30
Mag
2012

La Spagna è saltata, l’Italia dorme, l’irresponsabilità impera

In Spagna ieri si è dimesso il banchiere centrrale spagnolo, ma nessun giornale italiano gli ha dedicato una riga. Capisco: il terremoto, i corvi del papa, il calcio marcio, tutto quel che volete voi. Ma Angel Fernandez Ordonez  si è dimesso, anzi è stato sacrificato dal governo di fronte a una richiesta parlamentare di commissione d’indagine sul crac di Bankia, le sette casse di risparmio vicine ai Popolari riunite l’anno scorso per tentarne il salvataggio: invano. E c’è di più. Perché nel frattempo – anche su questo in Italia non vola una mosca, mah – la BCE ha stroncato il piano governativo di salvare Bankia, iniettandovi non 19 miliardi di capitali pubblici – il governo non li ha – ma 19 miliardi di titoli del debito pubblico, per girarli subito come collaterale alla BCE. Ciò che costituisce violazione dell’impedimento al finanziamento monetario del debito, nell’euroarea. Dunque siamo al crac bancario iberico, ed è per questo che oggi lo spread spagnolo è andato verso quota 520, il record per quiel Paese dacché c’è l’euro, e noi siamo a quota 460.  Eppure a nessuno sembra fregare niente. Rajoy punta al ricatto. O Berlino e BCE dicono sì all’eurosalvataggio di Bankia senza passare per la procedura di aiuti EFSF-ESM, che implicherebbe il commissariamento della politica spagnola “alla greca” tramite Trojka Ue-Bce-Fmi, oppure comunque tra poche settimane con la Grecia salta tutto. La stampa tedesca stamane è insorta come un solo uomo. Da Stefan Ruhkamp sulla Frankfurter Allgemeine a Markus Zydra sulla Suddeutsche Zeitung, il coro di stroncature alla mossa del governatore e del governo spagfnolo è unanime. Dovrebbe suonare come un allarme rosso per l’Italia. Domani si tiene l’assemblea Bankitalia. Ma un piano d’emergenza per le banche italiane non c’è. Ed è un grave errore.

L’estate, per l’eurocrisi, sarà rovente. Non un mero inoltrarsi sulla via della mancata soluzione ai problemi, come si è fatto da novembre 2009. I nodi vengono al pettine, nelle quattro decisive settimane successive il 17 giugno. In quel giorno, le terze elezioni politiche in Grecia dacché Atene ha segnato per tutti i Paesi eurodeboli – Italia tra quelli – la fine dell’azzardo morale che hanno praticato per anni, sprecando i bassi tassi comuni sul debito pubblico e spingendo sull’acceleratore di spesa pubblica improduttiva. Se i greci dovessero essere coerenti ai sondaggi in cui all’80% dicono di voler restare nell’euro, consentirebbero una maggioranza a socialisti e conservatori che vogliono onorare gli impegni già presi con l’Europa, per continuare a vedersi staccare rate dei 280 miliardi di euro complessivi di aiuti. Ma è improbabile. Attualmente conservatori e PASOK  sommati, nei sondaggi, fanno a malapena il 35% edi voti. Nel migliore dei casi, i greci metteranno dunque insieme un governo composito che chiede all’Europa lo stop ad altri tagli, ma continuando negli aiuti. La risposta verrà dall’eurovertice, pochi giorni dopo le elezioni.

Prima ancora di capire come Angela Merkel replicherà alle tante accuse che le verranno lanciate, ci arriveremo nel gonfiarsi dei marosi sulla tenuta di alcuni sistemi bancari. Avremo in quei giorni forse appreso che due importanti banche greche sono tecnicamente già fallite, perché la banca centrale greca ha intanto consentito loro di non presentare il bilancio 2011 nei termini obbligatori, per non influenzare il voto e per non arroventare ulteriormente la tempesta. Ciò aggraverà ulteriormente il bank run che attualmente è in atto in Grecia al ritmo di quasi due miliardi di euro a settimana. La Grecia pesa meno del 3% dell’euroarea, noi il 19%: è come se gli italiani ritirassero depositi al ritmo di più di 2 miliardi al giorno.

L’effetto contagio sarà sulle banche portoghesi, e Lisbona a sua volta impatta poco sull’euroarea. In Spagna, il, contagio c’è già, eccome.  Guaio serissimo, perché la Spagna vale il 13% dell’europil. L’ondata dei downgrading bancari da parte delle agenzie di rating potrebbe e dovrebbe retrocedere quattro banche italiane al livello junk, cioè di non poter più emettere titoli transabili sul mercato, nel giro di pochi giorni dopo il voto greco

Non è fantascienza. Tutti pensano alla politica e agli eurobonds. Ma se la Grecia il 17 giugno si avvia fuori dall’euro l’emergenza prima da fronteggiare sarà quella banco-finanziaria. Non vi è notizia di un piano di emergenza delle banche centrali dell’eurosistema, né a livello BCE né nazionalmente, a cominciare da casa nostra. A richiesta se se ne fosse parlato nel comitato rischi finanziari in cui Tesoro e Autorità di mercato siedono insieme, la risposta è negativa. Si spera sia una menzogna diplomatica. L’attuale capienza residua di EFSF ed ESM in funzione dal primo luglio dovrebbe essere convogliata tutta sulle banche, comprese quelle degli euroforti. Resterebbe poco o nulla per i governi. Il tempio di Giunone Moneta – ammonitrice – fu edificato sull’Arce capitolina dopo aver respinto i galli di Brenno, e la vicina zecca ne fece per i Latini la dea eponima del denaro. Che vi devo dire, se contuinua la comemdia del “noi italiani abbiamo già fatto i nostri compiti a casa e nulla abbiamo da temere”, speriamo Giunone Moneta ci dia una mano, anche questa volta, come allora con le oche del Campidoglio. Ma ne dubito, quella di oggi non è più la Roma della virtus repubblicana…

 

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22 Responses

  1. Alessandro Guerani

    Parlare di “azzardo morale” del pubblico nel caso della Spagna, che aveva un decifit/pil del 60% e un avanzo nel bilancio dello Stato, non saprei se è non conoscenza (che dubito) o malafede (che mi spiacerebbe attribuirle) oppure solo un artificio retorico che però non so quanto concorra all’autorevolezza dei suoi scritti.
    Possiamo anche dare tutte le colpe allo Stato come sempre, ma nel caso spagnolo i privati le loro colpe, e ben più grosse e alcune pure con un certo accento nord europeo, ce le hanno eccome!

  2. guido cacciari

    La mia domanda è: se anche la BCE “stronca” il piano governativo spagnolo (o italiano o greco o chissà), al governo spagnolo che interessa?
    Ricordiamoci che tutte le costituzioni dei questi paesi rivendicano la sovranità monetaria, temporaneamente sospesa, e se vogliono possono comprarsi una banca e quindi riacquistarsi anche il propdio debito.
    Infatti, le banche sono più o meno come delle zecche, bastandogli mantenere un 95esimo di riserve rispetto a quanto prestano come “denaro elettronico”.
    E mi sembra che il Giappone abbia fatto più o meno lo stesso . . .

  3. Finchè l’Italia sarà la culla di gente meschina ed irresponsabile come quella che ha portato sull’orlo della bancarotta la Cogeme S&T S.p.A., quotata a Piazza Affari fino al 12 Gennaio 2012 ed ora in liquidazione, ALTRO CHE ZONA EURO. Ci meritiamo ben altro. Di essere colonizzati. E sarebbe un lusso per noi scampare ad una pulizia etnica. Che avrebbe per alcuni versi solide ragioni per essere portata a termine.

  4. michele del monaco

    Concordo con lei che la situazione è serissima. Però al momento di bank run in massa non se ne vede e nel momento che si vedesse non pensa che al quel punto sarebbe logico far intervenire la BCE? Tra tutte le alternative di sviluppo dell’euro la peggiore è che lo si faccia finire per una rincorsa agli sportelli a cui succederebbe una paralisi economica? Prima di questa non pensa che gli amici teutonici si ammorbidirebbero un pò?
    Se per l’Italia il luogo comune (corretto peraltro) della politica che non governa può far gioco, con la Spagna no, loro hanno un debito/pil al 60%, e non si può certo dire che gil spagnoli hanno la colpa di essersi comprati delle case quando mezzo mondo (tutti esclusa la Germania ed il Giappone) ha visto un boom immobiliare senza precedenti.

