4
Dic
2012

L’insostenibile leggerezza di un Paese con troppe regole e nessuno che le rispetta – di Massimo Brambilla

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Massimo Brambilla.

La vicenda dell’ILVA di Taranto, oltre alle molte considerazioni sul fallimento del modello di politica economica ed industriale  in Italia negli ultimi decenni, ispira una riflessione su come dietro alla crisi del nostro Paese, vi sia una motivazione che si pone bel al di là di errate scelte economiche o di una pessima classe politica. Si tratta del deteriorarsi del concetto di regola e della necessità che, in un gruppo sociale organizzato, le regole, per quanto possano essere messe in discussione o modificate qualora vengano percepite come non piú giuste, razionali, legittime o coerenti con l’evoluzione del contesto esogeno e della società, siano da rispettarsi fino a quando in vigore.

Questo concetto, così banale e così fondamentale nella storia delle società occidentali, tanto da essere posto da Max Weber come uno dei fattori fondanti dello sviluppo del capitalismo e della crescita economica che ne è conseguita, sembra non essere piú proprio di larghe fette della nostra società a partire da chi, in ragione della propria posizione in campo economico, politico o intellettuale, riveste una significativa influenza nell’opinione pubblica.

Quello che è venuto meno in Italia è il senso dell’irrinunciabile coercitività della norma, secondo la quale una norma che non sia vincolante, diventa inefficace  nel raggiungimento del proprio fine. La ragione di questo venire meno risiede in molteplici fattori di cui il piú determinante è la scomparsa di un altro capisaldo della storia moderna dell’Occidente: il fatto che lo Stato ed i suoi rappresentanti non siano sovra ordinati rispetto alle norme esistenti ma che, anzi, ne siano sottoposti alla stregua di qualsiasi cittadino.

Il caso dell’ILVA di Taranto è, a questo riguardo, assolutamente paradigmatico. L’ILVA ha sistematicamente violato ogni normativa in materia di ambiente e di protezione della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto da ben prima del passaggio della piú grande acciaieria in Europa dalla proprietà pubblica a quella privata. Per decenni lo Stato, prima azionista e poi controllore, ha posto in atto e successivamente tollerato la continua violazione delle normative da parte del management del gigante siderurgico, in ragione dell’indubbia strategicità dell’impianto pugliese sia per l’economia locale, di cui costituisce il principale serbatoio occupazionale, che, piú in generale, per l’intera industria trasformatrice italiana di cui l’ILVA rappresenta il fornitore primario di acciaio, nonchè in ragione degli interessi privati di tanti amministratori.

Il punto è che uno Stato che si pone in contrasto con la moltitudine di regole che lo stesso, tramite i suoi rappresentanti, ha creato, violandole sistematicamente in ragione di presunti interessi generali o di piú probabili interessenze private, unito ad una struttura corporativa dell’economia, della società, della politica e della cultura in cui ogni gruppo portatore di un interesse particolare non esita a giustificare il dispregio delle regole se queste siano in conflitto con il suddetto interesse, perde la sua ragione per esistere ed è destinato ad una dissoluzione che si manifesta tramite la perdita del senso di appartenenza dei cittadini.

In uno Stato di diritto, secondo l’interpretazione di questo termine che è prevalsa sia nel mondo anglosassone che in Europa continentale negli ultimi due secoli, non si puó tollerare che, anche se per motivazioni di interesse generale quali la salvaguardia dell’occupazione o la tutela delle fonti di approvvigionamento di una materia prima primaria quale l’acciaio, lo Stato violi o tolleri la violazione di norme vigenti. In caso contrario si ricade nel concetto di assolutismo in cui il potere è al di sopra delle norme in quanto, spesso in ragione di un’investitura divina,  migliore interprete dell’interesse collettivo.

Il tema non è unicamente etico ma eminentemente pratico. La possibilità delle nostre imprese di uscire dalla crisi è funzione della capacità delle stesse di attirare capitali da investitori internazionali. È auspicabilmente finito il tempo dei salvataggi delle imprese in difficoltà da parte dello Stato e lo stock di risparmio domestico, per quanto ancora tra i piú ingenti d’Europa, è in continua contrazione ed impegnato, direttamente o indirettamente tramite gli impieghi delle banche, nel sostenere l’enorme debito pubblico che decenni di irresponsabilità fiscale dei nostri governanti hanno accumulato. È pertanto necessario attirare nuovi capitali provenienti dai grandi investitori istituzionali, che siano fondi sovrani, fondi pensione o di private equity o investitori corporate, con i quali finanziare i necessari investimenti in innovazione, sulla base dei quali si misura la competitività di un sistema paese.

Il punto è che nessuno investe in un contesto in cui manca la certezza del diritto a causa di assenza di regole oppure, in presenza delle stesse, di scarsa applicazione o eccessiva tolleranza delle violazioni. Un investitore razionale per impiegare risorse deve avere sia la certezza che l’organizzazione verso la quale si indirizza l’investimento abbia sempre rispettato le regole nel passato, al fine di non potere essere sottoposta in futuro a sanzioni o richieste di indennizzi, sia la tranquillità che i propri diritti di investitore siano efficacemente tutelati con certezza dei tempi e delle modalità della tutela.

In una fase in cui, da molte parti, giustamente si fa notare che la prossima Legislatura non potrà non essere costituente dovendo riscrivere leggi fondanti dell’ordinamento Italiano quali, per esempio, una seria legge elettorale, la riforma del titolo V della Costituzione, la riforma degli organismi di rappresentanza politica nonchè molte altre riforme necessarie per la modernizzazione della società e dell’economia, sarebbe un grave errore dimenticare che anche la migliore delle norme diventa inefficace se non rispettata.  È pertanto necessario che, non solo la classe politica (anche se la classe politica in primis), ma anche chi riveste posizioni di responsabilità in ambito pubblico, privato, culturale e sociale comprendano che è giunto il tempo in cui, non con le parole ma con l’esempio, si mostri l’irrinunciabile valore del rispetto delle regole. In caso contrario, la conseguenza sarà non solo la continuazione del declino Italiano ma la dissoluzione stessa della nostra identità e le ricaduta nell’assolutismo o in estremismi al potere.

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61 Responses

  1. Giustissimo, alla base di tutto sta la credibilità dello stato.
    E’ la credibilità dello stato che da il valore alla moneta.
    Ma tanto per stare terra a terra, una proposta che secondo me sarebbe interessante fare è l’abrogazione del regio decreto in base al quale si
    chiede il pagamento del canone RAI. In base a tale decreto, che risale a prima delle trasmissioni televisive, una ditta o negozio che si compra un PC deve pagare il canone RAI e così pure un condominio con videocitofono.
    Assurdo ed infatti il canone RAI è molto evaso (anche da chi invece guarda la TV).
    Occore abrogare il regio decreto e la RAI ha tutti i mezzi tecnologici che hanno SKY e Mediaset per farsi pagare del servizio che offre.

  2. alexzanda

    caro Brambilla, sa cosa mi sembra questa? la posizione del benestante che teme che una rivoluzione spazzi via anche la sua agiatezza oltre che il marcio e lo sbagliato che sta nella società italiana.

    no, il problema non è il mancato rispetto delle regole, che semmai stiamo tardando troppo a ribellarvicisi, il problema è che le regole vanno tenute distinte: esiste la legge o il diritto che dir si voglia, valido erga omnes, imparziale e generico e questo si inviolabile per chiunque, compreso lo stato ed il governo, ed esistono le regole con cui si regolamenta un’impresa o una società o una organizzazione, comandando agli altri di fare quello che più conviene all’organizzazione stessa, e queste sono regole ben diverse, sono regolamenti, non leggi o diritto, hanno uno scopo particolare, quello di far raggiungere all’organizzazione lo scopo che essa si prefigge, e non hanno (dovrebbero avere) la medesima autorità.

    da troppo tempo questa distinzione è caduta, permettendo ai governi delle moderne democrazie occidentali di approvare sorta di regolamenti interni di organizzazioni facendoli passare per leggi, comandando di fare o non fare questo o quello ai popoli come se fossero parte di una organizzazione e non libere persone, intervenendo su contratti privati, su prezzi, su mille cose, e confondendo così irrimediabilmente questa distinzione…..

    chiaro che a lungo andare da ciò non può non derivare un dispregio collettivo delle regole cosi intese in maniera indistinta, visto che a nessuno piace essere comandato nella vita come quando fa il funzionario in azienda, ma ai governi questa confusione ha portato un enorme aumento di potere, con facoltà di imporre qualsiasi cosa a chiunque fingendo fosse “legge”.

    prima di chiedere e predicare il rispetto delle regole abbiamo il dovere di distinguere tra legge (o diritto) e regolamenti, e fintantochè tale distinzione resterà imprecisata e non solidamente affermata e ricordata ed insegnata abbiamo invece il dovere di imporre il dispregio di tali “regole” confusionarie in base alle quali abbiamo consegnato alle assemblee democraticamente elette più poteri di quelli che avevano i sovrani assoluti dei secoli scorsi.

  3. marziano

    Giusto ma le regole si rispettano se e quando hanno un senso e sono uguali e rispettate anche dallo stato. Oggi non è così. Lo era una volra, oggi non può.
    Norme di organizzazione e norme di relazione incluse.

  4. Stefano

    Il Medioevo è finito ormai da oltre 5 secoli, ma il potere come entità che disprezza le leggi e pensa di poter fare e disfare tutto a suo completo piacimento continua a manifestarsi anche ai nostri tempi.

    Come definire uno Stato che pretende già questo dicembre dai suoi “sudditi” 5 miliardi di euro di IMU in più rispetto a quelli che per legge (art.3 della 212/2000) sarebbero dovuti ?

    Cosa dovremmo fare noi contribuenti per poterci considerare ancora “cittadini” e non essere ricacciati indietro di mezzo millennio da questa assurda macchina del tempo che ci fa tornare al ruolo di servi della gleba ?

    L’art. 3 dello Statuto del Contribuente prescrive che una modifica (come è stata la definizione di nuove aliquote da parte dei Comuni) ad un tributo periodico (come l’IMU) entri in vigore solo l’anno successivo a quello nel quale è stato deliberato (e quindi solo nel 2013 visto che i Comuni hanno deliberato nel 2012) proprio per tutelare noi cittadini dal rischio di retroattività nelle norme tributarie.

