30
Mag
2013

No Tobacco Day: pentiti scellerato!

Domani sarà il No Tobacco Day promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per ripetere, qualora qualcuno ancora non ne fosse del tutto convinto, che il fumo fa male. Liberare il mondo dal tabacco suona come una di quelle missioni salvifiche e purificatrici per la nascita dell’ homo novus, esemplare raro di virtù, stoicamente indifferente al vizio e al piacere. La storia ci insegna invece che ogni impresa di palingenesi è miseramente destinata al fallimento, gli esseri umani non si prestano all’ingegneria sociale. C’è però una questione, che non è affrontata a sufficienza: esiste o no un confine netto e chiaro tra il piano globale per la rifondazione dell’umanità e il più umile ma pratico obiettivo di informare, con laicità.

È proprio necessario trasformare una legittima e utile campagna antifumo in una crociata ideologica volta a criminalizzare un intero settore? Il fumo fa male. Qualcuno osa forse metterlo in dubbio? A me capita di fumare occasionalmente, non vi nego che trovo profondamente irrazionale inspirare del fumo da immettere nei polmoni. Un vero controsenso. Ma ogni tanto il gusto di una sigaretta è impagabile, anche per me. Preferirei che mio babbo non fumasse, ma so che per lui la sigaretta è vita, e la vita senza sigaretta non sarebbe vita. Non mi è mai saltato in mente di universalizzare il mio personale rapporto col fumo. Fumare fa male, come fanno male tante cose. Fa male vivere in una città come Roma o Milano, dove l’aria è letteralmente irrespirabile. Fanno male molti cibi che beatamente ingeriamo. Fa male una frazione importante delle nostre abitudini di vita.

E dunque? Dando un’occhiata al tema scelto quest’anno dall’OMS si ha subito l’impressione che il “No Tobacco Day” vada ben oltre una campagna di sensibilizzazione. Quest’anno l’iniziativa è mirata, sentite bene, al “divieto onnicomprensivo contro ogni forma di pubblicità, promozione e sponsorship” di prodotti a base di tabacco. Ecco allora che una campagna informativa si trasforma hobbesianamente in una crociata ideologica intrisa di anticapitalismo. Si colpisce la libertà di scelta del consumatore per colpire gli interessi economici dell’industria che ruota attorno al tabacco, e che dai campi di foglie sparsi per il mondo fino ai colossi delle sigarette dà lavoro a milioni di persone. Gestisce enormi flussi di affari e contribuisce in misura non trascurabile al finanziamento, per esempio, dello Stato italiano (mediante il meccanismo fiscale). Né si tiene in debito conto che dichiarando guerra all’industria legale del tabacco si rende un prezioso servizio al contrabbando, al mercato illegale e alla criminalità che lo governa. Nel 2012, per esempio, il traffico illecito di prodotti del tabacco ha raggiunto una quota di mercato che si aggira attorno al 6,4%. Le perdite per lo Stato, in termini di mancati introiti erariali, sono stimate attorno agli 870 milioni di euro.

È proprio necessario allora prendersela con la pubblicità piuttosto che, per esempio, con la mancanza di campagne informative nelle scuole circa gli effetti nocivi sulla salute? A me non risulta che lo Stato italiano sia attivo su questo fronte. È sotto gli occhi di tutti invece una certo attivismo sul fronte fiscale per battere cassa in ogni settore dove ancora – per miracolo – circola qualche soldo. È il Soviet Italia. E noi, pur senza divisa ed elmetto, dovremmo farci educare dal Leviatano di turno.

Per fortuna c’è chi dice no. Save the Choice mira a difendere la libertà di scelta delle persone e ai divieti preferisce l’informazione per un consumo consapevole. Save the Choice non si rassegna a vivere in una società in cui diventi “trasgressivo” bere una birra o addentare una barretta di cioccolata. Grazie, OMS, ma ci teniamo la nostra libertà. E io  mi fumo persino una sigaretta. Rivolta.

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9 Responses

  1. VincenzoS

    Scrivo questo commento appena dopo essermi acceso una sigaretta.
    In questo blog si fanno, giustamente, le pulci agli sprechi degli Stati.
    E’ giusto anche fare le pulci agli sprechi dei singoli individui; in fondo la macchina statatle da cosa è fatta se non da singoli individui?
    E cosa c’è di più spreco della sigaretta?

