13
Giu
2011

Oro e debiti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.

“Chi scava una fossa ci casca dentro e chi demolisce un muro è morso da una serpe” Ecclesiaste X,8

“Deteniamo oro perché non abbiamo fiducia nel governo”, recita un vecchio proverbio anglosassone. È infatti il rischio governo in ogni paese a far salire il valore del metallo. Il rischio governo è quello associato ad un contesto economico caratterizzato da valori economici negativi: inflazione, crescita esponenziale dei debiti, dei derivati, svalutazioni competitive, tassi di interesse reali negativi. Il rialzo dell’oro dal prezzo di 250 dollari di dieci anni fa a quello corrente di oltre 1500 misura l’entità del disfacimento delle economie. Anzi il metallo è ancora a buon mercato se si considera lo stato fallimentare dei governi. Ci si prepari a impennate improvvise.Il sistema a base aurea demolito quaranta anni fa, fissando standard di valore stabili, era incompatibile con lo sfrenato statalismo contemporaneo e con le sue promesse di estinguere i debiti alla scadenza, complice il sistema bancario. L’oro funziona da termometro della situazione economica perché il suo valore, in un mondo di valori instabili, è stabile. Fu quindi un grande errore credere che con la demonetizzazione il metallo si deprezzasse. Nel 1934 Ludwig von Mises scriveva:

“Oggi il valore dell’oro è fortemente sostenuto dal suo impiego monetario e la sua demonetizzazione ne influenzerebbe profondamente il prezzo…se un determinato tipo di moneta viene privato delle sue caratteristiche monetarie allora esso perde anche il particolare valore che dipende dal suo uso come mezzo generale di scambio e mantiene solo quel valore che dipende dal suo uso alternativo” (Teoria della moneta).

Anche il grande economista austriaco si sbagliava. Pur rimosso dal sistema, l’oro non è mai sceso di valore poiché ne è sopravvissuta  la componente monetaria che ne motiva una domanda costante. L’oro è quel bene economico universalmente accettato, il cui prezzo misura tutti gli altri beni economici con cui si scambia. Ad essere precisi il suo valore non cambia, varia il suo prezzo in termini delle valute inconvertibili che tendono al loro valore intrinseco: lo zero. Il valore dell’oro è costante e il suo potere d’acquisto è dovunque lo stesso non tanto perché è raro (non esiste mai né abbondanza né scarsità di metallo) ma perché non può essere mai scambiato al di sopra o al di sotto del suo valore intrinseco che gravita sempre attorno al suo costo di produzione. Pertanto è falso paragonarne l’ascesa ad un bolla perché l’essenza di questo fenomeno è l’esagerata sopravalutazione di un bene al di sopra del suo valore intrinseco sostenuta da una abnorme espansione creditizia. Il metallo non si compra a credito perché non produce né interessi né flussi di cassa. Lo si compra come bene strategico, come polizza assicurativa per coprirsi da un possibile collasso finale.
Un altro modo di esprimerne la stabilità valoriale è considerare che, a differenza di ogni altro bene di cui l’utilità decresce all’aumentare della quantità, la sua utilità marginale può considerarsi praticamente costante (o perlomeno diminuisce molto lentamente perché nella scala dei bisogni il suo punto di saturazione è più elevato rispetto a tutti gli altri beni). Il valore di un’oncia d’oro (31 gr) non varia al variare del numero di once possedute. Un bene economico con caratteristiche di divisibilità e di uniformità la cui utilità marginale è costante diventa mezzo di scambio e di pagamento, cioè denaro. Durante la guerra mondiale, quando il denaro scarseggiava, le sigarette ne presero il posto e la loro utilità marginale divenne immediatamente costante.
La fede nell’oro non è di natura religiosa e il suo possesso non è dovuto a turbe psichiche come sarcasticamente sosteneva Keynes.
L’oro non è un fine in sé. Non ha una natura “teologica”. È la base per l’attuazione di un ordine economico volto a sostituire il disordine economico e valutario creato dalla statolatria.

