30
Ago
2018

Livelli salariali: la lezione di Ryan Air

L’accordo fra Ryan Air e i piloti italiani della compagnia è una vittoria del sindacato? Sotto molti aspetti, è la testimonianza della straordinaria flessibilità di questo grande player di mercato.

Ryanair trasporta ormai oltre 130 milioni di passeggeri l’anno, con un rapporto tra passeggeri trasportati e posti disponibili vicino al 95 per cento. Oggi è in Europa la prima compagnia in termini di passeggeri trasportati, al pari del Gruppo Lufthansa. Come termine di paragone Alitalia trasporta poco più di 20 milioni di passeggeri, con un rapporto del 79%.

Con l’ultimo piano industriale, la società si è orientata verso una strategia finalizzata a dare sempre più importanza al cliente fidelizzato, anziché sulla riduzione dei costi.

Com’è noto, lo scorso settembre ha dovuto fronteggiare problemi notevoli, quando ha dovuto cancellare centinaia di voli a causa della mancanza di piloti in organico che, allettati da stipendi più elevati, erano andati in altre compagnie concorrenti.
Ryanair retribuiva infatti i propri piloti sotto il valore medio del comparto, spesso con contratto presso terzi, cosa che li rendeva poco “leali” verso l’azienda.
Scelte che possono apparire appropriate in una certa fase della vita di un azienda lo sono di meno in altre. E’ per questo che Ryan Air ha deciso di aumentare i salari, cambiando, anche nei confronti dei suoi piloti, strategia aziendale.
Tutto questo è avvenuto in assenza di quell’armamentario coercitivo – leggi, decreti, contratti collettivi, etc. – che in Italia si ritiene necessario a qualsiasi aumento retributivo.
La scelta, del tutto volontaria, di Ryan Air dimostra che il fattore lavoro è ben remunerato tanto più è specializzato, anche e soprattutto in un mercato globale, e la remunerazione è garantita più dai calcoli stessi di profitto dell’azienda che dagli obblighi legali.
E’ difficile che una grande impresa non si guardi intorno, e non si adegui alle scelte, anche salariali, delle altre, proprio perché non le conviene perdere le risorse umane necessarie alla sua vitalità. E’ il caso di Ryanair. Che è una impresa privata legittimamente votata al profitto: una delle compagnie più profittevoli tra le grandi d’Europa, con un utile di oltre 370 milioni nel primo semestre dell’anno contro una perdita di oltre 315 milioni di euro di Alitalia. Gli utili di Ryanair, vale appena la pena di ricordarlo, remunereranno i suoi azionisti. La perdita di Alitalia, a un passo da una nuova nazionalizzazione, sarà pagata da noi tutti.

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