5
Apr
2012

Canone RAI: non aprite quella porta!

Pochi giorno fa, ha bussato alla porta di casa un signore, che, qualificandosi in maniera piuttosto vaga, chiedeva se in casa ci fosse un televisore.
In una mano teneva un bollettino di conto corrente postale che con sollecitudine ha compilato a mano per il pagamento del canone RAI, e nell’altra qualche brochures promozionale del servizio radiotelevisivo pubblico.
L’incontro è durato poco, il tempo di chiudere la porta invocando l’inviolabilità del domicilio e nella convinzione di avere a che fare con un lestofante.
Non c’erano infatti che due alternative. O si trattava di un maldestro agente del fisco, incaricato di un’ispezione domiciliare, ma in quel caso si sarebbe presentato come tale magari in compagnia di un collega, e soprattutto se il fisco avesse voluto contestare il mancato pagamento del canone non avrebbe scomodato un agente, ma avrebbe mandato direttamente un avviso di accertamento. Oppure si trattava di un truffatore ingegnoso in cerca di denaro da farsi accreditare a carico di qualche ingenuo.
La sorpresa è arrivata quando, controllando il numero di conto corrente nel bollettino, abbiamo constatato la corrispondenza col numero del conto per il pagamento del canone.
Scartata quindi l’ipotesi della truffa, passato il primo momento di stupore, non è rimasto che ragionare su quanti profili di illegittimità ci fossero in questo modo di verificare le utenze televisive e “riscuotere” il canone, modo che, abbiamo poi scoperto tramite l’ADUC, è ormai una prassi invalsa della RAI.
Da un comunicato dell’Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori si legge che da molto tempo ormai (il comunicato è del 2009) i funzionari della RAI entrano in casa col pretesto di controllare se esistono apparecchi televisivi e, alla fine della visita, consegnano un cedolino per il pagamento del canone, chiedendo una firma per ricevuta.
La firma in realtà serve non tanto per attestazione di ricevuta del cedolino, quanto come ammissione di possesso di un televisore, che potrà essere usata per la riscossione forzosa del canone.
La questione che lascia davvero allibiti non è tanto il fatto che la Rai escogiti dei sistemi – come dire? – ingannevoli per vestire i panni di finanziere e censire gli apparecchi radiotelevisivi, quanto il fatto, ancora più grave, che essa non ha alcun titolo per fare verifiche di questo tipo.
Potrebbe, al massimo, adoperarsi per rivendicare il pagamento del canone – non certo con questi metodi, ma attraverso le vie legali ordinarie – se il canone fosse il corrispettivo economico di un servizio fornito in base ad un rapporto di diritto privato.
Potrebbe anche recarsi nelle case degli italiani per illustrare i propri servizi e prodotti, al pari dei fornitori privati di servizi televisivi, se il rapporto giuridico che giustifica il pagamento del canone fosse un contratto privato di somministrazione.
Invece, per tanti anni la giurisprudenza e il legislatore italiani si sono sforzati, in maniera talora piuttosto cavillosa, ad assegnare al canone la natura giuridica di imposta. Proprio per superare le obiezioni di quanti pretendevano di non dover pagare il canone se non avessero fruito del servizio, pur potendo potenzialmente farlo (in altri termini, di quanti avessero tenuto spento il televisore, pur possedendolo) la Corte costituzionale si è arrampicata nei deboli rami della tesi secondo cui, “benché all’origine apparisse configurato come corrispettivo dovuto dagli utenti del servizio riservato allo Stato [… il canone] ha da tempo assunto, nella legislazione, natura di prestazione tributaria […] E se in un primo tempo sembrava prevalere la configurazione del canone come ‘tassa’, collegata alla fruizione del servizio, in seguito lo si è piuttosto riconosciuto come imposta” (n. 284/2002). “Del resto – sostiene sempre la Corte costituzionale (sent. n. 255/2010) – la natura di tributo statale dell’indicato prelievo è stata riconosciuta anche dalla Corte di cassazione, in numerose pronunce, così da costituire ‘diritto vivente’”. E infatti la Corte suprema, seguendo questo ragionamento frequentemente e ripetutamente contestato, si è pronunciata nel senso che il canone “non trova la sua ragione nell’esistenza di uno specifico rapporto contrattuale che leghi il contribuente e l’Ente Rai […] ma costituisce una prestazione tributaria” (n. 4010 del 20 novembre 2007).
Dunque, anche se con fatica e parecchie critiche, il canone RAI non solo non è qualificato come tariffa (versamento di una somma prefissata per la fruizione di determinati servizi pubblici sulla base di un rapporto contrattuale), ma non è nemmeno qualificato come tassa, ovvero come un tributo che si deve versare in relazione a un’utilità che si ricava dall’attività pubblica corrispondente. Esso è, ancora più incisivamente, un’imposta, un tributo il cui presupposto non presenta alcuna relazione con un’attività corrispondente a favore del soggetto obbligato al pagamento.
Il canone rappresenta, in sostanza, insieme alle altre imposte il massimo esercizio della sovranità impositiva dello Stato, che viene garantita dall’amministrazione pubblica attraverso la guardia di finanza, l’agenzia delle entrate e le commissioni tributarie.
Le prime sono competenti a verificare l’adempimento dell’obbligazione tributaria, mentre le seconde sono competenti a dirimere le controversie relative al pagamento di tale obbligazione.
Se, quindi, qualche italiano possessore di televisione evade l’imposta e non paga il canone, non spetta alla RAI verificarlo, con metodi peraltro dubbi sotto il profilo della trasparenza. Spetterà casomai all’Agenzia delle entrate, in seguito alle dovute verifiche, emettere l’avviso di accertamento, con cui contestare il mancato versamento di un’imposta, e non il semplice pagamento di un abbonamento, e intimarne l’esecuzione.
Se si volesse, al contrario, giustificare l’operato della RAI si dovrebbe allora riconoscere che non è corretto equiparare il canone ad una imposta, ma a un abbonamento il cui pagamento possa essere richiesto dallo stesso soggetto creditore, solo se e in quanto si fruisca effettivamente del servizio (e non, semplicemente, si sia in condizione di fruirne), come avviene nelle normali vicende contrattuali tra privati. Ma non solo la RAI è un ente pubblico, e quindi il canone sarebbe al più una tariffa, bensì – come visto – il canone è persino un’imposta, soggetta al diritto tributario quanto ad istruttoria, accertamento e esecuzione.
Insomma, lo Stato, e la RAI che ne fa parte, non possono prendersi gioco dei contribuenti millantando la natura ora pubblicistica ora privatistica del canone a seconda del proprio tornaconto: o dicono che il canone è un’imposta, e allora la RAI non ha il diritto di pretenderne l’esecuzione, ma deve lasciare questo compito all’amministrazione fiscale, così come non era legittimata ad estendere il canone ai pc, come aveva sostenuto in questo blog anche Oscar Giannino. O dicono che è corrispondente a un abbonamento per un contratto di somministrazione, con tutte le conseguenze immaginabili sulla natura del canone e, soprattutto, sulla gestione dell’azienda.