  5. Stefano

    … è un po’ che dico che le banche italiane capitalizzano meno di 100 miliardi di euro e detengono oltre 400 miliardi di euro.
    Solo nazionalizzarle temporaneamente al prezzo di mercato permetterebbe di ridurre di 300 miliardi di euro il ns. debito pubblico (dal 123% al 103% circa: come la Germania) e ridurrebbe di circa 20 miliardi di euro l’anno la spesa per interessi (si potrebbe abolire l’IMU e tornare all’ICI :).
    Se poi le si rivendessero opportunamente dimagrite si potrebbe anche fare di più ….

  6. Marco Tizzi

    Caro Oscar, innanzitutto ringrazio lei e Phastidio.net (sorpattutto quest’ultimo, senza offesa) per dire un po’ le cose come stanno chiaramente. Spero in una trasmissione radiofonica dedicata anche se mi rendo conto che forse non gliela lascerebbero fare. Alla fine l’editore è l’editore, c’è un limite anche per Giannino 🙂

    Vorrei però far notare un paio di cose:
    1- EFSF ed ESM dovevano essere fondi di salvataggio agli Stati. Non sono soldi stampati di fresco, sono soldi dei cittadini davvero, pagati con le tasse. Ora se questi diventano fondi di salvataggio alle banche significa che noi stiamo salvando le banche con le nostre tasse.
    Questa cosa ha senso?
    Stiamo tornando nel solito cul de sac: la finanza privatizza gli utili e socializza le perdite, perché tanto è “sistemica” e quindi non può fallire. Ma se non può fallire non si può parlare di capitalismo, perché il fallimento è insito nel concetto stesso di capitalismo, altrimenti non funziona più. Altro che azzardo morale, qui sta diventando truffa strutturale.
    A questo punto non ha davvero senso parlare di rinazionalizzazione del sistema bancario e risuddivisione tra banche commerciali e banche d’investimento?
    So che in se la cosa per lei è aberrante, ma come si può giustificare il fatto che un intero settore economico privato venga costantemente tenuto in vita dai cittadini nonostante sia morto da tempo e cominci anche un po’ a puzzare?

    2- non è il caso che si smetta di focalizzarci solo sul debito pubblico e si cominci a ragionare su tutto il debito?
    Forse ci si renderà conto che la dimensione è tale che il solo concetto di “pagare il debito” è assurdo.

    Consiglio infine a tutti questa lettura del NY Times:
    nytimes.com/2012/05/30/business/global/athens-no-longer-sees-most-of-its-bailout-aid.html?_r=1

  7. Oscar Giannino

    Nell’ordine: quando un governo assiste a crescita immobuliare fino al 25% delPilse non è irresponsabile sa che è bolla, dunque lui può tassare per dincentivare e sgonfiare, e banca centrale può indurre banche a rallentare impieghi nel settore tramitre riserva obbligatoria dufferenziata per unità di caopitale allocata negli impieghi, se non lo fanno perché massimizzano crescita a breve, sono irresponsabili perché fanno azzardo morale, gli spagnoli non c’entrano, ma i regolatori publici eccome se hanno colpe;

    quantoa Giappone, la repressione fiscale per la quale quasi il 100% del debito pubblico è in nmno a banche e retailers nazionali espone ad assai minore volatilità sui tassi pubblici, ma semplicemente appiattisce crescita per lo spaventoso crowding out che ne deriva: noi siamo passati in 9 mesi da un 46% di debito pubblico italiano in mani estere a quasi il 10% in meno, e poiché banche italiane dopo LTRO ricmprano titoli publici per oltre 30 bn al mese ecco che non hanno denaroepr famiglieme imprese, dovendo coprire con i denari a sconto BCE innanzitutto proprie obbligazioni in scadenza nel 2012 – oltre 180 bn – e 2013 – quasi 140; il calcolo del debito pubblico più privato in Italia servirà solo a una cosa: alla patrimoniale sulle tasche dei privati, e non a caso Marco Fortis sul Sole di domenica scorsa ha calcolato che stante la somma dei DIL italiano, pubblico più privato, a quota 248 punti dPil , inferiore solo a quello tedesco nell’euroarea, bastano “solo” 35 k euro a testa per ogni italiano che abbia patrimonio superiore ai 100k per abbasare la quota di 60 punti di PIl: peccato che ad avere oltre 100k di valori mobiliari e immobiliari sia il 62% degli italiani, e che oltre a quello che gli stiamo rapinando di tasse correnti gli chiederemmo in media un terzo di quello che hanno: se non è rapina di Stato questa, visto che lo Stato non cede niente del suo, non so che cosa sia una rapina!

  8. Marco Tizzi

    @Oscar Giannino
    Grazie Oscar. Anch’io avevo fatto notare che la frase “l’Italia ha un basso debito privato” porta alla conclusione (soprattutto tedesca) “allora pagatevi il vostro debito pubblico”.
    E’ lo stesso motivo per cui criticavo il contatore in alto a destra (quello con l’indice, non l’altro).
    Se non si capisce che lo Stato NON sono i cittadini, allora l’equazione è fin troppo semplice.
    Ma è anche molto semplice smentirla: se io prendo baracca e burattini e me ne vado in Russia con tutti i miei averi di debito pubblico non ne ho più. E dato che i debiti son personali vuol dire che il debito pubblico italiano non è MIO, nemmeno in parte, altrimenti mi avrebbe seguito.

    La mia era una considerazione più ampia: il debito totale mondiale è in qualche modo ripagabile con beni e servizi reali?

  9. Davide Gionco

    http://democraziammt.info/site/category/didattica/intermedia/

    Innocente Truffa Mortale 1:

    Il governo federale deve trovare fondi attraverso la tassazione o indebitandosi, per poter spendere. In altri termini, la spesa del governo è limitata dalla sua capacità di tassare o di indebitamento.

    I fatti:

    La spesa del governo federale non è mai vincolata operativamente dalle entrate, e ciò significa che non esiste un rischio di insolvenza. In altre parole, il governo federale può sempre effettuare ogni tipo di pagamento, di ogni entità, a prescindere da quanto sia l’ammontare del deficit, o da quanto scarso sia il gettito fiscale.

    Chiedete ad ogni membro del Congresso (come ho fatto io più volte), o ad ogni privato cittadino, come funzioni tutto ciò, ed egli o ella vi risponderà empaticamente che: “…il governo deve tassare oppure indebitarsi per avere fondi da spendere, così come ogni famiglia deve in qualche modo ottenere la moneta di cui ha bisogno per spendere.” E da ciò deriva l’inevitabile domanda riguardo a sanità, difesa, previdenza, e di tutto e di più riguardo alla spesa pubblica:

    Come faremo per pagare questi servizi?

    Questa è la domanda centrale, cui nessuno sa rispondere correttamente, e capire la giusta risposta a questa domanda è il nocciolo dello scopo generale che sta dietro alla stesura di questo libro.

    Nelle prossime righe, vi sarà tutto rivelato senza teoria né filosofia: solo alcuni fatti, duri e freddi. Rispondo a questa domanda osservando in primo luogo come il governo tassi esattamente, e in seguito come esso spenda.

    Come tassa il governo federale?

    Iniziamo ad osservare cosa accade se pagate le vostre tasse con un assegno. Quando il governo degli Stati Uniti incassa il vostro assegno, e questo è depositato e “liquidato”, tutto quello che il governo fa è diminuire l’entità della cifra che rappresenta il vostro conto, poiché esso sottrae l’ammontare del vostro assegno dal saldo del vostro conto in banca.

    Il governo ottiene effettivamente qualcosa di reale da dare a qualcun altro? No, non è come se ci fosse una moneta d’oro da spendere. Potete vedere come questo accada con l’online banking: guardate il saldo nel vostro conto corrente o sullo schermo del vostro computer. Poniamo che il saldo del vostro conto sia di $ 5000 e che voi firmiate un assegno di $ 2000 per il governo. Quando l’assegno è liquidato (viene processato), cosa accade? Il 5 diventa un 3 e il vostro nuovo saldo è di $ 3000. Tutto proprio davanti ai vostri occhi!