L’occidente sta subendo lo sgretolamento del suo edificio del credito con gravissime conseguenze per la civiltà occidentale. Siamo alle soglie di un fenomeno inquietante: l’insolvibilità globale dei sistemi economici. Il problema della riabilitazione dell’oro nel sistema monetario come mezzo di regolamento internazionale è quanto mai di urgente attualità. Il ritorno al Gold Standard è stato invocato persino dal presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, ma la proposta è stata accolta con silenzio sprezzante come se avesse parlato di tornare alle lampade a olio o alle navi a vela.
Con il ritorno all’oro non si mette indietro l’orologio ma si costruisce una base per l’avvenire. Il suo rifiuto da parte dell’establishment non ha alcuna base dottrinale, è solo dovuto alla cecità infantile e ostilità passionale di chi vede nel metallo un concorrente, una minaccia all’espansione della spesa pubblica oltre i limiti del prelievo fiscale.

A mali estremi, estremi rimedi. Cosa rende così impellente l’adozione dell’oro come valuta universale e strumento di riserva?  Soprattutto la necessità di ripristinare nel sistema economico il mezzo universale di limitazione e di estinzione definitiva dei debiti che nell’attuale regime di inconvertibilità valutaria e di cambi fluttuanti sono permanenti ed inestinguibili.
I tratti essenziali del sistema aureo sono tre e interdipendenti: 1) cambio fisso tra le valute, unitariamente espresse come quantità  d’oro fissa (parità aurea legale); 2) loro convertibilità nel metallo; 3) adeguate riserve auree per garantire la convertibilità. Con queste regole è possibile correlare il medio circolante ai bisogni reali delle economie. La valuta che può circolare in un paese tenderà sempre a gravitare verso quella necessaria a regolare gli scambi vale a dire quella quantità che vi può circolare al valore di costo che è il valore della parità, cioè del metallo di cui essa è l’equivalente. Se ad esempio un’espansione dell’economia facesse aumentare la domanda di moneta elevandone il valore al di sopra della parità e quindi facesse abbassare i prezzi, aumenterebbero le esportazioni e diminuirebbero le importazioni ed il surplus dovrebbe essere accreditato in oro. Ma l’afflusso in oro ridurrebbe il valore della valuta interna, riportandola alla parità aurea. L’inverso accadrebbe nel paese con un disavanzo commerciale. Poiché i deficit devono essere saldati in metallo, il sistema bancario per difendere le proprie riserve avrebbe tutto l’interesse a ristabilire l’equilibrio commerciale alzando il tasso di sconto per contrarre la circolazione all’interno, diminuire i prezzi e far aumentare le esportazioni. Come si può intuire nel sistema a cambio aureo è il sistema bancario, a doversi preoccupare suo malgrado di salvaguardare la propria solvibilità cioè a mantenere l’equilibrio tra pagamenti e riscossioni. Parimenti, una politica inflazionistica dissennata sarebbe bloccata dagli stessi cittadini perché richiederebbero l’immediata conversione della valuta in oro.
Nel gold standard, tutto l’edificio del credito poggia sulle basi incrollabili delle riserve metalliche e della convertibilità a vista delle valute che ricompongono l’equilibrio economico e regolano la circolazione monetaria che, invece, nel regime di cambi flessibili e delle valute a corso forzoso, cioè inconvertibili, è gestita da un sistema del credito asservito alla necessità dei governi di monetizzare il debito.
L’oro regolando la quantità di debito che l’economia può sopportare, evita quella metastasi, indotta dalla tossicità degli strumenti di finanziamento dei deficit che prima o poi aggredisce tutti i sistemi economici. Infatti, poiché nel gold standard gli strumenti di debito sono legati alla stabilità dell’oro, il valore, gli interessi e la redimibilità di un titolo alla scadenza sono indipendenti dalla promessa dell’emittente. Per contro, in regime di valute inconvertibili, il valore dei titoli di debito dipende dalla promessa dell’emittente: una promessa impossibile a mantenersi perché interessi e capitale saranno restituiti in moneta avariata. La stabilità dell’oro assicura inoltre una struttura dei tassi di interesse naturalmente stabile poiché, in assenza di volatilità, la speculazione non può prosperare. Pertanto i credit-default swaps non avrebbero ragione di esistere. Essi furono inventati proprio per puntellare l’infido e fragile regime delle valute cartacee.
Il regime aureo assicura, infine, tassi di interesse bassi perché viene meno il rischio per i mutuatari di non ricevere alla scadenza, l’equivalente in potere d’acquisto, del valore prestato.

