19
Ago
2009

Mercati giù come detto, povera FED

Che i mercati finanziari fossero in bolla, se ci seguite su questo blog per voi non è una novità. Come non lo è la frenata cinese che vi abbiamo anticipato quando nessuno ci faceva caso, allorchè la Banca centrale ha tirato un freno all’eccesso di liquidità che finiva per alimentare acquisti in Borsa invece di traslarsi sull’economia reale. Di conseguenza, è solo un bene che anche stamane Shangai perdesse più di 4 punti e che di conseguenza tutto ciò tiri verso il basso da due settimane le Borse mondiali. Meglio fermare la bolla bis alimentata dalle banche centrali, piuttosto che continuare ad alimentarla. Da oltre il 90% che Shangai aveva guadagnato da marzo ad oggi, siamo al 18,9% in meno. Vedremo più avanti, se la discesa dell’equity andrà per un po’ a vantaggio dell’obbligazionario che stentava, per poi ritornare all’equity a fine anno. O se il futuro ci riserva – Dio non voglia ma attualmente non credo – di peggio. La domanda a questo punto è:  le banche centrali capiranno che devono cambiare musica?

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19
Ago
2009

La politica premia troppe aziende in Italia, non solo Silvio

I giornali preferiscono dare spazio a occasional papers di economisti Bankitalia dedicati al tema Nord e Sud, o agli immigrati. Ma se qualche scudisciata cade invece sui vizi dello statalismo italiano, allora la disattenzione è generale. Come esempio, l’estrapolazione di uno studio di due giovani dell’Ufficio Studi di via Nazionale, Federico Cingano e Paolo Pinotti. Riguarda l’indebito premio che a molte aziende italiane viene dall’essere indebitamente “al traino” della politica. È un sistema unfair in termini di concorrenza sempre: ma in tempi di crisi, quando le risorse diventano scarse in termini di credito e i fatturati flettono, diventa ancor più odioso perché “discrimina” le imprese secondo criteri molto diversi da quelli del vantaggio competitivo. È una iniqua rendita di posizione che vale il 5% in più di margine sui concorrenti, e che riguarda non poche aziende a cominciare da quelle del Cavaliere, come tanto sprovveduti o in malafede potrebbero immaginare, bensì diverse migliaia di aziende italiane.

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19
Ago
2009

Il sentiment anticrescita fa proseliti al Corriere

Ferruccio De Bortoli fa comunque un buon giornale. Soprattutto se si tiene conto dei chiari di luna della grande stampa italiana, per un terzo fatta di perdurante tributo agli ultimi protetti dell’Avvocato Agnelli, vedi Sole e Stampa, e per due terzi di ritornanti altalene, vedi appunto Mieli-De Bortoli nell’emisfero Mediobanca, e Feltri-Belpietro in quello berlusconiano. Il Corriere rischia ogni giorno di essere il migliore, attutita la freschezza notiziosa e non troppo filogovernativa che il grande Anselmi aveva saputo assicurare alla “sua” Stampa, e smarrita per strada la missione da sempre propria del Sole, oggi sottoposta a ibridazioni il cui esito sarà da vedere. Giulio Tremonti può considerarsi in cuor suo molto felice.

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19
Ago
2009

Parole sante

Parole involontariamente sagge da questo articolo di Sheila McNulty sul Ft:

In spite of record growth rates over the past five years, high costs (solar energy can be four times as expensive as traditional gas-fired electricity) and the economic downturn mean solar has not become a mainstream energy source. While many solar companies were profitable before the economic downturn, boosted by government subsidies, the credit squeeze and fall in energy demand has hit them along with the rest of the power sector.

Traduco liberamente:

Nonostante la crescita record degli ultimi cinque anni, il costo folle (almeno quattro volte più di una tradizionale centrale a gas) e la recessione hanno impedito al solare di diventare una fonte energetica di primaria importanza. La crisi del credito e il crollo della domanda di energia hanno colpito il solare così come il resto del settore elettrico, a dispetto del fatto che molte imprese solari fossero assai profittevoli prima della recessione, imbottite com’erano di sussidi pubblici.

In breve: il solare, essendo una fonte farlocca e costosissima che nessuno degnerebbe anche solo di uno sguardo in condizioni di mercato, sta in piedi grazie ai dindi rapinati ai consumatori, ma adesso neppure quelli bastano più. Dio ci salvi dalle buone intenzioni.