    Il governo in realtà non ha “preso” nulla da dare a qualcun altro. Nessuna moneta d’oro infilata in un sacchetto presso la Fed. Ha soltanto cambiato le cifre del conto corrente: nulla è “andato” da qualche parte.

    E cosa succede se doveste andare dall’ufficio locale dell’Agenzia delle Entrate (IRS office negli USA) a pagare le vostre tasse con del denaro effettivo? Per prima cosa, consegnereste la pila di vostre banconote dovute come pagamento. Poi, l’impiegato le conterebbe, vi restituirebbe una ricevuta e, speriamo, un grazie per aver contribuito alla previdenza, agli interessi sul debito nazionale, e alla guerra in Iraq. Successivamente, dopo che voi, i contribuenti, uscite dalla stanza, l’impiegato prende quel denaro, da voi guadagnato con fatica, che gli avete appena consegnato, e lo getta in un distruggidocumenti.

    Ebbene si, viene gettato via. Distrutto! Perché? Non ha più alcuna utilità. Proprio come un ticket del Super Bowl. Dopo che entrate nello stadio e date al controllore un biglietto che valeva forse $1000, lui lo strappa e lo butta via. In realtà, potete effettivamente comprare della moneta triturata a Washington, D.C.

    Quindi se il governo getta via il vostro contante dopo averlo ricevuto, come può quel cash servire per ripagare qualcosa, come la previdenza e tutto il resto della spesa pubblica? Non lo fa.

    Potete capire ora perché non ha alcun senso pensare che il governo debba ottenere il denaro dalla tassazione, per poter spendere? In nessun caso esso “prende” davvero qualcosa che in seguito “utilizza”. Perciò, se il governo in realtà non ottiene nulla quando tassa, come e cosa spende?

    Come spende il governo federale

    Immaginate di essere in attesa che il vostro pagamento di $ 2000 per la Sicurezza Sociale sia accreditato al vostro conto corrente, in cui vi sono già $ 3000. Se state guardando il vostro conto sullo schermo del computer, potete vedere come il governo spenda senza avere nulla da spendere. Incredibile! Improvvisamente il saldo del vostro conto che ammontava a $ 3000, ora ammonta a $ 5000. Che cosa ha fatto il governo per fornirvi quel denaro?

    Ha semplicemente modificato la cifra del vostro conto corrente da 3000 a 5000. Non ha preso e infilato una moneta d’oro in un computer. Tutto ciò che ha fatto è stato modificare una cifra nel vostro saldo, scrivendo dei dati nel suo foglio elettronico, che è collegato a tutti gli altri fogli nel sistema bancario. La spesa del governo è fatta tutta tramite modifiche di dati nel proprio file, chiamato “Il sistema monetario del dollaro USA”.

    Ecco una citazione del buon Ben Bernanke, Presidente della Federal Reserve, nella trasmissione 60 Minutes:

    SCOTT PELLEY: E’ denaro proveniente dalla tassazione quello che la Fed spende?

    GOVERNATORE BERNANKE: Non è denaro da tasse. Le banche hanno dei conti correnti presso la Fed, così come si può avere un conto presso una banca commerciale. Perciò, per prestare ad una banca, usiamo semplicemente il computer per accreditare i conti che esse hanno con la Fed.

    Il Governatore della Federal Reserve ci sta raccontando, in un semplice inglese, che essa trasferisce denaro (spende e presta) semplicemente modificando cifre in conti correnti bancari. Non esiste qualcosa come dover “incassare” tasse (o indebitarsi) per creare una voce del foglio elettronico chiamata “spesa pubblica”. Dati informatici che non vengono da nessuna parte. Tutti lo sanno!

    Dove altro possiamo vedere che questo accade? La vostra squadra segna un goal e il punteggio cambia, poniamo, da 7 a 10 punti. Per caso qualcuno si chiede da dove lo stadio abbia preso quel punto? Certo che no! Oppure, ad esempio, riuscite a colpire 5 birilli nel gioco del bowling e il vostro punteggio va da 10 a 15. Vi preoccupate per caso di dove la pista da bowling abbia preso quei punti? Pensate che tutte le piste da bowling o gli stadi di football debbano avere una “riserva di punti” in una “scatola chiusa” per assicurarsi che voi possiate ottenere i punti che avete segnato? E se la pista scopre che avete commesso un’infrazione con i piedi e vi abbassa il punteggio di 5 unità, per caso adesso la pista da bowling ha più punti da concedere? Certo che no!

    Sappiamo tutti come funzionano le voci elettroniche, ma in qualche modo questo è stato completamente stravolto dai nostri politici, dai media, e soprattutto dai principali media mainstream.

    Tenete a mente solo questo come punto iniziale: il governo federale non si trova mai nella situazione di “avere” o “non avere” dei dollari. Esso è proprio come lo stadio, che non “ha” o meno una scorta di punti da dare. Quando si tratta del dollaro, il nostro governo, per mezzo delle agenzie Federali, della Federal Reserve e del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, è colui che tiene il punteggio (e fa anche le regole!).

    Ora avete le risposte operative alla domanda: “Come pagherete per questo?”. E la risposte è: nello stesso modo in cui il governo paga qualsiasi cosa, modificando cifre nei nostri conti correnti.

    Il governo federale non sarà mai “a corto di denaro”, come il nostro Presidente ha erroneamente ripetuto. Non esiste una cosa del genere. Né dipende in alcun modo dall’”ottenere” dollari dalla Cina o da qualunque altra parte. Tutto ciò che al governo serve per spendere è modificare delle cifre al rialzo nella propria banca, la Federal Reserve. Non esistono limiti numerici alla quantità di moneta che il nostro governo può spendere, ogni volta che esso voglia spendere (ciò include il pagamento degli interessi, così come la previdenza sociale e le spese mediche). Ciò comprende tutti i pagamenti effettuati in dollari dal governo a chiunque.

    Questo non significa dire che una spesa pubblica eccessiva non potrebbe far alzare i prezzi (inflazione). Ma è dire che il governo non può restare “al verde” e non può essere in bancarotta. Semplicemente, una cosa del genere non esiste.#

    Quindi perché nessuno, al governo, sembra capire questo concetto? Perché la Commissione Ways and Means del Congresso [organo che coordina e controlla la tassazione e il bilancio, ndt] si preoccupa di “come ripagheremo la spesa”? Potrebbe essere perché queste persone credono alla nozione popolare secondo cui il governo federale, proprio come ogni famiglia, debba in qualche modo “ottenere” la moneta prima di essere in grado di spenderla. Sì, hanno sentito che la famiglia è differente da un governo, ma non ci credono molto, e non c’è mai una spiegazione convincente che per loro abbia un senso.

    Quello che sembrano non capire è la differenza tra spendere la moneta che solo tu crei, e spendere la moneta che crea qualcun altro. Per utilizzare propriamente quest’analogia fra governo federale e famiglia, in una maniera sensata, consideriamo di seguito l’esempio di una “moneta” creata da una famiglia.

    La storia inizia con i genitori che creano dei buoni, utilizzandoli per poi pagare i loro figli in cambio di varie faccende domestiche. In più, per “rendere vivo” il modello, i genitori richiedono che i figli paghino loro una tassa di 10 buoni a settimana, onde evitare una punizione. La situazione replica da vicino la tassazione nell’economia reale, dove dobbiamo pagare le tasse o scontare una pena.

    I buoni sono ora la nuova moneta della famiglia. Pensate ai genitori come se “spendessero” questi buoni per “comprare” servizi (faccende) dai loro figli. Con questa nuova moneta familiare i genitori, come il governo federale, sono adesso gli emettitori della propria moneta. E ora potete vedere come una famiglia con la sua moneta sia molto simile a un governo con moneta propria.

    Iniziamo ponendoci alcune domande su come funzioni questa nuova moneta familiare. I genitori devono in qualche modo avere prima dai propri figli i buoni con cui poi li pagano per svolgere i lavoretti? Certo che no! In realtà, i genitori devono prima spendere i loro buoni, pagando i loro figli per aver svolto i lavoretti, per essere in grado di ottenere il pagamento dei 10 buoni a settimana dai figli stessi. Come altro potrebbero i figli ottenere i buoni che devono ai loro genitori?

