5
Lug
2011

Pensioni italiane e tedesche: l’aritmetica è un’opinione?

Dal prossimo numero in edicola di Tempi

Domanda: sapete come funziona in Germania il sistema contributivo nella parte previdenziale obbligatoria? Me ne ha rinfrescato memoria l’amico Tobias Piller, corrispondente nel nostro Paese della prestigiosa e rigorosissima Frankfurter Allgemeine Zeitung, a mio giudizio uno dei più seri giornali al mondo, perché ha ottimi giornalisti e ottime regole che difendono da decenni la loro autonomia (merito degli Alleati, che in Germania per impedire che la stampa riappoggiasse partiti autoritari promossero fondazioni che fanno da filtro tra soci proprietari e direttori delle testate). Ebbene in Germania sui salari fino a 5500 euro lordi mensili i lavoratori pagano fino al 10% di contributi, cioè fino a 550 euro, e l’impresa fa lo stesso, con un altro 10%. Il totale dei contributi previdenziali obbligatori è pari al 20% del salario lordo. In Italia la parte di contributi previdenziali obbligatoria per il lavoratore dipendente è pari al 9,8% , e a questo si somma un 32% a carico dell’impresa, per un totale che fa quasi 43%, a cui si aggiungono fino al 52% del salario lordo altri contributi obbligatori per altri fini. Da noi, le pensioni che si ottengono con questa percentuale spaventosa di contributi è mediamente molto bassa. In Germania, con meno della metà proporzionalmente di contributi obbligatori, al massimo dei versamenti il rendimento mensile è di 2400 euro circa. Bisogna rassegnarsi, oppure c’è di che riflettere? Era giusto rinviare al 2032 la parificazione dell’età pensionabile femminile nel settore privato agli stessi 65 anni già stabiliti grazie all’Europa per il nostro settore pubblico? Motivo per il quale in cambio dei mancati saldi si è pensato bene di tagliare la perequazione al costo della vita delle pensioni tra le tre e le cinque volte superiori al minimo, cioè a cominciare da 1400 euro lordi al mese?  No, era di gran lunga preferibile evitare i tagli alle pensioni del ceto medio – la penso come il sindacato, su questo – e alzare anche alle lavoratrici private l’età pensionabile.

Ve ne aggiungo un’altra. Sapete come avviene la perequazione delle pensioni in Germania? Non è parametrata al costo della vita rilevato dall’Istat, diversamente rimodulato come avviene da noi con la manovra, se questa norma sopravviverà all’esame parlamentare. In Germania la perequazione si fa allineando l’andamento delle pensioni ogni anno a quello dei salari lordi dei lavoratori dipendenti. Dunque se per ragioni di produttività le cose non vanno bene e nei contratti i salari lordi dei lavoratori attivi non salgono, neanche le pensioni salgono. Per questa ragione in cinque anni su 10 nell’ultimo decennio le pensioni tedesche non sono state rivalutate. E quando nella crisi bisognava addirittura abbassarle, si è deciso di soprassedere ma per poco la proposta non passava comunque al Bundestag.

Avete presente che cosa vuol dire, un Paese in cui anche le pensioni sono allineate agli standard generali di produttività? E in cui i lavoratori attivi se non migliorano la produttività non solo non aumentano il proprio salario, ma si beccano gli insulti dei pensionati?

Ecco io sogno un Paese in cui politici e sindacalisti, lavoratori e pensionati ragionino così. Sono pazzo? Rispondete voi. A me sembra invece pazza l’Italia.

