16
Ott
2013

I difetti della legge di stabilità, la nuova bastonata al risparmio

Sulle cosiddette “rendite finanziarie”, il Consiglio dei Ministri che ha varato la legge di stabilità ha finito apparentemente per sposare a metà entrambe le ipotesi che fino a ieri erano alternative. Il bivio iniziale era tra la linea sostenuta dal Pd sull’aumento della tassazione, oppure se i 900 milioni circa aggiuntivi da reperire per questa via si sarebbero ottenuti con la diminuzione di sgravi fiscali attualmente previsti con detrazioni Irpef al 19%, delle spese sostenute dai contribuenti a fini sanitari e d’istruzione, come preferiva il Tesoro. Diciamo subito che si tratta puramente di reperire cassa, non di perseguire finalità economicamente virtuose o di maggior equità. E che ciò smentisce platealmente la dichiarazione del premier Letta, “non più tasse ma solo sgravi”. L’elenco degli aggravi non si riduce infatti a questo capitolo: c’è l’introduzione a fini Irpef della tassazione sullòe case sfitte, aumenti d entrata da rivalutazione cespiti imprese, da nuovo regime ammortamento perdite bancarie, dalla fantasiosa trovata della rivalutazione delle quote di Bankitalia detenute dalle banche italiane, dalle nuove misure di regolarizzazione dei patrimoni detenuti all’estero…

Tutto ciò in una legge di stabilità che ha almeno tre difetti di fondo. Primo: delude in maniera totale ogni attesa di svolta, imperniata su energici tagli di spesa a copertura di meno imposte su lavoro e impresa, visto che senza tagli l’IRAP verrà solo limata in un triennio con una modesta mancia in più detrazioni al lavoro dipendente. Secondo: torna indietro di anni, di fatto alle finanziarie della prima Repubblica, lasciando aperte al Parlamento e alla trattativa tra partiti opzioni decisive su ogni essenziale capitolo. Terzo: non contiene alcuna indicazione su come dal 2015 inizieremo ad abbattere il debito pubblico nelle poporzioni assai rilevanti imposte dal fiscal compact.

Ma torniamo alla tassazione sul risparmio. Letta a metà serata di ieri ha annunciato che l’aumento di tassazione ci sarà, anche se diverso da come ce lo si aspettava, e in più per arrivare a un miliardo e 400 milioni di maggior gettito si aggiungeranno anche i tagli alle detrazioni IRPEF al 19%.
Tra le due alternative iniziali, era sicuramente l’ipotesi peggiore l’aumento ipotizzato al 22% dell’aliquota 2 anni fa stabilita al 20% per le rendite finanziarie insieme alla maggiorazione contestuale dell’imposta di bollo sui conti correnti. E’ rimasto solo un aumento del bollo maggiore del previsto – visto che solo da questo ci si aspetta 900 milioni di maggiori entrate – ed è comunque un errore.
Chiariamo intanto che cosa s’intende, per rendite finanziarie: i proventi generati alla sottoscrizione, alla chiusura dell’anno di imposta attraverso l’incasso di interessi o dividendi, o al momento del realizzo da parte sia delle persone fisiche che giuridiche. Quindi azioni o  titoli di Stato, interessi sui depositi di conto corrente, obbligazioni, mutui, impieghi pronti contro termine e anche semplici impieghi di capitali diversi però dall’acquisto di partecipazioni al capitale di rischio di imprese.
Due anni fa l’intervento che venne adottato in questa materia aveva sempre finalità di cassa, ma aveva anche su una giustificazione equitativa. In precedenza infatti sugli interessi maturati da obbligazioni emesse da privati di durata inferiore a 18 mesi si pagava un’aliquota del 27% e una del 12,5% se il bond era di durata maggiore. In teoria era per scoraggiare investimenti a breve e speculativi, in realtà finiva per esercitare effetti distorcenti sul finanziamento a breve delle imprese, consegnandole solo alle banche.

