29
Set
2011

Privatizzazioni & privatizzazioni

Esistono nel mondo privatizzazioni e privatizzazioni. In Italia, paese dell’ammuina generalizzata (vedasi il progetto di soppressione delle province con loro ricostituzione istantanea),  ve ne sono ancora di più. Proviamo a rappresentarne una tassonomia sulla base di un’esperienza ormai bidecennale:

1. Privatizzazioni fredde. Consistono nella trasformazione di natura giuridica delle imprese pubbliche attraverso il passaggio da una tipologia pubblicistica (aziende autonome ed enti pubblici economici) ad una privatistica (società per azioni). Molto di moda nella prima metà degli anni ’90, hanno riguardato diverse aziende pubbliche nazionali e moltissime locali (municipalizzate). In questo modo sono state privatizzate le poste e le ferrovie, che infatti permangono al 100% di proprietà del ministero di Tremonti. Riguardo alle imprese ex municipalizzate non si ha notizia di nessuna, anche piccola o microscopica, che sia ora controllata da soggetti privati.

2. Privatizzazioni tiepidine. Consistono nella vendita di quote azionarie di minoranza, tali da conservare saldamente il controllo pubblico. Utilizzate per diverse grandi aziende nazionali, la consistente necessità di quattrini del loro azionista le ha tuttavia rapidamente surriscaldate trasformandole in privatizzazioni tiepide. A livello locale rappresentano la forma di privatizzazione più spinta mai praticata (si ricordano a titolo di esempio i casi milanesi di AEM e l’attuale progetto concernente SEA).

3. Privatizzazioni tiepide. Si hanno quando la cessione di quote azionarie riduce la quota pubblica restante pericolosamente al di sotto del 50%. Diverse grandi aziende pubbliche nazionali hanno subito questa forma obbligando il Ministero di Tremonti a rinunciare a nominare la totalità dei consiglieri di amministrazione e ad accontentarsi di farlo solo con la stragrande maggioranza (come nei casi di Eni, Enel e Finmeccanica).

4. Privatizzazioni calde. Prevedono la cessione del controllo in capo a soggetti privati  e il successivo disinteresse dell’ex azionista  alla scelte gestionali. Si tratta tuttavia di una forma totalmente sconosciuta in Italia. Poichè i nostri politici hanno sempre vissuto nelle imprese pubbliche sono paragonabili a persone anziane obbligate a cedere la loro casa e disponibili a farlo solo a condizione di potervi ancora abitare o almeno di scegliere gli arredi. 

5.  Privatizzazioni salvabandiera. Nei rarissimi casi in cui è stato necessario cedere il controllo ad azionisti privati, per necessità di quattrini (Telecom e Autostrade) o perchè le imprese erano in fallimento (Alitalia e Tirrenia), il privatizzatore italiano ha avuto cura di garantire che il tricolore (assieme alla bandiera del governo) continuasse a sventolare sui pennoni delle imprese privatizzate. Ogni attacco di capitalisti stranieri, e quindi nemici, è stato prontamente respinto (anche dopo che le imprese erano state privatizzate): Autostrade-Abertis, Telecom-Telefonica, Edison-EDF, Alitalia-Air France. Figura chiave delle privatizzazioni salvabandiera è quella degli imprenditori di stato, capitalisti di nomina governativa efficacemente in grado di sostituire sotto finte spoglie privatiste lo stato imprenditore. 

6.  Privatizzazioni di imprese private. In Italia anche la privatizzazione di imprese private è piuttosto problematica, infatti quando un soggetto privato vuol cedere un’azienda importante ad un altro soggetto privato è usuale che chieda il permesso al governo. La regola per la concessione del permesso è che gli aspiranti compratori siano almeno altrettanto amici degli aspiranti venditori. Se i primi sono molto amici e i secondi lo sono poco allora è autorizzata anche la scalata ostile e gli scalatori sono immediatamente insigniti della massima onorificenza dell’ordine dei capitani coraggiosi. Poichè gli imprenditori stranieri non sono amici dei politici italiani (non parlano politichese e non vogliono rovinarsi la reputazione) la cessione a imprenditori stranieri non è mai ammessa.

7.  Privatizzazioni di immobili. Poichè non riducono di un millimetro il potere dei governi di interferire nel sistema economico sono le privatizzazioni preferite dai ministri statalisti quando hanno bisogno di soldi.

A completamento dell’analisi bisogna anche considerare alcuni casi di passaggi proprietari di segno contrario:

a. Pubblicizzazione di imprese private. Modalità non più utilizzata da decenni è stata recentemente rinverdita con l’acquisto da parte di Poste del Mediocredito Centrale, destinato a trasformarsi in Banca del Sud, forse per erogare credito a imprenditori meridionali con criteri meridionali (fenomeno che aveva già portato all’autodissolvimento di tutte le preesistenti grandi banche del mezzogiorno). In attesa della più ghiotta Alitalia gli statalisti di ritorno hanno tuttavia fallito nel caso Parmalat.

b. Pubblicizzazione di imprese pubbliche. Consiste nell’acquisto a carissimo prezzo di quote di minoranza di imprese già saldamente a controllo pubblico. Ne è esempio eclatante il  caso della Milano Serravalle, tentativo di rinverdire i fasti della sinistra ferroviaria della prima repubblica con una più moderna, trasportisticamente parlando, sinistra autostradale.

 

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8 Responses

  1. Quanto è triste il nostro paese…macchinoso e immobili anche quando servirebbe tutto il contrario. Molto interessante questa differenziazione delle diverse tipologie di privatizzazioni.