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40 Responses

  1. filippo

    Dottor Giannino,sta scrivendo della Germania infatti e non dell’Italia…….spesso vado in Germania per lavoro,davvero tutto un altro mondo.Ok non tutta l’erba del vicino è sempre più verde,ma se non fosse per il clima sarebbe un Paese molto bello dove vivere,sapendo di poter contare su uno Stato che funziona in tutti i settori

  2. Piero

    il Debito Pubblico dell’Italia è al 120%.. con Altre cosucce nn contabilizzata andiamo a 150%… e questo dato nn comprende le pensioni..

    il Debito Pensionistico (il valore attualizzato delle prestazioni) era stato stimato da Bankitalia in un altro 300% prima delle riforme del ’90 e seguenti..
    dopo le varie riforme pare che ora valga “solo” cca il 150%…

    quindi 150% di Debito Pubblico + 150% di Debito Pensionistico = 300%…

    detto questo…

    E’ INEVITABILE INTERVENIRE PESANTEMENTE SULLE PENSIONI..
    anche se è molto impopolare…

    ma credo che proprio perchè si chiederanno ai cittadini durissimi sacrifici…
    sarebbe + giusto PARTIRE da una PEREQUAZIONE TRA LE VARIE DISCRIMINAZIONI…

    certamente le perequazioni NON bastano ad evitare i sacrifici alla gente…
    questa è una pia illusione…
    ma li leniscono un pò sia sul piano Quantitativo che su quello Psicologico..

    oltre alla Parificazione delle Donne (che però oggettivamente spesso fanno un doppio lavoro nn remunerato in famiglia)..

    ci sarebbe x esempio il FONDO DEI DIRIGENTI che era in perdita e così lo hanno SPOSTATO DENTRO l’INPS… siamo al paradosso che IMPIEGATI/OPERAI con il LORO CONTRIBUTI FINANZIANO i LORO EX-CAPI…

    ci sarebbero le BABY PENSIONI su cui agire con SCURE PESANTISSIMA (e NN solo PENSANTE) perchè sono un privilegio che urla vendetta…

    e poi ci sarebbero i VITALIZZI DEI PARLAMENTARI (che però loro FURBAMENTE nn chiamano Pensione così si auto-tolgono dalle riforme) che li prendono già dopo mezza legislatura.. e credo che inizino ad incassarlo anche senza aspettare i 65 anni..
    son dei BABY PARLAMENTARI..

    e poi ALTRE CATEGORIE che a memoria nn mi vengono ma godono di PRIVILEGI PENSIONISTICI… caro Oscar tu che 6 un esperto potresti farne una lista..

    riassumendo la mia visione….

    ANCHE SULLE PENSIONI… MENO TAGLI LINEARI… PIU’ TAGLI MIRATI…

  3. Marcello mazzilli

    Io trovo ridicola la divisione tra parte a carico del lavoratore e parte a carico del datore di lavoro… Sono ovviamente entrambi soldi tolti dal “lordo” (il vero lordo) del lavoratore (cioè il costo che l’azienda sostiene per il dipendente). Insomma.. una prima riforma a costo zero sarebbe quella di mettere in busta paga il VERO LORDO (il costo toale che l’azienda sostiene) scritto bello grande in neretto. Subito dopo (ma qui già è più difficile) aboliamo il sostituto di imposta e lasciam oche sia il lavoratore a pagare i contributi.. Già me lo vedo l’operaio che ha appena preso 2.500 euro fare la fila alla posta per pagarne 1.300.. almeno capisce chi lo deruba.. cioè.. LO STATO !!!

  4. l

    Periodicamente ritengo legge morale dentro di me testimoniare vicinanza e stima all’ottimo Giannino

  5. gianni

    una piccola annotazione: è scritto che con un salario lordo di 5500 euro in germania si matura una prestazione previdenziale di 2400 euro: siamo in presenza di un tasso di sostituzione pari a circa il 43% dell’ultima retribuzione… non è così eccezionale
    inoltre nell’ammontare complessivo dei contributi versati qui in italia è ricompreso l’accantonamento per il tfr,che in germania non esiste

  6. Roberto

    Carissimo Giannino

    totalmente d’accordo nell’avere la Germania come chiaro riferimento e non solo in campo pensionistico. Per quel che ne so, in Germania la giustizia funziona davvero e tutela il CREDITO, non il debito come succede sempre di più in questa Italia dissennata (che pure amo).

