30
Lug
2009

Fus: il governo fa marcia indietro?

Nella giornata di ieri, Berlusconi ha promesso lo stanziamento di ulteriori 60 milioni per rimpolpare la quota totale del Fondo unico per lo spettacolo (Fus) per il 2009. Ancora però non si conoscono i tempi e le modalità. Il mondo dello spettacolo spera ancora che ci sia la possibilità di inserire questi soldi nel decreto anti-crisi (ora giunto al Senato). Più realisticamente, le vie saranno altre. Ad ogni modo, anche la politica non desiste. Quattro mozioni sono state presentate (due dall’opposizione e due dalla maggioranza) per impegnare il governo a dare maggiori risorse allo spettacolo. Se da parte dell’opposizione si chiede un cospicuo incremento, la maggioranza mette l’accento sulle necessarie riforme che devono rivoltare come un calzino il settore.  Read More

29
Lug
2009

TBTF: Fitch fa i conti ai nuovi mostri

Mentre noi qui chiacchieriamo coi nostri post intorno alle generalità della questione TBTF – gli intermediari finanziari che non possono essere lasciati fallire e che vanno salvati coi denari dei contribuenti, nonché come impedire che si arrivi a tale situazione – Fitch ha rilasciato ai suoi clienti uno spettacolare report in cui fa i conti in tasca all’intero mercato americano dei derivati, a data giugno 2009. È un’ottima base di partenza, per capire le dimensioni intatte del problema, a due anni esatti dall’inizio della crisi finanziaria. Il 99,7% dell’intero ammontare di attività e passività “derivatizzate” è interamente concentrato tra gli intermediari finanziari, ma solo cinque di loro ne totalizzano l’80%. Se ci chiediamo chi siano davvero i TBTF, a prescindere dalle grandi banche di deposito, è di loro che stiamo parlando. Le Big Five sembravano sparite, nella settimana dopo il 15 settembre 2008 che iniziò con il fallimento di Lehman Brothers, e che vide l’estinzione delle banche d’investimento, mangiate da banche di deposito o trasformate esse stesse in banche commerciali. Invece ci sono ancora. Eccome se ci sono! Cinque aziende, nei cui libri il valore nozionale dei derivati pesa per la bellezza di 280 mila miliardi di dollari! E’ una stima che fa apparire datata e troppo contenuta quella che a dicembre 2008 era stata fatta dalla BRI di Basilea, secondo la quale l’intero mercato dei derivato Over the Counter era intorno ai circa 600 mila miliardi di dollari, con un valore di mercato lordo (somma di assets e liabilities “derivatizzata” a valori di libro) intorno ai 34mila miliardi di dollari. Vale la pena di leggere in dettaglio.

Read More

29
Lug
2009

Il repubblicano Zingales e’ un “restauratore”?

Oscar Giannino ha gia’ scritto qui del fatto che Luigi Zingales e’ ormai riconosciuto come uno degli “astri” che possono rischiarare il cammino in salita del partito repubblicano in America. Oggi ne scrive anche Zingales stesso sul Sole, in un articolo per nulla compiaciuto ma anzi interessante e ricco di stimoli. Come tutto, ovviamente discutibule.
Riassumendo brevissimamente: Zingales suggerisce ai repubblicani di essere piu’ rigorosi, rispetto alla finanza pubblica, anche accettando un inasprimento fiscale come contropartita per mantenere aperti i circuiti dello scambio internazionale. Nel contempo, suggerisce loro di essere meno pro-business e piu’ pro-market, con argomenti molto diversi (stare dalla parte degli azionisti piu’ che dei manager, non difendere le grosse banche, ma anche accettare un Antitrust piu’ muscolare). Read More

