1
Feb
2010

Clima, se gli scienziati sbagliano di 300 anni….

Più che i ghiacciai, a sciogliersi sempre di più, sotto il sole cocente degli scandali, sono le panzane catastrofiste che sul clima alcuni scienziati continuano a propinarci. Nell’ultima settimana, in particolare, c’è stata una escalation di notizie, ma sarebbe più corretto parlare di fatti concreti, che quanto meno meriterebbero un bel “mea culpa” da parte dei profeti di sventura. Ecco le notizie: Rajandra Pachauri, presidente della Ipcc, la commissione Onu sul clima, (ma lui, come riportato in un’inchiesta del Daily Telegrap) è anche consigliere di amministrazione e direttore di numerose società che fanno affari anche con i combustibili fossili, vedi Tata Group), ha dovuto candidamente ammettere che il paventato scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya, previsto nel 2035, era frutto di un errore di calcolo. “Ci siamo sbagliati su una cifra, è vero”, ha detto Pachauri, aggiungendo però che “questo non toglie nulla alle prove scientifiche sul riscaldamento del pianeta”. Sapete qual è la cifra sulla quale si sono sbagliati? Lo scioglimento dell’Himalaya è previsto non per il 2035, ma per il 2350, come rivelato dalla rivista Nature (il tutto è stato raccontato in un articolo di Repubblica a firma Elena Dusi). Sui calcoli, del resto, cosa volete che siano 300 anni in più o in meno? Ora, a parte che è lecito dubitare che anche il 2350 sia una data presunta e non si sa in che modo spiegabile scientificamente, ma quello che sconvolge di più è che Al Gore, proprio recitando il rapporto Ipcc del 2007 (“I ghiacciai dell’Himalaya si scioglieranno più rapidamente che nel resto del mondo e potrebbero scomparire del tutto entro il 2035 o addirittura prima”) si è portato a casa il premio Nobel (insieme alla commissione clima dell’Onu). Insomma, sparar panzane ha fatto intascare ad Al Gore (non che ne abbia bisogno) 1 milione di dollari, oltre a far salire il suo cachet per interventi pubblici in salsa catastrofista.
Evitando di tornare sulla questione delle e-mail rubate, che hanno smascherato le sirene allarmiste degli scienziati, c’è un altro tema che è tornato alla ribalta. Il buco dell’ozono. Ricordate gli scienziati che gridavano alla catastrofe, sostenendo che il sole, in soldoni, ci avrebbe “bruciato” tutti quanti a causa delle radiazioni ultraviolette non filtrate dall’ozonosfera? Bene, ora che il buco si sta richiudendo, gli scienziati hanno rigirato la frittata. Hanno spiegato: ci eravamo sbagliati, il buco dell’ozono contribuiva a proteggere l’Antartide dallo scioglimento dei ghiacci, ora che si sta richiudendo il rischio di scioglimento aumenta. (http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=525775&IDSezione=16&idsito=129&idtipo=410).
La domanda, semplice, sorge spontanea: per il bene di tutti e del pianeta (e non solo delle tasche di chi lucra sugli allarmismi): quand’è che si riuscirà ad avere un dibattito serio sul clima, che inneschi di conseguenza prese di posizioni serie?

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13 Responses

  1. Alberto

    Senza nulla da togliere agli esimii scienziati che quotidianamente si occupano dello stato del nostro Pianeta, credo che la nostra conoscienza sia lungi dal poter in qualche maniera produrre un modello che possa in qualche maniera produrre delle previsioni veritiere su un possibile futuro climatico.
    Mi rifaccio ad una vecchia massima che diceva che i granelli di sabbia del deserto sono un insieme finito, ma non enumerabile.Siamo distanti anni luce,a parer mio, dal poter in qualche maniera proddurre delle previsioni, basti pensare che in ambito meramente economico, non si riescono a fare previsioni che abbiano un minimo di riscontro.Nassim Taleb nel suo “Cigno Nero” riduce al minimo termine le previsioni fatte dagli analisti, riducendole alla stregua di un oroscopo.
    Forse dovremmo semplicemente abbandonare questa sorta di “determinismo” che caratterizza il corso della nostra esistenza, per abbandonarci a quello che chiamiamo “caso”.
    Signor Liberati complimenti per l’articolo.

  2. marco

    il brutto di tutta questa storia è che l’errore (chiamiamolo così….) è stato passato sotto silenzio dai grandi media; passata la buriana delle mail nessuno ne parla più…………
    tanto i catastrofisti hanno sempre ragione
    vi ricordate del Club di Roma?

  3. juancarlos

    il problema è che con il catastrofismo si ottengono sovvenzioni,e tutti gli istituti hanno bisogno di soldi,per chi volesse saperne di più il foglio di f

  4. andrea lucangeli

    I “nuovi Millenaristi” (vi ricordate “mille e non più mille”?) sono tra noi sotto forma di pseudo-scienziati-militanti-ecologisti…..- Fanno a gara “a chi la spara più grossa” perchè tanto sanno che – in ogni caso – verranno protetti dal fatto di essere dalla parte “politicamente corretta”…..- E chi osa dissentire subisce infamia e pubblico ludibrio.- Per fortuna esiste ancora qualche mente libera che ragiona con la propria testa (senza accodarsi come un pecorone alle tesi dominanti) e che guarda ai dati in modo oggettivo senza “piegarli” alle proprie elucubrazioni….