C’è del metodo in quella follia
Dalle considerazioni fatte si capisce che nel gold standard erano i soggetti privati ad esercitare il controllo monetario e del credito. Avendo la facoltà di convertire i propri averi in moneta aurea costringevano il governo a limitare la spesa ed il sistema bancario a contrarre il credito inflazionario, pena il deflusso delle riserve auree.
Quando nel 1933 il Presidente Franklin D. Roosevelt nazionalizzò l’oro confiscandolo e obbligando i cittadini a subire il corso forzoso del dollaro, li privò dell’arma di difesa dei propri risparmi e di quella di protesta contro la manipolazione del denaro per ridistribuire arbitrariamente il reddito. Si aprì la strada a massicci interventi con i quali i governi promettevano di rendere tutti più ricchi con misure monetarie. Ma l’establishment dei politici ed economisti introdusse, invece, l’arma letale della distruzione dei capitali. La durata e gravità della grande depressione è conseguenza del sabotaggio dell’oro. Eliminato un pericoloso concorrente, venne aperto il vaso di pandora delle operazioni di mercato aperto, quegli strumenti fraudolenti di politica monetaria che nello statuto del 1913 della Federal Reserve, il modello di tutte le banche centrali, erano bandite. La Fed le introdusse illegalmente all’epoca del corso forzoso dando inizio alle relazioni incestuose tra banca e governo per partorire i deficit che svalutarono progressivamente il dollaro. Quando il presidente Nixon nel 1971, ripudiando gli accordi di Bretton Wood, chiuse definitivamente lo sportello dell’oro (gold window) rifiutando ai paesi partner la conversione in metallo di dollari svalutati tenuti a riserva, impose al mondo il dollar standard, una valuta che poteva essere creata senza limiti perché a costo zero. Gli Stati Uniti da più grande creditore che erano, diventarono il più grande debitore del Pianeta. Iniziava l’era dell’economia del debito. Fu il nuovo regime di cambi flessibili e delle valute scoperte a spianare la strada alla patologia delle operazioni di mercato aperto come pratica corrente di tutti i governi per monetizzare il debito e fare della speculazione esponenziale la caratteristica permanente del nuovo firmamento monetario.

Quando  banche sottoscrivono titoli del tesoro e li usano per creare depositi, convertono promesse future di pagamento in denaro immediatamente spendibile da parte dei governi. Ma come abbiamo visto più sopra, queste promesse non possono essere mantenute. Infatti alla scadenza i titoli non vengono pagati ma rinnovati con la garanzia di altri titoli di qualità progressivamente inferiore. Così non solo il debito cresce più velocemente del reddito nazionale ma diminuisce anche la sua “la qualità” che l’oro assicurava. Espandendo i depositi, (che rappresentano un attivo per il Tesoro ed un passivo per le banche) il sistema bancario fa circolare, di fatto, il debito come se fosse denaro. In regime di inconvertibilità il debito è dunque lo standard di circolazione garantito da debito crescente. Al verificarsi di default i deposti si azzerano dai bilanci perdendo la caratteristica di denaro. L’oro, al contrario, non svanisce mai, non è eliminato dal default del debitore ma resta in esistenza perché è l’unica posta attiva a non essere contemporaneamente controparte passiva nei bilanci di altri soggetti. Per questo motivo l’oro è il mezzo di estinzione definitiva dei debiti. Pertanto il regime aureo ripristinerebbe la solvibilità del sistema monetario internazionale.

