15
Ago
2009

L’Avv. Agnelli povera vittima? Ma per favore…

L’editoriale del Sole 24 ore di oggi è una perfetta espressione del riflesso condizionato che in spero esigue parti di classe dirigente italiana scatta ancora puntualmente, quando si tratta dell’Avvocato Agnelli. Oggi, per effetto dell’indagine tributaria aperta per effetto della lite patrimoniale sull’eredità dell’Avvocato, si scomoda a sua difesa addirittura un classico topos a metà tra il malinconico e l’eroico, quello di Francesco Ferruccio capitano della repubblica fiorentina ucciso a tradimento da Fabrizio Maramaldo, capitano degli imperiali vittoriosi nella battaglia di Gavinana che portò alla restaurazione dei Medici. Non stupisce ed anzi va a loro onore, che direttori di giornali che devono il più della loro carriera al sostegno iniziale e continuato dell’Avvocato Agnelli, continuino ad essergli devoti. Ma c’è modo e modo. L’indagine finalmente aperta è mera espressione dell’eguaglianza per tutti della legge. Bollarne i sostenitori come infami vigliacchi  non sanziona codardo oltraggio, dice solo del servo encomio che alcuni  legittimamente continuano a tributare: all’Avvocato, ai suoi eredi di comando, e ai suoi esecutori testamentari.

15
Ago
2009

Flat tax uguale più lavoro

È stato il grande teorico del modello neoclassico della crescita, Robert Solow, 53 anni fa in un famoso articolo sul Quarterly Journal of Economics, a riclassificare i 5 diversi effetti negativi esercitati da alte aliquote fiscali: meno investimenti, meno offerta di lavoro e minor propensione all’attività, allocazione dell’offerta di lavoro in settori meno produttivi, minor produttività marginale del capitale investito, minore efficacia e stock degli investimenti in tecnologie trainanti. Ed è stato un altro Nobel che ispirò Arthur Laffer e Ronald Reagan, Robert Mundell – che in Europa preferiamo ricordare solo per la sua teoria sulle aree monetarie ottimali da cui, in maniera un po’ bastarda, nacque l’euro – a studiare approfonditamente l’effetto che più basse aliquote marginali hanno sulla partecipazione al mercato del lavoro e sulla produttività comparata tra Usa e Ue (suoi studi, mi è capitato spesso di polemizzare negli anni passati in trasmissioni radiofoniche e televisive con Vincenzo Visco e Luigi Spaventa, secondo i quali non vi era “nessuna evidenza” dell’applicabilità all’Italia delle tesi fiscali di Mundell). Poiché per esperienza ho imparato quanto sia dura la resistenza dell’ambiente accademico, mediatico e politico italiano alle evidenze in materia di effetti benefici provocati da basse aliquote marginali, segnalo come molto utile questo recente paper.

Read More

15
Ago
2009

Perché non copiare la Polonia?

La crisi nell’Est Europa continua a picchiare duro. La Repubblica Ceca ha visto il Pil nel ssecondo trimestre contrarsi del 4,9% sul trimestre precedente, l’Ungheria del 7,9%, in Estonia i disoccupati sono al 13,5%. L’aggancio all’euro, per chi lo aveva nel mirino, resta molto problematico rispetto alla svalutazione delle valute locali, inevitabilmente in corso per la fuga di capitali e la frenata degli IDE. In tale quadro che resta preoccupante, un’idea viene dal governo della Polonia. Poiché il deficit pubblico polacco veleggia più vicino al 7 che al 6% del Pil quest’anno, più del doppio di quanto inizialmente previsto dal governo, il premier Donald Tusk ha deciso che è venuto il momento di decisioni serie. A guai straordinari e imprevisti, soluzioni straordinarie e inattese.  Il governo si accinge a dichiarare – scrive il quotidiano Rzeczpospolita – una misura drastica. Entro la fine del 2010, i dipendenti dell’amministrazione pubblica centrale e della sanità pubblica dovranno diminuire di “almeno” il 10%. Obiettivo: risparmiare entro il 2013 spesa pubblica pari a 2,9 miliardi di zloty, poco più di un miliardo di dollari.

Read More

14
Ago
2009

Chi la pensa come noi: la bolla Fed si sgonfierà

Segnalo due report di straordinario interesse sulle condizioni del mercato americano. Il primo è di Bob Chapman per Global Research , e la sua conclusione è che “the depression is only pausing to catch its breath”. Il secondo è di Naufal Sanaullah, Qasim Khan e Tyler DeBoer, per www.shadowcapitalism.com. e conclude drasticamente: “a market crash is imminent and necessary”. Vediamoli nel merito.

Read More

14
Ago
2009

Val più un’immagine

A ottobre dello scorso anno, nove grandi istituzioni finanziarie statunitensi hanno ricevuto 125 miliardi di dollari di denaro dei contribuenti nell’ambito del Troubled Asset Relief Program, che aveva già subito una mutazione dall’originaria versione di Hank Paulson, che prevedeva il riacquisto di attivi tossici, poi fallito per le insuperabili difficoltà di pricing dei medesimi. Il programma venne poi declinato in una gigantesca iniezione di capitale, secondo alcuni realizzata erga omnes per evitare problemi di stigma. Ad alcuni mesi di distanza, sappiamo come è andata. Quello che forse non sappiamo è che, secondo quanto accertato dall’ufficio dell’Attorney General di New York, Andrew Cuomo, alcuni bonus pagati ai top manager delle nove banche sono risultati superiori al risultato netto delle medesime.