 

You may also like

La RAI e la raccolta pubblicitaria: ha ragione Pier Silvio Berlusconi?
Rai. Piccola rivoluzione in vista?—di Luca Minola
Sorry, too late!—di Mario dal Co
Su Riina, Vespa e, soprattutto, sulla Rai—di Mario Dal Co

24 Responses

  1. Dirty Henry

    Chi è che si ricorda la vicenda della TASSA SUL MACINATO?
    Paghiamo io rimborsi elettorali per permettere ai partiti di fare propaganda.
    Paghiamo i rimborsi editoriali ai giornali che sono ormai quasi tutti organi di partito (e comunque i giornali di partito prendono l’Incentivo).
    E per fare ancora più propaganda sull’etere DOBBIAMO pagare anche il “servizio pubblico”.
    Cioè, se io mi voglio vedere SKY dopo una estenuante giornata di lavoro passata a guadagnare il 45% che devo pagare al mio socio STATO, gli devo pure pagare la tassa per sentire le cantilene AUTOREFERENZIALI del Monti di turno?

  2. Alberto P.

    BEN DETTO!! ECCELLENTE!! Ma la cosa più incredibile e sconvolgente è che la Corte di Cassazione abbia avvalorato la follia che canone RAI —> IMPOSTA! E’ proprio vero che se continuiamo così non diventeremo mai uno Stato di diritto!!

    Io non gli ho mai fatti entrare!! E ho sempre richiesto un mandato di perquisizione del mio domicilio. Sono sempre tornati indietro con il capo chino!

    Quindi mi raccomando NON APRITE QUELLA PORTA! Se proprio volete parlarci rispondetegli dalla finestra!

  3. Robespierre

    La cosa si risolve facilmente: Si fa entrare il funzionario di turno, lo si crocca come una campana e gli si infila in bollettino dove non batte mai il sole. Al quarto o quinto ospedalizzato credo che avranno difficoltà a trovare altri sgherri disposti a rischiare il coccige. Mia moglie ha rottamato tre anni fa il televisore che aveva dove viveva da single. E’ stata costretta a farlo presso la municipalizzata della nettezza urbana, la quale gli ha rilasciato un documento che ha dovuto spedire alla Rai per evitare di continuare a pagare il canone. OGNI ANNO arrivano lettere minatorie che chiedono SOLDI SOLDI SOLDI. Naturalmente per me è un diletto perchè ogni volta li prendo a parolacce al numero che gentilmente appongono sulla documentazione minatoria. Gli do delle sanguisughe, raccomandati di m., mantenuti dello stato etc etc.
    Purtroppo mai nessun dipendente RAI è venuto fisicamente.