    Allo stesso modo, nell’economia reale, il governo federale, così come questa famiglia con i suoi buoni, non deve risparmiare i dollari che poi spende, tramite la tassazione o l’indebitamento, o altro, prima di poterli utilizzare. Con le moderne tecnologie, il governo non deve nemmeno stampare i dollari che spende, come invece i genitori dell’esempio, che stampano i propri buoni.

    Ricordate, il governo stesso non ha né deve avere dollari, non più di quanto la pista da bowling debba avere una scatola di punti. Quando parliamo di dollari, il nostro governo è il segnapunti. E quanti buoni hanno i genitori, nella storia dei genitori e dei figli? Non importa. Potrebbero anche semplicemente scrivere su un pezzo di carta la quantità di buoni che i figli devono loro, e quanti ne hanno guadagnati o quanti ne hanno pagati ogni mese. Quando il governo spende, i fondi non “vengono da” nessuna parte, così come i punti non “vengono da” qualche parte allo stadio di football o alla pista da bowling. Né l’ottenimento delle tasse (o l’indebitamento) incrementano in qualche modo il “tesoretto dei fondi” che può essere speso.

    In realtà, i funzionari del Tesoro che spendono effettivamente il denaro (modificando al rialzo delle cifre di correnti correnti bancari) non hanno nemmeno il numero di telefono di quelli dell’Agenzia delle Entrate (che modificano al ribasso le cifre dei conti correnti), o quelli del Tesoro della sezione “prestiti” (emettono i titoli del Tesoro) – né sono in contatto in alcun modo con loro. Se contasse davvero qualcosa l’entità di quanto si tassi o ci si indebiti per poter spendere, pensereste che i suddetti funzionari si debbano almeno conoscere! Chiaramente, ciò non è rilevante per i loro scopi.

    Dal nostro punto di vista (non quello del governo), noi dobbiamo prima possedere dei dollari per eseguire pagamenti. Così come i bambini devono incassare i buoni dai genitori, prima di poter eseguire il loro pagamento settimanale. E i governi regionali, le città, le imprese sono anch’essi nella stessa barca. Tutti devono in qualche modo incassare dei dollari, prima di poterli spendere. Questo può significare guadagnarli, prenderli in prestito, o vendere dei beni in cambio di denaro, che poi serve per spendere. In verità, ed è un logico punto di partenza, il denaro che ci serve per pagare le tasse deve venire, direttamente o indirettamente, fin dall’istituzione della moneta, dalla spesa pubblica (o dal prestito governativo, che discuterò in seguito).

    Ora, costruiamo una moneta nazionale da zero. Immaginate un nuovo Stato con una nuova moneta appena annunciata. Nessuno la possiede. Poi il governo annuncia, ad esempio, che ci sarà una tassa sulle proprietà. Beh, come può essere pagata? Di fatto non si può, fino a che il governo non inizierà a spendere. Solo dopo che il governo spende la sua nuova moneta, la popolazione può avere i fondi per pagare le tasse.

    Ripetiamo il concetto: i fondi per pagare le tasse, sin dall’istituzione della moneta, derivano dalla spesa pubblica (o dal prestito governativo). Da dove altro potrebbero venire?

    Sì, questo vuol dire che il governo deve spendere per primo, per fornirci essenzialmente i fondi di cui abbiamo bisogno per pagare le tasse. Il governo, in questo caso, è proprio come i genitori che devono innanzitutto spendere i loro buoni, prima di iniziare concretamente a riscuoterli dai propri figli. E né il governo, né i genitori, sin dai tempi della creazione monetaria, possono riscuotere quantità della loro stessa moneta che sono maggiori di quanta ne hanno spesa. Da dove altro potrebbe provenire?

    Perciò, mentre i nostri politici credono davvero che il governo debba incassare i nostri dollari, sia tramite la tassazione che l’indebitamento, la verità è che:

    Abbiamo bisogno della spesa pubblica per ottenere i fondi necessari per pagare le nostre tasse.

    Noi non possiamo modificare cifre, come fa il governo (o la pista da bowling e lo stadio di football). E così come i figli, che devono incassare o in qualche modo ottenere i loro buoni per effettuare i loro pagamenti tramite essi, noi dobbiamo guadagnare o trovare in altri modi dei dollari per eseguire i nostri pagamenti fiscali. E, come ormai potete capire, questo è ciò che accadrebbe in una famiglia che emettesse i propri buoni. I buoni di cui i bambini necessitano per effettuare i loro pagamenti ai genitori devono venire proprio dai genitori stessi.

    E, come già affermato, la spesa pubblica non è mai operativamente vincolata dalle entrate (gettito fiscale e prestiti). Sì, ci possono essere e ci sono dei limiti auto-imposti alla spesa, posti dal Congresso, ma questa è tutta un’altra storia. Questi comprendono le regole sul tetto del debito, le regole sullo scoperto dei conti del Tesoro, e le restrizioni agli acquisti dei titoli del Tesoro da parte della Fed. Sono tutti imposti da un Congresso che non ha una conoscenza pratica del sistema monetario. E, con il nostro attuale assetto monetario, tutti questi vincoli auto-imposti sono controproducenti nel processo di sviluppo delle funzioni pubbliche.

    Tutto ciò che essi fanno è mettere dei paletti alla progettazione monetaria, che altrimenti non esisterebbero, e nel corso del tempo creare problemi che altrimenti non si presenterebbero. In verità, sono stati alcuni di questi paletti auto-imposti a causare il trasferimento della crisi finanziaria all’economia reale, contribuendo alla recessione.

    Il fatto che la spesa pubblica non sia operativamente vincolata alle entrate significa che non esistono rischi di “insolvenza”. In altri termini, il governo può sempre eseguire qualsiasi pagamento di ogni entità nella sua moneta, a prescindere dall’ammontare del deficit o da quanto scarso sia il gettito fiscale.

    Questo, tuttavia, NON significa che il governo può spendere tutto quello che vuole senza conseguenze. La spesa eccessiva può far aumentare i prezzi e innescare l’inflazione.

    Ciò che vuol dire davvero è che non esistono rischi di solvibilità, che è uguale a dire che il governo non può restare “al verde”, e non esiste la possibilità che il governo “finisca il denaro da spendere”, come il Presidente Obama ha erroneamente ripetuto più volte. Né, come ha detto ancora il Presidente Obama, la spesa del governo degli USA è limitata da quanto esso s’indebita.

    Quindi la prossima volta che sentite dire “Da dove verrà il denaro per la Previdenza sociale?” incalzateli e rispondete loro: “Sono soltanto dati informatici. Il denaro viene dallo stesso posto da dove provengono i tuoi punti alla pista da bowling”.

    Mettendola in un altro modo, gli assegni del governo USA non vengono mai rifiutati, a meno che il governo stesso non decida di dichiararli scoperti.

    Gli assegni del governo federale non vengono mai rifiutati.

    Qualche anno fa, in Australia, ho tenuto un discorso intitolato “Gli assegni del governo non vengono rifiutati”, presso una conferenza di economia. Fra il pubblico c’era il direttore della ricerca presso la Banca Centrale dell’Australia, il signor David Gruen. E’ stato un dramma. Tenevo discorsi da anni presso questo gruppo di accademici ma non riuscivo a convincerli che la solvibilità del governo non è un problema. Iniziavano subito con la solita storia: “Quello che gli americani non capiscono è che c’è differenza fra un’economia piccola e aperta come l’Australia rispetto a quella degli Stati Uniti”. Non sembrava esserci alcun modo per farglielo entrare in quelle loro teste (forse) troppo istruite, che, almeno per questo scopo, nulla di ciò sia rilevante. Un foglio elettronico è un foglio elettronico. Tutti, tranne il professor Bill Mitchell e alcuni suoi colleghi, sembravano avere questo blocco mentale, e avevano davvero paura di cosa sarebbe successo se i mercati si fossero messi contro l’Australia, per far sì che in qualche modo non potesse più “finanziare il suo deficit”.