Per questo si decise di unificare l’aliquota al 20%, lasciando la condizione di favore dell’aliquota più bassa al 12,5% solo per i titoli di Stato e di emittenti pubblici di qualunque tipo (come Poste e risparmio postale), italiani ed esteri riconosciuti. Lo Stato fa sempre un favore a se stesso, con le tasse. Ai fini dell’afflusso di maggior investimenti alle imprese sarebbe stato utile riservare l’aliquota agevolata non solo allo Stato, ma anche per esempio ai fondi comuni di investimento mobiliari e immobiliari, ma la politica se ne guardò bene, applicando a quegli strumenti l’aliquota generale del 20%. Idem dicasi per i fondi pensione complementari. La cosa positiva era però abbassare dal 27% al 20% l’aliquota sui depositi di conto corrente.
Sempre per far cassa, mentre lo Stato levava peso dalla tassazione sui conti correnti con una mano, dall’altra faceva il contrario, introducendo una non troppo mini patrimoniale sul risparmio con l’imposta di bollo, dal primo gennaio 2012 di 34 euro l’anno per i conti delle persone fisiche e  di 100 per quelle giuridiche (con soglia di esenzione minima, 5mila euro). A questa patrimoniale sul risparmio lo Stato ne ha aggiunta un’altra, sempre di bollo, sui prodotti finanziari posseduti. E’ questa a salire ulteriormente molto, con la legge di stabilità. E quest’anno è anche arrivata la Tobin tax all’italiana, sulle transazioni finanziarie, adottata mentre l’Europa frena e dunque ulteriormente scoraggiando agli investimenti su borsa italiana.
Gli effetti cumulati della sete di entrate statale si sono puntualmente visti.  Nel 2012 il gettito da “rendite finanziarie” è salito del 46,8% aumentando  di 3,5 miliardi, e analogamente l’imposta di bollo ha registrato un incremento dell’11% con 622 milioni in più, dovuto proprio alla patrimoniale su conti correnti, strumenti di pagamento, titoli e prodotti finanziari.
Ora l’aumento di aliquota al 22% è stato evitato, ma non un forte aumento del bollo. Lasciando solo allo Stato il vantaggio fiscale sui suoi titoli, punendo una Borsa che resta la più depressa in tutto l’Ocse con un rapporto tra prezzo per azione e valore di libro inferiore all’unità per la stragrande maggioranza delle quotate, e picchiando in testa a un risparmio che andebbe convogliato a imprese e lavoro invece che a Stato e banche.

Non si dica che è più giusto tassare il capitale del lavoro, perché su questo sono d’accordo, e non mancano Paesi europei con aliquote più elevate del 20% sulle rendite finanziarie come in Germania (l’aliquota media OCSE è però del 16%). Ma nel caso tedesco la pressione fiscale sul PIL è inferiore alla nostra di 4 punti, ed è molto inferiore della nostra su lavoro e impresa. Da noi lo Stato prende dove può ogni qualvolta gli serve, ma a lavoro e impresa restituisce briciole. Come ancora una volta in questa legge di stabilità, purtroppo.

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12 Responses

  1. Claudio

    Oscar, ma l’hai sentito Alfano in conferenza stampa? “MENO spesa pubblica, MENO debito, MENO tasse”. Ma dove l’ho già sentita? Incredibile. Almeno rubassero i programmi politici sarebbe già qualcosa. No, questi rubano solo gli slogan!

  2. Signor Rossi

    Caro Giannino,
    ottimo articolo. Credo, tuttavia, che vada scritto a caratteri cubitali, a beneficio di coloro che non hanno ancora aperto gli occhi, che la cosiddetta “imposta di bollo” sui prodotti finanziari, che di per sè evocherebbe l’innocua e ben nota imposta di bollo, è in realtà una TASSA PATRIMONIALE che colpisce praticamente ogni tipo di investimento compresi i comunissimi conti deposito.
    La furbata dei nostri governanti (ricordiamo che fu introdotta da Rigor Montis con il decreto Salva Italia del dicembre 2011) sta nel fatto che i polli (noi) verranno spennati poco per volta ogni anno e non in una botta unica. Ma alla fine sarà comunque una botta che farà sembrare un buffetto la patrimoniale di Amato del ’92.
    La cosa fastidiosa di tutto ciò non è solo che in fatto di tasse non ci hanno fatto mancare nulla, ma è soprattutto che la filosofia sottesa alla stretta fiscale inaugurata da Monti era quella dell’ECCEZIONALITÀ. Ovvero, fate i compiti a casa, che poi arriva la merenda……
    In realtà e come al solito in Italia l’eccezionalità diventa sempre la regola (vedi le accise per la guerra in Abissinia che paghiamo ancora oggi!). Temo dunque, anzi sono certo, che le ragioni di eccezionalità del decreto Salva Italia diventeranno anch’esse STRUTTURALI, per cui chi può scapperà in Svizzera (o su Marte) mentre gli altri continueranno loro malgrado a partecipare ai giochi delle tre carte, pardon, leggi di stabilità, di questi governanti.