  4. massimo

    Quassù in belgio il canone televisivo è stato abrogato da alcuni anni. Contemporaneamente peró è comparsa una “imposta regionale sui nuclei familiari” di importo curiosamente quasi uguale. Non c’è più alcun legami visibile con televisori, radio o altri strumenti “atti a ricevere” programmi televisivi.

  5. Leo

    c’è solo un modo per sperare di scamparla, se non avete MAI pagato il canone: non dovete rispondere al citofono. se avete un videocitofono e non avete idea di chi sia quello che compare sul monitor, non dovete rispondere.
    perchè se rispondete e non fate entrare il tipo (chiunque sia o dica di essere), poi arriva l’accertamento della finanza o dei carabinieri, e allora la porta la DOVETE aprire! e siete fregati!
    Se invece non rispondete, il personaggio non può attaccarsi a niente e quindi non arriva nessun accertamento.
    okay, a meno che proprio non ce l’abbiano con voi, ma è molto improbabile.

  6. takanis

    In effetti ero rimasto stupito che da qualche tempo, nella sua propaganda televisiva, la RAI parlasse di nuovo di “abbonamento”, parola che era scomparsa da molto tempo. Certo è sintomatico che la nostra magistratura, che si distingue per sentenze stravaganti e ondivaghe da processo a processo, sia invece di una compattezza assoluta quando deve difendere le entrate dello stato.

  7. sabatini piergiorgio

    non risco ad appurare una cosa ! ma la RAI spa paga il canone rai. immagino abbia almeno un televisore un ognuna delle decine di sedi che ha in italia. deve pagare il canone anche lei , 400 euro per sede e riportare gli estremin in denuncia dei redditi. qualcuno puo’ informarsi in materia. la RAI paga o evade ?

  8. Nicola

    E’ ora che chi lavora per la rai si cerchi un lavoro onesto per mangiare…
    Rai=Abbonamento , pubblicita, servizio inutile e scadente…

  9. Ugo Pellegri

    In effetti è una commedia degli equivoci, infatti se si tratta:
    – di un servizio che lo stato fornisce per poter fruire e pagare il sistema di trasmissione audiovisivo, mi sta bene ma la RAI dovrebbe beneficiarne solo per le attività di servizio pubblico e non per i tanti programmi demenziali che ci propina.In questo caso mi sta bene che sia a carico solo di chi usufruisce il servizio. Con i sistemi di oggi, ad esempio, sarebbe facile chiedere il codice fiscale al momento dell’acquisto di un televisore.
    -di una tassa allora smettano di mantenere un carrozzone per una esazione disgiunta e, ad esempio, facciano come in Francia dove è legata al pagamento delle altre imposte.
    In ogni caso dovrebbero smetterla con azioni come quelle descritte che sono solo ridicole e, sopratutto, costose e inconcludenti.

  10. milziade368

    Acclarata l’esatta natura del “canone di possesso apparecchio TV” mi chiedo se non sia ragionevole che venga versato, come e in aggiunta agli altri balzelli, mediante l’ottimo, comodo, telematico Mod.24. Questo affinchè l’Ente percettore provveda poi ad indire la gara per la fornitura di un Servizio Pubblico di Informazione Radiotelevisiva. E che vinca il migliore!

  11. vorrei sapere se è vero che in ASSENZA di apparecchi televisivi, ma in presenza di connessione internet, sia comunque dovuto il canone (anche se io non uso _mai_ internet per vedere la tv, e potrei dimostrarlo cronologia alla mano suppongo). Grazie per l’informazione!

  12. vorrei sapere se sia vero che in ASSENZA di apparecchi televisivi, ma in presenza di connessione internet, sia comunque dovuto il canone (anche se io non uso _mai_ internet per vedere la tv, e potrei dimostrarlo cronologia alla mano suppongo). Grazie per l’informazione!

  13. Ecate

    @Fabrizio
    La ratio di una legge che vuole incassare non si basa sulla logica o intelligenza, vuole incassare non interessa nessuna ragione logica, legale o di principio. Il concetto di etere esclude tale logica tant’è che il canone si paga non per vedere un programma il cui segnale viene trasmesso nell’etere (poi dipende dalla frequenza e la relativa banda della trasmissione : un segnale FM a bassa potenza non si disperde nell’etere). Posso comprendere pagare per un programma RAI che vedi, ma il canone si deve pagare per il possesso di un televisore indipendentemente che tu la guardi.

