23
Set
2009

L’altra strada: una nota al libro di Taylor

Ho appena finito di leggere il nuovo libro di John Taylor edito da IBL Libri: “Fuori Strada: come lo Stato ha causato, prolungato e aggravato la crisi finanziaria“. Il libro è molto chiaro e ben scritto, e dimostra in maniera convincente che alla base della presente crisi ci sono stati errori di politica monetaria. Leggendolo mi sono però reso conto che il campo dei detrattori della Fed si può dividere tra coloro che ritengono che il problema di politica monetaria sia recente e chi invece crede che le sue radici siano più profonde: Taylor appartiene al primo gruppo, in quanto ritiene che le politiche monetarie americane dal 1982 (dopo la cura Volcker) al 2001 siano state un successo, successivamente rovinato dagli eccessi monetari del tardo Greenspan. Io vorrei fornire un’interpretazione alternativa: ritengo le politiche monetarie USA dal 1987 al 2001 coerenti con quelle successive, e se si è usciti dai limiti imposti dalla regola di Taylor è solo perché questa non sarebbe stata sufficiente come politica anticiclica con la recessione del 2000.Taylor sostiene che la prova del successo delle politiche monetarie negli anni della Great Moderation siano la stabilità dei prezzi e la stabilità dell’economia di quel periodo. È però possibile immaginare un mondo in cui i prezzi siano stabili e le recessioni quasi inesistenti ma, nonostante ciò, le politiche monetarie siano errate, fino ad arrivare ad un punto in cui non si può più mantenere la doppia stabilità, proprio come oggi. È quindi possibile che la Great Moderation sia stata solo la quiete prima della tempesta.

Nel 1987 Greenspan divenne governatore della Fed. La prima cosa che fece fu salvare i mercati azionari da una crisi, scoppiata dopo una lunga bolla iniziata all’incirca nel 1984, iniettando liquidità nei mercati. Nel 1990 intervenne nuovamente al primo segno di stress economico: ci fu un po’ di recessione, ma niente di grave. Nel 1998 salvò LTCM. Nel 2000 George Kaufman scrisse che le politiche anticicliche avrebbero potuto, per via del moral hazard, provocare instabilità nel sistema bancario, ma Greenspan continuò imperterrito.

Nel 2002 Marcus Miller dimostrò che la Greenspan Put, ormai  in piedi da oltre un decennio, poteva causare una bolla azionaria, ma Greenspan non si fermò. Dopo il 2001 l’economia stentò a riprendersi dall’ultimo sempre più massiccio intervento e ci fu la jobless recovery, un mostro mitologico parente della joyless happiness: i debiti privati, esteri e pubblici, e la struttura finanziaria presero successivamente a crescere in maniera demenziale. Infine accadde l’inimmaginabile: un regime switch da un periodo di politiche monetarie efficaci ad uno in cui la Fed sembrava impotente, nel 2007. Parrebbe che venti anni di eccessi abbiano indotto una struttura finanziaria fragile, fino a livelli non curabili con semplici iniezioni di moneta, al contrario delle crisi precedenti.

In poche parole, la stabilità economica può essere stata l’artefatto delle politiche monetarie anticicliche che, finché efficaci e attive, hanno stabilizzato l’output, al costo però di accumulare pesanti distorsioni nel lungo termine. La stabilità dei prezzi può invece essere stata il risultato di vari fattori reali, come le deregulation di Reagan, la rivoluzione informatica, la globalizzazione. La stabilità della crescita non dimostra la stabilità del sistema economico sottostante, se la politica monetaria è efficace e attiva; e la stabilità dei prezzi non dimostra la sostenibilità della politica economica, se è causata da innovazione tecnologica e aperture di nuovi mercati.

Questa mi sembra un’interpretazione realistica della storia economica degli ultimi trent’anni, e la conclusione da trarre, se è corretta, è che anche il “primo” Greenspan andrebbe criticato per la faciloneria con cui ha creduto che un’economia si potesse stabilizzare assicurando (e quindi provocando moral hazard) i mercati che in caso di problemi sarebbe intervenuto con ogni mezzo.

Questa è l’unica cosa che ho da ridire su un libro che ho trovato molto interessante e ben fatto. Dopo un libro del genere mi risulta difficile credere che si possa dar la colpa al mercato per l’attuale crisi, e il libro è molto convincente nella sua ricostruzione degli ultimi anni di storia macroeconomica.

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7 Responses

  1. Piero

    Sono andato a vedermi il grafico del Dow (sorry non deflazionato) e si vede bene:
    * 1983-2000 costante Bullish sicuramente ben superiore al Pil (quindi i P/E schizzano)
    * 2000-2009 “quasi” Trading Range (in senso relativo of course)
    da cui ne dedurrei come te che la Bolla Monetaria x 20 anni si è accumulata ad una velocità media xrchè assorbita dalla produzione reale, poi quando questa valvola si è saturata è diventata solo fianziaria, ha accelerato, l’hanno spostata sulla Internet economy, sul Petrolio nel 2008, sull’Immobiliare Cartolarizzato, ed ora andrà nel Big Bang dei Debiti Pubblici.
    Leadership dell’Occidente non hanno il coraggio di dire alla gente che in assenza di Innovazioni Tecnologiche Strutturali (Internet pur essendo una rivoluzione socialmente “epocale” non mi sembra che abbia la capacità di assorbire il lavoro espulso dalle imprese che essa stessa “in parte” efficienta) il Pil “sano” di fatto si ferma: non si può più continuamente crescere. Bisognerebbe puntare più sulla Qualità della vita e meno alla Quantità (ma in questo credo d’essere in minoranza assoluta).
    Se poi ci aggiungi i fattori esogeni quali scarsità commodity+concorrenza Cina la stabilità si trasforma in riduzione reale.
    Non l’abbiamo fatto volontariamente: la subiremo forzatamente.

