28
Gen
2010

Aeroporti spagnoli: inefficienza pubblica e riforme inutili

Aena, la società pubblica che gestisce tutti gli aeroporti spagnoli ha per la prima volta pubblicato i dati economici relativi ad ogni singolo scalo. I dati sono molto preoccupanti e mostrano una politica fallimentare da parte dell’attore pubblico negli ultimi anni.
La situazione spagnola è molto particolare, poiché è l’unico paese importante dell’Unione Europea che vede una gestione centralizzata e con un unico azionista, che è il Ministero dell’Industria. Le Comunità Locali, così come i privati non hanno fino a questo momento potuto gestire gli aeroporti spagnoli e non hanno potuto portare avanti né una politica di gestione individualizzata né di efficienza.
La Spagna, pur vedendo la presenza dei più grandi gestori aeroportuali privati presenti negli scali esteri, non hanno invece alcun operatore privato nella gestione degli scali domestici.
L’inefficienza del modello spagnolo è stata resa pubblica dai dati AENA. Nel 2009 l’insieme degli scali perderà circa 432 milioni di euro. Questo dato è certamente influenzato dal momento molto difficile che sta attraversando il trasporto aereo, ma le maggiori cause di queste perdite è dovuto agli enormi investimenti che sono stati fatti nei principali scali spagnoli. Madrid Barajas e Barcelona El Prat hanno visto degli investimenti grandiosi, senza che fosse compiuta un’analisi dell’effettiva necessità di ampliare in maniera cosi spropositata la capacità aeroportuale.
La gestione centralizzata di Aena, oltre a provocare inefficienza da un punto di vista economico, vede anche un’incapacità nell’attrarre le compagnie aeree straniere. Questo è il caso del Prat, che dopo il dehubbing di Iberia, non è riuscito a riprendere traffico intercontinentale ed ad attrarre vettori esteri. L’aeroporto si è trovato a subire la strategia di Iberia senza potere utilizzare le leve necessarie tipiche di un operatore aeroportuale.
Questa politica centralizzata e pubblica vedrà una riforma nel 2010 annunciato dal Ministro dell’Industria José Blanco. Quella che potrebbe sembrare una misura verso il mercato e verso una gestione più diretta da parte degli enti Locali, invece si prospetta essere come una riforma totalmente inutile.
L’inutilità deriva dai rapporti di forza che rimarranno in essere nel settore aeroportuale. Lo Stato manterrà il 51 per cento dell’azionariato, avendo, di fatto, ancora l’intero controllo della politica aeroportuale. I privati potranno entrare nell’azionariato cosi come gli Enti Locali, senza tuttavia avere dei poteri reali. La riforma dunque in teoria sarebbe positiva, ma nella pratica rischia di risultare totalmente inefficace. E il governo Zapatero forse cerca proprio questo, vale a dire ricavare dei soldi dalla vendita degli asset, senza perdere tuttavia il controllo di una politica centralizzata e pubblica.
La Spagna necessita di adeguarsi agli paesi europei, dove non solo molte volte si è introdotta una politica gestionale individualizzata, atta a rispondere meglio agli interessi locali, ma anche ad una privatizzazione, che ne ha migliorato l’efficienza gestionale.
Oltre ad una riforma incerta, l’unica certezza rimane quella che come contribuenti, i cittadini spagnoli, pagano 400 milioni di euro dovuti all’inefficienza pubblica.

4 Responses

  1. Julio

    Salve, sono un cittadino spagnolo residente in Italia e anche se non conosco perfettamente i conti degli aeroporti italiani posso dire, viaggiando diverse volte nel mio paese ogni anno, che non mi sembra di vedere che la gestione degli aeroporti italiani, privata, sia molto meglio di quella statale spagnola. Anzi, non mi sembra che gli aeroporti milanesi e quelli romani (per parlare di quelli più importanti) siano all’avanguardia degli aeroporti. Ma non solo per il funzionamento all’interno dello scalo, anche per le infrastrutture collegate agli stessi aeroporti. A Malpensa ci vuole un’ora (se ti va di lusso in mezzo al traffico) e più di 10 euro per arrivare a Milano centro e a Roma devi prendere un treno in prima classe per arrivare in centro a Roma (il prezzo attuale non lo conosco, ma non credo sia di 2 euro come la metro a Madrid per essere in centro in mezz’ora). Per non parlare della gestione bagagli…
    Anche questo conta nel valutare un aeroporto, sia per i turisti che per i cittadini che pagano con le proprie tasse le infrastrutture.
    Saluti

  2. Julio

    Controllando il bilancio del solo aeroporto di Fiumicino, vedo che il rosso è di circa 1320 milioni nel 2008. Mica male per essere una gestione privata.

  3. Svero

    Non molto stranamente, leggendo il nome del vostro blog, leggo di sprechi ed inefficienze che vengono riferiti spessissimo ad “enti” di diretta derivazione pubblica. Questa è una vecchia cantilena carissima ad una, oramai nefasta, scuola economico-politica. Lavoro da sempre nel privato e non ci vedo proprio niente di efficiente se non la cattiveria, ripeto cattiveria, con cui si sfrutta la propria gente. Non è un problema di pubblico o di privato è un problema di cultura. Cultura che in italia non è mai stata promossa come dovrebbe. Tutte queste chiacchere non vi salveranno dal tonfo che il vostro modello ideologico-economico sta causando.

  4. Andrea Giuricin

    Gentile Julio,

    circa le infrastrutture che collegano gli aeroporti bisogna precisare che non è compito degli aeroporti costruirle. In Italia concordo che i principali scali sono collegati male. Una soluzione per Fiumicino potrebbe essere quella di rompere il monopolio di Trenitalia sul Leonardo Express, permettendo l’entrata di un competitor.
    Gli aeroporti di Milano non sono privati. L’azionista di maggioranza è il Comune di Milano con circa l’85 per cento e la Provincia di Milano detiene invece quasi il 15 per cento.
    La privatizzazione di ADR è stata fatta male. Inoltre i litigi tra i soci australiani e Gemina hanno bloccato gli investimenti per molti anni, senza che l’ENAC intervenisse mai con risoluzione.
    La colpa non è della privatizzazione, ma di come è stata effettuata la privatizzazione e dalla mancanza di un controllo serio da parte dell’ENAC.
    Le perdite di ADR non sono state di 1320 milioni di euro. A fronte di utile operativo di circa 96 milioni di euro, vi è stato un rosso di circa 8 milioni di euro.

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