    Non comprendo la logica di tassare un televisore; perché il televisore sì e non la lavastoviglie o il microonde ? Sono molti gli usi di un TV per i quali non sia previsto la visione di un programma RAI; le tesi edotte per vedere un segnale video a circuito chiuso, per vedere un DVD sono state tutte rifiutate. Si paga per il solo possesso non interessa che si veda qualcosa.

    Quando tanti giuristi con le loro dotte sentenze riescono a giustificare un’imposizione fiscale sul televisore senza ragione logica e a nessuno viene il dubbio del perché il TV si deve pagare e la lavatrice no allora comprendi di quale sistema fanno parte e cosa sia diventata la nostra società e come viene violentato il concetto di logica e del diritto.

    Una persona che bussa per vedere il canone ? Dopo che finte pattuglie della guardia di finanza si intrufolano a casa e si fanno aprire la cassaforte o per rapinane e lo stato non difende il cittadino l’unico modo che ho di difendermi è non aprire a nessuno e sperare che non buttino giù il portone blindato. Se vogliono vedere qualche bollettino lo chiedano con l’invio della ricevuta.

  14. Davide

    Non è obbligatorio dire i propri affari. Dunque se uno ha un televisore al signore non è obbligatorio rispondere. Sicuramente non è obbligatorio farlo entrare in casa. E certamente non è obbligatorio firmare ricevuto.
    L’ingresso in un’abitazione privata può essere autorizzato solo dalla legge e dall’autorità giudiziaria. L’autorità amministrativa, di sua iniziativa, non ha questo potere.

  15. Cesare

    Ho comprato casa nuova e la Rai siccome ritiene che un nuovo nucleo famigliare deve avere per forza un televisore continua a mandarmi lettere sempre più minacciose perchè io paghi. Naturalmente non ho mai risposto a questi ruba pane a tradimento,che non si sono mai degnati di chiedermi se per caso io avessi il televisore . Tipico comportamento dello stato italiano verso il cittadino: presunzione di colpa. Siamo tutti in colpa e in difetto, e dobbiamo dimostrare che non è vero. Non risponderò alle lettere future di sollecitazione (sono anni che me le mandano) e non aprirò a nessuno. Verrà la Finanza? Che venga. Se non ha altro da fare che perder tempo con queste cazzate..

  16. rbarba

    Perchè arrabbiarsi tanto?
    La tecnologia ha già superato la burocrazia.
    Basta abolire la dicitura servizio pubblico, ed oplà, i canali gratuiti possono essere criptati e chi li vorrà vedere pagherà.
    Si può fare in tempi rapidissimi.
    Di chi sarà la RAI a quel punto?
    Chi si abbomerà per un anno avrà diritto ad un’azione privilegiata per votare in assemblea-web (o via posta per i più retrò) su quali programmi vadano mantenuti, quali vadano eliminati e quali nuovi si debbano acquistare.
    Lo stesso dicasi per le pubblicità, gli azionisti decidono quali sono le aziende che posssono o non possono acuistare gli spazi pubblicitari.

  17. fabio

    Sono contrarissimo a questa imposizione a prescindere se ho o non ho la tv.Se la rai vive e si sostenta dalla pubblicita’ come tutti,questa tassa serve per le buone uscite dei dirigenti!!?Quale servizio pubblico!!?Le minchiate di san remo o della clerici e cose simili??A vedere servizi giornalistici truccati e modificati a piacere di chissa’ chi??!!Altro che democrazia!!E’una della poche tasse che, nonostante la crisi che porta le famiglie alla disperazione,l’assenza di lavoro,le attivita’ che chiudono giornalmente,aumenta ogni anno.Che schifo!!!Potevo capire se fosse stata l’unica televisione esistente,ma con il mercato libero non siamo liberi ma costretti a pagare gente che neanche vogliamo, e direi che ci bastano gia’ i politici.La tassa e’ la contropartita per un servizio.E il servizio qual’e’,dov’e’??????!!!!!!!

  18. Girino

    In questa pagina ci sono tutti i chiarimenti della RAI in merito a chi deve e a chi non deve pagare il Canone RAI.
    Se si possiede solo un computer o solo la radio, NON si deve pagare il canone.
    Anche da me è venuto l’omino RAI, molto arrogante e intimidatorio (verranno i Carabinieri! La multa sarà di 620 euro) e senza un cartellino né altro. Gli ho detto di avere già scritto alla RAI di non avere TV o altro, ho citato persino la nota del MSE, ma quello non ha voluto sentir ragioni. Io sono giovane e preparata, ma un anziano o uno straniero come reagiscono davanti a uno che li minaccia di mandargli i Carabinieri a casa?!

    http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/IlCanoneOrdinari.aspx

Leave a Reply