11
Gen
2018

E tu mi fai, dobbiamo andare al cine… e vai al cine, vacci tu

Lo Stato, da tempo, sovvenziona in vario modo i film e ora con la “legge Franceschini” ha anche aumentato gli obblighi per le emittenti televisive, che devono rispettare quote di investimento e di programmazione a vantaggio del cinema italiano. In sostanza, si vuole tenere alta la produzione cercando di imporne successivamente la visione agli spettatori. Chissà che, seguendo tale impostazione dirigista, non si arrivi anche a stabilire quote di programmazione agli esercenti.
E intanto gli spettatori al cinema calano del 44%

Nella classifica dei film che hanno incassato di più nel 2017, la prima opera italiana è al nono posto: “L’ora legale”, commedia di Ficarra e Picone distribuita da Medusa, che ha fatto registrare 1,8 milioni di presenze e più di 10 milioni di euro di incasso. Nel 2016, invece, i film italiani si erano posizionati ai primi due posti: “Quo Vado?” con Checco Zalone e “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese, anche in questo caso due opere distribuite da Medusa. Insieme avevano totalizzato 12 milioni di presenze e 82,7 milioni di euro di incasso.

Basterebbero questi pochi dati per spiegare i pessimi risultati fatti registrare dal cinema italiano nell’anno appena trascorso: -46,35% rispetto al 2016 in termini di incassi e -44,21% rispetto ai dodici mesi precedenti per quanto riguarda le presenze in sala. Ora che il “cinepanettone” è tramontato, se viene a mancare il film con Checco Zalone, fino ad ora sempre di successo, o comunque se non escono un paio di commedie nazionalpopolari con ampio seguito, l’esito è questo: le scelte degli spettatori si indirizzano su opere di altre nazionalità, principalmente su quelle americane.

Nel nostro Paese si producono tanti film (218 comprese le coproduzioni nel 2017, +10 rispetto al 2016). La stragrande maggioranza di questi è realizzata con budget esigui e totalizza incassi modesti (19 film italiani tra i primi 100 per incassi). Tutto ciò è anche il risultato di un intervento pubblico volto a “drogare” la produzione a fronte di una bassa domanda per le opere italiane. Lo Stato, da tempo, sovvenziona in vario modo i film e ora con la “legge Franceschini” ha anche aumentato gli obblighi per le emittenti televisive, che devono rispettare quote di investimento e di programmazione a vantaggio del cinema italiano. In sostanza, si vuole tenere alta la produzione cercando di imporne successivamente la visione agli spettatori. Chissà che, seguendo tale impostazione dirigista, non si arrivi anche a stabilire quote di programmazione agli esercenti…

Proprio dall’affluenza in sala arrivano altri dati negativi. In generale, nel 2017 le presenze nei cinema e gli incassi sono diminuiti rispetto al 2016 di oltre il 10%. Tale risultato potrebbe essere una conseguenza non della disaffezione del pubblico per i film, ma piuttosto dei mutamenti nella fruizione dei contenuti audiovisivi: oggi visti sempre più attraverso Internet su smart tv, pc, tablet e anche smartphone. D’altronde il successo delle sale cinematografiche nell’attrarre pubblico ha già subito in passato parecchi ridimensionamenti. Si pensi che dal 1955 al 1992 il calo delle presenze in sala in Italia è stato dell’88%. Ma si è trattato di un trend che ha accomunato tutto l’Occidente. Tra le cause, proprio la nascita della TV e poi l’invenzione delle videocassette. Nel frattempo sono intervenuti anche cambiamenti nei contenuti, nei linguaggi e nelle forme espressive.

Come dimostra anche il successo di molti personaggi nati su YouTube e poi passati sul grande schermo. E chissà che non sia proprio un Rovazzi a risollevare i numeri del cinema italiano nel 2018.

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