10
Mag
2016

L’apparenza non inganna ovvero il diritto ad un giudice imparziale

All’inizio di quest’anno il direttore de il Foglio è stato contestato da Magistratura Democratica per aver attribuito frasi errate allo statuto dell’associazione, ad esempio: MD è una “componente del movimento di classe”, che nasce per dare vita a una “giurisprudenza alternativa che consiste nell’applicare fino alle loro estreme conseguenze i principî eversivi all’apparato normativo borghese” attraverso “l’interpretazione evolutiva del diritto”. In realtà tali frasi non erano contenute nello statuto, ma in un vecchio documento di MD datato 1971. MD ribatteva, inoltre, rassicurando che “la separazione dei poteri e l’indipendenza della giurisdizione sono tra le cose che più ci stanno a cuore”. Riportiamo direttamente dal sito di MD un esempio di comunicato degli anni recenti e precisamente del 2012, riguardante una legge entrata in vigore quell’anno, la cd. Legge Fornero. Con l’uso del grassetto evidenziamo alcuni passaggi.

RAVENNASi è svolto venerdì e sabato 27-28 settembre 2012 a Ravenna il V seminario promosso dal gruppo lavoro di MD sulla riforma Fornero. Sono stati due giorni di riflessione attenta e di intenso dibattito, che sono serviti a mettere a fuoco come questa legge costituisca l’ultimo anello di un processo di destrutturazione unidirezionale delle regole del lavoro che negli ultimi 20 anni hanno portato ad impoverire sempre di più le persone, sia sul piano della dignità sia sul piano economico. La riforma è stata analizzata sotto il profilo formaleattraverso l’analisi delle norme che, demolendo l’articolo 18, costruiscono plurime sotto fattispecie che rimettono nelle mani del datore di lavoro la scelta del fatto da contestare, dalla cui manifesta insussistenza dipende la possibilità di accedere alla reintegra;  e sotto il profilo sostanziale, mettendosi in rilievo come essa –  attraverso un abnorme ed apparente dilatazione dei poteri  discrezionali del giudice –  miri in realtà ad attuare un aggravamento della condizione di sottomissione insita nel rapporto di lavoro, restituendola ai livelli di ricattabilità esistenti nel periodo pre-Statuto dei lavoratori ( …”non mi piaci, ti pago e te ne vai”…).  (…) Si è sottolineato come la riforma costituisca il riflesso dello scarso valore sociale oggi assunto dal lavoro e come sia indifferibile ripensare ad un nuovo diritto del lavoro che, tenendo conto delle esigenze dell’economia, riesca a riportare il punto di equilibrio delle tutele sulla linea del secondo comma dell’articolo 41 Cost. Questo compito, primariamente spettante alla politica e al sindacato, potrebbe accompagnarsi ad uno sforzo interpretativo della giurisprudenza che porti a valorizzare la dipendenza economica ed a ricondurre al lavoro subordinato le numerose figure atipiche oggi esistenti, sostanzialmente non ridotte dalla riforma. Le relazioni hanno sottolineato l’irrazionalità di un nuovo rito per i processi di impugnativa dei licenziamenti che, immutati gli organici e le forze, sarà fonte di ulteriori disuguaglianze dal punto di vista dei lavoratori. Nel corso dei lavori è stato ricordato pure che sono stati già depositati i quesiti referendari per l’abrogazione delle norme più regressive di questa legge; sul punto il Gruppo lavoro chiede  che Magistratura Democratica voglia prendere pubblica posizione sostenendo l’iniziativa referendaria, anche allo scopo di promuovere un largo coinvolgimento dei cittadini nella discussione sui veri contenuti di questa normativa, oscurati in nome di un pensiero unico dominante che oramai tutto conforma all’insegna del primato della economia e dei mercati, ribaltando nei fatti il precetto che promana dall’art. 41, 2 comma della nostra Costituzione”.

Siamo obbligati a fidarci dei giudici. E per questo non dobbiamo sapere cosa pensano delle leggi che devono interpretare e applicare. “(…) Perché nell’esercizio della loro funzione essi devono non solo essere, ma anche apparire come terzi imparziali”. Noi cittadini dobbiamo essere sicuri che i magistrati siano imparziali, per questo lo devono apparire. L’apparire imparziale di un giudice è il biglietto da visita della certezza di essere giudicati in modo imparziale. Chi ha scritto quel documento appare imparziale? Si può essere sicuri della sua imparzialità? Quei giudici ci appaiono davvero come “soggetti soltanto alla legge (art. 101 Cost.)?

“Con questo non si vuole dire né che i magistrati non debbano avere un pensiero politico, né che i comportamenti dei magistrati che fanno politica sono necessariamente ingiusti: laddove il giudice politicizzato persegue e punisce chi deve esserlo non vi è prevaricazione né ingiustizia. Si vuol dire soltanto che la politicizzazione può condurre ad una giustizia a senso unico, e cioè a una distorsione della funzione (Aldo Maria Sandulli, Corriere della Sera, 27 luglio 1981 da “Un giurista per la democrazia“ Ed.Jovene ).

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