Read More

14
Ago
2009

Una battuta sul Concordato e… la Fiat

Consentitemi una battuta sulla questione del Concordato, dell’ora di religione, e di tutto ciò che rientra nel regime di accordo preferenziale con la Chiesa cattolica espresso anche dal Nuovo Concordato, dovuto a Bettino Craxi e negoziato da Gennaro Acquaviva. Una battuta che deriva dalla mia storia personale. Da adolescente e giovane dirigente politico che teneva i campi estivi della propria organizzazione insegnando a ragazzini ancora più piccoli canzoni anticlericali risorgimentali – tipo “bruceremo le chiese e gli altari/ bruceremo le ville e le regge/ coi budelli dell’ultimo prete/impiccheremo il papa e il re…”, finirò tra pochi giorni, all’ultimo giorno del meeting di Rimini, a parlare di don Giussani al popolo ciellino.  Mettiamola così, la teoria della libera concorrenza applicata alla religione non solo non fa una grinza, sarebbe con ogni probabilità il first best. Ma le norme e le autorità antitrust nascono e si affermano solo dopo secoli di mercato, dunque…

Read More

14
Ago
2009

In difesa dei pirati

La liberazione dei sedici marinai del Bucaneer, che per quattro mesi sono stati ostaggio dei pirati somali, ha innescato un vasto dibattito sul ritorno dei corsari. Un tema che mi sembra sia stato sottovalutato è però relativo al contributo che la pirateria può dare alla lotta al riscaldamento globale: è infatti provato che l’aumento delle temperature medie globali è stato causato dalla riduzione del numero di corsari. Controprova ne è il fatto che l’ultimo decennio, caratterizzato da una stabilizzazione climatica, ha visto anche il ritorno dei corsari. Una forza coerentemente ecologista dovrebbe dunque chiedere ai governi occidentali di sussidiare i pirati. Del resto, come tutte le politiche climatiche attualmente in discussione, anche la pirateria riduce la crescita economica e danneggia il commercio internazionale.

14
Ago
2009

Il fisco: un nemico della globalizzazione?

C’è da augurarsi che alle parole non seguano i fatti, e che l’anticipazione giornalistica (cfr. Antonio Criscione e Antonio Iorio sul “Sole 24 Ore” del 13 agosto 2009) si riveli infondata. Ma se davvero dovessero diventare effettiva l’inversione dell’onere della prova a carico dei contribuenti prevista dal Dl 78/2009 (se, insomma, alle grida manzoniane faranno seguito azioni concrete da parte delle unità operative predisposte) e se tutto ciò riguarderà in particolare le attività fuori dai confini nazionali, l’annunciata stretta sulle controllate estere finirà per configurarsi come un attacco ai principi del diritto e, di conseguenza, alle prospettive di un’integrazione delle imprese italiane nell’economia globale.

L’idea che ora si debba dimostrare di non avere commesso reati – a parte le difficoltà “tecniche” della cosa – segna un momento di imbarbarimento, dal momento che un tratto della civiltà giuridica è proprio nella presunzione di innocenza. Fino a prova contraria, ognuno di noi è al di sopra di ogni sospetto.

Ma l’ennesimo sfregio, una volta di più, alle ragioni del diritto avrà conseguenze economiche rilevanti. E non solo di fronte agli investitori stranieri, che alle solite si terranno ben distanti dalla Penisola. E ora più che mai.

È chiaro che questo nazionalismo economico e la conseguente volontà di considerare pregiudizialmente evasore chi investe all’estero saranno un potente ostacolo all’internazionalizzazione delle aziende italiane. La voracità del fisco, bisognoso di entrate, e un’impostazione ideologica che celebra gli “inferni fiscali” e condanna i “paradisi” rischiano insomma di pregiudicare ancora di più il già difficile cammino delle nostre imprese sulla strada della loro integrazione nell’economia mondiale.

Non mancasse il protezionismo, ora spunta anche un fisco occhiuto che è pronto a saltarti addosso se solo provi a crescere, fare affari e avviare iniziative al di là della frontiera.

Lo ripetiamo: speriamo che alle parole non seguano i fatti. (Confidiamo, insomma, nell’italica cialtroneria di sempre).

14
Ago
2009

Martin su Les Paul: non c’è chitarra senza imprenditoria

La storia è quasi sempre presentata come una successione di guerre, lotte per il potere, decisioni di uomini di Stato e pianificatori. In realtà, una parte rilevante della storia è fatta da uomini operosi e ricchi di ingegno, molti dei quali sono imprenditori che si applicano a rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze, alle preferenze e alle attese del prossimo.

La morte di Lester William Polfuss, meglio conosciuto come Les Paul e di cui molto si è parlato nelle scorse ore, ha offerto a Emmanuel Martin l’occasione per una riflessione (Une histoire d’entrepreneurs) sul ruolo dell’ingegno e della creatività umani nella storia. A Les Paul, nato nel 1915, si deve infatti un contributo fondamentale nell’invenzione della chitarra elettrica. A partire dal 1952 il marchio americano Gibson ha così iniziato a distribuire il modello «Les Paul», senza il quale non sarebbe stato possibile avere – come rileva Martin (che oltre che economista, è pure musicista) – «Money for Nothing» dei Dire Straits, la ritmica dei Led Zeppelin, dei Guns n’ Roses o di Bob Marley, ecc. ecc.

Scrive Martin:

«Il problema è che se Les Paul non avesse avuto la fortuna di vivere in una società libera non avrebbe mai potuto sviluppare le sue invenzioni, e io stesso non avrei mai avuto il piacere di far vibrare la mia Les Paul grazie ad un amplificatore, la cui origine si deve a un altro imprenditore, stavolta inglese, Jim Marshall».

Quando si parla di economia della cultura e dello spettacolo bisognerebbe costantemente ricordare che il ruolo dell’imprenditoria e dell’inventiva umane è sempre fondamentale, anche quando non è immediatamente percepito.