26
Gen
2015

Che Tsipras ora faccia il duro e puro: si capirà che cosa davvero siano la Ue, e destra e sinistra che insieme applaudono Syriza

Syriza ha mancato di soli due seggi la maggioranza assoluita per governare da sola ma è un bene, nell’interesse comune europeo (e italiano), che abbia subito trovato un accordo di governo con la destra anti-euro di Anel e i suoi 13 seggi. Pur non condivididendo nulla del suo programma, mi auguro anche che Tsipras ora traduca alle lettera il suo programma elettorale in proposte pienamente coerenti, pure e dure. Cioè che chieda all’Unione europea di abbattere del 50% il debito pubblico greco detenuto dai Paesi e dalle istituzioni dell’euroarea (l’80% di quello attuale) come già è avvenuto nel 2011-2012 per gli obbligazionisti privati.

A questo punto, è meglio così per tutti: che si capisca in pochi mesi che cosa sia davvero l’Unione Europea. Perché a seconda della risposta che darà ad Atene, e a seconda di come Atene si comporterà, sarà più chiaro che cosa l’Unione europea può davvero diventare, e lo si capirà ben prima dei 2 anni necessari per giudicare l’effetto del QE deliberato alla BCE da Mario Draghi a maggioranza giovedì scorso.

La Grecia, grazie a politici che meritano di aver perso voti a carrettate a vantaggio di Tsipras, con l’euro ha finanziato crescita allegra più che raddoppiando il suo debito pubblico. L’abbattimento dei tassi d’interesse realizzato con la moneta comune – esattamente com’è capitato per l’Italia – ha generato per 8 anni l’illusione che si potesse assumere nel settore pubblico, pagare pensioni fuori da ogni equilibrio attuariale, non pagare le tasse, non alzare la produttività, perché tanto il debito poteva raddoppiare e si sarebbero pagati per sempre solo interessi bassissimi.

Nel 2011 l’illusione – basta su conti falsi per quasi un 10& di PIl  – si è spezzata. E il conto è stato presentato non ai politici greci – come in Italia non è mai stato presentato a chi ci ha portato al 135% di Pil di debito pubblico – ma ai greci. I tagli pubblici per garantire fino al 2022 un avanzo primario del 3-4% di Pil annuo hanno significato disoccupazione e povertà di massa. La forza per mettere alla sbarra l’oligarchia greca, che detiene più di 200 miliardi di euro all’estero, è mancata. I greci chiedono un nuovo ripudio del debito, e Tsipras vuole tornare a ciò che scrive Paul Krugman tutti i giorni sul New York Times: assunzioni pubbliche, spesa pubblica, sussidi pubblici. In Spagna Podemos, in Germania die Linke, in Italia SEL e un terzo del Pd, ma paradossalmente anche in Francia la signora Le Pen, e in Italia la Lega di Salvini e un bel pezzo degli eletti di Forza Italia, la pensano praticamente allo stesso modo. O quasi. “Basta austerità, serve un’altra Europa”, dicono tutti. Lo dice anche chi, in Italia, l’austerità non l’ha praticata MAI, visto che da noi la spesa è cresciuta – meno che in passato, ma cresce ancora – e abbiamo solo realizzato stangate fiscali, sul risparmio, sulla casa, sui consumi.

Oggi Draghi e Juncker si vedranno presto, per elaborare una prima linea comune rispetto a Tsipras e alle sue richieste. Il paradosso è che a farlo debbano essere due due tecnici, non eletti ma scelti. E’ per molti versi l’essenza della Ue attuale. Ma non lo dico con la beffarda critica che usano molti politici, contro l’”Europa dei tecnici”. Per preservare un’idea comune europea, Bce e Commissione Europea con tutti i loro difetti hanno fatto molto più, in questi anni, dei politici incapaci, nel Consiglio Europeo, di prendere decisioni altrettanto efficaci e, soprattutto, tempestive di fronte alla piega assunta dalla crisi nei paesi eurodeboli.

L’euro è nato senza aver unito mercati dei beni e dei servizi, per consentire a un unico tasso d’interesse di far convergere produttività e curve di costo come vasi comunicanti come funziona il dollaro negli USA, un’area continentale dove pure specializzazioni produttive e costi – dell’energia, della logistica, del lavoro, della PA – non sono affatto eguali dovunque. E l’euro è nato anche senza meccanismi di stabilizzazione cooperativa, per via della storia che abbiamo alle spalle, di Weimar e del nazi-fascismo che ne sortì, una storia molto diversa da quella americana.

Ora che sono passati troppi anni dall’inizio dell’eurocrisi, ora che in alcuni paesi si sono accumulate perdite di prodotto e reddito per famiglie e imprese troppo elevate per non portare massicci consensi a chi promette di cancellarli adottando cose che pur nella storia si sono viste – perché la cancellazione massiccia di debiti attraverso ripudio e iperinflazione è avvenuta innumerevoli volte nella storia, dopo grandi conflitti o grandi default, sia pur con costi sociali che i politici che li ripropongono tacciono oculatalemente (chiedere agli italiani in Argentina, se avete dubbi) – è un bene che l’Unione Europea (e il Fmi) si trovino di fronte a sé le richieste pure e dure di Tspiras.