  7. Giustissimo questo dato che spesso viene ignorato quando si parla di pensioni. I commenti sarebbero tanti. Ne dico due:
    1) Tempo fa i sindacati tedeschi erano scettici sull’aumento dei contributi previdenziali, perchè in questo modo si assottigliava il margine per discutere sugli aumenti contrattuali. Gli italiani invece??

    2) Non tutti gli italiani hanno pagato questi contributi da sempre: queste aliquote risalgono, se non erro, agli anni 80. Quindi chi è andato in pensione “baby” o comunque con 35 anni ha pagato meno. Chi, si è visto alzare l’età pensionabile ha pagato di più. Inutile dire che io appartengo a questa categoria. Inutile dire che mi sento derubato. Inutile dire che negli anni 20,30 anni fa avrei preferito più soldi che la promessa NON MANTENUTA della pensione dopo 35 anni. Inutile dire che se i soldi ce li avessero dati, con un minimo di buon senso, un capiltale vincolato a 30 e più anni, oggi ci farebbe ricchi.

    Ma il problema è ancor più complesso….

  8. Walter Narduzzi

    Sarebbe così difficile calcolare le pensioni soprattutto di chi supera un certo importo in base agli effettivi versamenti di tutta la vita lavorativa? Sarebbe anche un fatto di equità e di rispetto generazionale!

  9. Gino Pilotino

    Domanda ignorante…….ma se tu muori il giorno prima di andare in pensione, a chi vanno a finire i soldi che hai versato? Alla moglie? Ai figli?…..e se non hai moglie o figli? Non si fa mai un calcolo sui capitali che restano allo stato in caso di scomparsa prematura di un contribuente?

  10. Roberto 51

    Caro Oscar,
    il suo discorso non fa una grinza, anche se mi risulta che in realtà il totale dei contributi previdenziali ammonti al 33%. Il 9.19 per cento è la quota del 33 che va a carico del dipendente, anche se concordo con Marcello che questa suddivisione è artificiosa e fuorviante, il lavoratore dovrebbe sapere quanto l’azienda lo paga per intero.
    Vedasi il documento “Aliquote contributive in vigore dal 1-1-2011 – INPS” sul sito dell’INPS stessa, documento molto interessante perché mostra tutti gli altri carichi che vanno sul lavoro dipendente. Per gli operai delle aziende con più di 50 dipendenti al 33% per la pensione si aggiungono nell’ordine: disoccupazione (1,30 + 0,30); fondo garanzia TFR (0,20); assegni familiari (0,20); cig ordinaria (1,90); cig straordinaria (0,90); mobilità (0,30); malattia (2,22); maternità (0,46). Per un totale pari al 41,27% della retribuzione lorda.
    Il tutto è molto istruttivo perché fa capire chi paga cosa.
    Nel merito io penso che l’unica riforma seria delle pensioni sia la riconduzione di TUTTI alle tabelle INPS e l’erogazione di pensioni in base ai contributi realmente versati, anche con un po’ di retroattività, in fondo si tratterebbe di privilegi più che diritti acquisiti.

  11. Gianni

    Difficile non essere d’accordo ….mi ha colpito l’intervento di Piero: il calcolo del debito attualizzato previdenziale . Perche’ sommarlo al debito pubblico? Andrebbe sommato il deficit annuale dell’inps eventualmente , ma l’esborso delle pensioni annue non va contabilizzato tutto come deficit da sommare al debito ? Piero se ho capito male spiegami . Grazie

  12. Alberto Lusiani

    Caro Oscar, sono sostanzialmente d’accordo con quanto scritto.

    Concordo con Roberto 51 pero’ che il contributi per la pensione per i dipendenti sono circa 33% del salario lordo totale, cioe’ del costo totale del lavoro (ho fatto tempo fa dei calcoli in http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Oppressione_fiscale_e_detassazione_degli_straordinari).