    Questo articolo di legge è tuttora in vigore, visto che nessuna norma successiva lo ha abrogato o derogato espressamente come prevede l’art.1 della stessa legge.

    Stato e Comuni stanno VIOLANDO DELIBERATAMENTE una legge dello Stato in vigore, anzi, pretendono che siamo noi a fare i calcoli ed a pagare “volontariamente” più di quello che è giusto.

    Per fugare ogni dubbio, una sentenza della Cassazione del 2004 sulla legge 212/2000 prescrive che, in caso di incertezza sulla interpretazione da dare alle norme tributarie, la preferenza vada data alla interpretazione che tutela il cittadino escludendo la retroattività del tributo.

    Noi cittadini DOBBIAMO pretendere che le Istituzioni rispettino quelle stesse leggi che ci siamo dati, lo stato di diritto vale enormemente di più di uno 0,3% di deficit: con che coraggio potremmo considerare progresso quanto è successo in questi 500 anni ?

  5. marco

    Verissimo e antico
    A un tavolo alla fiera di Hannover verso il 1987/88 parlando tra europei sopratutto nordici un amico danese per chiarire meglio alcune mie affermazioni disse “Italia e Svezia sono due paesi dove quasi tutto è vietato ma gli italiani sono Cattolici gli svedesi no”

  6. Paolo 54

    @Stefano
    hai ragione al 100%

    verissimo il rispetto delle regole per tutti ma in primis per lo Stato stesso e più ancora per i suoi rappresentanti o dipendenti. E si comincia dalle cose piccole come rimproverare i vigili urbani che in macchina non mettono cinture, parlano al telefono ecc. Lo stato non rispetta le sue regole ma i suoi dipendenti si comportano ancora come gli gherri del sovrano, anche loro superiori alle leggi tanto che permane una equazione micidiale. La dimostrazione del mio potere è quanto io posso inpunemente violare regole.
    E convengo con chi ha distinto regole da leggi. Il problema è che lo stato non rispetta nemmeno le leggi principali

  7. TERZO STATO

    Il problema dei problemi è lo stato, abbattiamo questo stato e ripristiniamo il diritto insieme a tutto il resto compreso il diritto alla felicitá

  8. Marco Tizzi

    Max Weber era lo stesso idiota che proponeva la politica come mestiere e diceva che il politico aveva il diritto di comandare perché aveva vinto la guerra verbale in parlamento. E che diceva che senza il protestantesimo non poteva esistere il capitalismo.
    Caro Brambilla, santo sia colui che non ubbidisce a NESSUNA regola che non ritiene giusta perché non sarà mai complice delle nefandezze dello Stato. Quelli che ubbidiscono sono gli stessi che caricavano la gente con la divisa a strisce sui treni: lo dicevano le “regole”. E le “regole” le avevano stabilite i politici di mestiere che avevano vinto la guerra verbale in parlamento.
    Mi spiace, ma proprio NO: disubbidite, gente. Disubbidite se volete davvero vivere in un luogo migliore.

  9. magolino

    Sarebbe anche cosa buona e giusta e fonte di saggezza spiegare perchè fin che la ILVA era dello Stato, questa poteva permettersi tutti gli inquinamenti possibili. Nessuno e tanto meno nessun Magistrato è mai intervenuto ad imporre/ obbligare il proprietario, lo Stato, a provvedere ai rimedi nel merito. Ge/Cornigliano insegna, dove le “polveri rosse” hanno invaso tutto e tutti colorando puru i muri dei palazzi e dove nelle case la trovavi nel letto, negli armadi etc. Oggi che è proprietà privata…..apriti cielo! Magistratura, politici, media etc. si trovano a “cavalcare” la crociata dei” PULITANI” Non dico che non sia giusta, ci mancherebbe. Ma allora perchè, all’atto della costruzione pur avendo l’esperienza negativa di Ge/Cornigliano, non si è provveduto da subito a disporre gli anti-inquinamento? E così sia!
    Ke Linse

  10. elegantissimo

    “..giustamente si fa notare che la prossima Legislatura non potrà non essere costituente dovendo riscrivere leggi fondanti dell’ordinamento Italiano…” , parto da questo presupposto, d’accordississimo, per proseguire nelle analisi e probabili soluzioni.
    E’ necessario intendersi se per stato di diritto è mettere “l’individuo al centro” degli interessi o gli”interessi di parte” al centro. Ebbene dopo un’esperienza come dipendente, imprenditore e sindacalista, non sono affatoo d’accordo con Brambilla che bisogna cambiare le regole in nome del capitale e attrazione di finanziamenti dall’estero. Non c’è niente di più sbagliato in questa direzione! Ogni nazione con la propria determinazione e sovranità decide per il proprio bene e dei suoi cittadini: uomini liberi in un una nazione libera.Questa mattina il ministro dell’economia Grilli dichiarava che ci sono segnali di ripresa; ma di quale ripresa!? Della recessione forse?! Ho studiato attentamente le norme del salvaItalia dl. 201/2011 convertito in legge 214/2011 del “curatore fallimentare”Monti art. 8 comma 2,3 e 30; combinato con la Comunicazione della Commissione europea n. 8744/2011 che in base all’art 107 paragrafo 3 lettera b) e c) ” nozione di aiuti di Stato”, questo governo ha salvato solo le banche , ne è riprova il salvataggio del MPS(Monte dei paschi di Siena) con oltre 12 miliardi di euro di debiti!!

  11. elegantissimo

    “..art. 107 paragrafo 3 lettera b e c) del TFUE(Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea)” chiedo scusa avevo dimenticato la UE, mi auguro di dimenticare anche l’euro come moneta!

  12. elegantissimo

    @magolino
    L’ILVA và chiusa senza se e senza ma! A Taranto si sta consumando un genocidio, 1600 morti , ed aumentano di anno dopo anno solo per cause collegate alla polvere minerale di cokeria. Hanno voluto (lor signori politici e lobby annesse) la globalizzazione, ebbene vadano in Cina o India , paesi senza diritti minimi di tutela, a produrre l’acciaio. in Italia e sopratutto a Taranto , patria della Magna Grecia, fin dall’antichità, può vivere di turismo ed agricoltura.Sì l’agricoltura! Grande protagonista assente, la Cenerentola del paese Italia, la madre di tutte le economie e il più grande datore di lavoro! Spiace notare che nell’IBL (istituto Bruno Leoni) il presidente è un certo sen. Nicola Rossi già consigliere dell’onnipotente, onnivivente, innossidabile on. D’Alema. Percependo sicuramente un’onorario, con tutti gli incarichi annessi e connessi, a mio parere è l’unica nota stonata di questo blog. Incarico che poteva benissimo ricoprire un giovane talento laureato o laureando, con evidente segnale di discontinuità e rinnovamento. Si predica bene ma si razzola male. Mi spiace ma anche questo Blog lo abbandono. La coerenza deve sempre contradistinguere i comportamenti. Vi auguro buon proseguo in buona compagnia. Sig Oscar dott. Giannini Ti hanno tradito e usato!!!!!!

  13. Paolo 54

    Euro: un bel problema
    Ha ragione Giannino a sostenere che l’Italia non ha sfruttato il periodo di grazia che ci concesse
    però è anche vero che istituirlo come prima misura anzichè come l’ultima di un processo di armonizzazione fiscale e normativa è stata una autentica idiozia
    i cui autori e promotori sono ancora in giro a parlare però !

  14. Mario Mauro

    Niente di più vero del fatto che lo stato non rispetta le sue stesse regole. Ma se ci riferiamo alla questione dell’Ilva, creata proprio dallo stato con la sua inefficienza, è proprio sbagliato che lo stato, attraverso il governo temporaneamente in carica, cerchi di rimediare al danno che lui stesso aveva provocato?
    Lasciando da parte ciò che sarebbe il meglio (spesso nemico del bene) in assoluto e ragionando in termini pratici, il governo, per quanto imperfetto e pasticcione sia, avrebbe dovuto lasciar decidere ad un suo impiegato, uno che ha solo vinto uno dei suoi concorsi, in una questione così importante per l’intera nazione?
    Ritengo fosse già passata da un pezzo, per lo stato, l’ora di cercare di limitare lo strapotere di una parte irresponsabilmente sui generis di se stesso. Se tutti aprissimo gli occhi ci renderemmo conto degli enormi danni alla nazione che tale strapotere ha prodotto. Immaginiamo le conseguenze se il governo non l’avesse, sia pure con timidezza, agito?
    Concordo con chi ha detto che non si tratta solo di un conflitto tra istituzioni dello stato ma di un conflitto tra due diritti costituzioneli ( di quella costituzione più bella del mondo che veneriamo) quello alla salute e quello al lavoro.
    Certo, i politi sono quello che sono, i tecnici pure, ma vogliamo che una contraddizione del genere sia risolta da un paio di impiegati di concetto? E’ pur vero che certi sessantottini, per ragioni di età e di automatismo, siedono ormai nella suprema corte
    tuttavia…. che Dio ci aiuti.

  15. Gianfranco

    Bisognerebbe prendere semplicemente atto della nostra propensione all’individualismo.

    Ognuno di noi ha sviluppato la propria morale tascabile delimitata esclusivamente da interessi personali e specifici.

    Il “nemico” (il ‘birro’, il fisco, lo stato, la chiesa, gli avvocati, i giornalisti, gli insegnanti, i falsi invalidi, la magistratura, il vicino di casa, il terrone, l’extracomunitario, il veneto, la fiat) e’ tale non in base ad una forma di valutazione etica ma in base a cio’ che importa a noi stessi, in quanto signoli.
    O peggio di una valutazione emotiva, senza alcun costrutto logico.

    Le motivazioni sono storiche, culturali e affondano le loro radici in 3000 anni di storia, quindi e’ inutile emettere sentenze e giudizi.

    Lo stato, in quanto nostro stato, e’ l’immagine di noi stessi ingigantita e quindi mostruosa.
    Dentro di noi c’e’ un piccolo stato. E quello fuori, che ci governa, e’ la somma del peggio di tutti noi.

    Fino a che non arriveremo ad accettare questo come nazione e come popolo, cosa che non vedo succedere nei prossimi 5/6000 anni, saremo sempre alla casella 1 del grande gioco dell’oca.