Almeno sapremo la risposta, saremo in grado di capire che cosa davvero ci attende. Vedremo politicamente se la sinistra europea riesce a spiegare a Tsipras che quello che chiede non è inaccettabile ma sbagliato, perché signficherebbe esporre la Grecia a un nuovo default sia pur dopo l’effimera illusione di una maxi svalutazione. Vedremo chiarezza a cominciare dal Pd italiano, visto che ieri a esultare per Syriza erano gli stessi parlamentari che votano leggi di stabilità che realizzano rilevanti avanzi primari grazie a nuove tassazioni retroattive e con la minaccia di imponenti aumenti Iva tra 2016 e 2018. Vedremo come reagirà la Spd tedesca, e se le congratulazioni immediate dei socialisti francesi significheranno sostegno al ripudio del debito voluto da Tsipras.

Invece, nel caso in cui l’Unione Europea avrà la forza di una posizione razionale, vedremo se Tsipras, di fronte all’ipotesi di un’uscita dall’euro, saprà attrezzarsi a una molto più sobria trattiva, per ottenere dall’Ue e Fmi nuove condizioni per pagare gli interessi sul debito – già attualmente a tassi ridicoli, l’1%, e con un onere percentuale sul Pil che è un terzo di quello annuale italiano – e per strappare qualche possibilità di realizzare comunque programmi sociali, ma in cambio di forti riforme di produttività.

In caso contrario, meglio saperlo. Sarebbe ridicolo per i contribuenti italiani continuare a essere strangolati, a colpi di avanzo primario realizzati per via solo fiscale, per ottenere negli anni un difficile equilibrio della finanza pubblica e più produttività, se questa strada altri la ripudiano e vengono assecondati. La colpa non è di Draghi, che ha fatto e continua a fare miracoli. La colpa è della politica europea: troppo incline, finché i mercati non saranno uniti rompendo incrostazioni corporative autarchiche, a non riconoscere che senza di questo l’euro resterà sempre zoppo. La risposta a Syriza o è un passo avanti energico verso l’Europa convergente – che si fa sui mercati, non con l’armonizzazione fiscale – oppure l’uscita della Grecia dall’euro darà solo munizioni a chi anche in Italia, da destra e sinistra, promette la liretta come l’acqua di Lourdes che fa miracoli.

 

 

11 Responses

  1. Comunque vada, si è già capito, dal quantitative easing di Draghi, che la UE è un’entità bancarottiera truffaldina allo sbando:

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2015/01/24/mario-draghi-bce-la-grande-truffa-del-quantitative-easing/

    ma siccome al peggio non c’è mai fine, e questo è perfettamente normale, non essendoci sussidiarietà, ecco gli ultimi sviluppi suicidi della politica estera UE, prona agli interessi destabilizzatori degli USA di Obama (dal quale abbiamo comprato gli F-35):

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-gli-usa-addestrano-altri-5000-potenziali-jihadisti-11614.htm

  2. Francesco_P

    Si vedrà come Syriza sarà capace di ridurre alla fame la Grecia.
    Purtroppo questa amara realtà sarà venduta per lungo tempo come “la cattiveria della UE liberista”; ad aizzare il popolo contro il falso nemico ci sono persino riusciti Chavez prima e Maduro poi in Venezuela e solo ora sta crescendo un movimento per il ritorno della misera, ma potenzialmente ricchissima, nazione ad un regime politico nuovo, più vicino alle necessità dell’economia e alle necessità dei suoi cittadini.
    Siamo pur certi che per lungo tempo si falserà completamente la verità perché la Grecia merita il default mentre l’UE non è neppure lontanamente liberista e privilegia il narcisismo burocratico alla semplificazione e la tassazione alla spesa pubblica essenziale ed oculata.
    La ristrutturazione del debito greco non la pagherà un’entità astratta chiamata BCE. La pagheremo noi cittadini europei in base al criterio di chi più è indebitato più deve pagare. La pagheremo con la crisi finanziaria e con il dirottamento della QE di Draghi dallo sviluppo alla copertura dei debiti pubblici e delle crisi bancarie.

  3. giann

    Scusi sig. Giannino, qualcosa non mi torna. Non sono proprio Commissione UE + BCE + FMi a chiedere provvedimenti impopolari che in Portogallo e Grecia sono già sfociati nella macelleria sociale più cinica e becera?
    Perché invece di imporre tagli che colpiscono soprattutto i ceti medi e bassi non chiedono recupero dell’evasione, lotta alla corruzione, azzeramento dei privilegi e delle caste corporative?

  4. Rodilfo

    Egregio Giannino, comunque vada la ristrutturazione o meno del debito, la nuova coalizione vuole nazionalizzare ogni attivita’ privata, Una piccola Corea del Nord nell’area euro non puo’ sopravvivere, a questo punto un’uscita dall’area euro e’ cio’ che consentira’ alla coalizione di adottare tutte le politiche per cui ha vinto le elezioni

  5. adriano

    “…non è possibile ripristinare la vostra competitività in un regime di cambi fissi”.Firmato un analista di cui non ricordo il nome.Per quanto mi riguarda tutto ciò che non parte da lì è inutile,dannoso e fa solo perdere tempo.