    Aggiungo che una delle peculiarita’ piu’ odiose e nocive dello Stato italiano e’ l’incertezza del diritto e l’inaffidabilita’ dello Stato stesso, che ritiene di poter cambiare come gli pare le pensioni da erogare, senza rispettare quanto pattuito quando i sudditi hanno versato i contributi obbligatori stabiliti dallo Stato stesso. Probabilmente per l’immaturita’ degli elettori italiani, e il loro eccessivo spirito di fazione, lo Stato italiano tende a comportarsi piu’ come l’autorita’ di un Paese invasore piuttosto che un governo democratico al servizio dei cittadini.

    Dovrebbe essere evidente a tutti che regole ragionevoli e soprattutto autonomamente stabili e non cambiate da un anno all’altro come quelle in vigore in Germania sono fondalmente superiori agli scadenti, inaffidabili e disorganici decreti d’annata prodotti dai politici italiani.

  13. Lorenzo

    Probabilmente c’è un’altra differenza fra Italia ed altri paesi civili.
    In Italia, grazie anche alla follia di affidare l’INPS ai sindacati dei lavoratori dipendenti, negli anni ’80…’90, invece di fare investimenti per pagare le future pensioni, sono stati sperperati i tantissimi soldi degli allora tanti contribuenti e pochi pensionati per pagare pensioni demagogiche a chi aveva lavorato 15 anni o meno e cose simili.
    Il grimaldello fu l’affermazione che chi lavora paga le pensioni di chi è a riposo. Un sistema così è inefficiente ed esposto alle varie gobbe democratiche.
    La soluzione corretta era di mettere via ed investire i versamenti. Così ognuno si paga la propria pensione, gobba o non gobba demografica. E pagano le pensioni non i versamenti tal quali ma gli stessi dopo aver maturato decenni di interessi.
    Ormai la frittata è fatta ma almeno è gisuto ricordare chi ha rotto le uova…
    E adesso non resta che alzare inesorabilmente l’età pensionabile.

  14. Davide

    Oscar, organizziamoci e facciamolo anche in Italia. Mettiamo insieme un gruppo di liberali veri, di professori universitari e personale altamente qualificato. Pubblichiamo su internet i CV della squadra che proponiamo per governare, rendiamo tutto trasparente. Chiediamo l’appoggio e il contributo dei ragazzi nelle università affinché creino contenuti virali da condividere sui social network per diffondere il messaggio. Al 2013 possiamo arrivare con una proposta seria per riformare questo paese sin dalla radice nei primi 100 giorni di governo. Meno spesa pubblica, meno tasse, liberalizzazioni, età pensionabile a 67 anni da subito, un federalismo vero, semplificazione drastica del fisco, rivisitazione del diritto del lavoro (un contratto con eguali diritti per tutti, una via di mezzo tra lo schiavismo del precario e l’intoccabilità dello statale), dimezzamento dei parlamentari, riduzione del debito pubblico. Anche noi possiamo essere la Germania. Salviamo questo paese dal baratro del default, del debito e di una classe politica irresponsabile.

  15. STEFANO MELLONI

    @Piero
    Non sarebbe il caso di fare come in Germania e rendere piu’ competitivo il Paese riducendo la contribuzione al 20% in totale sul lordo e fare in modo che lo stato RUBI meno , dando pensioni a chi non le merita , e gestica in modo piu’ efficiente l’ingente mole di risorse che ci porta via tutti gli anni ?

  16. giobbe covatta

    @gianni
    impara ad usare la calcolatrice ! il tasso di sostituzione e’ al 43% con un tasso di contribuzione al 20% sullo stipendio lordo , da noi e’ , ora , al 60% il tasso di sostituzione ma con contributi al 43% sullo stipendio lordo questa mi sembra veramente poca cosa !!!!
    Se valesse la stessa proporzione dovremmo avere un tasso di sostituzione al 86% con quello che si versa !!
    quindi , visto che la matematica non e’ un’opinione , qui’ , qualcuno RUBA !!!!!
    e non sono certamente gli assicurati INPS che versano i contributi , quindi provi a fare uno sforzo per capire chi e’ il LADRO .