18
Ago
2009

Markets in everything

Ci permettiamo di rubare il titolo ad una famosa rubrica di Marginal Revolution, il seguitissimo blog di Tyler Cowen. Il fatto è questo: contrariamente a quanto si potesse pensare Il Foglio e il suo direttore non hanno appoggiato in pieno la protesta della Conferenza Episcopale Italiana sulla nota vicenda dell’ora di religione a scuola, che è inutile riprendere in questa sede (testo sentenza da federalismi.it: PDF). Nell’intervista al teologo milanese Giuseppe Angelini si legge fra le righe: “Sarebbe prezioso un rilancio da parte dei cattolici, senza accontentarsi di fragili rendite di posizione nel contesto multiculturale e multiconfessionale”. Oggi Ferrara rilancia:

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18
Ago
2009

“He lets both horses run”

Per provare a comprendere l’ultima enciclica avevo suggerito agli amici americani di Mirror of Justice l’opzione “Progressive-Conservative”.   Carlo Lottieri ha già messo in evideza le “luci e le ombre” del testo da un punto di vista liberale. Ora è Michael Novak ad esercitarsi su First Things.

Anche se Novak ammette che non è possibile dare una lettura dell’enciclica soltanto dal punto di vista delle politiche economice poi commenta:

almost every time Benedict seems to give a point to the left (…) he takes it back (…) He lets both horses run, and does not himself choose to side with either one“. E poi una critica feroce per lo staff che ha aiutato il Papa nella stesura del testo: “There are many more omissions of fact, questionable insinuations, and unintentional errors strewn  through this encyclical. The staff work has been rather poor”.

First Things propone una serie di articoli sull’argomento. Buona lettura.

18
Ago
2009

Laffer rules

Segnalo questo bel paper di Dan Mitchell, che sviluppa un’analisi empirica su diversi casi recenti di tagli fiscali. La conclusione è che, in generale, la Curva di Laffer – secondo cui una riduzione delle imposte può determinare un aumento del gettito – descrive piuttosto bene il comportamento dell’economia. Quindi, una seria riforma fiscale può costare poco (nell’immediato) e addirittura essere conveniente (nel lungo termine) dal punto di vista delle finanze pubbliche. Purtroppo, nessuna evidenza è abbastanza solida per chi non vuol capire.

17
Ago
2009

Par condicio per obesi ed ortoressici

Sul Corriere di oggi la notizia da manuale dell’uomo che morsica il cane: “di cibo sano si può morire”. La malattia inizia con l’esclusione dall’alimentazione dei cibi trattati con pesticidi o con qualsiasi additivo artificiale. Poco alla volta, poi, i criteri di ammissibilità di un alimento diventano sempre più restrittivi fino a portare il malato ad avere una dieta talmente povera da poter riportare gravi danni sul piano nutrizionale. L’Economist racconta invece del consenso sempre più ampio  che vi sarebbe negli Stati Uniti all’introduzione di una fat (senza “l”, purtroppo) tax per internalizzare i costi che le persone sovrappeso scaricano su un sistema sanitario avviato ad accentuare il suo carattere socialista. Dubitiamo che in futuro le stesse voci si alzeranno per invocare analoghi provvedimenti per i cultori del, politicamente corretto, cibo sano (oggi, spesso, generosamente incentivato e propagandato dal soggetto pubblico). Insomma, i classici due pesi e due misure. Due regolamentazioni opposte e sbagliate: meglio fare affidamento su mercato e responsabilità individuale.

17
Ago
2009

Mamma (Stato)

Breve dialogo con una giovane venticinquenne finlandese, a dir poco stupita del fatto che in Italia gli studenti universitari (non necessariamente „bamboccioni“) vivano per lo piú con i propri genitori.

GB: “E tu quindi vivi sola?”

St: “Ma certamente..”

GB: “E lavori?”

St: “No, devo ancora finire l´Universitá. Mi manca poco..”

GB: “Capisco. E quindi i tuoi genitori ti passano dei soldi, perche’ tu possa vivere da sola, non e´così?”

St: “No, non i miei genitori, lo Stato naturalmente”.