23
Set
2009

Barack finanzia i giornali e attacca i blogger. Nota su un leader in declino

È fuori discussione che la vittoria elettorale di Barack Obama alle ultime presidenziali americane per decenni sarà oggetto di studi e ricerche da parte di storici e politologi. Se qualche decennio prima aveva fatto scalpore l’elezione di un “cattolico” (un irlandese, insomma) come John F. Kennedy, che dire dell’elezione di un “nero”? Certo: sul piano personale Obama ha davvero avuto relazioni alquanto sui generis con la comunità afroamericana, poiché è figlio di un africano e di un’americana WASP, ma sul suo essere black ha giocato con grande abilità retorica.

Ecco un primo punto: Obama appare, di tutta evidenza, un genio della comunicazione politica. Una specie di Mike Bongiorno deciso non già a fare i soldi ma a conquistare la Casa Bianca, un Berlusconi sobrio e composto, un Sarkozy che almeno finge di avere anche qualche idea.

Proprio per questo colpisce la sua più recente uscita contro i blogger. La scelta – al tempo stesso – di annunciare un piano di aiuti e finanziamenti a favore dei grandi giornali (spingendoli a diventare no profit: si veda qui) e di dichiarare guerra all’arcipelago dei blog (“opinioni senza controllo sui fatti”, ha detto) dice più di quanto non sembri. Non solo è un clamoroso autogol, ma ci comunica una debolezza fino ad ora del tutto imprevista.

Sul piano degli interessi tutto si spiega. In America la grande stampa è liberal: ed è progressista per molte ragioni. Perché l’élite statunitense è fatta in un certo modo, e soprattutto perché in un paese federale i grandi giornali esprimono soprattutto gli umori e le ideologie prevalenti nelle grandi città: New York, Los Angeles, Chicago. E la capitale, Washington, naturalmente. E non a caso tra i giornali più in rosso oggi ci sono proprio il Chicago Tribune, il New York Times e il Los Angeles Times.

Si capisce che Obama vada in soccorso dei “propri” mezzi di comunicazione: dei propri alleati più fedeli. Ma l’attuale presidente degli Stati Uniti ha vinto perché ha saputo, almeno simbolicamente, interpretare il nuovo: una ventata di giovinezza e modernità. Ora la sua guerra ai blogger appare all’America tutta intera come l’arrocco del Potere di fronte alla creatività di una popolazione che vuole pensare, scrivere, comunicare. Secondo talune ricerche, in America i blogger sono ormai 20 milioni, un cifra enorme, ed è normale che possano (ogni tanto, talvolta, spesso) dire cose opinabili, inesatte, irrazionali, inaffidabili. Ma davvero non c’è da preoccuparsi, dato che moltissimi tra di loro hanno un pubblico non superiore a quello che li ascolta quando predicano al bar.

In una società liberale, infatti, anche le idee sono in competizione; non si dà censura preventiva, ma alla fine la reputazione conta. E chi lavora male, difficilmente finisce per conquistare un grande pubblico.

Aiutare i giornali e annunciare iniziative contro i blog significa però dichiarare guerra alla libertà d’informazione, ma ancor più e ancor peggio significa rigettare l’America in quanto ha di più nobile.

Nei sondaggi, Obama perde colpi e ora cerca di serrare le fila. Aiuta i giornali amici e promette di mettere la mordacchia alle voci indipendenti. A quelle che sono libere  per definizione: un po’ come lo erano, qualunque cosa dicessero, le radio in Italia negli anni Settanta. E poi convoca cinque televisioni (manco fosse un Cav venuto dalla Brianza…) e parla urbi et orbi per tentare di riconquistare il sostegno perduto.

Attenzione: un leader in declino è un leader pericoloso.

18 Responses

  1. Carter v.2 questo è Obama.
    Se non fosse il POTUS, sarebbe divertente.
    Dato che è il POTUS non è per nulla divertente.

    Sarebbe come se, in Italia, avessero eletto Bassolino e questi avesse portato alla Casa Bianca il gruppo politco che governava Napoli e la Campania. Il risultato è lo stesso che si ci potrebbe aspettare.