  17. Adriano

    Dobbiamo svegliarci….. usiamo male il ns voto. Ma ho paura che il livello culturale medio italiano (che a sensazione reputo molto basso e scadente) e la mentalità delle generazioni più vecchie, non consenta un cambio di rotta. Prepariamoci all’abbrivio contro gli “scogli” e forse solo allora ci sveglieremo.
    Solo persone come lei, Giannino, ci potrebbero salvare. E non sono ironico.
    Buona giornata.

  18. gianni

    @giobbe covatta
    il tasso di sostituzione medio è il 67,9% (dato OCSE: http://archiviostorico.corriere.it/2010/maggio/18/Pensioni_tedesche_del_salario_Grecia_co_9_100518017.shtml)
    Inoltre nel 43 % di contributi che menzioni tu, è ricompreso (oltre a trattenute relative alla cig) un buon 7,41% che viene accantonato per il TFR,che in Germania non esiste (nè in alcun altro paese europeo)
    Il confronto va fatto con l’aliquota contributiva del 33%, che è quella che viene contabilizzata anno per anno (e successivamente rivalutata) ai fini della determinazione del montante contributivo (L. 335/1995,art.1,comma 10).
    Mi sembra che le proporzioni, per grandi linee, siano rispettate.

  19. Alberto

    Mio caro Oscar Giannino, quello che mi deprime è che si perpetui e si amplifichi il prelievo, con queste ultime norme, su chi è monoreddito; semplifico, due pensioni da 1500 euro lordi, che entrano in famiglia fanno 3000 euro, orbene sia l’ irpef che già discrimina, che la nuova manovra, colpiranno molto di più pensioni singole da 3000 euro lordi, e senza tener conto dei carichi familiari.
    Questa del coefficiente familiare, credo sia una riforma da fare subito.

  20. Alberto Magnago

    Caro Giannino, tutto perfetto quello che scrive. Tra le tante, iniziamo a togliere anche i contributi “figurativi” a gente che “figurativamente” lavora e prende, invece, pensioni reali e spesso anche consistenti.

  21. Alberto

    Sarò ancora più preciso:
    Mi rivolgo al ministro SACCONI, per far presente che sarebbe opportuno iniziare ad introdurre il coefficiente familiare e ne spiegherò subito il motivo.
    Una famiglia monoreddito, da pensione e non, già oggi a parità di reddito con analoga famiglia ad esempio biredditto, paga annualmente circa 2500 euro di tasse in più; con la presente manovra che attacca soprattutto le pensioni oltre le cinque volte il minimo, questo trattamento iniquo, si amplifica ulteriormente, creando quindi ulteriore disparità di trattamento e di fatto, spostando verso chi non abbia altro che il reddito di una pensione ed in periodo di aggravio dei costi, il carico maggiore di questa manovra.

  22. Luca Gimmattei

    Scusate mi sfugge qualcosa del ragionamento di Giannino e magari qualcun’altro sara’ in grado di rispondermi, supponendo che Tizio guadagni 2500 lordi/mese in Italia i suoi contributi previdenziali dovrebbero ammontare a 825 euro, mente in Germania a 500. Supponiamo per semplicita di calcolo che Tizio guadagni per tutta la sua vita lavorativa (che misuriamo in 40 anni) sempre 2500 lordi/mese per 12 mensilita’, ebbene in italia Tizio avra’ accantonato ((825*12)*40)=396000 euro mentre in Germania ((500*12)*40)=240000.
    Quale ammonatre di pensione potra’ aspettarsi Tizio in Italia e in Germania?