    Ma in quanto “ospite” esterno a questo sito ti devo dire che mi sfuggono “in parte” le ultime 3 righe: il mercato non ha fallito.
    Non credo che il mercato avrebbe sostenuto la “quota” di crescita reale sino al 2000, anche se la Fed avrebbe potuto spingere un pò meno sull’acceleratore.
    Credo che se la Fed fosse stata neutrale nell’ultimo decennio ci saremmo evitati di ritornare bruscamente e con morti al Pil Reale del 2001 : nel senso che saremmo rimasti fermi lì senza illuderci e poi scottarci (oggi) e poi bruciarci (domani).

  2. Pietro M.

    Se la Fed non avesse reagito nel 2000 ci sarebbe stata una recessione, una deflazione degli asset azionari (All’epoca sopravvalutati) e un picco di disoccupazione per magari un anno o due. Probabilmente sarebbe stata una recessione meno grave di quella del 1980-1982 perché le distorsioni accumulate erano minori.

    Il problema è che a Greenspan è mancato il coraggio di un Volcker e ha pensato che iniezioni di cocaina nei mercati finanziari potessero posticipare sine die il redde rationem. Il risultato è che ORA si lascia la recessione avere il suo corso probabilmente sarebbe peggio che nel 1980-1982. Ringraziamo Greenspan per le bolle, quindi, e Bernanke per aver posto le basi per dinamiche ancora più suicide per l’economia.

  3. Piero

    @Pietro M.

    se ho ben capito il tuo commento lo condivido.. nel 2000 avrebbero fatto meglio a lasciare che la bolla si sgonfiasse un pò lentamente con recessione controllata che irrobustisse l’economia reale.. ora è troppo tardi e non vedo nessuna exit strategy possibile.. salvo il declino strutturale dell’occidente..

    ed aggiungo una cortese richiesta..
    potresti integrare l’analisi con i cicli elettorali e con le spese militari nei diversi mandati
    tra Bush Clinton Bush Obama x vedere quanto hanno pesato le pressioni politiche sulla Fed ? E quando ci saranno le prossime elezioni Usa cosa secondo te succederà (non politicamente ma al deficit ed alla moneta) ?

  4. Pietro Monsurrò

    In realtà le recessioni sono fenomeni limitati nel tempo, almeno quelle senza Roosevelt. Ritengo invece più pericolose le continue inflazioni e la deresponsabilizzazione politica dei mercati. Quella è una ricetta per il declino, mentre una recessione al massimo è la ricetta per una sconfitta alle elezioni, perché il popolo è bue.

    Per l’altra cosa che chiedi non ho dati. Diciamo che la recessione del 1990 coincide con la prima guerra nel golfo, mentre il boom degli anni ’90 sono stati un momento pacifico. Difficile trovare legami tra fenomeni di durata decennale ragionando su un paio di decenni di storia recente.

    Il deficit attuale USA è da paese del terzo mondo e probabilmente peggiorerà se Obama fa passare le sue riforme. Il debito è ancora basso, almeno rispetto all’Italia (paese destinato al declino perché invece di investire deve pagare gli interessi sul debito pubblico), ma con deficit enormi non ci vorrà molto a farlo salire. Molto dipende dalla ripresa economica, che pare non sia molto robusta allo stato attuale.

    Sulla dinamica futura dei prezzi invece la maggior parte dei miei simili (austriaci) opta per l’iperinflazione, ma secondo me è falso: finché il principale metodo di iniezione della moneta saranno le banche, la moneta avrà componenti anticicliche. Se poi passano a pagare direttamente i disoccupati in banconote come propone qualche post-keynesiano, allora sì che ci sarà l’iperinflazione. Finché si passa per le banche al massimo ci sarà la stagflazione o al massimo la depressione deflazionistica. Che è come l’iperinflazione ma senza banconote con 100 zeri da vendere su E-bay. Noia. 🙂

  5. Piero

    grazie x la rispo..
    dietro ma mia domanda c’era un forte dubbio…
    nel 2001 inizia l’era delle guerre in parte inevitabili (Afganistan) in parte evitabili e lanciate sfruttando l’onda emotiva x i propri interessi (Iraq)…
    queste guerre costano tantissimi soldi..
    o le finanzi con nuove tasse (ma in Usa non puoi)
    o le finanzi con tagli ad altre voci di spesa (ma in Usa erano già basse)
    ed in entrambi in casi ti saresti messo contro la gente che avrebbe visto calare il proprio reddito disponibile…
    allora hanno trovato la soluzione che pensavono salvasse capra e cavoli:
    i governi Bush aumentano le pressioni sulla Fed x espandere troppo moneta..
    la droga si diffonde.. la bolla immobiliare.. le banche d’affari e le Freddy eccetera..
    il resto è storia nota…
    se Bush non avesse fatto la guerra in Iraq questo crack si poteva in parte evitare..
    concludo con il mio motto: meglio spendere in salute che cannoni 🙂

  6. Pietro Monsurrò

    Beh, i segni di cedimento dell’economia sono precedenti all’11/9 e la risposta della Fed è stata la stessa prima e dopo l’11/9. Vedo le cose come separate, anche se ovviamente violentare la finanza pubblica con guerre o riforme della healthcare rende la stabilità monetaria quasi impossibile.

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