17
Mar
2011

Ripensando al Conte

“I fautori dei dazi doganali vi dicono che il sacrificio che fanno i consumatori va a beneficio dell’industria, e che può considerarsi come un incoraggiamento dato all’industria. (Ma) la conseguenza del sistema protettore è di spingere i capitali e gli industriali nelle industrie protette, quella della libertà è… di spingerli invece nelle industrie naturali al paese” (Camillo Benso di Cavour, 1861)

“Ma che splendido avvenire avrebbe avuto l’Italia, se rimaneva fedele alle dottrine liberali del Conte di Cavour! Sarebbe diventata il porto franco dell’Europa, e il deposito delle merci che dall’Oriente transitano per il canale di Suez. Invece di imitare gli altri paesi che, come la Francia, si invescavano nel protezionismo, conveniva battere precisamente la via opposta a quella che tenevano. Appunto l’Inghilterra trova suo stile in ciò che gli altri paesi sono protezionisti, onde essa ha il monopolio del libero cambio. Può paragonarsi ad un industriale che avesse una macchina migliore di quella che adoperano i suoi concorrenti. Se da venti anni in qua, i nostri governanti, invece di fare leggi avessero badato a divertirsi e fossero andati a spasso, sarebbe stata somma avventura per l’Italia” (Vilfredo Pareto, 1897)

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3 Responses

  1. Sacco davide

    Ciro menotti chi era costui? Il povero Ciro era il rampollo di una famiglia di mercanti dediti all’ import export nel ducato di Parma, che credo fosse grosso come mezza lombardia. Ovvio che i Menotti venivano strozzati dai dazi doganali vigenti allora… menotti è legittimo pensarlo come un patriota per convenienza.

  2. Riccardo

    Cara Alessia, se l’Italia fosse rimasta fedele alle intenzioni di Cavour, semplicemente non sarebbe nata in quel modo sgangherato.
    Non avrebbe ingannato la povera gente del sud promettendo la riforma agraria che, nella realtà, sapeva di non concedere perchè d’accordo con il latifondo familista del sud.
    In compenso sta diventando veramente un porto franco per le merci provenienti dall’Asia e questo a discapito di quel mondo di piccole aziende, incapaci di attingere al barattolo del miele della delocalizzazione e condannata all’estinzione, con buona pace di quella politica che non quel mondo avversa, non riconoscendolo come bacino elettorale e con la paterna accondiscendenza delle prime due file di confindustria, che del liberismo amano parlare ma che frequentano malvolentieri.

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