18
Apr
2011

Perché all’Italia serve un liberista

All’Italia serve un liberista vero, perché c’è una questione trinitaria. No, non sono impazzito, non è la Pasqua mistica di resurrezione che si avvicina dopo le Palme.  L’Europa è o no alle prese con una versione aggiornata della trinità diabolica, l’impossibile trilemma della politica monetaria  alias trilemma Mundell-Fleming? I due economisti, dovendo estendere il tradizionale modello keynesiano IS LM da economie chiuse a economie aperte, conclusero che dati tre obiettivi economici – e cioè la libertà internazionale dei capitali, tassi di cambio fissi, e politiche monetarie indipendenti – se ne possono perseguire solo due alla volta. E’ la scelta che ci ha condotto all’euro, se ci pensate: abbiamo scelto di avere una sola moneta nel mondo aperto, e dunque abbiamo rinunciato a politiche monetarie nazionali delegandole alla Banca Centrale Europea.

Dani Rodrik, che insegna economia politica internazionale alla J. Kennedy School of Government di Harvard, in questi anni ha aggiornato ed esteso la diabolica trinità. Di tre condizioni politiche di fondo – l’estensione della democrazia, la sovranità nazionale, la globalizzazione internazionale – anche in questo caso se ne possono solo perseguire non più di due, abbandonando o restringendo la terza.  In altre parole se siete un politico che voglia corrispondere alle attese popolari decidendo in piena libertà le politiche nazionali, dovrete obbligatoriamente sospendere o fortemente attenuare la piena integrazione del vostro Paese alla globalizzazione economica e finanziaria. Se invece volete comunque difendere l’autonomia della politica nazionale ma restando ben fermi nella globalizzazione, allora dovrete scontentare vaste constituencies elettorali e limitare le illusioni e i colpi di testa del suffragio universale. O ancora, se volete  corrispondere al meglio alle domande crescenti dell’elettorato ma restando nella globalizzazione, allora dovrete rinunciare all’autonomia della politica nazionale e confidare che nel medio-lungo periodo il vantaggio del solo mercato si traduca in benefici concreti per chi , però, non avrà più un grande interesse a votarvi come se da voi dipendesse chissà che, e vi chiederà al massimo di non contrastare troppo i mercati.

Con tutte le approssimazioni di una formula che nasce e deriva come quella Mundell-Fleming dal keynesismo – e che postula infatti per sovranità nazionale ovviamente politiche di tax and spending, mica liberismo con meno Stato, basse tasse e più efficienza –  in effetti la trinità impossibile di Rodrik descrive abbastanza bene i guai con i quali siamo alle prese. Gli eurodeboli le cui opinioni pubbliche e parti politiche a un anno di distanza dal guaio greco rifiutano di seguire pedissequamente la via della deflazione imposta da Berlino – come nel caso di Portogallo e Irlanda – difendono la sovranità nazionale e il consenso democratico, e dunque i mercati ne portano gli spreads alle stelle bocciandone la possibilità di restare globalizzati. Gli euroforti come la Germania, ribadiscono che per restare sui mercati l’unica modalità di costruire soddisfazione democratica nel medio e lungo periodo è quella di rinunciare alla libertà di deficit e debito pubblico  non solo incontrollati ma in realtà bisogna più propriamente dire “discrezionali”, cioè decisi dalla politica a livello nazionale secondo proprie valutazioni di opportunità. Gli eurodeboli comunque convinti della globalizzazione, come gli irlandesi che dalla concorrenza fiscale al ribasso hanno costruito la premessa per anni di crescita impetuosa sfociata poi nel dramma della bolla immobiliare e della nazionalizzazione bancaria, ritengono che il vincolo di bilancio sovrannazionale sia necessario, ma senza intaccare la libertà nazionale di realizzarlo al più basso livello di pressione fiscale possibile. I francesi replicano invece che il vincolo alla sovranità va inteso anche come armonizzazione fiscale, per evitare quello che considerano un dumping fiscale improprio.

Tutti, però, qualunque sia la loro singola posizione nella graduatoria delle performances di bilancio e fiscali, di produttività e di crescita, rifiutano però procedure di governance condivise sui salvataggi o sui fallimenti bancari, poiché illudendosi considerano il credito non un sistema globalizzato bensì parte integrante indivisibile della propria piattaforma di autonomia e sovranità nazionale.

Descritta così, è una vera e propria trappola che inevitabilmente si chiuderà, come le acque del mar Rosso, sulla testa di diversi faraoni nazionali europei, presentando amari conti ai loro cittadini. In assenza di una politica davvero integrata a livello europeo – che significa innanzitutto un debito pubblico comune come sostiene Tremonti,  prima che tasse unificate e bilanci decisi a Bruxelles che tutte le opinioni pubbliche respingono, mi sembra più che giustamente e comunque a me l’ipotesi integrazione politica non convince– ci sono solo due soluzioni.

Quella intermedia è di politici che capiscano che quanto meno occorre metter mano con decisione all’unificazione dei mercati, perché si attenui il divario delle curve di costo che rende un unico tasso d’interesse asimmetrico nei suoi effetti nazionali: il che significa aprire all’unificazione dei mercati dei servizi, abolire le specifiche nazionali professionali, abbattere le divergenze regolatorie nei mercati delle tlc e delle radiodiffusioni, creare un mercato unico dell’elettricità e del gas, unire i mercati del lavoro e via poseguendo. L’esatto opposto di quanto è avvenuto con la marcia indietro su tutta la linea realizzata sulla Direttiva Bolkenstein, un paio di anni fa.