  23. MICHELE

    CARO GIANNINO,VEDO CHE IN EUROPA,SONO ENTRATI SOLTANTO I NOSTRI POLITICI,NOI CITTADINI SIAMO SEMPRE PIU’ VICINI AL NORD’AFRICA

  24. Alberto

    Il calcolo è più complesso e deve essere fatto, come per le assicurazioni vita in cui si paga un premio annuo, con il calcolo della riserva matematica; ovviamente il calcolo è molto complesso e le quote accumulate in 40 anni, pensando solo al capitale maturato dopo i 40 anni, deve tener conto dell’ interesse composto e quella cifra sarebbe importante, e pari a circa 764.000 euro con un interesse del 3% mentre con il 4% avresti 975.000 euro con quegli importi da te indicati; come vedi è un discorso molto variabile anche in funzione del Paese dove ti trovi e dell’ interesse corrente nel Paese. E’ interessante fare l’ ipotesi del conteggio di quale mutuo ti darebbero oggi con una durata di 40 anni a tasso fisso, con 825 euro mensili e con i tassi di oggi, oltre il 5% prenderesti 180.000 euro circa, quindi versi circa 400.000 euro alla banca, in 40 anni, che con l’ interesse composto diventano come detto a quel tasso, 1.528.000 di euro che ti anticipa solo 180.000 euro. Le banche fanno affari colossali! @Luca Gimmattei

  25. anton

    @Davide
    Sembra che l’Italia goda nel farsi del male da sola. Invece di affrontare di petto quei quattro/cinque problemi fondamentali del paese che sono ineludibili e ormai chiari a tutti e che Davide sintetizza bene, si continua con la logica dei pannicelli caldi che, oltre a non risolvere alla radice i problemi, anzi creando dei nuovi sotto-problemi, aumentano la confusione ed ispirano la falsa speranza che si possa comunque andare avanti cosi’. Mi associo pertanto, anche se con poca speranza, alla prosposta di Davide e vi invito, per un ripasso della materia, a leggere ‘Se Gesu’ fosse Tremonti…’ sul blog:
    http://www.segesufossetremonti.blogspot.com

  26. Piero

    @Gianni

    è apparentemente vero..

    il Debito Pensionistico nn è quotato direttamente sui mercati..

    è finanziato in parte con i contributi.. in parte con la fiscalità generale..
    in parte con un aumento del debito pubblico quotato..

    lo stato versa ogni hanno all’Inps nn ricordo se 70 mld o 90 mld..
    30 mld x l’assistenza che da noi nn è separata dalla previdenza (brutta cosa a cui sarebbe molto giusto porre rimedio.. sembra un tecnicismo ma nn lo è)..

    la finanziaria di oggi varrà cca 50 mld (ed in futuro i governi saranno costretti a vararne delle altre aggiuntive).. il 60% del trasferimento annuo dello stato all’inps..

    i cittadini o con le tasse o con i contributi devono cmq pagare..

    l’america che si basa sulle pensioni soprattutto private calcola il debito pensionistico nel debito privato.. noi lo calcoliamo nel pubblico.. ma alla fine son sempre debiti da ri-pagare…

    con le riforme pensionistiche le paga la platea dei pensionati attuali (se si incide sulle rivalutazioni) o future (se si incide sull’età pensionabile)..

    il motivo x cui Tremonti nn ha fatto una riforma sull’Età ma sulle Rivalutazioni è che la primo nn genera CASSA nell’immediato… nn calma i Mercati Finanziari sui mercati Quotati…

    con le varie riforme pensionistiche di fatto si costringe i cittadini a rinunciare ad una parte del loro “credito”.. è un pò come se lo stato abbassasse i tassi di interesse xrchè nn è più in grado di pagare il servizio sul debito..

  27. Piero

    @STEFANO MELLONI

    se io fossi un Dittatore (!!) farei 3 cose.. ma premetto che sono una pia illusione :

    1) fine delle discriminazioni tra i vari Regimi Privilegiati che incassano MOLTO di più di quello che han pagato (Dirigenti, Baby Pensionati, Baby Parlamentari, altra roba che nn conosco)… fregandomene in toto dei famosi Diritti Acquisiti (sorry ma l’emergenza finanziaria che verrà abolirà di forza anche questo Tabù)..