  2. Un paese triste sul serio ed una classificazione intelligente. Comunque capace di far constatare che in questa Italia parlare di liberalizzazioni ed aprire un varco in quella direzione significa “cambiare tutto, per non cambiare niente!”.

  3. Marcello mazzilli

    Per me la questione.. più che le PRIVATIZZAZIONI sono le LIBERALIZZAZIONI…. Faccio un esempio. Mettiamo che nel mio comune ci sia UNA azienda di trasporti (=pubblica). La prima cosa da fare sarebbe togliere a questa azienda il contributo di tasse e far si che viva solo grazie ai biglietti (per cui dovrebbe alzare il prezzo). A quel punto si apre alla concorrenza dei privati. Da libertario direi senza nessun limite, ma sono realista.. Per cui.. mettiamoci il sistema di licenze e concessioni pubbliche, pero’ alla fine si avrebbero .. non so.. 5 aziende private e una pubblica a competere.. Poi si lascia decidere al mercato.. Il problema di questo paese invece è che si pensa (forse anche a ragione) che se si privatizza lasciando il monopolio si puo’ vendere a un prezzo maggiore. Cioè il privato che acquista il bene che prima era pubblico lo fa non per acquisire la struttura e il personale (di solito carrozzoni in perdita) ma per acquisire il diritto ad essere monopolista.

  4. Ugo Arrigo

    @Marcello mazzilli
    Privatizzazioni e liberalizzazioni sono a mio avviso due pilastri egualmente indispensabili per (ri)costruire il mercato: se privatizziamo il monopolio sostituiamo extraprofitti privati agli eccessi di costo pubblici (i quali non sono altro che profitti di chi non dispone dei diritti di proprietà); se invece liberalizziamo senza privatizzare, quindi conservando un operatore pubblico dominante, realizziamo (noi italiani, non gli altri paesi) semplicemente liberalizzazioni farsa. Formulo due esempi: (1) le poste sono da gennaio un mercato completamente liberalizzato tuttavia il pluralismo degli operatori e la concorrenza sino al 1999 erano molto maggiori di oggi; (2) ferrovie: l’esperienza di Arenaways è durata pochissimo, interrotta dall’impossibilità di servire tutte le città desiderate che è stata posta a protezione dei trasporti regionali diTrenitalia. Se i concorrenti sono obbligati a giocare con le gambe legate è evidente che vincerà sempre l’ex monopolista. Per lui non cambia nulla: prima era monopolista di diritto, dopo la liberalizzazione legale lo resta di fatto.

  5. Franco

    Ma come si fa a pensare di privatizzare quando sappiamo bene il perché non si fanno. Perché questo è il paese delle mille caste, altro che India. Ci sono caste legali, tollerate e illegali che frenano tutto.

    Le caste legali:
    -notai
    -farmacisti
    -magistrati
    -professori universitari
    -taxisti
    -portuali
    -cooperative
    -case farmaceutiche
    -compagnie petrolifere
    -banche e assicurazioni
    -monopoli di stato
    -comuni, provincie e regioni
    -partiti politici
    -confindustria
    -sindacati
    -….

    Le caste tollerate:
    -i no global
    -i no TAV
    -i centri sociali
    -la massoneria
    -………….

    Le caste illegali:
    •cosa nostra
    •camorra
    •‘ndrangheta
    •banda della magliana
    •basilischi
    •sacra corona unita
    •mala del brenta
    •nova camorra organizzata
    •stidda
    •evasori
    •………….

    Che fare?
    Sono solo 3 le cose che l’onesto cittadino può fare:
    1.tirare a campa e volemose bene e quindi fregarsene
    2.reputare tutto ciò insopportabile e quindi andarsene
    3.combattere tutto e tutti come in nord africa, però qui serve l’aito di Nato, ONU, russi, cinesi tutti assieme e allora forse, forse, poi si potranno fare le privatizzazioni, potrà tornare la libertà, la crescita, il benessere e potrà tornare la democrazia.

  6. CLAUDIO DI CROCE

    @Franco
    d’accordo sulle caste , ma ci dimentichiamo che le caste sono così forti perchè coloro che non ne fanno parte sognano di diventarne a loro volta membri . Mi ha fatto impressione – ma purtroppo non stupore – il fatto che cittadini di un paesino scendono in piazza per combattere l’abolizione preventivata , che poi non ci sarà , del loro comune. Invece di essere d’accordo per combattere gli sprechi sono contro anche perchè o sono già o sperano di diventarne beneficiari . E questo riguarda milioni di cittadini elettori per cui in questa situazione i politici non fanno nulla perchè sanno che se facessero veramente un taglio deciso agli sprechi non verrebbero più votati. Quindi io ritengo che la vera colpa è di noi cittadini .
    Tutti criticano giustamente questo governo perchè non ha fatto quanto promesso in campagna elettorale in tema di privatizzazioni, liberalizzazioni, riforma delle pensioni, riduzione del carico fiscale , riduzione della presenza asfissiante, costosissima , corrotta dello stato ecc..ecc..; ma voi vedete una alternativa pronta a fare questo ?
    Al contrario l’alternativa sarà ancora più stato, ancora più imposte e tasse,, ancora meno libertà , il tutto con il plauso della ggggggente , del poppppppolo che si è liberato del tiranno e del ghigno felice delle caste sopradette che adesso appoggiano l’opposizione , sapendo che continueranno a non essere toccate.

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