  2. bhudo

    Io ho lavorato in una multi del tabacco per cinque anni e ho visto da dentro quali sono le reali dinamiche che muovono la comunicazione, istituzionale e non, sul tabacco.
    prima cosa: il tabacco, almeno fino al 2009 (anno in cui lasciai l’azienda), generava tra IVA e accise circa 12 miliardi di euro solo in Italia. nel bilancio pubblico questo gettito è un vero e proprio obiettivo. non serve spiegare cosa ciò significhi su questo sito.
    secondo: il divieto di pubblicità e l’aumento dei prezzi erodono i consumi sì, ma neanche troppo. sono molto più efficaci le campagne di sensibilizzazione per evitare che gli adolescenti comincino a fumare. la rimozione delle pubblicità in effetti cristallizza quote di mercato i cui margini sono ampiamente al sicuro da diminuzioni di volumi, almeno in italia (in europa la struttura fiscale grossomodo è la stessa ma i governi hanno ampia discrezionalità nella scelta dei parametri). insomma, ad-ban = competition ban, ovviamente.
    terzo: prendersela col tabacco è come prendersela coi nazisti. difficilmente qualcuno si alzerà a dire “oh capitano, mio capitano!” per difendere philip morris.
    conclusione: intorno al tabacco c’è una vera e propria montagna di ipocrisia che serve essenzialmente a giustificare l’enorme prelievo fiscale sui prodotti da tabacco. intanto lo stato cerca di fare gli interessi di chi contribuisce di più a detto prelievo…

  3. Emilio Del Nunzio

    ma no il fumo fa male, altro che vita, è la dipendenza da nicotina che fa pensare queste sciocchezze!

  4. Matteo

    Partendo dal presupposto che il fumo da tabacco crea dipendenza (fatto, per altro, largamente dimostrato),

    Da Wikipedia: Per dipendenza si intende una alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica. L’individuo dipendente tende a perdere la capacità di un controllo sull’abitudine.
    Da Cpsico.com:La Dipendenza è caratterizzata dal bisogno assoluto ed irrefrenabile, di tipo psicologico e/o fisiologico, di una certa situazione, oggetto o sostanza. I sintomi tipici possono essere allora sia di tipo psico-cognitivo, che fisiologico e comportamentale
    Da Fumo.it: Il fumo di sigaretta non è un vizio, non è un’abitudine, ma una vera e propria tossicodipendenza. Il tabagismo è una malattia.

    E così saremmo tutti “liberi di scegliere” se fumare o non fumare tabacco? Ma fatemi il piacere…

  5. ALESSIO DI MICHELE

    L’ autrice scivola nelllo stesso atteggiamento che, giustamente, stigmatizza: quando invoca maggiori campagne di sensibilizzazione nelle scuole. Lo stato baby-sitter se ne faccia una ragione: chi ignora i danni del tabacco li vuole ignorare, non c’ è campagna che tenga. Il rapporto causa-effetto riconosciuto solo quando l’ effetto segue la causa di al massimo 5 giorni (per cui la cioccolata fa più male delle sigarette, infatti se mangio un chilo di cioccolata oggi pomeriggio avrò la squaquarella entro stanotte, se fumo 40 paglie/giorno il primo infarto o la prima ombra polmonare radiografica la aspetto almeno un paio d’ anni) ? Fatalismo a buon mercato ? Manovra auto-truffaldina per giustificarsi un’ abitudine letale ? Spavalderia ? Tutto può essere, ma, come non si insegna a non fumare quando si fa benzina d’ estate, a non camminare sul bordo del cornicione, a non schiaffeggiare i leoni , ecc. ecc., così bisogna farsene una ragione: chi fuma NONOSTANTE quello che chiunque deve sapere, DEVE essere abbandonato a se stesso. Anzi, mi urta particolarmente che le mie tasse servano anche a curarlo, ma è un mio atteggiamento. Altrimenti con la destra critichiamo e con la sinistra auspichiamo la stessa cosa.

  6. Ornella Trojani

    Esistono gli ubriaconi; eliminiamo totalmente l’alcool?
    Esistono gli erotomani; eliminiamo il sesso?
    Esistono i fondamentalisti in tutte le religioni; eliminiamo le religioni?
    Esistono gli workaholics; eliminiamo l lavoro?
    Se vogliamo eliminare tutti i rischi ricordo che il rischio per l’individuo inizia al concepimento; eliminiamo la vita?

  7. Pietro

    In realtà nelle scuole si fa spesso “educazione” sui rischi del tabagismo. L’unico problema è che appunto come ha detto Alessio sopra di me, chi ignora i danni vuole ignorarli, non c’è campagna che tenga. A tale proposito penso che il massimo che si possa fare è offrire la giusta informazione, in maniera chiara, poi il resto rimane a discrezione dell’individuo. Per quanto riguarda la dipendenza poi, per quanto sia vero che una volta “preso il vizio” è difficile smettere, nessuno obbliga a cominciare.

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