    2) separazione dai bilanci dell’Inps della Previdenza dalla Assitenza (30 mld annui)..
    perchè la Assistenza deve essere finanziata dalla Fiscalità Generale di tutti..
    la Previdenza dai Contributi dei lavoratori..

    3) Regime Contributivo (e nn Retributivo) Retroattivo e x Tutti… salvo poi Integrare al Minimo quelli che con i Contributi a 65 anni nn avrebbero di che vivere..
    e naturalmente questa Integrazione Assistenziale diventa un Costo Obbligatorio x da finanziarsi con la Fiscalità Generale..

    alla fine di questo riassetto.. pura teoria astratta… ognuno può SCEGLIERSI LIBERAMENTE una Aliquota Contributiva variabile da un Minimo del 20% ad un Max del 40% xrchè intanto la sua scelta ricadrebbe su Sè Stesso in termini di Futura Pensione Pubblica..

    ma questa è tutta teoria.. la pratica è lotta fra i vari gruppi di interesse.. dove vince quello che riesce a far più pressioni.. x lo meno fino a quando lo stato reggerà..

  28. luigi

    se accadrà una ribellione vedremo i conigli italiani come la prenderanno, già, solo 4 facce che si preoccupano di calciomercato.E io sono italiano!

  29. Gianpaolo Miceli

    Caro Giannino,

    rappresento a Siracusa i Giovani Imprenditori di CNA e vorrei organizzare a Settembre un’agorà dei Giovani ragionando proprio sul futuro della nostra previdenza e sulle prospettive di un sistema troppo appesantito da costi inutili.
    Avrei il piacere di contattarla per verificare la sua eventuale disponibilità. Saluti

    Gianpaolo Miceli
    CNA SIRACUSA
    g.miceli@cnasr.it

  30. ernesto di domenico

    sarebbe gia’ abbastanza ammettere che i lavoratori di aziende private sono diversi da lavoratori della P.A. come si fa a lavorare fino a 65 anni se il lavoro lo hai perso ed hai comunque 35 anni di contributi e 60 anni???? il loavoratore del settore privato mica sceglie . e’ il lavoratore del settore pubblico che puo scegliere .grazie e meditate

  31. giacomo stroppa

    buon giorno
    no, l’aritmetica non è un’opinione
    allora facciamo bene i conti, anche lei sig. Giannino
    l’aliquota contributiva è del 33 percento totale (non del 42)
    questo porta un dipendente con reddito da 101 di 28000 euro a versare circa 11000 euro al prprio sistema previdenziale
    dopo 40 anni di contributi ha versato oltre 400 mila euro al proprio sistema previdenziale
    dopo 45 oltre 450 mila
    lei sa ha quanto ammonterebbe una rendita vitalizia immediata di questo importo?
    17200 euro netti dopo 40 anni a 60 anni di età
    22500 euro netti dopo 45 a 65 anni
    il primo caso corrisponde all’incirca all’80% netto dell’ultimo stipendio (vecchia normativa)
    nel secondo caso al 130% circa
    ma quando parlate di riformare la pensione, li sapete fare i conti?
    ma è proprio così brutto il sistema contributivo?
    io direi di no se si permettesse all’individuo di utilizzarlo in funzione delle proprie esigenze
    siamo liberisti per davvero una buona volta e diamo ad ognuno la possibilità di poter far conto su quanto forzatamente accantonato
    usiamo la matematica per far di conto e non per operazioni politiche di basso livello
    grazie