29
Lug
2009

Bisin e i sussidi tedeschi

Con un po’ di stupore leggiamo in un altrimenti assai condivisibile editoriale su La Stampa di Alberto Bisin che i sussidi versati dai Länder della ex-Germania ovest a quelli della ex-Germania est dopo la riunificazione del 1990 sarebbero stati ben spesi e finalizzati ad investimenti per lo sviluppo. Prescindendo qui da un giudizio dettagliato sulle modalità alquanto discutibili con cui avvenne la Wiedervereinigung (ci basti ricordare il cambio uno ad uno e gli effetti che ciò provocò sui salari e sulla competitività delle aziende orientali), sarebbe sufficiente seguire il dibattito politico tedesco per accorgersi che le valanghe di miliardi fluite da Ovest ad Est in questi quindici anni non hanno affatto  catalizzato una chiara ripresa economica delle zone facenti capo alla ex-DDR. Al primo programma di trasferimenti (Solidarpakt I) varato nel 1995, si è infatti sostituito nel 2004 un nuovo ingente piano di aiuti (Solidarpakt II) per quasi 160 miliardi, che rimarrà in vigore sino al 2019. Tali fiumi di denaro hanno per molti versi avuto come effetto quello di deresponsabilizzare le classi politiche locali: il Land di Berlino, ad esempio, è prossimo alla bancarotta e da anni usufruisce dei generosi contributi del Solidarpakt II usandoli in maniera scriteriata. Solo il Land della Sassonia, secondo uno studio dell’Università di Dresda, avrebbe usato in maniera corretta i sussidi. Un pozzo senza fondo insomma che anziché promuovere la crescita ha alimentato le clientele locali e la dipendenza cronica dalla spesa pubblica. Ancora nel 2006 il Ministero delle Finanze tedesco lamentava infatti che enormi quantità di risorse erano andate sprecate per l’assunzione di diverse migliaia di funzionari pubblici.
Il tutto senza dimenticare il Solidaritätzuschlag (Soli), balzello aggiuntivo posto sulla testa di tutti i tedeschi che dovrebbe finanziare il Solidarpakt, ma che in buona misura finisce anche nelle casse dello Stato. Per l’abolizione immediata del Soli sono assai poche le voci del mondo politico tedesche fattesi sentire negli ultimi tempi. Tra queste quelle di alcuni parlamentari dell’FDP e della CDU.

Qui il link ad un breve post sul tema dell’istituto economico di Colonia

29
Lug
2009

Risanamento, il giudice “adelante, con juicio”

Il giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Milano Pierluigi Perrotti ha fatto come il gran cancelliere Antonio Ferrer nel XIII capitolo dei Promessi Sposi. La folla invoca giustizia contro gli affamatori e lui  la vellica e l’asseconda con parole acconce. Tranne che la sua carrozza serve per salvare il vicario, oggetto delle ire pubbliche, non certo a tradurlo in prigione. Così Perrotti ha rinviato l’udienza per la formalizzazione della richiesta di liquidazione avanzata dalla Procura di Milano su Risanamento. Le banche avranno tempo fino al primo settembre per preparare in dettaglio il piano di ricapitalizzazione del quale fio a ieri in tardo pomeriggio hanno messo a punto solo i dettagli di ordine generale, e l’udienza si terrà il 22. Se davvero il giudice fosse stato convinto prima facie dei rilievi contenuti nelle contestazioni della Procura di Milano – i pm Pedio e Pellicano son dell’idea che la continuità aziendale manchi dal 2008, mica ora – far passare altro tempo rende solo difficilmente perseguibile l’insinuazione a passivo dei bondholder di Risanamento che si vedono minacciati nel portafoglio. Ma tant’è: le banche azioniste sono in Italia quello che era la Sua Maestà di Spagna nella Milano della rivolta del pane. I pm hanno acconsentito al rinvio per non farsi dare dei distruttori, ma hanno già detto che restano della loro idea. Accetto scommesse. le banche tratteranno fino alla fine su una dote di capitale per Risanamento maggiore di quella che hanno a oggi indicato, ma alla fine la spunteranno loro. Inutile dire che, chiunque di voi con la sua piccola o media impresa si trovasse con un’istanza di fallimento presentata dalla Procura, potrebbe scordarsi ogni trattativa, pubblica e privata, tanto più dietro lo scudo del rinvio del giudice.