    Quanto sopra, qualunque cosa si scriva o dica.

    Noi odiamo negli altri quanto odiamo di noi stessi.

    Ciao
    Gianfranco.

  16. Marco Tizzi

    Gianfranco :
    Bisognerebbe prendere semplicemente atto della nostra propensione all’individualismo.

    E glorificarla, santificarla, ogni mattina di fronte allo specchio, ogni sera prima di andare a dormire. Dovremmo recitare preghierine al nostro individualismo e sperare che venga liberato dai pesantissimi gioghi che chiamiamo Italia ed Europa: il giorno che ci renderemo conto che valgono quanto Topolinia e Paperopoli, che con le loro regole possiamo serenamente nettarci la valle tra le natiche, quel giorno infine avremo risolto i nostri più falsi ed oppressivi problemi.
    Allora, ma solo allora, potremo cominciare ad occuparci di cose serie.

  17. AlxGmb

    @Stefano

    Egr. Stefano,
    risiedo in Lombardia e vorrei contattarla direttamente, come posso fare?
    Mi manca l’esatto riferimento alla sentenza di Cassazione da Lei citata, può indicarlo?

    Anche io sono giunto alla conclusione che l’IMU è illegittima ai sensi dell’articolo nr 3 della legge nr 212 del 27/7/2000 Statuto del Contribuente.
    L’art. 3 dice che:
    “omissis…Relativamente ai tributi periodici le modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore delle disposizioni che le prevedono… omissis”
    Ho verificato sul sito del governo http://www.normattiva.it e non ho trovato nulla che contraddica la mia opinione.
    Ci sono state delle deroghe, ma come previsto dall’art.1 comma 2 sono state esplicitate con legge ordinaria e normattiva le linka; non figura una deroga per l’IMU 2012.

    Quindi?
    Ho chiesto al commercialista e al responsabile tributario del comune.
    Entrambi mi dicono che la mia interpretazione è giusta.
    Entrambi mi dicono che non pagando mi ritroverò in Commissione Tributaria Provinciale (CTP) e prenderò certamente torto; poi dovrò salire al successivo grado di giudizio con scarse possibilità di successo, se resto solo.
    Se in Commissione Tributaria Regionale (CTR) a Milano arrivassimo in tanti le possibilità aumenterebbero.
    Prendendo torto in CTR resterebbe solo il ricorso in Cassazione.

    Quanto costa fare questa battaglia?
    Le voci di costo sono composte da:
    + tempo mio da dedicare
    + IMU + sanzioni
    + professionista abilitato al patrocinio in CTP e CTR
    + avvocato abilitato in Cassazione

    Serve quantificare le voci o trovare professionisti che condividano la battaglia e siano disponibili a patrocinare gratuitamente.
    Io ci metto il mio tempo e il costo IMU+sanzioni

    Chi ci sta?
    La decisione è da prendersi velocemente, perchè al 17 p.v. si chiudono i termini per il versamento della gabella.

    Salut a tucc
    AlxGmB

  18. Agostino

    bell articolo! ormai il “volemose bene” e il “nun c’è probblema” non possono più giustificare mancanze e omissioni. o si cambiano le regole (e sarebbe sacrosanta una massiccia riduzione) oppure se esistono che vengano da rispettate. da tutti! stato in primis!
    finchè continueremo ad alimentare lo stereotipo “siamo italiani” non potremmo mai godere di credibilità…fate vobis!

  19. AlxGmb

    @Gianfranco
    Buongiorno Sig. Gianfranco.
    Come Marco Tizzi, salvo la prima frase; il resto è dimostrazione di non conoscere le basi del funzionamento di un ordine spontaneo e di quali sono le logiche evolutive dell’altruismo.

    Inoltre non finirò mai di ripetere che l’antropomorfizzazione dello stato è un errore enorme, da non commettere mai, perchè contribuisce solo a confondere le idee e generare mostruosità.

    Salut a tucc
    AlxGmb

  20. Terenzio Longobardi

    Mi sa che lei non ha mai letto o non ha capito Max Weber, che parla di politica come professione e non come mestiere. Mi pare che la sua posizione corrisponda a quel ribellismo anarcoide che è uno dei mali caratterizzanti storicamente la società italiana. @Marco Tizzi

  21. Marco Tizzi

    @Terenzio Longobardi
    Può anche dire anarchico, non c’è problema. Siamo sempre stati quattro gatti, non abbiamo mai contato un tubo, ma siamo sempre stati additati di ogni colpa.
    Continuate pure, ma non andrete da nessuna parte a dar le colpe a noi: siamo troppo pochi e ci facciamo coerentemente troppo gli affari nostri perché qualcuno creda davvero che la colpa sia nostra.

    Il politico di professione (mi spiega che differenza c’è rispetto al mestiere? Sicuro che la parola tedesca non sia la stessa?) è quanto di più illiberale ed antidemocratico possa esistere.
    E’ grazie a questi assurdi concetti, di elite calate dall’alto che devono decidere il destino altrui, che ci troviamo in questo guaio.
    E volete portare il problema fino alle estreme conseguenze? Guardate che siete molto vicino al punto di rottura. Poi finisce in un’altra piazzale Loreto, attenti.
    I politici italici sono un ottimo esempio di politico Weberiano. Come quelli tedeschi, del resto.
    LORO sono il problema.
    Weber è fra i tanti intellettuali prezzolati che ha dato loro un qualche tipo di valore “alto e culturale”. Ci ha aggiunto un po’ di sano razzismo della peggior tradizione tedesca con l’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Dimenticandosi che il capitalismo ha preceduto il protestantesimo di qualche millennio. E che le sue massime espressioni furono ben precedenti a Lutero.

    E’ curioso che ancora, dopo tutto quello che succede, vi attacchiate all’alto valore della politica e alla sacralità dello Stato. Ma questa cosa ha un nome: si chiama sindrome di Stoccolma. Riporto da Wikipedia:

    “Sindrome di Stoccolma si ritiene uno stato psicologico particolare che si manifesta in seguito ad un episodio estremamente violento o traumatico, ad esempio un sequestro di persona o un abuso ripetuto. Il soggetto affetto da Sindrome di Stoccolma durante l’abuso o la prigionia, prova un sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino. Si crea una sorta di alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice.
    Nella terminologia dei meccanismi di difesa secondo Anna Freud, coincide con l’identificazione con l’aggressore.”

    Terribilmente calzante.

  22. AlxGmb

    @Marco Tizzi
    Bravo!

    Concordo, troppo pochi sono gli anarchici e troppo pochi sono coloro che capiscono il valore della libertà individuale.

    Troppi invece sono coloro che pretendono di decidere del futuro altrui e pretendono di imporre ad altri le proprie decisioni.

    Non sono fiducioso che l’epilogo sarà felice.

    Salut a tucc.
    AlxGmb

  23. Terenzio Longobardi

    @Marco Tizzi Quattro gatti ufficiali, ma quelli ufficiosi sono una massa molto più numerosa di quanto lei immagini. Molti italiani non hanno senso dello Stato, anzi lo odiano, per cause ancestrali e storiche che qui non è opportuno ricordare (estremizzando, io amo definire gli italiani “60 milioni di Stati”). Di converso, lo Stato ha sempre fatto poco per alimentare la fiducia dei cittadini e si genera quel circolo vizioso di inciviltà che continua a distinguerci negativamente rispetto ad altri popoli europei (la chiesa cattolica e la riforma protestante c’entrano, creda a me). Comunque si legga “Il lavoro intellettuale come professione” di Max Weber”, in particolare il capitolo “La politica come professione”. Non è possibile discutere in questo angusto spazio un libro così serio. Però le anticipo sinteticamente le tre qualità che il politico di professione dovrebbe avere secondo Weber: “passione, senso di responsabilità, lungimiranza”.

  24. Marco Tizzi

    @Terenzio Longobardi
    No, guardi, lei vive davvero in un altro Paese. NON vive in Italia. Questo Paese è profondamente, intrinsecamente statalista: lo è sempre stato, i bambini vengono intrisi di Stato appena si affacciano al mondo, tutti vogliono che qualsiasi cosa venga sempre decisa dallo Stato.
    Anche da un punto di vista strettamente politico, la nostra destra è sempre stata destra sociale o finta destra socialista (PdL). I liberali – che comunque NON sono anarchici, NON sono libertari, sono solo statalisti un po’ meno convinti – sono sempre stati pochissimi.
    La gente urla perché vuole istruzione statale, sanità statale, cessi statali, aziende statali, TUTTO deve essere regolato dallo Stato secondo gli italiani.

    Lei, però, mi sta dicendo che la civiltà va di pari passo con lo Stato. E invece è proprio il contrario: i Paesi dove lo Stato è un filino meno invadente sono paesi civilissimi. Ma forse abbiamo un senso di civiltà molto diverso. Forse per lei “civile” è chi ubbidisce senza porsi domande.
    Come facevano gli italiani e i tedeschi che denunciavano i propri vicini di casa come ebrei. Si va sempre a finir lì.

    Ho letto Weber. Se non vuole parlarne non parliamone, ma per me resta un imbecille. E’ uno di quelli che lo Stato impone ai propri sudditi perché è uno che dice che lo Stato è bravo bello e buono e che devono esistere i “politici di professione”.
    Perché lei può chiedere a chiunque non abbia letto Weber se secondo lui o lei i politici debbano essere dei professionisti “che emergono come leader vincendo la guerra verbale in parlamento” (cito a memoria) oppure se devono essere dei cittadini che concedono un po’ del loro tempo a beneficio della comunità e vedrà che in tutti i Paesi civili saranno d’accordo sulla seconda ipotesi.
    Tranne che in Germania, dove c’è il culto del politico, c’è sempre stato e sempre ci sarà, con relative storiche conseguenze.

    Alla “passione, senso di responsabilità, lungimiranza” del politico Weberiano le contrappongo la “totale assenza e andare a lavorare con quattro calci nel culo” del politico Tizziano.
    A lei la scelta, ma occhio che i massimi esempi di politici weberiani li ha al momento alla presidenza della repubblica e a palazzo chigi.
    Se ve piace così…

    P.S.
    No, il protestantesimo non ha NULLA a che fare con lo spirito del capitalismo. E’ la tesi più assurda che si sia mai letta in un libro.
    Esisteva il capitalismo ai tempi dei babilonesi e se proprio devo trovare una “cultura” che ben si adatta al capitalismo, è il taosimo di lao tzu, che non è una religione.
    Perché la religione è comunque un limite al capitalismo, come ogni sovrastruttura che riduca i gradi di libertà dell’essere umano.

