Addio a Franco Forlin
L’Istituto Bruno Leoni piange la scomparsa di Franco Forlin, suo tesoriere dal 2004 e una persona semplicemente fondamentale per l’operatività e la crescita dell’Istituto. Nato nel 1941, Forlin è stato stroncato da un lungo male, che aveva affrontato col supporto amorevole della moglie Marcella e della sorella Edi.
Conoscevo Franco da quando, per il ventesimo anniversario della sua azienda, decise di fare un regalo particolare a clienti, fornitori ed amici: un libro che rientrasse nella tradizione di pensiero che aveva appreso da Sergio Ricossa, sui banchi dell’università di Torino. Gli parve naturale andare a chiedere consiglio all’antico maestro. Ricossa ebbe la bontà di suggerirei che fossi io a scriverlo, e ne venne fuori un pamphlettino (Lettera a un amico no global), con una bellissima prefazione di Ricossa stesso.
Che un libro nasca così, è cosa rara dappertutto – ma in Italia in particolar modo. Il fatto che un imprenditore italiano, di mezzi non illimitati, volesse investire su uno strumento di promozione delle idee di mercato mi stupì enormemente. Questo rendeva Franco ancora più “eccentrico” nella business community torinese dei suoi cappelli vistosi e della predilezione per le cravatte a farfalla. Minoritario in tutto, le sue fedi erano il liberismo e il Toro.
Quando, poco dopo, cominciammo a parlare di fondare l’Istituto Bruno Leoni, coinvolgere Franco venne naturale. Ci si immerse con tutto se stesso, come in passato aveva fatto con altre associazioni non profit e circoli di vario genere. Non scettico ma giustamente preoccupato, all’inizio, circa le nostre possibilità di successo, osservò la crescita dell’Istituto con meraviglia, stupore, ed entusiasmo. Ci trovammo assieme a gestire qualche difficoltà. Franco seppe giocare un ruolo determinante anche in situazioni complesse e scivolose.
In breve, maturò una convinzione granitica, che non si vergognava affatto di esternare e condividere: che l’Istituto Bruno Leoni fosse impegnato in una grandiosa e difficile missione di “civilizzazione” della cultura italiana. Per questo, faceva per l’IBL senza sforzo cose piccole e grandi.
I liberisti dovrebbero saperlo, ma spesso se ne dimenticano: l’organizzazione è tutto. Le idee migliori non camminano da sole, hanno bisogno di crescere all’interno di “serre” adeguatamente curate. Se l’Istituto Bruno Leoni, pur con tutti i suoi errori e i limiti, è riuscito a “strutturarsi” in qualche modo, il merito va in prima battuta ascritto al senso dell’organizzazione, di più: alla passione dell’organizzazione, che aveva Franco Forlin.
Senza di lui, questa piccola iniziativa non avrebbe potuto svilupparsi in maniera ordinata e consapevole. Senza di lui, l’IBL sarebbe probabilmente abortito – come accade a molte realtà simili. La nostra gratitudine nei suoi confronti e’ pari solo al dolore. Addio, Franco.