29
Lug
2009

TBTF: Zingales per la terapia scalare, tipo metadone

Segnalazione a chi avesse letto con interesse lo scambio di post tra Mario Seminerio e il sottoscritto a proposito degli intermediari finanziari Too Big To Fail, delle loro implicazioni sull’efficacia della trasmissione al mercato della politica monetaria, nonché dei criteri che i regolatori debbano darsi per eventualmente scoraggiarli nella crescita di asset e rischio di controparte “gestito”a libro – continuerò a mettere le virgolette, in proposito, temo molto a lungo. Qui un fresco paper sull’argomento, per mano di Luigi Zingales e di Oliver Hart. Non è free ma sono cinque dollari ben spesi, se vi interessa.  Diciamo che il sottoscritto coi suoi dubbi deve prendere atto che sta restando sempre più solo. Per buona abitudine ciò non lo spaventa, ma neanche gli fa credere di avere i titoli per considerarsi un genio solitario. Il nostro carissimo Seminerio la pensa come Zingales, e questi propone una griglia di ratios di capitale variabili, per soglie di Credit Default Swaps valutati dal mercato nei confronti dei diversi istituti.  Se il premio al rischio valutato dal mercato non scende entro un tempo x, il regolatore interviene ancora e prescrive rafforzamenti dell’equity.  In sintesi estrema: è un criterio più di mercato di quello basato sulle valutazioni proprie del regolatore asseverate tramite ispezioni, che semplicemente oggi i regolatori non sono in condizioni di condurre per tutti ed esaminando a fondo la vastissima quantità di asset che andrebbero passati al microscopio. Ma le mie perplessità restano. Comunque, non  mi pare proprio che l’esultanza che continua ad accompagnare i risultati delle grandi banche Usa ma anche europee, vedi oggi col Santander, porti nella direzione voluta da Zingales.  I dati rilasciati ieri da Deutsche Bank ieri erano in realtà da brivido e terrore, al di là della consueta ripresa delle attività di trading. Il dibattito sulle TBTF per il futuro, purtroppo, non smuove il sostanziale immobilismo per non disturbare quelle che oggi gravano ancora sull’intero sistema – e su noi clienti – coi loro asset senza prezzo. Qui l’ultimo staff paper del Fondo Monetario con un baedeker apprezzabilmente chiaro e schematico di tutte le diverse opzioni, interessi in campo e relativi costi, se il regolatore volesse davvero impugnare ramazza e paletta verso le banche e avviarle a una energica cura.

29
Lug
2009

Impieghi bancari, tre giornali per tre verità

Oggi è uscita la Bank Lending Survey trimestrale della BCE. Sono 41 pagine abbastanza per addetti ai lavori ma non troppo, non tali cioè da non essere comprensibili anche se non siete banchieri. Il rapporto rileva ed elabora le risposte di 118 banche dell’euroarea, dunque i dato sono solo di estrazione bancaria ed autoasseverati, rispondendo ai questionari inviati dalla BCE. In sintesi: la stretta al credito c’è ancora. Le banche rilevano che la stanno attenuando in termini generali, poiché dal 43% di esse che dichiaravano di stringere i cordoni della borsa ai loro clienti si passa al 21%. Ma per gli impieghi alle famiglie la restrizione passa solo dal 28% al 22, e dal 26% al 22 per i crediti al consumo. Quanto alle imprese, basta dare un’occhiata alla chart n.4 di pagina 7 per constatare che la domanda è passata da un -40 e più per cento a malapena a un meno 30 e rotti, rispetto alle attese di chi immaginava che risalisse fino a un meno 15%, mentre quanto all’accordato le banche che dichiarano di essere in netta restrizione passano dal 42 al 21% per la piccola  e media impresa, e dal 48 al 25% per la grande.  Il sito del Sole 24 ore titola: “Area euro, banche più liquide, si allenta la stretta al credito”. Al contrario il sito del WSJ: “Euro-zone Banks Tighten Credit Standards”, con un lead ancor più pessimistico, “European banks continued to lend only reluctantly at the mid-year point, frustrating policies attempting to reverse the economic downturn by providing banks with new liquidity to facilitate more lending. Banks in the 16-country euro zone further tightened their credit standards in the second quarter, and companies and households may even face slightly tougher requirements in the current quarter, the European Central Bank said in a report on bank lending released Wednesday”. Il FT: “ECB sees ‘turning point’ in lending conditions”. Conclusione: le due testate anglosassoni sono sicuramente meno filobancarie della nostra, e il più corretto di tutti è FT che riporta come della BCE e a sua responsabilità, il giudizio sul fatto che davvero si debba considerare tali dati una “svolta”. Restano infatti terribili, a mio modesto giudizio.

28
Lug
2009

Altro che fine della crisi…

Trovate qui la più aggiornata ed esauriente sintesi in slides degli andamenti di tutti i mercati USA: dall’immobiliare al manifatturiero, dal mercato del lavoro agli andamento dei prezzi, al mercato monetario. Una lettura che consiglio a tutti coloro che immaginano il peggio sia alle nostre spalle…. Cominciate da pagina 66: malgrado la massa monetaria più che raddoppiata a 2mila miliardi di dollari, il moltiplicatore monetario è sceso del 50%, cioè la velocità del circolo monetario e degli impieghi finanziari col cavolo che sta rispondendo alla cura Bernanke. La conclusione è che la recessione è ancora saldamente tra noi. Keep in mind the noise is easy to uncover – it blares at your all day long from the mainstream media – the signal is much more difficult to trace, and usually involves a substantial dose of contrarian skepticism.