  5. Nicola Pieri

    Purtroppo è difficile stabilire se e quando ci potrà essere un dibattito serio sul clima.
    Il conformismo catastrofico che continua a martellarci, salvo poi venire contraddetto dalle ultime rivelazioni, non aiuta ad affrontare in maniera serena e non emotiva questo importante argomento.
    Credo che, ancor prima di rispondere a queste domande, dovremmo chiederci perchè affrontiamo problemi così delicati e complessi come l’ambiente, l’ecologia, il clima, affidandoci più all’emotività, che tende a scivolare verso la catstrofe, piuttosto che ad un serio ed equilibrato ragionamento.
    Evidentemente la catastrofe, lo scenario apocalittico fa più presa sulle emozioni della gente, ma se questo può andare bene per una pagina di rotocalco, diversamente lo si può giustificare quando ad affrontare l’argomento sono gli scienziati o i politici di turno.
    Credo che ad oggi, indipendentremente dalla certezza o meno se il nostro Pianeta si sta surriscaldando o no, sarebbe forse più importante affrontare le situazioni di disagio ambientale in cui si trovano le singole realtà, soprattutto urbane, in cui vive la maggior parte della popolazione.
    Mentre non è ad oggi certo quanto singole misure economiche e non possano influire effettivamente sull’andamento del clima mondiale (vedi protocollo di kyoto), diversamente potrebbero essere determinanti, per un miglioramento delle condizioni ambientali, politiche locali di trasformazione e riassetto urbano e territoriale.
    Penso in particolare ad interventi che influiscano sul cosiddetto microclima locale, in zone dove per eccesso di impermeabilizzazione, urbanizzazione, disboscamento, degrado ambientale ed idrogeologico si determinano periodicamente condizioni di vita disagiate e situazioni altamenter critiche.
    Credo che senza affrontare grandi battaglie globali, dai tempi ed esiti incerti, si possano perseguire progetti di interesse (apparentemente) locale, ottenendo grandi risultati per il benessere collettivo e la salute del territorio.

  6. Riccardo Gotti Tedeschi

    Sono perfettamente d’accordo. Tra neo-malthusiani e catastrofisti siamo circondati. Bisogna battere colpo su colpo, senza remore!

  7. Riccardo Gotti Tedeschi

    Marco, il Club di Roma non ne ha beccata una sola…è folle che questi accademici abbiano avuto titolo per parlare e non li abbiano attaccati punto su punto anche anni dopo… follia assoluta.@marco

  8. liberal

    Affrontare questo problema, di cui nessuno ha la soluzione in “tasca”, buttandola in politica spicciola italiota del tipo sinistra-destra, mi sembra riduttivo e poco serio.
    Chiamare “catastrofisti” quelli che vedono grossi pericoli futuri, mi fà venire in mente che spesso chi lancia allarmi foschi, e dei quali preferiamo non parlare, viene denominato Cassandra. Si dimentica di dire però che Cassandra aveva ragione! E come lei avevano ragione quelli che non si fidavano degli Achei. Purtroppo furono costretti a perire insieme agli ottimisti!
    Quindi se i cosiddetti “catastrofisti” sicuramente non hanno la verità rivelata, neppure i “faciloni” (va bene come definizione per gli anticatastrofisti ad oltranza?) hanno in mano qualcosa che possa smentire al 100% la tesi avversa.
    La soluzione? Continuare ad affrontare il problema (che esiste) con occhio critico senza sposare a priori tesi preconcette. Un sano pragmatismo, tipico degli scienziati e ricercatori seri.

  9. John Reid

    Mi sembra che si cercano ragioni per smentire che e’ in atto un cambiamento climatico, cosa che e’ scientificamente provata da tutti. Occorre fare attenzione che non sono chiare le RESPONSABILITA’ umane o naturali del fenomeno in atto. Una cosa e’ certa: la coincidenza della crescita vertiginosa della temperatura con le attivita’ industriali. un principio di precauzione porta a dire: facciamo qualcosa adesso che costi il meno possibile e ci aiuti ad aver altri vantaggi quali indipendenza energetica. per questo dico SI NUKE!!!! questi candidati Tory alle regionali here in ITALY sono fifoni – il governo LABOUR sta realizzando 4 centrali nucleari nei prossimi anni:wake up ITALY!!!

  10. stefano

    @John Reid
    scientificamente provata da tutti? Chi sono questi tutti? A me pare di aver capito che il clima cambi di continuo per i fatti suoi. Se detti cambiamenti sono dovuti all’attività del Sole, direi che ci si può fare ben poco, e tutte le fregnacce ambientaliste sono solo fregnacce.
    Per quanto riguarda l’inquinamento, meno ce n’è meglio è, ma mi ricordo i fiumi schiumosi e colorati degli anni ’70, e ritengo che l’inquinamento sia diminuito (almeno in Italia). Per il resto sono d’accordo anch’io con la scelta nucleare. Ciao

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