  25. Gianfranco

    @AlxGmb
    Carissimo,
    premetto che tutto quanto scrivo va letto con un sorriso.

    Io non mi stanchero’ mai di ripetere invece che e’ inutile prendere idee dall’estero, specie la parte buona (per esempio l’uguaglianza del comunismo ma non il suo appiattimento, o l’alto livello di vita del capitalismo ma non le sue storture ormai evidenti), e far finta di poterle proporre qui da noi.

    Non si puo’.

    E’ come chiedere alle gazzelle di cacciare i leoni, e’ contro natura e non si tiene conto della realta’ in cui viviamo.

    Per arrivare a quello che dice lei, mancano le basi, e poiche’ mi sembra che esponga le sue idee in modo abbastanza lucido e razionale, le propongo sportivamente di guardarsi un po’ attorno e dirmi se in questo paese esistono le basi di integrita’, altruismo e responsabilita’ per avere un tipo di governo – o un non governo, come preferisce – meglio di quello che abbiamo e ci meritiamo.

    Se lo ricordi: se e’ vero che qualcuno pretende di prendere decisioni per gli “altri” e’ perche’ questi altri lasciano fare per comodo. Non certo per costrizione. Un po’ come la moglie che per 20 anni si lamenta che il marito si piazza davanti alla TV ogni santa domenica…

    La chiudo qui o qualche Sig.Rossi mi da’ dell’esaltato. 🙂

    Cordialmente la saluto
    Gianfranco.

  26. Gianfranco

    @Marco Tizzi
    Marco, suvvia.
    Se ti metti sul piano di dire che non siete molti e non contate niente, dall’alto delle vostre colonne in mezzo al deserto, non puoi poi venirmi a dire che la colpa e’ delle elite che fanno discendere il loro verbo dall’alto.

    Poniti le domande giuste, invece che stare li’ in mezzo al deserto a sbandierare la bandiera dei tuoi insindacabili giudizi.
    Cerca di capire perche’ in un’Italia del 2012 cosi’ tanta gente si comporta come dici tu. E’ inutile continuare a voler fustigare un asino che non vuole bere dalla fontana. Non berra’. Qualunque cosa tu dica o faccia. Weber o non Weber.

    Perche’ gli italiani si rifugiano dietro alle gonne dei politici? Perche’ hanno bisogno di una mamma? O di un leader? Perche’ non si assumono responsabilita’? Perche’ non sanno darsi un governo responsabile e razionale, poco invadente e non paternalistico e morale? Perche’ inseguono sempre l’ultimo pirla che arriva con il solito slogan “pane e figa” solo spruzzato di un colore diverso? Perche’ sono cosi’ fondamentalmente gretti e vigliacchi?

    Ci arriva anche un bimbo dell’asilo, a capire quanto dici. Qui nessuno e’ fesso.

    Quello che ti dico io e’ che hai ragione, ma hai solo ragione. Non vai oltre ad aver ragione.

    Cosa ci vorrebbe per arrivare a quanto dici? Ad un paese dove le leggi sono condivise, accettate, rispettate ad un punto che potrebbero anche non servire piu’ leggi perche’ condivideremmo una responsabilita’ comune?

    Non disassare il discorso nei tuoi soliti sesti gradi. Prendi atto di dove sei, confessa pure di essere anche tu un anarchico con la panza piena, e datti la risposta del perche’ siete 4 gatti.

    Ti senti forse migliore? 🙂

    Ciao
    Gianfranco.

  27. Gianfranco

    ps. Marco, la religione non limita l’essere umano. forse e’ limitante nella sua concezione italian cattolica di peccato colpa espiazione. una religione che aiuti a trovare una crescita spirituale – cosa che per inciso il cristianesimo cattolico si e’ ben guardato dal fare, rifugiandosi nel paternalismo fatalista buonista – non limita affatto l’individuo: gli apre delle grandi porte verso la vera compassione, il vero amore ed il vero convivere pacificamente col prossimo.
    hai vissuto troppo in italia. 🙂

  28. Giorgio Azzalin

    Brambilla se fossimo vissuti 60 anni fa, Lei era quello che chiamava i nazisti per denunciare il vicino Ebreo ,io sarai stato quello che lo nascondeva in cantina.Allora quella era la legge ed era anche accettata dalla maggioranza della popolazione.Molte delle regole Italiane sono un danno per tutti ,rispettarle non ha senso anzi come per i nazisti si devono infrangere.

  29. Massimo Brambilla

    @Giorgio Azzalin

    Le posso dire che Lei e’ l’assoluto esempio della democrazia di Internet. Uno strumento starordinario che consente anche ad uno come Lei di esprimere le Sue opinioni. Lei non sarebbe stato quello che lo nascondeva in cantina , semplicemente perche’ non avrebbe capito quello che avveniva, in quanto, evidentemente, non e’ neppure in grado di capire un testo.

  30. Marco Tizzi

    @Gianfranco
    Qualsiasi religione in qualsiasi angolo del mondo è un set di regole.
    Anzi, ti dirò che in Italia la religione è parecchio di facciata, all’estero a quelle regole ci credono e le osservano molto di più.
    Compassione, amore e convivenza pacifica l’ho conosciuta solo in qualche monastero in Asia: non solo non è esportabile, ma non si tratta di religione.
    La religione è fatta di regole imposte tramite la fede: non ti devi chiedere se sono giuste o sbagliate, devi ubbidire. Per me questa è una limitazione della libertà.
    Per quanto riguarda l’argomento principale del discorso, la religione protestante è fortemente limitante per il capitalismo: basta vedere il divieto di lavorare la domenica, su cui si stanno scannando in Svizzera (con i Ticinesi, cattolici teoricamente, che sfidano il governo federale) e che da 20 anni è tema di discussione in Germania.
    Nella cattolicissima Italia è un problema superato da tempo.
    Altro che spirito del capitalismo. Il capitalismo in Germania devono ancora capire esattamente cos’è, son rimasti confusi fin dai primi loro “pensatori”.

    Ma tanto per voi questo Paese è solo un cesso abitato da batteri che van puliti con un colpo di sciacquone. Mi chiedo davvero chi vi fermi dall’andarvene.
    Io un bel po’ di mondo l’ho visto e mi ha aiutato a credere un po’ di più nell’essere umano e negli italiani di quanto facciate voi.
    Alla fine chi la pensa come me è sempre stato accusato di essere un disfattista. Mentre invece vien fuori che siamo quelli che abbiamo più speranza di tutti. Perché noi negli individui ci crediamo, ci crediamo davvero e con tutto il cuore. Speriamo sempre che si sveglino e ce la facciano.
    Cosa ci vuole per avere pochissime leggi, governi locali e niente politici tra le palle? Lasciare che gli italiani siano quello che sono davvero: un gruppo di piccole realtà locali.
    Lo è l’Italia come tutto il resto del mondo.
    Certo, dobbiamo lottare anche contro quei quater ciula che sono andati in giro coi cappelli con le corna e hanno rovinato idee sacrosante con altre che non c’entrano nulla. Ma possiamo farcela perché anche chi passa la settimana davanti ai reality capisce che se ricominciamo dal piccolo ce la caviamo. Come ha fatto l’Italia a passare dall’Impero Romano ai Comuni? Per magia? Perché un giorno l’imperatore s’è annoiato e ha detto “basta con questo impero, lasciamo che la gente faccia quel che vuole”?
    No: c’è chi ci ha creduto, c’è chi ha lottato, c’è voluto moltissimo tempo, ma alla fine ci sono arrivati. Oggi la macchina della propaganda statale è fortissima e difficile da sradicare, ma ce la si può fare.
    O si può aspettare consapevolmente che provvedano all’autodistruzione, verso la quale son messi benino oggettivamente.

    Oppure… cosa? vogliamo arrenderci e dire che va tutto bene così?
    Ditemi chiaramente qual è la vostra alternativa.
    Perché qui nel deserto siamo in pochi, è vero. Ma non rompiamo le balle a nessuno e magari, chissà, se continiuamo a parlare anche solo a bassa voce finisce che qualcuno ci ascolta e si incammina.

  31. Massimo Brambilla

    @Giorgio Azzalin

    Ed aggiungo che Lei e’ un magnifico esempio di analfabetismo di ritorno. La tesi del mio editoriale parte dal presupposto che il mancato rispetto delle regole trae la sua origine da uno Stato che si ritiene sovraordinato rispetto alle regole. Esattamente quanto si verifica in ogni dittatura, compresa quella nazionalsocialista. Al contrario nel momento in cui lo Stato ed i suoi rappresentanti sono soggetti alle leggi come qualsiasi altro cittadino (la rule of law) e’ impossibile ogni tipo di tirannia.

    Provi a rileggere 7 o 8 volte l’ articolo e forse anche Lei riuscira’ a capire questo elementare passaggio.

  32. Marco Tizzi

    @Massimo Brambilla
    Mi spiace sig. Brambilla, ma Giorgio ha ragione.
    Lei sostiene che lo Stato debba sottostare per primo alle leggi che impone agli altri, perché altrimenti non è credibile e non da il buon esempio.
    Giorgio ed io le rispondiamo che NESSUNO, né lo Stato, né i cittadini, debba MAI sottostare a regole ingiuste.
    Certo, lo Stato potrebbe cambiarle.
    In realtà nella situazione allucinante in cui ci troviamo nemmeno quello, perché esiste un sovrastato che le regole le inventa a seconda di come gira il vento ed un altro Stato che fa finta di chiamarsi “finanza” e fa anche di peggio.