  32. Maurizio

    Egregio Dott. Giannino,
    come molte altre volte mi trovo in sintonia con la sua visione delle cose, quindi non aggiungerò nulla alla sua correttissima esposizione.
    Desidero solo esprimere una mia profonda convinzione, nemmeno unica in quanto penso che milioni di persone la pensino nello stesso modo, circa la necessità urgentissima (etica più che economica) che si introducano penalizzazioni e ridimensionamenti economici ai componenti di qualunque struttura pubblica, iniziando dai ministri e parlamentari.
    Questa “casta”, come qualcuno li ha giustamente definiti, ha lentamente ma inesorabilmente portato l’Italia nella situazione gravissima di oggi, attraverso una determinazione fortemente negativa e pericolosa, poichè non vi sono e non vi saranno rimedi a breve.
    “Giocando” con le poltrone e con i ruoli, gli incarichi e i media, questi signori hanno danneggiato ognuno di noi (quelli semplici, onesti e corretti che comunque sono la maggioranza di questo Paese) in modo gravissimo: quale conseguenza oggi ci “rubano” la pensione (che ci siamo pagati profumatamente), ci “tolgono” parti di assistenza sanitaria, ci privano dei servizi pubblici che con tanta fatica sono migliorati negli anni.
    Metaforicamente parlando (non certo nella fisicità reale) l’unica cosa che si potrebbe, e dovrebbe fare, in Italia, è “copiare” la Rivoluzione Francese: “ghigliottinare” chiunque abbia avuto il minimo rapporto con la gestione delle strutture pubbliche.
    Sarebbe ingiusto, verso quei pochi onesti, ma il problema è così grave e profondo che temo non esistano soluzioni “politicamente corrette”.
    Sul piano pratico si dovrebbe requisire ogni bene che questi signori hanno “guadagnato”, lasciandogli solo i beni che possedevano prima di entrare in politica.
    Credo che diverremmo il paese più ricco del Mondo.

  33. Pippo

    Fare il finocchio con il culo degli altri, è una pressi consolidata nel nostro Paese. Politici intoccabili con pensioni d’oro che imartiscono lezioni , imprenditori che dichiarano meno dei propri deipendenti professionisti che guadagnano meno di un operaio non qualificato, ecc. ecc. BASTA!!!!! – I tedeschi versano meno contributi di quanto versano gli italiani e vanno in pensione con gli stessi tempi che vanno quelli italiani con la differenza che loro versano 20% di contribuzione totale e noi il 43% e in alcuni casi il 52%. BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!

  34. anna

    ma non trovate giusto che un minatore o un meccanico in linea di montaggio vada in pensione a 55 anni e un impiegato a 65 proprio perchè il lavoro e faticoso e molto diverso questo non lo dice nessuno io invece lo trovo equo

  35. Mimmo

    Ecco un sistema pensionistico (quello tedesco) che, a mio parere, funziona. Credo che sia perfettamente in linea con il sistema produttivo generale. Forse è il caso di prenderlo come esempio quando si parla di una buona redistribuzione del reddito, se questo permette di fare una vita dignitosa. In effetti un dato reddito, che venga dalla produzione o dalla previdenza sociale, permette un dignitoso tenore della vita sempre in relazione al costo della moneta. Esempio, se con 400 €uro al mese riesco a viverci e magari ci mando anche due figli all’università, sarò sempre più ricco di colui che con 1400 €uro al mese riesce a malapena a sopravvivere. Rimane sempre e solo una questione di quanti beni e servizi, con i miei soldi riesca a comprare. In questo caso, per assurdo, non solo con gli stessi soldi i tedeschi ne comprano di più, ma di pensione ne ricevono anche più di noi italiani. Se le cose stanno cosi, allora desumere che i tedesci siano molto più bravi di noi a fare le cose. “Purtroppo” a noi ci toccano i ciucci (furbetti ma ciucci), e la ciucciagine è direttamente proporzionale al grado d’ingordigia che affligge il nostro popolo. L’ingordigia, malattia che affligge il nostro popolo in una percentuale molto alta, contrariamente a quella tedesca che sembra essere, invece, molto bassa.

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