  6. gianbattista rosa

    Molte sono le cose del cui valore ci accorgiamo solo quando non le abbiamo più. Credo che l’ Europa vivrà senza la Grecia meglio di quanto la Grecia vivrà senza l’ Europa. Se il figliol prodigo fosse di nuovo scappato a dilapidare sostanze, non credo che il padre avrebbe ucciso il bue grasso una seconda volta.

  7. victor carlos

    Non è problema di condivisione ideologica con Sipras, nè di ignorare il tasso di velleitarismo che fa capolino dal suo programma. E neppure, per dirla tutta, dalla effettiva capacità del nuovo Governo greco di non piegarsi a ricatti e intimidazioni, già comparsi nelle prime valutazioni di esponenti dell’UE e di istituzioni egemoni. Il peso della tara da sottrarre alla concreta efficacia delle premesse programmatiche è tutto da verificare. Ma, appunto, ora non si scappa. La Grecia di Sipras deve dimostrare d’essere la grande occasione di scuotere e rompere il perverso condizionamento europeo sulla vita dei cittadini europei. La battaglia decisiva è mettere a nudo pregiudiziali, egoismi nazionalistici, miopi derive strategiche del modello di Europa imposto dalla Germania e dai collegati potentati economici internazionali alle comunità nazionali. Queste depauperate di sovranità e dignità da personaggi privi di legittimazione democratica, non eletti né responsabili delle scelte e delle politiche decretate. Queste, oltretutto, non previste né coerenti con i Trattati sottoscritti dai paesi europei.

    Potrà Sipras invertire la sciagurata deriva germanocentrica che ha condotto le economie dei paesi dell’Eurozona alla recessione ed al disastro da cinque anni a questa parte? Potrà mettere un freno alla miope politica di lacrime e sangue perseguita nel nome del rigore da un’Europa dominata dagli egoismi tedeschi della Merkel e della Bundesbank? Non era ancora concluso, in Grecia, lo scrutinio delle elezioni di domenica scorsa che già – unico e stentoreo – è arrivato significativamente il commento-ultimatum della banca centrale tedesca allo scontato vincitore a non osare. E’

  8. Antonio Savini

    Egregio Giannino,
    Condivido il suo intervento e spero si venga presto a un momento della verità, non solo riguardo alle scelte future del nuovo governo greco, ma soprattutto riguardo alla disastrosa gestione della crisi greca dei governi europei.
    Io parlo da contribuente europeo INCAZZATO.
    Abbiamo finanziato aiuti alla Grecia per un ammontare superiore al suo PIL in neanche 5 anni e questi soldi sono stati sprecati, non per la mala gestione dei greci (o non solo), ma per decisione dei governi europei.
    Si è voluto punire gli investitori privati ristrutturando il debito e abbattendo il 50% del valore delle loro obbligazioni, solo che questo erano in gran parte detenute dalle banche greche, quindi poi si è dovuto utilizzare il fondo salvastati per ricapitalizzare le stesse banche. Questa operazione è costata miliardi al contribuente europeo e non ha portato nessun beneficio alla Grecia. Soldi buttati a nostre spese.
    Costava molto meno accollarsi direttamente il pagamento degli interessi e dei titoli in scadenza. O ancora meglio utilizzare questi soldi per fare investimenti produttivi direttamente in Grecia. L’aiuto più utile ai greci è venuto dai cinesi, che hanno comprato il porto del Pireo con l’idea di svilupparlo con una serie pluriennale d’investimenti e farne una piattaforma logistica internazionale. E’ un aiuto interessato, e appunto per questo molto più efficace dei disinteressati aiuti europei.

  9. vittorio silvestrini

    Giannino,
    sono d’accordo con Lei per quanto riguarda la Grecia e la gestione del suo debito, ma l’Europa non è solo questo ci sono una serie di norme europee che creano ulteriore burocrazia già a quella nostra che ci crea notevoli difficoltà.
    Non parliamo poi dell’inesistente politica estera e della politica alimentare che danneggia i nostri prodotti.

  10. stefano giovanetti

    Salve Giannino, sono d’accordo con la sua analisi e con le sue riflessioni che riguardano la situazione italiana. Ho letto molto in questi anni, soprattutto i suoi interventi, ma ancora non capisco se l’Euro, che è stata sicuramente una occasione da nostri politici mancata, è alla situazione attuale ancora conveniente.
    Lei sa spiegarmelo?
    Grazie

  11. roberto alessi

    Il nostro Tsipras è andato in giro per l’Europa chidendo di pagare il debito greco “dopo” e ad interessi risibli, e questa già sarebbe una richiesta inaccettabile; ma, incredibilmente, ha richiesto una immediata e consistente iniezione di euro al suo sistema bancario vicino al default. Neanche i più rossi potrebbero accettare simili richierste, più ridicole che assurde.Temo che presto i greci si troveranno le tasche piene di inutili dracme.

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