    Quindi, ho iniziato il mio discorso spiegando come gli assegni del governo non siano mai scoperti e, dopo qualche minuto, la mano di David si è alzata per proporre l’affermazione nota a tutti gli studenti intermedi di economia: “Se il tasso d’interesse sul debito è più elevato del tasso di crescita del PIL, il debito pubblico è insostenibile”. Questa non veniva presentata come una domanda, ma proprio come un fatto.

    Allora ho replicato: “Io sono un tipo pratico, David, perciò dimmi, cosa intendi per ‘insostenibile’? Vuoi dire che se il tasso d’interesse è molto elevato, e in 20 anni il debito pubblico è cresciuto fino ad un numero abbastanza consistente, il governo non sarà in grado di pagare i suoi interessi? E se poi esso firma un assegno ad un pensionato, che quell’assegno sarà rifiutato?”

    David è diventato silenzioso, sprofondando nei pensieri, e analizzando la cosa.

    “Sai, quando sono arrivato qui, non pensavo di dover studiare come funziona il sistema di liquidazione degli assegni”, ha dichiarato, tentando di fare dell’umorismo. Ma nessuno nella sala si è messo a ridere o ha emesso un qualche suono. Erano tutti totalmente concentrati su quale sarebbe stata la sua risposta. Era la prova del nove sulla questione.

    Alla fine David ha detto: “No, liquideremo l’assegno, ma questo causerà inflazione e la moneta si svaluterà. Ecco cosa si intende per insostenibile”.

    A quel punto è calato un grande silenzio nella sala. Il lungo dibattito era concluso. La solvibilità non è un problema, anche per una piccola economia aperta.

    Bill ed io abbiamo subito ottenuto un alto livello di rispetto, che ha spesso preso la forma esteriore di “beh certamente, l’abbiamo sempre detto” da coloro che erano dubbiosi e scettici.

    Ho continuato con David: “Beh, credo che la maggior parte dei pensionati si chieda se i suoi fondi ci saranno ancora quando li preleveranno, e se il governo australiano sarà in grado di pagarli”.

    A questo David ha replicato: “No, penso che loro siano preoccupati dell’inflazione e del livello del dollaro australiano”. Al che il professor Martin Watts, capo del Dipartimento di Economia all’Università di Newcastle, si è inserito esclamando: “Col cavolo che lo sono, David!”.

    E qui David, molto pensieroso, mi ha concesso: “Sì, suppongo che tu abbia ragione”.

    Perciò, che cosa è stato effettivamente confermato dagli accademici di Sydney che hanno partecipato quel giorno? I governi, utilizzando la loro moneta, possono spendere quanto vogliono, quando vogliono, proprio come lo stadio di football può attribuire punti sulla lavagna a volontà. Le conseguenze della spesa eccessive possono concentrarsi nell’inflazione o nella svalutazione della moneta, ma mai nell’insolvenza.

    Il fatto è questo: i deficit pubblici non possono mai far sì che i governi non riescano ad effettuare pagamenti, di qualunque entità essi siano. Non esistono problemi di solvibilità. Non esiste la possibilità di esaurire il denaro, quando la spesa consiste nel modificare cifre all’insù in conti correnti presso la propria Banca Centrale.

    Sì, le famiglie, le imprese, e anche le regioni devono disporre di dollari nei loro conti correnti quando firmano assegni, altrimenti quegli assegni torneranno al mittente. Ciò avviene perché i dollari che spendono sono creati da qualcun altro – il governo federale – e le imprese, le famiglie e le regioni non sono i “segnapunti” del dollaro.

    Perché il governo federale tassa

    Allora perché il governo federale tassa, se in realtà non ottiene nulla da poter spendere o non necessità di incassare nulla per spendere? (Suggerimento: è la stessa ragione per cui i genitori chiedono 10 buoni a settimana ai loro figli, nonostante i genitori non abbiano davvero bisogno dei buoni per qualche motivo).

    C’è una ragione davvero buona per cui ci tassa. Le tasse creano un bisogno continuo di dollari nell’economia, e perciò un bisogno continuo delle persone di vendere i propri beni, servizi e lavoro per ottenere dollari. Con la presenza delle passività fiscali per i cittadini, il governo può comprare tramite la sua valuta, altrimenti senza valore; proprio perché qualcuno ha bisogno dei dollari per pagare le tasse. Così come la tassa sui buoni dei bambini crea un bisogno continuo dei buoni stessi, che possono essere incassati svolgendo faccende per i genitori.

    Pensate alla tassa sulle proprietà. (Non siete pronti per affrontare il tema delle tasse sui redditi – il risultato è lo stesso, ma molto più complesso ed indiretto). Dovete pagare la tassa sull’abitazione in dollari, altrimenti perderete la casa. È proprio come la situazione dei bambini, poiché essi devono avere 10 buoni o affrontare le conseguenze. Così ora siete spinti a vendere qualcosa (beni, servizi, il vostro stesso lavoro) per ottenere i dollari di cui necessitate. Come i bambini, che sono motivati a fare le faccende per avere i buoni che servono loro.

    Infine, devo unire i puntini: da un gruppo di persone che necessitano di dollari per pagare le proprie tasse, fino alla totalità dei cittadini che richiedono ed utilizzano dollari per quasi tutte le loro transazioni commerciali.

    Per fare questo, torniamo all’esempio di una nuova nazione con una nuova moneta, che chiamerò “corona”, in cui il governo istituisce una tassa sulle proprietà. Poniamo che il governo istituisca la tassa per lo scopo successivo di costituire un esercito, e offra lavori ai soldati retribuendoli in “corone”. Improvvisamente, molte persone che possiedono delle proprietà ora hanno bisogno di corone, e la maggior parte non vorrà incassarle direttamente dal governo arruolandosi come soldati. Quindi inizieranno a vendere i propri beni e servizi in cambio delle nuove corone di cui hanno bisogno, sperando di ottenere quelle corone senza dover entrare nell’esercito. Altre persone ora vedono in vendita cose che vorrebbero comprare – polli, cereale, vestiti e tutti i tipi di servizi come il taglio dei capelli, servizi medici e molti altri.

    Chi offre questi beni e servizi vuole ricevere corone per evitare di dover entrare nell’esercito, pur di ottenere le corone necessarie a pagare le tasse. Il fatto che tutte queste cose siano messe in vendita, in cambio di corone, fa sì che altre persone entrino nell’esercito per guadagnare le corone necessarie a comprare qualcuno di quei beni e servizi.

    In realtà, i prezzi subiranno aggiustamenti finché non sarà tentato di entrare nell’esercito un numero di soldati pari a quello desiderato dal governo. Perché, fino a quel momento, non ci saranno abbastanza corone spese dal governo per permettere ai contribuenti di pagare tutte le loro tasse, e coloro che hanno bisogno di corone ma non vogliono entrare nell’esercito abbasseranno i prezzi dei loro beni e servizi fino al livello che gli permette di venderli; oppure gettare la spugna e arruolarsi anch’essi.

    Quello seguente non è un concetto meramente teoretico. È esattamente quello che è accaduto in Africa nel 1800, quando gli Inglesi vi fondarono colonie per creare coltivazioni. Gli inglesi offrivano lavori alle popolazioni locali, ma nessuno di loro era interessato a guadagnare monete inglesi. Perciò essi introdussero una “tassa sulle baracche” che gravava su tutte le loro dimore, pagabile esclusivamente in moneta britannica.

    Improvvisamente, l’area venne “monetizzata”, poiché a quel punto tutti avevano bisogno di denaro inglese, e la popolazione locale iniziò a vendere beni, servizi, e forza lavoro per ottenere il denaro necessario. Gli inglesi potevano così assumerli e pagarli in moneta britannica, per lavorare i campi e far crescere le loro colture.

    Ciò è esattamente quello che i genitori fanno per ottenere ore di lavoro dai propri bambini affinché essi svolgano le faccende. Ed è esattamente il sistema con cui funzionano le cosiddette “monete non convertibili” (non ci sono più gold standard, e pochissimi tassi di cambio fissi), come il dollaro USA, lo yen giapponese, e la sterlina inglese.

    Ora siamo pronti a vedere il ruolo delle tasse da una differente prospettiva, quella dell’economia moderna, usando il linguaggio economico.

    Un economista esperto oggi direbbe che “la funzione delle tasse è di ridurre la domanda aggregata”. Il termine “domanda aggregata” è solo un estroso modo per dire “potere d’acquisto”.

