarie, generando in tal modo una razionale (dal punto di vista dello specifico sistema) inefficienza produttiva e allocativa. Si realizza in tal modo il minimo del mercato col massimo della ‘privatizzazione’.
Sino al terzo stadio possiamo trovarci in una socialdemocrazia nordeuropea ma per arrivare al quarto è necessario scendere in Italia.

23
Nov
2009

Comprami fermo posta. Di Gabriele Masini e Antonio Sileo

Riceviamo da Gabriele Masini e Antonio Sileo e volentieri pubblichiamo.

Se fosse capitato solo tra un mese si sarebbe potuto anche pensare a Scrivimi fermo posta (The Shop Around the Corner) di Ernst Lubitsch, con James Stewart e Margaret Sullivan, del ’40, capolavoro assoluto della commedia sofisticata americana: peccato che la sobrietà e il sense of humor che caratterizzano il film – ambientato a Budapest in prossimità del Natale – manchino del tutto.

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22
Nov
2009

“Non aes, sed fides”, ovvero il guanto di Jacko e l’inflazione alle porte

Un lancio di agenzia (la fonte è la Reuter) ci racconta che “il guanto bianco indossato da Michael Jackson quando nel 1983, per la prima volta, eseguì il Moonwalk – il suo celeberrimo passo di danza – è stato venduto ieri all’asta per 350.000 dollari”. Il testo prosegue in questo modo: “Ottimo risultato anche per la giacca indossata da Jackson nel ‘Bad’ tour del 1989, venduta a 225.000 dollari. Insieme ai cimeli del Re del Pop, che era il pezzo forte dell’asta – che si è svolta all’Hard Rock Cafè di New York, in Times Square – sono stati venduti centinaia di oggetti legati alla storia del rock’n’roll”. Read More

22
Nov
2009

Ifigenia in Aulide

Pochi giorni fa, Paul Krugman, economista nonché papa dei liberal, è intervenuto affermando che: A) la ripresa dalle crisi finanziarie nel secondo dopoguerra si è avuta attraverso le esportazioni, B) oggi però tutti i paesi sono in crisi, e dunque non è possibile esportare tutti insieme, C) mancando la domanda estera, si dovrà vivificare quella interna, D) la quale non risente più degli effetti di stimolo della manovra fiscale varata quest’anno, E) perciò se ne deve varare un’altra, F) che deve essere diversa da quelle convenzionali, ormai inefficaci, ossia ci vuole una manovra che porti alla creazione diretta dei posti di lavoro, proprio come fu fatto negli anni trenta con le opere pubbliche, G) la qualcosa però non ha modo di passare per il muro politico che si alzerebbe subito.

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22
Nov
2009

Clima. E se i buoni fossero i cattivi?

Nel dibattito sul clima una cosa è certo: i buoni sono loro, i cattivi noi. I buoni sono scienziati disinteressati pronti al sacrificio umano e personale per salvare il mondo, i cattivi sono le industrie e i loro tirapiedi o utili idioti, che negano l’evidenza. I buoni sono onesti ricercatori, i cattivi parte di un complotto. Le informazi0ni trapelate con la diffusione di una banca dati immensa, zeppa di scambi privati di email tra superstar del clima politicamente corretto, cambia tutto. Qui la ricostruzione di Andy Revkin. Qui Julie Walsh per la Cooler Heads Coalition. Qui Claudio Gravina e Guido Guidi, e qui Guidi, su Climate Monitor. Qui Piero Vietti sul Foglio.

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