  3. Piero

    un elenco di minuzzaglie… e pure tu ci vai dietro… è di ora che l’ Fmi (quello che minacciò di far crollare tutto se Silvio si dimetteva x ricattare governo ; quello che ora ci ha mandato un suo uomo con la qualifica formale di comissario alla spending review ma in verità come controllore dei conti day by day) ha detto in un foglio chiamato fiscal monitor che i paesi che nn ce la faranno a ripagar il loro debito, senza citare il chi, è meglio che nn falliscano xrchè senò ci rimettono anche le banche estere che detengono titoli di quel paese, molto meglio dicono una bella patrimoniale una tantum del 10%.. son addirittura più strong dei tedeschi che son due anni che ci chiedono un 5%.. e tu vai dietro allo 0,2%.. per nn parlar delle altre finte.. bah..

    PS: quando hai scritto articolo sul manganello dei mkt x la sfiducia ho commentato: guarda che grossi han orecchie lunghe.. si son appena messi al rialzo.. evita di far allarmismi.. quel commento dopo qualche dì è sparito.. peccato.. poca schiena dritta.. guardiamo un pò se ora questo lo pubblicate e lasciate.. grazie

  4. Jack Monnezza

    Caro Giannino,

    Due commenti.

    L’aumento del bollo del 33% e’ ben peggio di una aliquota sui capital gain al 22%. Quella sui capital gain e’ una tassa sul reddito che, in un qualche modo, può essere rinviata/ottimizzata da un risparmiatore. Con un flusso in entrata sempre incerto per il Tesoro, sempre legato all’andamento dei mercati.
    Quindi lor signori, che vogliono fare cassa in modo certo e subito, hanno optato per la ben preferibile, dal loro punto di vista, imposta di bollo. Che invece è una patrimoniale che colpisce tutti coloro che hanno risparmiato nella vita, che colpisce subito, in modo certo ed inevitabile, indipendentemente da qualunque reddito che quel risparmio abbia generato nell’anno.

    Le stangate sul risparmio del 2011 e 2012 furono, in un qualche modo, evidenziate da qualche organo di stampa, anche il Servo24Ore a Lei caro, e stigmatizzate da qualche parte politica. Qui per trovare qualcosa bisogna andare nelle pagine interne o nei trafiletti. Alfano, che dovrebbe essere il leader della destra moderata, come sottolinea @Claudio, annuncia trionfante che nessuna tassa e’ stata aumentata.

    Errore tra i piu’ grandi di Silvio, e ne ha fatti tanti, e’ stato quello di assecondare Alfano e compari e non votare contro questo ennesimo scempio di Governo.

  5. Piero

    Jack.. siamo contrari su tutto da economia a società ad etica.. ma 6 informato ed 1 cosa la sai: in Italia da 2011 comanda Troika. Perchè allora continui a tifar x Silvio che nn può neppure far cadere governo x cancellarSI reati (così ora ci provano BiPartizan insieme a industriali/banchieri con indulti x nascondendosi dietro 20mila tossici e rubagalline spesso stranieri che sono gli unici a finir ancora in carcere) ?

  6. marco

    MA SOPRATUTTO SI CONTINUA A COLPIRE SOPRATUTTO CONTRIBUENTI FEDELI E NON TROPPO FACOLTOSI
    LA FAMOSA MIDDLE CLASS in via di rapida estinzione, se non più abbastanza veloce per migrare

  7. Francesco_P

    @Jack Monnezza, 17 ottobre 2013,
    Il senso della mia provocazione è che “tutto il mondo è paese”: i guai sono comuni, anche se ogni nazione li ha fatti crescere a modo suo e le ricette esistono. Le ricette non sono mai “estremiste”, semmai rappresentano un’evoluzione dello Stato e dei suoi processi amministrativi. L’implementazione delle riforme richiede la rinuncia all’invadenza, pazienza e molta dedizione. Le fughe in avanti possono anche rivelarsi dei boomerang.
    Tornando all’argomento in oggetto, in Italia la Legge di stabilità è inadeguata in quanto tende a sostituire le tasse con altre tasse e non incide sulla macchina burocratica e sulla dispersione della spesa pubblica in una moltitudine di rivoli improduttivi. Purtroppo è il meno peggio che ci possa aspettare da questi partiti e da questo Parlamento.
    Anche l’inadeguatezza dei partiti è un male comune a tutto l’Occidente, ma noi italici deteniamo questo imbarazzante primato.