    Il governo ci tassa, portandoci via denaro, per una ragione: per farci avere meno da spendere, il che rende la valuta molto più scarsa e ne aumenta il valore. Sottrarci denaro può essere pensato anche con un modo di lasciar spazio al governo per spendere, senza causare inflazione.

    Pensate all’economia come ad un grande negozio pieno di tutti i beni e servizi che produciamo e vendiamo ogni anno. Veniamo pagati abbastanza in salari e profitti per comprare tutto quello che c’è nel negozio, ponendo per ipotesi che spenderemmo tutto il denaro che guadagniamo e tutti i profitti che facciamo (e se ci indebitiamo, possiamo comprare anche di più di quello che si trova nel negozio).

    Ma quando parte delle nostra moneta se ne va, per pagare le tasse, non abbiamo abbastanza potere d’acquisto per comprare tutto quello che c’è in vendita nel negozio. Questo dà “spazio” al governo per comprare ciò che vuole, cosicché quando esso spende quanto vuole, la spesa complessiva del governo e del resto di noi cittadini non sia troppa rispetto a quanto c’è in vendita nel negozio.

    Tuttavia, quando il governo tassa troppo, rispetto alla sua spesa, la spesa totale non è abbastanza per assicurare che tutto ciò che è in vendita nel negozio venga venduto. Allora più persone perdono il lavoro, e l’economia precipita in una spirale negativa che chiamiamo recessione.

    Tenete a mente che lo scopo pubblico, dietro a tutte queste azioni del governo, è fornire infrastrutture statali. Queste comprendono il sistema militare, legale, legislativo, e il braccio esecutivo del governo. Perciò esiste un minimo di materie che anche gli elettori più conservatori delegherebbero al governo.

    In sostanza, vedete la cosa in questo modo: per il “giusto” ammontare di spesa pubblica, che presumiamo sia necessario per far funzionare lo Stato nel modo in cui vogliamo, a quanto dovrebbero ammontare le tasse? Il motivo per cui guardo le cose da questa prospettiva è che il “giusto quantitativo di spesa pubblica” è una decisione economica e politica che, se propriamente compresa, non ha nulla a che fare con le finanze pubbliche. I costi “reali” di far funzionare un governo sono i beni e servizi reali che esso consuma – tutte le ore di lavoro, carburante, elettricità, acciaio, fibre ottiche, hard disk e così via, che sarebbero altrimenti a disposizione del settore privato.

    Perciò quando il governo acquisisce quelle risorse per i suoi scopi, ci sono molte meno risorse a disposizione per le attività del settore privato. Ad esempio, il costo reale di un esercito “di giuste dimensioni”, con abbastanza soldati, è il fatto che ci siano meno lavoratori rimasti nel settore privato per coltivare materie prime alimentari, costruire macchine, svolgere mansioni mediche, infermieristiche ed amministrative, tagliare l’erba ai prati ecc. ecc.

    Pertanto, per come la vedo io, prima fissiamo le dimensioni del governo al “giusto” livello di infrastrutture pubbliche, basato sui benefici e i costi reali, e non le considerazioni “finanziarie”. Il sistema monetario diviene allora lo strumento da utilizzare per raggiungere i nostri reali obiettivi politici ed economici; e non la fonte delle informazioni da cui capire quali siano i nostri obiettivi.

    Poi, dopo aver deciso quanto dobbiamo spendere per raggiungere il giusto livello di presenza del governo, aggiustiamo le tasse, affinché tutti possiamo avere abbastanza potere d’acquisto per comprare ciò che è ancora in vendita nel “negozio”, dopo che il governo avrà finito di fare il suo shopping. In generale, mi aspetterei che le tasse siano considerevolmente minori della spesa pubblica, per ragioni già spiegate e anche approfondite più avanti in questo libro. Nella realtà, un deficit pubblico di circa il 5% del PIL potrebbe essere la norma: nell’economia di oggi si tratta di circa 750 miliardi di $ l’anno. Tuttavia, quel numero in sé non determina particolari conseguenze economiche, e potrebbe essere molto più elevato o molto inferiore, a seconda delle circostanze. Ciò che importa è che lo scopo delle tasse consiste nell’equilibrare l’economia, e assicurarsi che non sia troppo bollente o troppo fredda e che la spesa del governo federale sia impostata a questa giusta quantità, considerando le dimensioni e gli scopi del governo che vogliamo.

    Questo significa che NON dobbiamo far crescere la dimensione del governo per aiutare l’economia in una fase di rallentamento. Dovremmo già essere al giusto livello, e di conseguenza non aumentarlo ogni volta che l’economia si ferma. Perciò, se da un lato aumentare la spesa pubblica durante una fase di stallo farà senz’altro tornare i conti, e farà terminare la recessione, per me è di gran lunga preferibile arrivare al risultato con i giusti tagli alle tasse, in una misura sufficiente a risollevare la spesa del settore privato ai livelli desiderati.

    Ancora peggio sarebbe aumentare la presenza del governo solo perché esso potrebbe trovarsi con un surplus di bilancio. Di nuovo, le finanze pubbliche non ci dicono nulla su quanto il governo debba essere presente. Il giusto ammontare di spesa pubblica non ha nulla a che fare con le entrate fiscali o la capacità di indebitarsi, poiché questi sono entrambi degli strumenti per implementare politiche sulla base di scopi pubblici; e non fonti di entrate effettivamente necessarie per la spesa pubblica.

    Affronterò il discorso nello specifico più avanti, ma a parità di tutto il resto, la mia visione è quella di un governo molto più snello ed efficiente, una che sia interamente concentrata sulle fondamenta della pubblica utilità. Per fortuna, esistono infinite strade degne di nota già disponibili per fare questo.

    Possiamo porre in essere i giusti incentivi per indirizzare le forze del mercato, e guidarle per promuovere meglio le pubbliche utilità con molte meno regole.

    Ciò darebbe luogo a un governo e a una cultura che sarebbe invidiata dal mondo intero. Sarebbe un governo che esprime i nostri valori americani, come il premiare l’impegno nel lavoro e l’innovazione, la promozione delle pari opportunità, l’aspettativa di risultati sociali equi, e legislazione e regolamenti applicabili che possiamo rispettare con vero orgoglio.

    Ma sto divagando. Tornando al problema di quanto alte debbano essere le tasse, ricordate che se il governo provasse semplicemente a comprare tutto ciò che vuole e non ci sottraesse minimamente del potere d’acquisto, non ci sarebbero tasse: ci sarebbe “troppa moneta che insegue troppo pochi beni”, e il risultato sarebbe l’inflazione. In effetti, senza tasse, per prima cosa nulla verrebbe più venduto in cambio della moneta pubblica, come discusso in precedenza.

    Per evitare che la spesa pubblica causi quel tipo di inflazione, il governo deve sottrarci parte del nostro potere d’acquisto tassandoci (non lo fa per pagare effettivamente qualcosa, ma affinché la sua spesa non causi inflazione). Un economista la direbbe in questo modo: le tasse servono a regolare la domanda aggregata, non ad aumentare le entrate in sé. In altre parole, il governo ci tassa, portandoci via denaro, per prevenire l’inflazione, non per incassare il nostro denaro al fine di spenderlo nuovamente.

    Lo ripeto ancora una volta: le tasse servono a regolare l’economia, e non per far avere al Congresso dei soldi da spendere.

    E, di nuovo, il governo non possiede né deve possedere dei dollari; semplicemente, esso modifica le cifre dei nostri conti correnti, accrescendole quando spende e riducendole quando tassa. Tutto questo avviene, presumibilmente, allo scopo di regolare l’economia per la pubblica utilità.

    Ma finché il governo continuerà a credere a questa innocente truffa mortale, la prima di sette, ovvero che esso debba incassare denaro dalle tasse o dall’indebitamento per spendere, continuerà a sostenere politiche che soffocano la produttività e l’occupazione, e ci impedirà di raggiungere quelli che altrimenti sarebbero risultati economici immediatamente conseguibili.