    Il suo discorso sull’ILVA può essere anche accettabile – non conosco la situazione a sufficienza per giudicare le colpe, ma so che se le do allo Stato anche alla cieca ci prendo quasi sempre – ma quello delle regole non lo è.
    Non si arrabbbi e non si offenda, ma ha ragione Giorgio a dire che le regole hanno già fatto combinare disastri a questo continente. E che a suon di regole (“ce lo chiede l’Europa” è un esempio palese) ci stanno togliendo l’aria.
    Servirebbe, invece, che anche la classe dirigente, anche se ci fosse un giro per caso uno statista – soggetti che non mi piacciono, ma che rispetto – dicesse una volta per tutte: basta con queste maledette regole perché ci stanno ammazzando!
    Ma non succederà, purtroppo. Moriremo Weberiani.

  33. Massimo Brambilla

    @Marco Tizzi

    Caro Marco,

    In primo luogo il commento del Sig. Azzalin che paragona il mio punto di vista a quello dei nazisti e’ di una tale idiozia da forse farmi passare la voglia di querelarlo. In secondo luogo, io non scrivo che le regole ingiuste non debbano essere cambiate. A Lei, che si dichiara lettore di Weber, non sara’ sfuggito che i 3 elementi costitutivi di una buona legge per Weber sono coercitivita’, razionalita’ e legittimita’. In assenza di uno dei tre presupposti, cade il presupposto di buona norma.

    Detto questo, per quanto ritengo l’anarchia una magnifica utopia (presupponendo che la legge morale di ciascun individuo sia cosi’ sviluppata da non richiedere alcuna legge codificata), ritengo che i mali dell’Itala siano leggi sbagliate e non rispettate neppure dallo Stato ed un individualismo che porta molti Italiani a pensare di essere al di sopra della legge. Peccato che non tutti conoscano il concetto di legge morale e violino le leggi unicamente per il proprio interesse personale a discapito del collettivo (pe le auto in doppia fila).

    Infine le segnalo che l’affermazione “politica come professione” attribuita a Weber e’ figlia di un’errata traduzione. Weber usa il termine Beruf che vuole dire in Tedesco sia professione che vocazione. Leggendo il testo della conferenza del 1919 a cui fa riferimento questa frase, e’ evidente che Weber intende la seconda fattispecie.

  34. Francesco_P

    @Mario Mauro

    Io apprezzo sempre chi mette il dito nella piaga!

    L’ILVA di Taranto è la somma delle speculazioni e della imprevidenza di oltre mezzo secolo di storia fin dalla fase di progettazione dello stabilimento, entrato in funzione nel 1965. La storia dell’acciaieria non si può scindere dalla speculazione edilizia che portò all’impetuoso sviluppo del quartiere Tamburi, isolato dal resto della città e a ridosso dell’area industriale che accoglie anche una delle maggiori raffinerie italiane, quella dell’ENI capace di trattare 120.000 barili al giorno.

    La proprietà RIVA, subentrata all’IRI nel 1995, ha solo proseguito nel solco del disastro.

    Il provvedimento del governo rappresenta il male minore, la stretta via per salvare “capra e cavoli“. In alternativa, o si uccide la siderurgia in Italia, ma poi si dovrebbe passare alla raffinazione, oppure si incide sulla salute di coloro che, ignari, sono andati ad abitare a ridosso di un impianto “vecchia tecnologia” e adeguato agli standard sicurezza e compatibilità ambientale in misura assolutamente insufficiente (qualcosa la proprietà Riva ha fatto, ma molto meno del dovuto).

    Come possiamo vincere la concorrenza dell’Est Europa e dell’India se, oltre alle normative ambientali si deve sopportare una tassazione allucinante, muoversi nel pantano di una burocrazia soffocante e subire il peso dell’uso strumentale del diritto? Ricordiamoci che con l’uccisione dello stabilimento di Taranto non morirebbe solo la siderurgia in Italia ed il suo indotto, ma aumenterebbero i costi delle imprese manifatturiere che trasformano acciaio, peggiorerebbe la nostra bilancia commerciale e perderebbero di valore i rottami ferrosi per la necessità di far fronte al trasporto in India o in Cina.

  35. Stefano

    @AlxGmb
    Un interpello specifico al Comune che richieda se è vero che l’art.3 della 212/2000 è tuttora in vigore e che prescrive che l’aliquota IMU deliberata dal Comune si può applicare solo dal 2013 certo aiuta.

    Personalmente pagherò l’IMU di dicembre solo sulla base delle aliquote base, deliberate dal Parlamento nel 2011.

    Un Comune e pubblici ufficiali (responsabile del procedimento IMU) che non applicano la legge 212/2000 stanno commettendo omissione in atti d’ufficio (328 c.p): la applicazione della legge non è discrezionale.

    Sono comunque molto deluso da stampa e media che, salvo pochissime eccezioni, fingono di non capire e dare risalto a questo vero e proprio sopruso.
    Anche noi cittadini stiamo lasciando passivamente mano libera ad un potere che ci sfrutta e che si comporta con i suoi “sudditi” trattandoli come servi della gleba, esseri senza diritti e col dovere di lavorare e, soprattutto, pagare tasse per leggi che quello stesso Stato si rifiuta di applicare a se stesso

    La Cassazione http://www.altalex.com/index.php?idnot=7586 ha già affermato che in caso di dubbio tra norme tributarie quella che deve prevalere è quella che esclude la retroattività di un tributo.

      Stef.carb@Virgilio.it

  36. Marco Tizzi

    @Massimo Brambilla
    Guardi, non ho voglia di andare a riprendere gli originali di Weber: mestiere, professione, vocazione… poco mi interessa.
    Weber ha una visione ultraelitaria del politico, che deve essere una persona che studia per diventarlo, cresce nella politica e vive la sua massima espressione nel parlamento, dove si deve scannare (verbalmente) con gli altri per emergere come leader.
    Questo, per me, è quanto di più illiberale ci possa essere nella visione del concetto stesso di politica.
    “Coercitività, razionalità e legittimità” sono proprio tre caratteristiche che per un tedesco dell’epoca erano proprie delle leggi razziali.
    Non devo difendere Giorgio che è grande e grosso per difendersi da se, ma continuo ad essere d’accordo con lui: chi fa le regole è il problema e le regole sono la sua arma.
    Lo Stato deve cominciare a disubbidire alle regole del sovrastato e noi dobbiamo cominciare a disubbidire alle regole dello Stato. Se non lo facciamo, ci troveremo tutti molto, ma molto poveri, molto, ma molto presto.

  37. Marco Tizzi

    @Massimo Brambilla
    Le faccio alcuni esempi pratici: a me non interessa che Napolitano non posa essere intercettato e io sì, io voglio che NESSUNO possa essere interecettato. Non mi interessa che la Cancelliera voglia il fiscal compact, mi interessa che nessuno possa prendere denaro dalle mie tasche per pagare un debito che non ho contratto. Non mi interessa che l’ESM faccia diminuire lo spread, mi interessa che io non debba prendere parte a quell’atto di follia senza il mio esplicito permesso. Non mi interessa che il sistema bancario sia funzionale all’economia, io non voglio che ci sia una legge che dice chiaro e tondo che le mie tasche sono garanti dei fallimenti delle banche che operano nel territorio in cui casualmente vivo.
    Questo è il problema delle regole e dei regolatori: ci stanno buttando giù da un precipizio e lo stanno facendo consapevolmente, perché si sentono leggittimati a farlo.
    Per me NON sono legittimati.

    Stiamo facendo per la seconda volta in meno di 100 anni l’errore di venerare il sistema germanico che prevede la prostrazione di fronte alle regole. La prima volta ci siamo dovuti pentire, ci pentiremo anche questa.
    Forse il problema è che la prima volta non ne abbiamo pagato abbastanza le conseguenze. Ma questa volta non ci aiuterà nessuno, temo. E sarà durissima.

  38. Gianfranco

    @Marco Tizzi

    Marco, sinceramente?
    Ogni tanto mi sembra tu abbia paura di non essere ascoltato.
    Beh, intanto sappi che in pratica la penso come te. Ma non uso parole come “sradicare”.

    Non importa affatto come l’Italia si passata dalle guerre latine alle guerre sannitiche… a Mario Monti. E’ la cosa che meno mi interessa di tutte le cose che mi stanno attorno.

    Quello che secondo me e’ imprescindibile e’ che il primo passo, in qualunque direzione si decida di andare, sia una profonda riflessione su noi stessi, su cio’ che siamo ora ed adesso, volendoci bene per cio’ che siamo. Applicando quello che tu dici possa esistere solo in Tibet qui. A noi. Ora.

    Non c’e’ assolutamente niente da sradicare, da distruggere o da creare. C’e’ semplicemente, e nessuno ci sta aiutando in questo, da assumersi la responsabilita’ di cioe’ che siamo. Di capirci, di scoprire perche’ facciamo certe scelte. Fatto questo potremo decidere cosa fare.

    Cio’ che stiamo invece facendo e’ continuare a credere di essere altro, di porci obiettivi non dico etici, ma persino morali, fuori dalla nostra portata, che poi regolarmente non raggiungiamo. Creando regole che disattendiamo. E questo e’ vero per quanto scrive il Sig.Brambilla ed e’ vero in tutto cio’ che viviamo in questo paese.
    Poi, e qui mi vieni in mente tu, c’e’ chi si rifugia in super morali, super astrazioni, super matematiche e super filosofie di applicabilita’ cosi’ bassa da rasentare l’utopico.

    E’ vero. Non rompi le palle a nessuno, caro il mio stilita. Proprio a nessuno.
    Pero’ ti senti cosi’ diverso, nel nocciolo che ti attiva, da chiunque ragioni per “ismi”?
    Non credo tu lo sia.

    Personalmente non riesco piu’ a giudicare nessuno, perche’ so di essere corrotto.
    Quando tutti avranno il coraggio di ammetterlo, ci guarderemo in faccia, ci faremo una grande risata e faremo un passo avanti.
    Come ci si arriva? E chi lo sa? 🙂

    Ma di una cosa sono certo: noi viviamo male perche’ vogliamo fare cose che sono oltre le nostre possibilita’ etiche.
    Prima di poterci liberare di europa, stati, regioni, province e comuni, dobbiamo liberarci dalle menzogne che ci creiamo per comodo.

    Forse questa crisi non ci fara’ male del tutto, non fosse che le ricette per risolverla non sappiamo trovarle altrove che nel nostro passato, incapaci di trovare qualcosa di concreto e nuovo. Condannandoci, ancora e ancora.

    Ciao.