  8. Jack Monnezza

    @Francesco_P

    Assolutamente, no.
    Buona parte degli Stati Moderni di questo nostro Occidente di inizio millennio sono irriformabili con la “ragionevole pazienza evolutiva” di cui parla. Senz’altro non l’Italia. Sono piuttosto dei nodi gordiani che si autoalimentano, nodi eliminabili solo con dei decisi colpi di accetta. Decisi colpi di accetta che la stampa dominante definisce “estremismo”.

    Questo lo hanno capito i 144 rappresentanti e i 18 senatori repubblicani che hanno votato per non finanziare ulteriormente il bilancio federale e non aumentare il tetto del debito pubblico. Sono tantissimi ed è un ottimo inizio. Nel 79-80 Reagan iniziò con molti di meno.

  9. Armando Riccardo Stringhini

    Caro Oscar, ovviamente non si può non concordare con te nel denunciare l’aumento delle tasse (siano esse patrimoniali, travestite o meno, o di altra natura). Ritengo però che la critica è dannosamente indebolita quando la comparazione con altri paesi europei non mette in evidenza che le tasse sono troppo alte anche in essi (i più grossi: Germania, Francia, Inghilterra) dovuto allo statalismo dominante in tutta Europa (malgrado l’eroismo della Thatcher).

    Quindi detenersi a evidenziare una piccola differenza quà e là (frutto magari di poteri diversi di lobby diverse, o altro) finisce per nascondere la realtà principale: la degenerazione statalista-socialista delle economie europee (tradotta in una egemonia ideologica/culturale socialista nella UE).

    Certamente a statalismo stiamo peggio degli altri, certo, ma non è che gli altri siano un bel esempio (salvo eccezioni come Irlanda).

    Attenzione! Spesso i paragoni con l’Europa sono utilizzati dalla partitocrazia per giustificare tasse e misure inique perché… ci sono “anche” in altri paesi europei. A queste scorciatoie vanno opposti discorsi sul merito.

    Infine, da tempo si parla di spostare la tassazione dal “lavoro” (eufemismo per costo del lavoro, dove maliziosamente non si chiarisce mai come sarà alterato il salario “differito”) a quella al risparmio (in tutte le sue forme). Invece le tasse devono essere ridotte tutte, non spostate (come fa anche questa finanziaria). Si cominci pure dal lavoro (distinguendo tra tasse vere e contributi, che sono salario differito) e dalle imprese, ma si estendano le riduzioni a tutte le tasse tagliando sul serio la spesa pubblica.

    Non ci sono tasse meno cattive di altre, come si vuol fare credere tassando il risparmio cambiandogli nome in “rendite finanziarie”. Tutte sono negative, e quelle sul risparmio colpiscono gli investimenti reali, non solo quelli finanziari.

    Quindi non concessioni alle balle, e dirla tutta!

  10. enrico de maria

    un pensionato da 1014€
    faccio notare che un conto e’ tassare azioni ed obbligazioni ed un altro conto e’ farlo con il risparmio che e’ tutelato dalla Costituzione!
    In buona parte alla voce risparmio non corrispondono speculatori che invece si annidano negli investimenti in borsa e similari ma
    gente che ha lavorato 40 anni e deposita la propria liquidazione magari in Posta dove ti danno poco ma si salvaguarda il capitale.
    Ti dicono:-il denaro versato in buoni fruttiferi e’ garantito dallo Stato!!!Quale stato?Quello che ogni anno ti rapina una parte del capitale a fronte di interessi esigui?Vero Sig. Monti(Per il 2012-13);ed e’vero Sigg.del PD che volete portare la tassa sui Buoni da 0,15 allo =0,25%
    Per conto mio,quando scadra’ il mio deposito,lo ritirero’ e lo terro sotto il materasso perche’li dove e’ ora non e’ al sicuro visto che ogni anno vengo depredato dai governi cialtroni corrotti ed incapaci che si susseguono!
    Eppoi faro’ un qualcosa che ho gia’ fatto in febbraio 2013:non andro’ piu’ a votare chi non mi rappresenta e mi rapina!!!
    Credetemi,questa e’ la cosa che questi nuovi vassalli che godono di privilegi feudali,temono di piu’.
    Voi fate cosa credete ma se andate a votare siate almeno coerenti:non esercitate il vizietto nazionale,ovvero appena fuori dalle urne
    non ricominciate a dire-Governo ladro!!!-Il pensionato 66enne Enrico.

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