Il regime artificiale di tassi di interessi calanti per sostenere il valore dei titoli, paradossalmente non allevia ma aggrava il peso dei debiti provocando il danno più grave: l’erosione del capitale e la contrazione della produzione poiché tassi di interesse prossimi allo zero sono incompatibili con la formazione del risparmio. Nell’ultimo stadio del deterioramento, a garantire il debito non rimane che il potere di tassazione degli Stati ed è per questo che, lungi dall’essere strumenti di sviluppo, i titoli di debito non sono altro che certificati di confisca. Ma, alla fine, impossibilitati pure a prelevare risorse da economie esauste ai governi non rimarrà che una scelta: il default. Non può avvenire diversamente se l’unica attività a prosperare nel gran casinò dell’economia mondiale sono le fiches del debito pubblico che banche, governi e speculatori si scambiano da decenni. In questo contesto è risibile ed ipocrita parlare di “vigilanza”, di “regolazione finanziaria” internazionale. Quando si gioca al tavolo del casinò non esistono polizze assicurative contro perdite e debiti. Entrambi possono solo aumentare.
I veli pietosi ormai sono caduti mostrando la nudità di questo sistema che ha fatto crollare non solo i valori economici ma anche quelli morali, discreditando le democrazie. Per evitare il collasso economico ed il caos sociale bisogna mobilizzare l’oro per promuovere l’unificazione monetaria mondiale e porre fine alle manipolazioni autoritarie, alle perturbazioni monetarie ed al deprezzamento delle valute.
Riforma temeraria? Può darsi, fino a quando l’opinione pubblica non avrà capito l’immoralità ed incostituzionalità di un regime monetario che sfrutta risparmiatori, produttori e consumatori a beneficio di politici, banchieri e speculatori.
Tempi eccezionali richiedono misure eccezionali. L’oro va richiamato dall’esilio per proteggerci contro la follia dei governi e dagli effetti negativi sull’economie di questa follia.  Raramente nell’epoca delle “democrazie” ha raggiunto un’altezza così elevata.

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13 Responses

  1. Una domanda mi viene leggendo le prime righe. (da 250 a 1500 $)
    Nelle Alpi circa tra la Dora Baltea ed il Ticino, si dice che anticamente vi fossero miniere d’oro. La toponomastica del torrente Orco per esempio ne è testimonianza. Orco non sta per il cattivo delle fiabe, ma deriva da Oro in qualche antica lingua locale.
    Orbene, si diceva anni fa che l’estrazione dell’oro in quelle zone non sarebbe stata redditizia. Ma con il prezzo attuale, la valutazione continua ad esserlo? (Ovviamente tenendo conto di sicurezza ed ambiente).
    Grazie per le risposte.

  2. Gerardo Coco

    se ci riferiamo agli usi industriali del metallo, il costo d’estrazione dipende da vari fattori: la qualità, la profondità dei giacimenti, la concentrazione del metallo, il costo dell’energia, del lavoro, la tecnologia di estrazione ecc. Il costo marginale (della miniera limite, quella meno economica) rispetto alla produzione totale tende ad aumentare velocemente. . l’estrazione è ad alta intensità di capitale.
    A differenza di qualsiasi altra commodity, l’oro, per la maggior parte non viene consumato. Questo spiega l’elevatissimo rapporto tra stock esistente e nuova produzione che è tanto bassa da non incidere sull’offerta esistente. La scoperta di un nuovo giacimento sarebbe irrilevante. Non c’è scarsità d’oro (per questo motivo l’oro ha “caratteristiche monetarie”.)

  3. Mauro Ongaro

    Nel 1929 era in vigore la piena convertiblità e questo non evito la crisi finanziaria globale.

