27
Mag
2011

Acqua: chi l’ha detto?

La legge mi dà la possibilità di intervenire ed io sono pronto ad attuare i poteri sostitutivi nei confronti di quelle Regioni, e sono la maggior parte, che non hanno ancora individuato gli ambiti territoriali ottimali per la gestione, il controllo e la razionalizzazione delle risorse idriche.

Dopo il virgolettato di cui sopra, si legge nell’articolo da cui è tratto:

Il governo però sul problema acqua non intende più perdere tempo. Il 25 giugno scorso, su proposta del Comitato di vigilanza per il controllo delle risorse idriche presieduto da Walter Mazzitti, XX XXXXXX aveva definito con gli enti locali una comune strategia di intervento per la piena attuazione della legge Galli. XX XXXXXX, dopo aver atteso invano che tutti si mettessero in regola, la scorsa settimana ha inviato una lettera-diffida nella quale in buona sostanza anticipava che gli ambiti territoriali sarebbero corrisposti “alle attuali aree geografiche delle province e alla loro divisione amministrativa”. E per accelerare ulteriormente il processo di razionalizzazione del settore, ha annunciato che entro il 1996 sarà varato il regolamento ex articolo 20 della legge di riforma che disciplina le modalità di affidamento dei servizi idrici. Chiuso questo capitolo XX XXXXXX ha provveduto a far partire altre iniziative soprattutto in materia di privatizzazioni. Ed il primo atto si è consumato nei giorni scorsi quando il governo ha presentato un emendamento alla Finanziaria con il quale si chiede la trasformazione dell’ Acquedotto pugliese da ente pubblico a Spa aperta ai privati.

Allora, chi l’ha detto? La risposta sta qui (e viene ribadita qui, in un articolo entusiastico intitolato “Acquedotti, entrano i privati).

Non voglio togliervi la soddisfazione di gustarvi, parola per parola, quello che diceva XXXXXXX XX XXXXXX quando, da ministro, faceva quel che era giusto fare. Voglio però chiedervi: se uno razzolava bene, per quale ragione al mondo oggi predica male?

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12 Responses

  1. Marco

    Scusate la domanda ma è una questione che sui vari articoli non viene trattata.
    Premesso che normalmente sono favorevole a che siano i privati a fornire anche servizi pubblici, sono piuttosto contrario quando il privato è posto in una situazione di monopolio naturale.

    La norma che è oggetto di referendum sull’acqua, fornisce un modo per mettere in concorrenza i vari operatori privati che entrano con il capitale nella (non ho ben capito la natura giuridica della società) società che gestisce il servizio idrico?

    L’Autority dell’ultimo minuto da chi è nominata? Perchè dovrei fidarmi dell’Autority? Se il Comune che gestisce il servizio idrico non lo fa bene almeno posso votare qualcun altro, se l’Autority non fa il suo dovere come fa il cittadino a controllarla?
    Cordiali saluti.

  2. Francesco

    Salve, anche io sono d’accordo con Marco. Non si rischia di creare una privatizzazione stile autostrade per l’italia?

  3. salvatore

    caro Oscar,
    sono un tuo assiduo ascoltatore, la mattina a radio 24, cerco ed apprezzo ogni tuo intervento in qualsiasi trasmissione televisiva.
    Ha suscitato in me molto interesse la tua posizione a favore del no in merito ai quesiti refer. n. 1 e 2 di qualche giorno fa, in televisione, ma vorrei che mi aiutassi a sciogliere un dubbio.
    Sono con te quando esprimi la assoluta necessità per il nostro paese di avere finalmente consigli d’amministrazione liberi, dal figlio o parente o addirittura amante di……. è ora di smetterla con le cariche esclusivamente politiche, che ingessano o addirittura mettono la retromarcia al MIO PAESE e non ho timore sul possibile assetto societario, se pubblico, partecipato, privato, misto, spa ecc. ecc.
    Sono indeciso sul mio voto. Ho qualche perplessità anche in merito allo scenario “del privato” fronte del no, perchè piu volte nel MIO PAESE la gestione di una cosa pubblica fa “acqua” da tutte le parti, ma il privato nella gestione del pubblico, spesso non è da meno. Quali armi potrebbe avere un cittadino di fronte ad un privato che pecca sulla gestione, in questo caso dell’acqua. Mi rendo conto che a questo punto mi risponderesti che ogni cittadino ha la forza del voto e che quando si accorge che gli amministratori locali o nazionali non riflettono le proprie aspettative andrebbero cambiati e che in Italia tutto questo non succede mai e quindi provare ad avere il privato varrebbe comunque la pena, ma confido in una tua riflessione.

  4. Marpa

    Risiedo ad Arezzo, forse la città che ha privatizzato per prima l’acqua.
    Per il cittadino nulla è cambiato dal punto di vista del servizio, i costi dell’acqua sono degni di Ryhad o di Abu Dahbi.
    Auguri a tutti e buon futuro monopolio privato.

  5. Rinaldo Sorgenti

    Infatti Carlo,

    Come sempre, la coerenza è un optional.
    Quello che è drammatico è che c’è chi lo vota!

    @ Marco (post nr. 5), verrebbe da dire: ma se uno non si fida neppure delle Autority, beh allora è meglio un altro tipo di ordinamento dello Stato.

    Ma il decreto Ronchi NON obbliga a privatizzare il servizio di gestione e distribuzione dell’acqua (mai la proprietà della risorsa, contrariamente a quanto vergognosamente dicono molti sostenitori del Referendum), bensì è una facoltà che il Comune può applicare.
    Per esempio: Milano che è stato tra i migliori Comuni a gestire il servizio idrico, nulla obbliga il Comune a privatizzare il servizio, salvo che qualcuno non ritenga di fare ancora meglio (solo 11% di perdite di rete, contro la media nazionale del 40%! ed il costo per i cittadini tra i più bassi d’Italia). Ma in molti troppi altri Comuni la situazione non è proprio la stessa ed allora perchè impedire di fare meglio?
    Non chiedetelo ai votanti del ballottaggio di Napoli, perchè loro sono … abituati e magari gli va bene così.

  6. brian

    Io non sono d’accordo alla privatizzazione di un bene naurale come puo’ essere l’acqua. Ritengo invece che puo’ essere “affidato” ad un privato la possibilita’ di gestire le strutture e gli edifici di depurazione e filtrazione.
    centro studi marpa

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