  39. Marco Tizzi

    @Gianfranco
    Scusa Gianfranco, sei tu che hai una visione troppo moralistica della società italiana. Non possiamo essere d’accordo in questo.
    Gli italiani sono ultrastatalisti come lo sono tutti gli Europei. E’ una questione di propaganda: questo ci insegnano a scuola. Ci sono quattro gatti che dicono “ma voi siete matti”, la maggior parte fa quello che tutti, da quando nasciamo, ci ripetono: fai il tuo dovere, ubbidisci alle regole (che non CI DIAMO, che CI IMPONGONO), impara quel che dice il ministero, canta l’inno, venera la costituzione e compagnia cantante.
    Cosa pretendi, che poi la gente cresca con qualche dubbio? Te lo infilano in testa da piccolo. E poi su su, finché non ti ritrovi alla baggina e sicuramente trovi ancora qualcuno che ti ripete le stesse cose.

    Ma che colpe hanno, infine, gli italiani del dopoguerra? Hanno ricostruito un Paese con tanto sudore, hanno inventato un sacco di oggetti che hanno migliorato la vita al mondo, siamo forse il paese con il più alto numero di invenzioni per abitante, si son presi bombe di Stato in testa ogni volta che han provato a dire “be’”, fanno i numeri da circo per sottostare a regole assurde e li accusiamo pure che non sono capaci, hanno fatto fuori una classe politica nel ’92, si son presi altre bombe in testa, e nonostante tutto sono stati l’unica popolazione del mondo occidentale che per 20 ha cambiato governo ogni volta che ha potuto.
    Adesso vien fuori il Movimento 5 Stelle, col quale si può essere in totale disaccordo, ma non si può negare che sia un fenomeno assolutamente unico nel panorama politico mondiale.
    Che cosa pretendi da un popolo? Che imbracci le armi?
    Chi le armi è abituato a imbracciarle non mi pare sia messo tanto meglio di noi. Quindi?

    Tu stai dando un giudizio moralistico ad una crisi politico-economica, un giudizio che ti accomuna – e questo non è un complimento, mi spiace – alla vulgata tedesca che pensa “chi è nella merda è perché se lo merita”. Davvero la pensi così? Davvero ce lo meritiamo?
    Guarda che in questo paesuccio c’è una locomotiva di gente abituata a farsi un mazzo cubico per tirare avanti i vagoni e se adesso cominciamo anche a dire che è colpa nostra… anzi, colpa loro – che non voglio autopromuovermi – questi prendono baracca e burattini e si levano dalle palle.
    Quali colpe hanno queste persone? Quale colpa, infine, ho io?

  40. Gianfranco

    Vedi, Marco,
    quando pensi che una cosa abbia un’origine in un certo posto, devi chiederti invece dove sia l’origine del tuo giudizio, della tua valutazione.

    Io non do un giudizio, ne’ tanto meno moralistico, ne’ tanto meno morale.
    Etico, Marco. Etico. Questo si’.

    La morale ubbidice alle regole imposte che dici tu. L’etica no.
    E’ morale insegnare a dei bimbi ad essere pecore? Si’. C’e’ una morale di un certo tipo, imposta, e quindi e’ giusto.
    Ma e’ etico? Tutt’altro.

    Da come la descrivi sembra che ti accontenti di addebitare al Potere Costituito tutte le colpe delle nostre sventure.
    Poteva essere cosi’ ai tempi della Sacra Rota, che ha amputato qualunque movimento di Riforma in Italia. Oggi vige la liberta’ di parola e di espressione e, giusto o sbagliato che sia, il M5S e’ la dimostrazione che e’ come dico, senza bisogno di armi.

    Tu ti ostini a vedere l’economia distinta dal resto. Per me l’economia e’ l’espressione di tutto il resto.
    Chiediti perche’ tutti i paesi musulmani sono indietro. Un caso?
    E perche’ i paesi protestanti sono tutti avanti? Un caso?
    E perche’ il paese piu’ calvinista di tutti se ne sta li’ in mezzo a fare orologi e mangiare cioccolato? Un altro caso?

    La differenza tra noi, protestanti e calvinisti? Ti tolgo subito il dubbio: e’ la responsabilita’ attribuita all’individuo.
    Per questo i tedeschi dicono: hai sbagliato, lo hai fatto per scelta.

    E giusto perche’ parli dell’eroismo post bellico, dimmi un po’: da dove escono i soldi per la ricostruzione? chi li elargiva? non pensi che siano li’ le radici del nostro capitalismo sociale? non pensi sia ora di smitizzare una certa retorica eroica post repubblicana uguale in tutto e per tutto alla retorica partigianfasciocomunista da cui tu sembri ostentare orgoglioso distacco?

    E’ inutile, secondo me, sforzarsi di pestare sulla parte dell’iceberg che emerge dal mare.
    Cerchiamo piuttosto assieme di capire cosa c’e’ sotto la superficie.
    Li’, stanno i veri problemi. Non nel fatto che alle elementari cantavamo “bella ciao”.

    🙂
    Ciao.

    ps. le regole ce le IMPONGONO perche’ ci siamo DATE persone che ce le impongono. dimmi: perche’ l’abbiamo fatto? e’ cosi’ facile…

  41. Giorgio Azzalin

    @ Brambilla,lascio perdere gli insulti , se lei non capisce che il paragone con i nazisti era naturalmente una provocazione e’ un suo problema .La differenza tra me e Lei e che Lei se la prende con chi fa le regole sbagliate ( lo stato,l’europa… ) io me la prendo con chi rispetta le regole sbagliate ,quindi noi. Se Lei spera che chi ha scritto queste regole ,ci metta il cuore e le cambia …..io saro’ pure ignorante ma lei non sa come va il mondo.
    Grazie,grazie Internet di far scrivere i commenti ad un ignorante come me, che pensavo che Weber fosse un carburatore… e non solo al dottor Brambilla!

  42. Massimo Brambilla

    @Giorgio Azzalin

    caro Signor Giorgio,

    c’e’ provocazione e provocazione. Richiamare gli orrori del partito Nazista per parlare del rispetto delle regole in Italia, oltre ad essere un’insulto a chi di quegli orrori e’ stato vittima direttamente o indirettamente, e’ assolutamente al di fuori del contesto di cui stiamo parlando.

    Ribadisco che non dico che non debbano essere cambiate le norme, ma che il cambiamento delle stesse non puo’ che avvenire secondo i meccanismi di un sistema democratico, il che vuole dire eleggendo rappresentanti in grado di farlo. Altri meccanismi, a mio modesto avviso, sono molto pericolosi.

    Questo evidentemente non esclude la possibilita’ di ricorrere alla disobbedienza civile in casi estremi legati a norme che violano i principi fondativi di ogni ordinamento democratico (quali la liberta’ dell’individuo). Per mettere in atto atti di disobbedienza civile bisogna pero’ essere certi di essere portatori di una solida struttura di valori che, purtroppo, in questi anni in Italia e’ diventata piu’ un’eccezione che una norma.

    In un momento in cui il nostro Paese rischia di essere preda ad estremismi, credo che affidarsi al principio della rule of law sia l’unico modo per evitare di trovarci tra qualche anno con una dittatura in casa in cui ne’ io ne’ Lei potremmo esprimere le nostre opinioni, a prescindere che si sappia chi e’ Weber o meno.

  43. Marco Tizzi

    @Gianfranco
    Gianfranco, temo che tu ti debba un attimo aggiornare sul mondo: paesi muslmani indietro? Ma di che diavolo stai parlando? Fai un giro a Dubai o ad Abu Dhabi e poi mi racconti se sono indietro.
    Ah, certo, ma loro hanno il petrolio. Anche il Venezuela ce l’ha il petrolio. E anche la Norvegia, ma per la Norvegia la ricchezza è una questione di religione, immagino, mentre per gli arabi è il petrolio.
    E il Giappone? La Corea? La Cina? Stati Uniti? Canada? Australia? Commonwealth? Russia? Brasile?
    Tutti luterani e calvinisti?

    Se tu hai la stessa visione dell’economia che hanno i tedeschi, ti dico che sbagli. E di grosso anche. Non c’è nessun valore etico e morale superiore dietro al presunto (26° paese per pil pro capite al mondo) successo economico tedesco. C’è solo un errore storico enorme da parte di vincitori della II guerra mondiale che hanno concesso prima alla Germania di non pagare i debiti di guerra e poi di riunirsi decidendo come, dove e quando – e con quali cambio tra i due marchi- senza dover rendere conto a nessuno.
    Quella tedesca è una visione RAZZISTA dei fattori economici. Come lo è dei fattori politici e sociali.
    Una visione che non tiene conto di una cosa semplicissima che ti dimentichi anche tu: è il singolo individuo che fa l’economia.
    Ciò che gli sta intorno può solo ostacolare un po’ più o un po’ meno il successo. Di solito è “più”.

    Sembra che tu creda davvero che la soluzione sia l’esportazione della cultura germanica nel mondo. Rileggiti. E’ così?
    Ricordati bene chi la pensava così. E rivaluta bene le colpe. Il concetto stesso di colpa.
    Guarda che i signori che producono orologi e cioccolato stanno esplodendo perché fanno da raccoglitore per aziende in fuga da tasse assurde che si portano dietro gli elementi migliori. E la maggior parte fuggono da Germania e paesi scandinavi (io lavoro per una finlandese al momento). Non è una questione culturale, è una questione di tasse.

    Scusa, mi spieghi in cosa tu la penseresti come me? Mi pare chiaro, chiarissimo anzi, che tu la pensi all’esatto opposto. Son davvero curioso perché sarò un urlatore folle nel deserto, ma a questo punto ho molti dubbi di non sapermi esprimere correttamente.