    Siamo proprio certi che funzioni?

  4. Enrico B.

    @Mauro Ongaro
    Il Federal Reserve Act del 1913 consentiva alla banca centrale di convertire in oro anche meno del 40% della moneta che emetteva (pag.13):

    http://www.llsdc.org/attachments/files/105/FRA-LH-PL63-43.pdf

    Quindi non c’ era piena convertibilità. Inoltre la crisi fu aggravata e prolungata dagli interventi di Hoover e Roosevelt, volti a tenere prezzi e salari artificialmente più elevati di quanto avrebbero dovuto essere (vedi le misure protezionistiche e anti-concorrenziali). Anche se ci fosse stato un puro gold standard, avrebbe dovuto vedersela con un mercato viziato da pesanti interferenze statali.

  5. Gerardo Coco

    x M. Ongaro
    La depressione degli anni 30 diventò “grande” proprio perché ci si allontanò dalla severa disciplina che il sistema aureo imponeva. 1) Il gold standard fu rimpiazzato dal gold exchange standard che cambiava le regole di convertibilità. Infatti questo regime permetteva alle banche di emissione di creare mezzi di pagamento non solo a fronte di oro ma, anche a fronte di divise non pagabili in oro cioè contro sterline e dollari permettendo così la formazione di due piramidi di credito, quella basata sulla convertibilità dell’oro e quella basata sulle valute le cui riserve, non richiedendosene la convertibilità, si potevano espandere senza limiti. 2) Nel 1931 l’Inghilterra uscì dal sistema aureo spargendo caos nei mercati mondiali. 3) la terribile ondata di protezionismo a seguito dell’introduzione della legge del 1930 Smoot–Hawley Tariff che imponeva dazi su oltre 3000 prodotti americani provocando rappresaglie da parte di tutti i paesi creo enormi danni al commercio mondiale. 4.Infine come già ricordato, l’inconvertibilità introdotta da Roosevelt per finanziare il New Deal, insieme a tutti gli altri fattori portò il sistema monetario a sbandare pericolosamente e a prolungare la Depressione fino alla guerra mondiale.
    Perchè il sistema debba funzionare ho tentato di spiegarlo nell’articolo.

  6. Borderline Keroro

    “Ad essere precisi il suo valore non cambia, varia il suo prezzo in termini delle valute inconvertibili che tendono al loro valore intrinseco: lo zero.”
    (cit.)
    Quindi, quando la gente si accorgerà che le monete spacciate dalle banche centrali non valgono nulla…
    Se ho ben capito, inoltre, è perfettamente falso quanto continuano a dirci sul risanamento del debito pubblico.
    Secondo lei, sig. Coco, quanto manca al bank rush qui in Italia?
    Visto e considerato che, se non ho sentito male, pare che in Grecia stia già avvenendo qualcosa del genere, che poi toccherà presumibilmente ad altri (Portogallo, Irlanda, Spagna, …), che i Tedeschi stanno facendo la voce grossa con i Greci ma hanno una fifa boia che quest’ultimi escano dall’euro (almeno a breve), non dovrebbero mancare tanti anni.
    In pratica, l’euro è un morto che cammina, tutti fanno a finta di nulla, e intanto la spoliazione dei cittadini da parte dei banchieri e dei politici continua imperterrita.
    Secondo me stanno solo cercando di guadagnare tempo, ma siamo già fuori dall’aereo e quello che abbiamo sulla schiena è la borsa da spiaggia.

  7. Gerardo Coco

    x Enrico B.

    Infatti non è necessaria una riserva del 100% che non è mai esistita perché sarebbe troppo costosa.
    La riserva deve essere nelle proporzioni che l’esperienza suggerisce come atte a garantire la convertibilità.
    L’importante, nel regime aureo, è che il medio circolante (la circolazione fiduciaria) segua le leggi della circolazione metallica e cioè che la quantità monetaria circoli al valore di costo cioè tenda sempre al valore intrinseco.
    Questo obiettivo si ottiene con la manovra del tasso di sconto che serve a contrarre od ad espandere la circolazione in funzione della necessità degli scambi e per assicurarne la piena convertibilità.