  10. Alessandro Guerani

    @Oscar Giannino Eventualmente tasse perché la riserva obbligatoria è decisa a livello BCE come politica degli aggregati monetari e penso ci voglia un voto a 3/4 del consiglio BCE per modificarla e non so nemmeno se si possa fare solo per un paese o per un settore (violerebbe le regole della parità di condizioni a naso).

    Sulle tasse il discorso scivolerebbe un po’ nel polemico. Diciamo che di fondo si arriverebbe poi alla domanda “principe”: si vuole uno stato regolatore dell’economia o no?

    Se sì l’intera costruzione dell’eurozona è da ricostruire dalle fondamenta. Se no, non si può piangere sul latte versato dopo.

  11. Stefano

    …una volta era l’oro, cosa ci impedisce – oggi – di effettuare lavori pubblici (non scavare e poi riempire buche,ma mettere edifici pubblici e privati in sicurezza, costruire strade e ferrovie, potenziare la dorsale dati, migliorare qualità e quantità di musei e siti d’arte, scuole, ….) che danno valore a questa nostra Italia e sulla base di questa ricchezza vera anche se non “aurea” o “finanziaria” (es. Vendita di buoni del tesoro) emettere moneta con la quale si ripagano questi lavori, si fa crescere il Paese ed il PIL, ma soprattutto si genera fiducia, benessere, qualità ???
    Cosa ci prospetta invece l’Europa ed il nostro governo dei “ragionieri” (…i tecnici, spesso, alzano gli occhi e guardano lontano… da noi invece, hanno solo gli occhi puntati su numeri e conti; grazie al cielo la vita non è solo economia nonostante cerchino di fare di tutto per far collassare tutto a questa unica dimensione 🙁

  12. Flavio

    non so se a pensar male si fa peccato, ma i professoroni (e non solo loro of course!), prima di salire al “soglio del governo”, hanno fatto un corso accelerato sui metodi di controllo sociale di Noam Chomsky??? oppure son stati in pellegrinaggio alla sede dell’Agitprop????

  13. G.R.Albertazzi

    Gralbertazzi

    Caro Oscar

    Mi riallaccio al tuo post nel senso che è già da diverso tempo che seguo le vicende economiche leggendo soprattutto la stampa estera, e questo non perché voglia fare sfoggio della padronanza di altre lingue (spagnolo ottimo, inglese buono, tedesco scarso) quanto perché rilevo che nella stampa estera vengo evidenziati tutta una serie di argomenti e problematiche che qui in Italia i nostri media, che ritengo essere uno dei più grandi responsabili della nostra situazione, non pensa neanche di sfiorare.
    Tornado al tuo post anch’io ho avuto la percezione di un processo oltremodo pericoloso in atto infatti viene a manifestarsi in un momento nel quale vi già in corso criticità oltremodo significative.
    Ho acquisito certezza del precipitare degli eventi dopo avere letto che la Spagna ha acconsentito alla BCE di affiancare due auditors indipendenti nelle verifica del suo sistema bancario. A questo punto ho pensato che cosa ci sta a fare la Banca Spagnola ? Infatti sono arrivate le dimissioni di Ordonez, governatore della Banca Centrale, in anticipo di 32 giorni (dicasi trentadue giorni) rispetto alla scadenza naturale del mandato.
    Ovviamente qui in Italia i nostri media, che riempiono tutti i palinsesti di contenuti low cost così come i vari programmi di c.d. approfondimento, neanche un cenno….che vergogna !!!!
    Antifascismo prima e mafia oggi sono gli argomenti più gettonati tralasciando le altre amenità da te segnalate.
    La gente che LAVORA ha URGENZA (avete capito U R G E N Z A !!) di avere informazioni e confronti di ben altra levatura. Il popolo che LAVORA è oggi smarrito, dobbiamo tutti avere la percezione di validi motivi per riacquisire la fiducia, nello stato (per adesso con la minuscola). Chi governa oggi ha questa responsabilità il taglio dei costi della politica ed una seria spendig review da S U B I T O.
    E’ pure vero che la classe politica la scegliamo noi cittadini e quindi in un qualche modo riflette il detto che “ognuno ha i politici che si merita”, ma almeno i giornalisti potrebbero fare qualcosa nel migliorare i loro contenuti.
    Va acquisita una coscienza civile, bisogna EDUCARE, anche dalle banalità… non sporcare per strada, non parcheggiare in doppia fila …..
    Mi congedo con una riflessione che so già tu non condividerai, se la Cina compra valangate di titoli USA perché questo ragionamento non può essere applicato alla Germania?
    Un cordialissimo saluto da un tuo affezionato lettore

  14. Enrico Fasani

    Elezioni Grecia : come si può pensare che i greci votino quei due partiti al governo dalal fine dei generali, che li hanno trascinati in questo inferno (ovviamente senza tagliarsi alcun privilegio)? è ovvio che non lo faranno, anzi già hanno fatto male a continuare a votarli … identica situazione nostra.

    A casa Berlusconi, Bersani, Casini e gentaglia simile : se era per loro eravamo già in default.

    Ci vuole gente nuova e se non la votiamo ora, quando ?

    Vale per noi come per tutti gli altri eurodeboli : è l’ unica rivoluzione possibile.

    Votare gente seria ed onesta : capisco che non lo abbiamo mai fatto 8ma lo abbiamo mai realmente voluto), ma è il momento di cominciare.

    Speriamo bene.

  15. Gianluca

    @ Enrico

    Riprendo quanto spiega e quanto scritto da Giannino su cosa succederà in Grecia il 17 giugno. Giusta la considerazione che i due partiti responsabili della situazione Greca attuale (altro che Euro!) dovrebbero essere spazzati via come sta accadendo in Italia.

    Ma in Grecia sanno anche che uscire dall’Euro non prendendo più le centinaia di miliardi destinati nell’ultimo salvataggio, nel breve, non li farà certo resuscitare, non crede?

    Tra l’altro in Grecia la parte di società più responsabile conosce la qualità della politica Greca e si conosce, visto che se i politici sono corrotti ed inadeguati significa che sono espressione di chi li vota, un po come accade in Italia anche se da noi in forma minore, c’è poco da fare, un popolo ha sempre i governanti che si merita.

    Credo che questa parte di società responsabile, alla fine tra i due mali, vecchi partiti responsabili della situazone Greca attuale unici ad accettare le condizioni della Troika, ed uscita dall’Euro con tutto quello che ne consegue sceglierà il male minore, che è restare in Europa.

    Certo mi potrà dire che per lei il male minore è uscire, ma lei realmente crede che la Grecia paese con poche esportazioni ed al collasso da subito senza aiuti, tornando alla dracma avrà un futuro migliore?

    Ho i miei dubbi e credo che i Greci lo sappiano bene ed alla fine voteranno per socialisti o democristiani.

    Gianluca

  16. john galt

    Prima di disperarvi per l’uscita della Grecia dall’euro, andatevi a leggere quel che ne dice Michael Lewis sul suo Boomerang. Vedrete che l’idea di spendere soldi per salvare quel paese vi sembrerà parecchio urticante. Non solo, ma vi convincerete che i guai che i Greci stanno attraversando non derivano da questo o quel partito, ma da ciascun singolo cittadino. Buona lettura.

  17. adriano q

    Grazie per le notizie oscurate dalla disinformazione.La rimozione del banchiere mi era sfuggita.Non mi meraviglia l’indifferenza generale.Rimossa l’anomalia decennale i problemi restanti sono secondari.Per il resto non credo ci sia da aggiungere nulla di già detto.Tanto se non si prende atto dei presupposti di partenza errati e ci si decide a porvi rimedio non se ne esce.Solo una cosa.Per me vale sempre il principio di responsabilità.Quella di ciò che accade al singolo o a una società non può che essere attribuita ai comportamenti relativi e ne è la conseguenza.Non so se il debito pubblico non possa essere estinto ma non mi scandalizzo se a farlo siano chiamati i cittadini.L’unica obiezione che vedo è nella decisione della scelta che dovrebbe essere a loro affidata presentando una chiara prospettiva con i disastri alternativi.Per quello che ne sa la mia esperienza tutti hanno,in un modo o nell’altro,contribuito al buco.La vera rapina è caso mai per le generazioni future a cui comunque lasceremo in eredità le ossa della polenta.