  2. Piero

    Obama mi è abbastanza simpatico x la riforma Sanitaria Pubblica da voi e da una certa fetta di americani detestata, anche se non capisco xrchè non contestate con egual forza e frequenza le Spese Militari Stataliste di Bush (quella in Afganistan fu una reazione giustificabile, ma x l’Iraq non prendiamoci x il c….) che hanno contribuito non poco al Deficit Usa (x buon peso con gli Amici si auto-vendeva le armi a sè stesso) : se proprio devo spendere meglio la salute dei cannoni.
    In parte capisco pure certe sue connivenze con le varie GS+MS che gli hanno finanziato la campagna, ed infatti ha continuato i salvataggi finanziari di Bush tradendo di fatto i proclami elettorali (ma NESSUNO al suo posto avrebbe avuto vera forza e coraggio contro la finanza iperliberista più forte del mondo).
    Certo bloccare i Blog è una porcata, hai fatto bene a segnalarlo,
    ma x completezza aggiungo :
    1) ha fatto solo dichiarazioni oppure ha preso provvedimenti legislativi ?
    2) anche in Italia Silvio si aiuta le sue Tv, se le fonde con la Rai in TvSat,
    studia provvedimenti contro i Blog e fa la guerra ai giornali che gli fan la guerra:
    mi aspetterei quindi una vostra eguale campagna x la Pluralità Informativa
    come quella che giustamente avete messo in evidenza qui.
    In fiduciosa attesa di coerenza
    ciao..Piero

  3. luigi zoppoli

    E’ davvero una guerra ai blogger che ha dicharato OBAMA? Le decisioni della FCC sulla neutralità della rete sembrano indicare una direzione diversa.
    luigi zoppoli

  4. Beh non mi stupisco proprio che Obama abbia dichiarato guerra ai blogger.
    Chissà come mai…. 😉
    (A proposito qualcuno mi sa consigliare un buon architetto di rifugi antiatomici?, non si sa mai!). 🙂
    La cosa tragironica della questione è il fatto che Obama venga considerato dai soliti media a torto o a ragione il “primo presidente dell’era Facebook e dei blog” e che grazie a tale sostegno sia riuscito a farsi eleggere e ad ottenere i finanziamenti privati per la nomination presidenziale.
    Sicuramente non sarà così nel 2012 (in tutti i sensi!). 😉
    Ora iniziamo a comprendere come tale idea sia quantomeno surreale per coerenza in funzione alle decisioni prese, e come in realtà i finanziamenti provengano da ben altre vecchie fonti hearstiane.
    Per la serie: Citizen Obama!.

    Saluti da LucaF.

  5. @ Piero
    Guarda si vede che non leggi bene quel che qua viene scritto nei commenti, mi pare di essere stato evidente nelle critiche, addirittura in merito all’amministrazione Reagan per quanto riguarda le spese militari, inoltre ti devo rammentare che qua non siamo neocon.
    Inoltre mi pare ovvio che Obama avrebbe salvato fin dall’inizio della campagna elettorale la GM e le altre case automobilistiche in crisi, dato che le Unions sindacali di Detroit e dintorni hanno votato massicciamente per lui, per continuare a gozzovigliare su extra prebende a danno del contribuente americano (a differenza da quanto avviene nelle competitive e meno costose industrie dell’auto asiatiche negli stati del sud, es: Toyota in Tennessee) ergo è un protezionista statalista per ragioni ideologicamente elettorali sindacali; altro che ultraliberismo!, io piuttosto lo continuo a chiamare corporativismo lobbista.
    Sui provvedimenti in materia legislativa ti segnalo il seguente articolo da me relinkato mesi orsono:
    http://iovotopli.wordpress.com/2009/06/29/usa-col-cyber-security-act-addio-a-privacy-e-liberta-sulla-rete/
    Comunque la settimana prossima dovrei citare nuove fonti a sostegno di tale puntuale notizia di Lottieri.
    Sull’Obama di Arcore, un modo per diminuire il monopolio televisivo ci sarebbe, privatizzare la Rai liberalizzando le frequenze ad altri editori italiani o stranieri e togliendo il canone mediante introiti pubblicitari.
    Ovviamente la considererai una follia contronatura che peggiorerebbe la cosa (ma solo in apparenza dato che: 1) la Rai essendo di Stato sarà in mano al PDL fintanto che Berlusconi esisterà politicamente, rendendo di fatto legale il monopolio, 2) dato che la proprietà privata di Mediaset non si deve toccare, bisogna toccare ciò che è del Leviatano 3) se la Rai fosse privatizzata, Berlusconi non avrebbe nè i soldi nè il potere per acquistare o impedire ad editori italiani o stranieri entro una pubblica e trasparente asta internazionale l’acquisto delle frequenze all’offerta migliore).
    Intanto continua a goderti statalmente Porta Porta special….
    Saluti da LucaF.