  8. Gerardo Coco

    x Borderline Keroro
    E’ la storia di tutte le valute inconvertibili. Si deprezzano fino a scomparire. Il processo è lungo.
    Ma già se vedono già i sintomi. Ad esempio lo scambio fra Cina e Russia è più regolamentato dal dollaro ma in yuan e rubli. Il dollaro è ancora valuta di riserva solo perché il petrolio si paga in questa valuta.
    Ma neppure l’euro gode di buona salute. Poiché sono dell’opinione che l’economia ristagnerà a lungo, l’euro finirà per crollare sotto il peso dei debiti.

  9. Borderline Keroro

    @Gerardo Coco
    E il fatto che l’euro crolli sotto il peso dei debiti non è detto che sia il peggiore dei mali.
    E’ peggio il ristagno dell’economia, secondo me.
    Ok, veniamo al dunque: quando potrebbe accadere?
    Io penso che siamo molto vicini, e visto che è inevitabile, prima viene prima passa.
    Tanto vale attrezzarci sin da subito con le razioni K.
    La patrimoniale, che ci faranno ingurgitare come “medicina amarissima ma necessaria” (e il mio augurio è, in effetti, che gli vadano tutti in medicine), farà guadagnare ancora qualche mese, ma ormai siamo al redde rationem.
    La mia paura è che ci possa essere addirittura una guerra civile.
    La crisi del 2008, dunque, è stato solo l’aperitivo.
    Adesso arriva il cenone con 12 portate. Ahia!

  10. Piero

    premesso che sono long oro..
    premesso che credo anc’io che quelli che ne cantano il funerale in vista del prox aumento dei tassi forse sbagliano…

    cmq credo pure.. che l’oro come la oneta cartacea così come la base monetaria dematerializzata elettronicamente.. sono tutti solo e soltanto simboli.. a cui noi uomini decidiamo volontariamente di attribuire un certo valore.. ma che in sè sarebbero nulla..

  11. Concordo con l’articolo.
    Non concordo che la moneta non abbia una riserva totale in oro.
    La riserva totale in oro esisteva quando le monete che ci si scambiava erano fatte d’oro o d’argento.
    Adesso si può ottenere lo stesso, basta che in banca, invece di avere depositati 10.000 euro uno abbia depositati 300 g di oro.
    Non deve esistere l’euro, la lira o la dracma. Deve esistere il goldgram (1 g di oro) e le sue frazioni. Quando pago con la Carta di credito, con il Bancomat, uso la prepagata del cellulare, devono essere tutte contabilizzate in oro.
    E vediamo di liberarci, già che ci siamo, del regime di riserva frazionata delle banche.

    In questo modo i tassi di interesse aumenteranno, saranno incentivati i risparmi e la formazione del capitale. E l’economia ricomincerà a crescere.

  12. riccardo p.

    Sig. Coco, una tale rivoluzione, o un tale ritorno all’oro, è così difficile che possa partire dal basso? Ad esempio da un consorzio di aziende all’interno di una filiera produttiva che accetta come unica moneta l’oro?
    Grazie

  13. Nonostante l’oro non sia riconosciuto come moneta corrente le persone si sono rese conto da tempo che l’oro fisico è il bene più stabile che ci sia per proteggere in modo reale il valore del proprio denaro. A conferma di questo sono le notevoli quantità di oro sotto forma di gioielli e altri manufatti che sono stati venduti in questi anni di crisi ai negozi compro oro, nonostante questo non sia certo un buon segno, dimostra che la gente abbia spesso acquistato oro sotto ogni forma anche negli anni in cui la nostra economia dava maggiori certezze per il futuro.

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