  44. magolino

    Egr.Sig. Giannino, mi chiarisce perche e giustamente dico, esiste la Legge contro qualsivoglia apologia del fascismo, ma similmente, non esiste puru l’apologia del comunismo? Eppure q

  45. magolino

    …mi è”partito” il PC…proseguo….
    dicevo: eppure penso che il comunismo, pure lui, ne abbia combinate e non poche di “marachelle” ed averlo ad esempio…..non credo che sia< poi così tanto utile alla nostra gioventu. Cose ne dice lei?
    Grazie del chiarimenti
    Ke Linse

  46. martino

    Cominciamo dal titolo: “….e nessuno che le rispetti”…

    Regole grammaticali a parte, non sono convinto della tesi di fondo: ciò che gli investitori esteri vogliano il rispetto delle regole. Penso piuttosto che siano spaventati da uno Stato dove ci sono fin troppe regole e leggi emanate da chi sa già di non sottostarvi. E sapendo di poter aggirarle, spesso le fa fin troppo stringenti (oltre che farraginose e complicate). Gli investitore stranieri, magari del centro-europa, non vorrebbero sottostarvi neppure loro, però vorrebbero una garanzia di assoluta. Forse il caso Thyssen insegna: li investitori tedeschi si sono ben adeguati all’andazzo italico, direi anche andando oltre. Hanno avuto un brusco risveglio quando, in nome di leggi mai applicate ma vigenti, sono stati condannati. In risposta alla condanna, quanti ” ora nessuno verrà più ad investire in Italia” abbiamo sentito?

    E poi, quante norme rispettano gli investitori stranieri in Cina, India, Vietnam, ecc.
    Dobbiamo renderci conto che gli investitori stranieri cercano vantaggi, spesso a breve termine, e non si accontentano di margini risicati. Questi vantaggi possono essere di diverso tipo ( fiscali, ambientali, costo della manodopera,…). Temo, però, che siano movimenti predatori!!

  47. Giorgio Azzalin

    @Massimo Brambilla

    Vede Massimo ,Lei evidenzia ancora di piu’ le nostre differenze malgrado siamo d’accordo sul fatto che l’Italia sia in una situazione insostenibile . Per Lei la soluzione e’ che tramite elezioni una nuova classe dirigente metta mano a questi errori e con calma con il consenso della maggioranza si cambieranno.Il nuovo chi? Montezemolo ? Bersani? Casini ? chi e’ il nuovo? . Sa perche’ il suo ragionamento non regge ,perche’ il problema siamo NOI noi italiani da anni convinti che il lavoro sia un diritto , che il datore di lavoro ci sfrutta , e che ci lamentiamo sempre ma poi andiamo in ginocchio alla corte del potente di turno per avere quello che ci spetta .La rule of law in Italia non esiste perche’ non siamo anglosassoni . Qui negli USA si mette l’adesivo per il candidato che vuoi votare sulla macchina. Provi a mettere il nome di qualsiasi candidato e parcheggiare indifferentemente in una citta’ Italiana ,se le va bene dovra’ cambiare il parabrezza. Quindi dal mio punto di vista sono gli Italiani che devono cambiare e non sara’ con una elezione. Purtroppo e ripeto purtroppo chi come Lei, in perfetta buona fede pensa ancora che le regole le devono rispettare tutti e dovranno essere cambiate dall’alto sara molto deluso . Le cose andranno per le lunghe , ma come sempre le rivolte ci mettono anni o decenni a maturare, e poi tutto si conclude in una notte.

    L’analfabeta che le scrive sa perfettamante cosa intendono gli Anglosassoni con “Rule of law” essendo cittadino Americano ho giurato non molto tempo fa sulla costituzione USA, ma le regole Americane anche quelle che non mi piacciono hanno un senso ! Moltissime delle regole Italiane sono senza senso e quindi e’ perfettamente giusto infrangerle .

    Chiedo anche scusa se ho offeso ,usando i nazisti come esempio non era mia intenzione ridicolizzare chi ha subito quelle atrocita’.

    Comunque ammetto Massimo che “analfabeta di ritorno” mi piace . cambio il mio titolo da Amministratore delegato a Analfabeta di ritorno sul mio biglietto da visita , di sicuro si ricorderanno di me…..

  48. Gianfranco

    @Marco Tizzi
    🙂
    Marco fermati! Fermati, per carita’!
    Partiamo dalle leggi che nessuno rispetta, attraversiamo Italia, religioni, economia… e ora riparti per la tangente. E glissi alla grande.
    Sappi che lo trovo molto divertente.

    Si’, i paesi musulmani sono indietro.
    Se mi citi, in un arco di svariate di migliaia di chilometri e miliardi di persone, due staterelli degli Emirati Arabi del Golfo Persico, e’ come se mi dicessi che ho ragione. 🙂
    In piu’, non s’e’ mai visto un occidentale andare in giro con il turbante o andare a studiare in Algeria, mentre e’ vero il contrario.
    Quei piccoli stati sono avanti per un semplice motivo: la loro natura e’ estremamente occidentalizzata (in apparenza) e grazie al petrolio hanno potuto farlo.
    Sono inoltre indietro perche’ comunque da loro le liberta’ primarie non esistono, come ben sarai a conoscenza, dato che per esempio in Kuwait i giovani stanno manifestando… per la liberta’ di parola. Tutti quei soldi… eppure… 🙂

    Tralascio di risponderti al resto in quanto credo sia una divagazione, perche’ per esempio USA, Canada, Australia e Commonwealth hanno radici puritane e/o anglicane. Forse dovresti rileggerti un po’ dei fatti inglesi attorno al 1640. La Russia e’ andata in default 20 anni fa, la Corea ed il Giappone non sono paragonabili a noi ed il Brasile ha solo scoperto le proprie immense risorse naturali, ma non e’ ricco: e’ solo in crescita.
    La Cina e’ miserabile. Guarda bene la cartina. Un paese ricco non accetterebbe mai quello che sta succedendo li’.

    Se poi dovessi affondare la lama ti chiederei: quali sono le nazioni piu’ in crisi in Europa? Irlanda (cattolica), Spagna (cattolica), Portogallo (cattolico), Italia (cattolica). Grecia? Ok, aggiungiamola. Ma e’ ortodossa e non protestante. Cosi’ come la Francia e’ tra i piu’ cattolici rimasti dopo la Polonia. Ma non affondiamo la lama. Diciamo che sono sfortunate coincidenze. Come il fatto che la protesta e’ nata in Germania… 🙂

    Sorvolo sul tuo volermi attribuire cose che non ho scritto. E cioe’ che voglio fare diventare il mondo a righe nere, rosse e gialle.
    Non l’ho scritto. Non lo penso. Non credo mi interessi. Hai fatto un panegirico per attribuirmi cose che non conosco. 🙂

    Non capisco perche’ accusi la Germania di essere razzista, quando nessuno ha obbligato l’Italia a contrarre un debito pubblico che la sta uccidendo. Ci ha obbligati qualcuno? No.
    Ora, non dirmi che tu non c’entri. Perche’ e’ un concetto che hai ribadito parecchie volte e ti assicuro che l’ho capito.
    Dato che non hai mai usato un treno, una strada, un ospedale, un dottore, una scuola, un ufficio comunale…

    Per quanto riguarda il singolo, certo che fa l’economia. Finche’ ha un campo in cui produce tutto. Direi che fino al 6000 avanti cristo hai ragione.
    Pero’ se non fa le scarpe, non fa i canali di scolo per il tetto, non fa le tastiere per il computer con cui scrive su chicago-blog, non fa le ceramiche per i sanitari che ha in bagno, o si trova a fare a meno di parecchie cose oppure ecco che il singolo va a farsi benedire e volente o nolente deve scendere fino in piazza del mercato per vedere se qualcuno ha da dargli quello che gli serve. E dato che nessuno, ahime’, vuol regalargli nulla, e probabilmente produce soprattutto orchidee rarissime che pero’ a chi vende scarpe potrebbero non interessare, forse cerchera’ di venderle in cambio di qualcosa che interessi al ciabattino: cosi’ ecco che salta lui come singolo ed eccolo persino a toccare quella sporca cosa che e’ il danaro. Accidenti.
    Senza dimenticare la colletta che ha dovuto fare coi vicini per costuire la strada che arriva fino al mercato…

    Ad urlare, caro Marco, sono capaci tutti. In Italia urlano tutti. Urlano tutti cosi’ tanto che non si distinguono piu’ le voci.
    Non pensi sarebbe ora di smetterla, prendersi una pausa da noi stessi, rilassarsi, e cominciare a fare funzionare il cervello?
    Per me si’. Oppure credi che continuare ad urlare ti esenti dal guardarti dentro?

    Forse in Italia le leggi vengono ignorate perche’ tanto urlare e’ la reazione normale standard. Tante urla. E tante gride.

    Continua pure a strillare, per quel che serve. 😀

  49. Marco Tizzi

    @Gianfranco
    Facciamola breve:
    – non sono d’accordo su nessuna delle visioni geopolitiche che hai espresso qui sopra;
    – per me chi pensa/scrive/dice che esiste un qualche tipo di correlazione tra la religione professata da un uomo/paese e il suo successo economico/sociale/culturale è semplicemente un razzista della peggior specie ed assolutamente identificabile con le idee di Adolf Hitler e dei suoi sgherri. Tu come Weber, uguali.
    E non dirmi “ferma ferma” perché quando si dice/urla/scrive poi ci si prende la responsabilità di quello che si dice/urla/scrive e tu, come lui ai tempi, hai scritto cose agghiaccianti.
    – sul debito pubblico mi sono già espresso più e più volte, fino alla noia: è un errore chiamarlo “pubblico” perché è debito statale, è un errore cercare di diminuirlo perché non è mai rimborsabile (da nessuna parte del mondo, indipendentemente dalla religione professata, dalla ricchezza relativa e assoluta e dal sistema economico), è già stato ampliamente ripagato dai cittadini italiani con crescita di prezzi a due cifre in anni di deficit feroci, trattasi di trucco contabile per mascherare il dato di fatto e cioé che lo Stato stampa soldi finti e li impone alla gente con le armi. Ma che te devo dì, PAGALO ‘sto maledetto debito pubblico se ci tieni tanto!!!
    – Se non capisci poi che quando dico che il successo economico è una questione individuale e non una questione sociale, allora non so più cosa dirti.

    Il cervello funziona, tranquillo.
    E’ che semplicemente emette pensieri opposti ai tuoi e questa cosa non ti sta bene.
    Non mi è chiaro il perché, ma fa niente. Stiamo occupando troppo uno spazio non nostro.