  18. Enrico Fasani

    @Gianluca.
    No no, non mi sono spiegato : io pensa che la Grecai DEBBA ASSOLUTAMENTE rimanere nell ‘euro (ed anche noi, ci mancherebbe).

    Ma non possiamo più tapparci il naso e votare un mascalzone, per salvarci sul momento : non vivremmo una settimana di più.

    E’ il momento delle scelte resonsabili, ma è anche il momento di abbattere questi sistemi malati con l ‘arma giusta del voto.

    In Gracia c’ è il socialista che dice di voler comunque rimanere nell’ euro, contrattando nuove condizioni con la Merkel : bene, facciano.

    Credo che la politica del solo austerity non porti da nessuna parte, occorre tentare di manovrare anche per aiutare (per quanot possibile) l’ economia a riprendersi, e sembra quell oche vuole fare questo giovane politico greco.

    Basta con i vecchi delinquenti … almeno che siano nuovi! 🙂 Potremo sempre dire di averci provato…

  19. Mi diceva mio nonno, “il tempo è galantuomo”, Il presidente Napolitano che ha chiamato al capezzale Italia il Prof. Monti, non ha fatto altro di allungare i tempi di una grande levata di scudi dove due categorie sociali presto si scontreranno, in quanto il Governo dei tecnici sono partiti male e nulla è cambiato. Mi auguro che mi sbaglio, ma, a pelle mia, sento che abbiamo perso tempo prezioso, siamo a “fuori i secondi” i cittadini sudditi sono stanchi di prendere cazzotti in faccia e spremuti come limoni. Nessuno dorme più sogni tranquilli. Le famiglie Italiane sono alla canna del Gas, le separazioni e divorzi aumentano, i suici anche, atti violenti contro la persona non si contano più, cosa si aspetta che il tempo risolva per noi tutto, con un totale terremoto, in quanto stiamo compiendo azioni contro natura, vivere senza un minimo di certezza è deleterio per la mente umana. Eppure, i vecchi parlamentari e gli attuali dei governi che hanno generato tutto questo sono ancora lì, guai chi li tocca lo stipendio, il vitalizio etc. La politica deve pagare il danno sociale in soldoni, come avviene per il mafioso, effettuare anche per i mille parlamentari gli espropri e il rientro di quanto hanno guadagnato, e metterli in galera. Hanno ridotto il nostro, il mio paese a una città deserta, con culle vuote, matrimoni diminuiti, aumento delle separazioni divorzi, suicidi e atti di violenza inaudita contro il tessuto sociale. Sante parole le sue, prof. Oscar Giannino e quelle di Sebastiano Barisoni e di tutti quelli industriali defraudati dei loro sogni compreso il proprio personale. L’Italia, figura di una donna con le lacere vesti, l’hanno denudata, ci mancavano anche gli stranieri in sprannumero che delinguono per le strade senza che il Governo dapprima accolti li indirizzi a un lavoro retribuito. Metto qua il punto. Sono a conoscenza delle vostre ricette salutiste per l’Italia, ma ci dovreste andare voi a sanare e cacciare fuori i gota farisei dal tempio della politica. Il Governo Monti non ha le P…. lo ha dimostrato, stanno per perdere tempo, possono essere pure bravi tecnici, ma senza una normale politica don Sturziana, non si và da nessuna parte.

  20. MAURICE

    La mia retribuzione è certamente elevata, ma, nel rispetto delle valutazioni di tutti. Poiché non ho figli e conduco una vita che ritengo essere sobria, se risparmierò qualcosa, e così sarà, poiché non me lo porterò dietro, lo restituirò in beneficenza».

    Il ceo di Intesa Sanpaolo, Enrico Cucchiani, percepisce una retribuzione pari a 42,6 volte lo stipendio medio degli altri dipendenti. Di fronte all’assemblea, il banchiere non si è spinto a dire che è poco, ma ha cercato giustificazioni asserendo che si tratta di circa la metà rispetto alla media europea: ”La retribuzione media degli AD delle banche europee è di 4,9 milioni, cioè 80,5 volte la retribuzione media degli altri dipendenti, con un range che va da 14,7 a 1 milione”.

    L’argomento è delicato e Cucchiani deve saperlo bene se, come mi riferiscono, per andare in assemblea stamane ha preteso di rafforzare la sua scorta. Una prudenza che forse avrebbe dovuto adoperare anche nelle parole utilizzate davanti ai soci.

    Sul riferimento all’eventuale beneficenza (futura? post mortem?) non mi dilungo, mi permetto soltanto di suggerire di iniziare a distribuire subito parte di quella ricchezza, magari istituendo delle borse di studio. Sul resto, mi limito a osservare che in tempi come questi, è consigliabile un pizzico di morigeratezza. Se non nella busta paga, almeno nelle dichiarazioni.
    C.P.M questa e’ l’italia che vogliamo Cucchiani Profumo Mussari i guru delle nostre banche vergognatevi,la vita e’ bella perche ’e’ come una scatola di cioccolatini non sai mai quello che ti capita.

    Fernandez Ordonez si è dimesso, Cucchiani cosa aspetti????????????????

  21. francesco miglino

    IERI I TEDESCHI ASSISTEVANO SENZA INTERVENIRE ALLE SEVIZIE INFLITTE DALLA GESTAPO. OGGI I POPOLI EUROPEI ASSISTONO SENZA INTERVENIRE ALLE SEVIZIE PER FAME E DENUTRIZIONE INFLITTE ALL’ INFANZIA GRECA ED AL POPOLO GRECO I CUI SUICIDI NON SI CONTANO PIU’.
    21 luglio 2012

    La Germania oggi disperatamente cerca testimoni antinazisti per dimostrare al mondo che non tutti i tedeschi sono stati “VOLONTEROSI CARNEFICI DI HITLER“.
    Oggi i popoli dell’ Europa assistono indifferenti alla distruzione della Grecia, ai patimenti per fame dell’ infanzia greca inutilmente denunciati dall’ UNICEF.

    Nell’ Europa del 2012 migliaia di bambini denutriti contrarranno malattie e menomazioni che segneranno per sempre la loro vita. E chi è silente un giorno non lontano dovrà giustificarsi per aver permesso che la smisurata e volgare avidità del parassitismo finanziario li distruggesse.

    Coloro che capiscono la drammaticità di questa sconvolgente violenza debbono solidarizzare ed elaborare una valida azione oppositiva per non essere vili ,opportunisti e vittime silenti a loro volta.

    1) Come è possibile sopportare storicamente e socialmente che un gruppo di famelici privati scavalchino gli stati e si arroghino il diritto di stampare carta filigranata al costo di pochi centesimi, di scriverci sopra la cifra da 5 a 500 € ed imporla, con la complicità dei politici corrotti, a debito per interi popoli ?

    2) Come è possibile che un popolo dotato di Costituzione propria, frutto di secoli di sedimenti culturali ed elaborazioni dialettiche, che della dignità, del rispetto e della centralità di ogni uomo ha fatto la più alta espressione della propria civiltà, possa permettere che operatori, che in America i giovani studenti di economia definiscono “gli impuniti predoni di Wall Street”, possano espropriare beni e distruggere esistenze ?

    Le classi politiche non corrotte debbono distinguersi, denunciare i gravissimi danni causati dai collaborazionisti che infestano le nostre istituzioni e dare segni espliciti e tangibili nel difendere i popoli europei
    proponendo da subito nei parlamenti disegni di legge per:
    -la distinzione giuridica delle banche ordinarie da quelle speculative;
    -la funzione della BCE che deve essere prestatore di ultima istanza;
    – la proibizione agli stati di finanziare la speculazione e di salvare le banche indebitando i cittadini;
    -finanziare le imprese produttive;
    – imporre tasse elevate sui guadagni da speculazioni finanziarie
    – promuovere la collaborazione degli stati europei e la conseguente disponibilità di farsi credito adattando lo schema e la funzione della Clearing Union proposta nell’ incontro di Bretton Wood personalmente da Keynes.
    Lotta frontale ai traditori introdotti in posti chiave che collaborano subdolamente con la finanza predatoria mettendo di fatto in ginocchio i loro popoli.
    I loro nomi e la loro infamia dovranno essere svelati alle presenti e future generazioni.

    francesco miglino
    segretario partito internettiano

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