  6. @ Luigi
    No Luigi, non è una guerra ai blogger, è una guerra in realtà al concetto stesso di libertà di espressione e di informazione come giustamente ha scritto Lottieri.
    Se al giorno d’oggi questa fa sempre più rima con blogger e dissidenti di qualche paese orientale o tropicale, ciò è dovuto al fatto che Internet e la rete offre i mezzi per poter esprimere informazioni e difformi versioni rispetto a quelle ufficiali “trasmesse” dai governi e dai media pubblici (tv e giornali finanziate o controllate dai governi, dai partiti e dalla casta politica, vedi finanziamenti pubblici all’editoria nostrani).
    Se vuoi sapere qualcosa ti consiglio il link sopra.
    Comunque a me sembra Obama, quello su una direzione ben diversa, sia dalle promesse elettorali, sia dalla sua propaganda quotidiana mediatica.
    Tranne che nella spesa ovviamente.
    Prepariamoci a Chicago 2016…, Big Affairs for Chicago friends… 😉
    Saluti da LucaF.

  7. Gersca

    Strana questa “guerra ai bloggher”…oramai tutti i governi sembrano sposarla…ci provò anche il vecchio governo Prodi…si diffonde a macchia d’olio…come se qualcuno stesse preparando il terreno alla semina….una semina “illuminata”.
    Gersca

  8. luigi zoppoli

    Beh! Quanto a guerra ai blogger o peggio alla libertà di opinione e di espressione, la proposta di legge Pecorella-Costa ed una legge sulla stampa che risale al ’48 e la concentrazione monopolistica dell’informazione sono roba notevole. Non sono affatto sicuro che l’intenzione di Obama sia questa. E, ripeto la FCC ha deliberato positivamente circa la neutralità della rete. aver concesso finanziamenti ai giornali, è un pessimo segno dato da Obama ma rimango confidente negli anticorpi che la società americana non ha mai mancato di far circolare.
    luigi zoppoli

  9. Speriamo che rimangano parole e non fatti. Chi scrive nei blog sono persone che esprimono opinioni contrarian, rispetto a quanto viene detto dalle fonti ufficiali(TV giornali..) ben oliate, ma non illuminate, nè tanto meno scevre da influenze del potere.Un provvedimento di questo genere in un paese come gli USA, potrebbe essere un esempio per altri governanti meno liberali. Non è così già in Cina?

  10. Piero

    @LucaF.

    non darti troppa importanza Luca 🙂
    il sorvolare sul deficit militare Usa e rimarcare sempre e solo la sanità era rivolto ai redatori del blog.. mi sembrano che da un occhio ci vedano benissimo.. dall’altro niente.. così a volte perdono in profondità..

  11. Marco O.

    “il sorvolare sul deficit militare Usa e rimarcare sempre e solo la sanità…”

    Probabilmente senza le spese militari di Reagan, adesso in USA ci sarebbe la sanità pubblica. Certo, al posto del Congresso ci sarebbe un Soviet…

  12. @ Piero
    Non a caso ho messo gli smile accanto all’affermazione, comunque io quello lo tengo d’occhio da molto tempo.
    Ora purtroppo forse ricambierà la cosa.
    Solo un TOR ci può salvare?. 😉
    Certamente le spese di Bush Jr o di Obama non sono paragonabili a quelle di Reagan, su questo non ci piove, se proprio vogliamo essere oggettivi.

    @ Marco O.
    Purtroppo nonostante le spese militari di Reagan, la caduta del muro e la fine dell’URSS (comunque indipendenti dalle prime), mi sa tanto che il Soviet negli Usa sia arrivato comunque, e purtroppo la cosa non finisce solo lì.
    Ergo spendere soldi pubblici non impedisce l’arrivo di un disastro, lo ritarda, solamente di qualche decennio (e mandato presidenziale) aggravandolo.

    Saluti da LucaF.

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