  50. Giorgio Azzalin

    Bravo MarcoTizzo ,finalmente uno che dice quello che tutti sanno e cioe’ che il debito pubblico /statale non si paghera’ MAI con il conto economico .Quindi e’ inutile menarla per cercare di ridurlo , meglio accettare il fatto che non si e’ in grado di pagare e trovare altre soluzioni . l’unico modo per ridurre il debito e’ vendere pesantemente gli attivi patrimoniali ,come dice Giannino ma allo stesso tempo cambiare drasticamante la struttura dello stato . Tradotto in una parole e’ GUERRA! qualcuno mi dimostri un altro modo felicissimo di analizzarlo .Quelli come Brambilla ( questa e’ la mia impressione non conoscendola e’ azzardata , non mi quereli ) sono pronti ad acquistare un computer piu’ potente per gestire meglio l’anagrafe ( e’ un esempio!),io toglierei anche i computers che hanno oggi e chiuderei gli uffici . La regola sara’ che ogni individio dichiara dove abita, punto. Il falso verra’ punito davvero con 12 mesi di carcere. I Brambilla ( di nuovo un ipotesi ) e gente per bene che vuole rendere efficente l’inneficenza senza accorgersene. Il cambiamento a questo stadio dovra’ essere radicale ,chi e’ pronto? Nessuno.Allora avanti per anni magari decenni per poi arrivare allo stesso punto.

  51. Marco Tizzi

    @Giorgio Azzalin
    E’ banale, perché non esiste un conto economico statale! 🙂
    Lo Stato può rubare finché il suddito possiede qualcosa perché ha il monopolio della violenza (forse era di Weber anche questa… brividi…), ma non produce reddito, quindi cosa vuoi che ci metta in conto economico?
    E anche se vendesse i propri asset non farebbe altro che smascherare il fatto che comprono una percentuale risibile del totale.
    Certo, è un’ottima idea, ma quel che avanza poi va defaultato con serenità.

    Per inciso: il debito totale (pubblico + privato) mondiale ammonta a più di 30 000$ per abitante del globo terracqueo. Lo ripaghiamo col conto economico?
    Con gli asset?
    Ma de che stamo apparlà?!?!?!?!?!?!?!!?!?
    Il debito si rifinanzia, non si paga. Così funziona questo folle sistema.
    Se non vi piace, proponetene uno migliore.
    Ma se pensate di migliorarlo siete solo degli illusi: lo schema Ponzi funziona in uno ed un solo modo, non ammette riforme.

  52. Gianfranco

    @Marco Tizzi

    Caro Marco,
    scusa se ti ho dato l’impressione di volerti convincere di qualcosa.

    Ti trovo fantastico, per motivi che non sto a spiegarti, e continuero’ a leggerti volentieri.

    Se per caso hai letto da qualche parte che dando del Nazista a qualcuno, questi s’incavola, sono contento di dirti che a me non importa: definiscimi pure come ti pare.

    Posso chiudere dicendoti che grazie a te ho scoperto perche’ siete 4 gatti? 🙂

    Quindi qualcosa mi hai dato ed io sono ampiamente soddisfatto.

    Ciao
    Gianfranco.

  53. Marco Tizzi

    @Gianfranco
    No, in questo caso sono io che voglio convincerti di qualcosa. Perché si può essere in disaccordo su tutto, ma non sul fatto che genere, colore della pelle e religione praticata non contano nel giudizio sociale, economico, politico di una persona e di un popolo.
    Io su questa cosa mi arrabbio, scusami.
    Perché l’ho vissuta sulla mia pelle. Io a parole e la mia famiglia sulla pelle. E ti assicuro che non è affatto piacevole.
    Per questo non riesco a stare calmo e lucido in merito.
    Ma ho pochissime certezze e questa è una di quelle poche.
    (Sì, siamo quattro gatti per un semplice motivo: non ci piacciono i compromessi)

  54. alfa71

    Marco Tizzi :

    Per inciso: il debito totale (pubblico + privato) mondiale ammonta a più di 30 000$ per abitante del globo terracqueo. Lo ripaghiamo col conto economico?
    Con gli asset?
    Ma de che stamo apparlà?!?!?!?!?!?!?!!?!?
    Il debito si rifinanzia, non si paga. Così funziona questo folle sistema.
    Se non vi piace, proponetene uno migliore.
    Ma se pensate di migliorarlo siete solo degli illusi: lo schema Ponzi funziona in uno ed un solo modo, non ammette riforme.

    ok…diciamo che tu hai ragione e che il debito totale si rifinanzia e non si paga.
    Cioè….cosa intendi dire con “rifinanzia” ?
    Che si perpetua all’infinito facendo altro debito per ripagare il debito precedente ?

  55. Pierre

    La maggior parte dei commentatori ignora Che il quadro regolatorio e’ composto non solo dalla parte obligatoria (leggi e regolamenti) ma anche dalla parte volontaria: standards, norme, specifiche, codici tecnici etc.

    Non conosco esattamente la situations dell’Ilva ma quella dell’industria di processo italiana si. E purtroppo le direzioni tecniche, in primis e quelle qualita’ , risk, HSE ecc in Italia sono molto carenti sul piano della conformita’ volontaria, ovvero sottovatulano in Buona o cattiva fede, una série di prescrizioni, pratiche e processi che sono e rimangono di origine privatistica e settoriale à carattere ormai mondiale.

    Questo fenomeno tecnico si chiama standardizzazione. Standardizzazione dei processi, metodi e pratiche ed e’ originato dalle indrustrie stesse à livello mondiale Che partecipano nei vari commettees tecnico-scientifici. L’obiettivo di ciascun azienda nel partecipare alla redazione di tali documenti e’ quello individuale di influenzarne l’orientamento secondo la propria tecnica e technologia. L’obiettivo settoriale e’ quello di abbassare i Costi di produzione tramite convenzioni tecniche quale Che sia il risultato Da perseguire: minoré impatto ambientale, maggiore sicurezza, aumento della produzione, ecc.

    Qui non c’entra nulla la religione o l’anarchia, ma l’idea tutta italiana Che la e’ il risultato quello Che conta e non il processo e la maniera di arrivervi. Se porto a casa un margine positivo posso infischiarmene dei regole che non rispettato, regole che magari ho contribuito à scrivere.

    E’ un po’ Come stabilire delle regole con tutti e poi non rispettarle.

    Il sig. Brambilla ha ragione ma non e’ solo un problema di stato, e’ un problema di cultura industriale italiana tutta à essere in discussione.

  56. Pierre

    .. Tra l’altro mi si lasci dire Che la Thyssen group pare (stando allé notizie di stampa) abbia fatto delle cose in Italia Che in Germania non avrebbe mai osato. Un po’ come quelli svizzeri Che in Italia sfrecciano à 200 km/h e non rispettano il codice mentre in svizzera non si sarebbero mai permessi.

    Tutti gli stranieri lo sanno in Italia non si rispettano le regole.

  57. Marco Tizzi

    @alfa71
    Sì, assolutamente: lo schema Ponzi funziona esattamente così. Tutto il sistema economico attuale è uno schema Ponzi, dal sistema monetario al sistema previdenziale, tutto si fonda su questo (folle) gioco.

    Non mi piace, sia chiaro. Ma non è riformabile: o si cambia sistema o si continua così.
    Ricordiamoci che sono ormai centinaia di anni che funziona così: semplicemente fino a qualche secolo fa ogni tanto (50 anni nella cultura giudaico-cristiana) si cancellava tutto e si ricominciava.

    Quindi se vogliamo discutere di un nuovo sistema, facciamolo pure. C’è anche chi lo sta proponendo un sistema completamente diverso: Austriaci da una parte e Cartalisti dall’altra concordano nella critica e propongono soluzioni diametralmente opposte.
    Ma non facciamo l’errore “democristiano” di pensare di fare un paio di ritocchini e salvare il sistema: viviamo in un sistema basato sul debito. Se smettiamo di fare debiti, il sistema crolla.
    Crollerà anche se continuiamo a fare debiti? Probabilmente sì, da lì l’idea del giubileo. Ma da un punto di vista strettamente teorico (anzi: matematico) potrebbe andare avanti all’infinito.
    Mentre è assolutamente certo che se si smette di fare nuovo debito per rifinanziare il precedente, il castello di carte salterà in aria.

    E attenzione: se quando succederà non avremo pronta un’alternativa, allora semplicemente ricomincerà uguale identico a prima.

  58. Gianfranco

    Marco Tizzi
    @alfa71
    (50 anni nella cultura giudaico-cristiana) si cancellava tutto e si ricominciava.

    Marco Tizzi
    No, in questo caso sono io che voglio convincerti di qualcosa. Perché si può essere in disaccordo su tutto, ma non sul fatto che genere, colore della pelle e religione praticata non contano nel giudizio sociale, economico, politico di una persona e di un popolo.

    Come volevasi dimostrare… 🙂

    Ciao Marco.

    ps. spero di aver messo l’html in modo giusto. ma poco importa 😀

  59. Marco Tizzi

    @Gianfranco
    Dai, Gianfranco, stai sbroccando: secondo te se io dico che il Papa era solito risolvere il problema del debito col giubileo sto dicendo che i cristiani sono meglio delle altre religioni?
    Per inciso: ancora oggi i musulmani vietano il prestito ad interessi, per lo stesso motivo. Quindi?
    Stai vaneggiando, davvero.
    Tutti hanno sempre avuto trucchi contabili per gestire l’economia. Di questo si tratta: trucchi contabili. Non c’è niente di morale o etico in un trucco contabile, è solo un trucco.
    Sia esso calvinista, luterano, musulmano, induista è pari all’abilità di Silvan.

  60. Gianfranco

    Caro Marco,
    avresti fatto piu’ bella figura a tacere.

    A volte, e questa e’ una di quelle, bisogna saper glissare.
    Peccato, per te, aver perso quest’occasione.

    Da ora in poi mi sento autorizzato a pensarti come una persona estremamente incoerente e mi arroghero’ il diritto di fartelo osservare come e quando mi parra’.

    Non per vendetta, che lasciamo ai piccoli, ma per insegnarti.
    Cosa? Che il rumore delle tue piccole unghie che graffiano gli specchi su cui cerchi di arrampicarti e’ molesto.

    Prima il panegirico sulle religioni, poi la sparata contro la Chiesa.

    Non ho nemmeno bisogno di insultarti come fai tu. 🙂

    Ciao. A presto.
    Gianfranco.

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