Altrimenti, se non si unificano i mercati, solo per politici liberisti muniti di un forte consenso a meno tasse e meno Stato con più produttività per e da parte di tutti, sarà possibile risolvere con successo il satanico trilemma. Questa è la strada giusta per l’Italia, che è insieme stato-latrica stato-latrina e stato-ladrona, secondo me almeno. Se vedete tracce in giro di leader simili, un fischio prego

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22 Responses

  1. roberto savastano

    Oscar, se le fanno un fischio e la sua impressione su questo fantomatico leader fosse positiva, mi faccia sapere, per favore.
    Avrei finalmente qualcuno che potrebbe riportarmi alle urne. Per ora fino a che tutti pensano di trattarmi da suddito, o meglio da servo della gleba, non trovo davvero motivi CONCRETI per indicare una qualsiasi preferenza sulla scheda.

  2. Daniele

    Condivido e sottoscrivo l’articolo del dott. Giannino e anche quanto scritto dal sig. Roberto.
    Andrò a votare solamente quando il nostro Oscar ci indicherà la persona che risponde ai requisiti liberisti citati.
    Grazie e buona serata a tutti.

  3. ivano

    più produttività ad una piccola azienda che vive sul mercato interno fa ridere,a chi vende?
    se gli stipendiati non arrivano a fine mese,meno tasse, ci stanno ammazzando tutti regioni
    province comuni,L’Unione ci impone regole di spesa domestica che sono micidiali e stanno distruggendo gli Stati stessi. L’euro non è di nessuno Stato e viene emesso dalle banche centrali dell’Eurozona direttamente nel mercato dei capitali privati, da cui ogni governo deve andare in prestito. Infine, nel campo della privatizzazione dei servizi essenziali (acqua, gas, sanità, anagrafi, trasporti, autostrade ecc.), il cittadino diviene prigioniero dei privati, poiché non può scegliere di non acquistare quei servizi (non può non bere, non cucinare, non curarsi ecc.) e li dovrà pagare a ogni costo, anche a tariffe alte, Dal Neomercantilismo guadagnano tutte le grandi Corporations, , ma sottolineo che si tratta esclusivamente di quelle che capitalizzano sull’export e che hanno oggi gli occhi puntati sui mercati di Cina, Brasile, India, Paesi emergenti dell’Opec, Stati Uniti. Mi sembra un attacco finale alla nostra democrazia,il politico non esiste più.

  4. Roberto 51

    Caro Oscar,
    io mi accontenterei, alle prossime elezioni, di scegliere un presidente del consiglio serio, magari un po’ noioso, circondato da persone serie che, invece di frequentare salotti televisivi, cercassero di fare al meglio il loro mestiere, magari sapendolo fare.
    Nella sfortuna abbiamo una fortuna: il nostro sistema produttivo è abituato a convivere con una burocrazia sempre più asfissiante, con servizi sempre più carenti e con una spesa pubblica che continua a salire, basterebbe poco per renderci super competitivi, senza ricorrere a super teorie più o meno esoteriche.
    Alle prossime elezioni sta a noi scegliere i più seri, relativamente a quanti ci verranno proposti, visto che non abbiamo più leve per scegliere chi ci rappresenta.

  5. @ivano
    Per quanto riguarda la privatizzazione dei servizi essenziali, consiglio di vedere il film di F.E. Pino Solanas “il diario del saccheggio”. Solanas è dichiaratamente di sinistra, ma questo film fa riflettere su una cosa: priama delle privatizzazioni occorrono le liberalizzazione, e che siano liberalizzazioni serie. Può essere controproducente fare entrare il privato in una società fornitrice di servizi, è invece essenziale che i servizi abbiano più fornitori.

  6. Roberto F

    Non vedo grosse differenze rispetto a quello che oggi passa il convento, il che è tutto dire….
    No, credo invece che la situazione economica sia ormai irrimediabilmente compromessa, per il semplice motivo che l’Europa non è nata per essere liberista semmai socialista.
    Una piccola grande proposta per i “liberisti” al governo, portate le accise sulla benzina dal 70 al 50%, se volete dare un segnale.

  7. RiccardoC

    Siamo ai minimi della coesione sociale. Ognuno pensa al proprio orticello ed il voto a Berlusconi è figlio di questo miope egoismo. La visione del mondo che accomuna il 50% che vota Berlusconi al 50% che lo odia visceralmente è una visione di pessimismo generale, di eden perduto.
    Le cose, si pensa, non potranno che andare peggio e quindi ciascuno pensa di dover provvedere in primo luogo a se stesso. Chi osa toccare i piccoli o grandi privilegi “acquisiti” è da combattere con tutte le forze. E’ il nemico da punire votando dall’altra parte.

    Io credevo di essere, dovendo scegliere, socialdemocratico. Ho imparato ad apprezzare, anche leggendo questo blog, molte delle posizioni liberiste. Credo oggi fortemente che lo stato debba essere ridotto nella sua ipetrtofia soffocante, che le posizioni di rendita debbano essere il più possibile ridotte, che si debba porre fine all’ “apartheid” nel mondo del lavoro. Ma sappiamo tutti troppo bene che ciò deve passare dalla rottura di un tabu, quello dei diritti acquisiti.

    Il punto è che ciò non sarà mai possibile senza che di ciò sia convinta la maggioranza degli italiani, anche coloro che perderebbero questi diritti. E ciò non sarà mai possibile senza prima passare da una ricostruzione della coesione sociale.
    Per questo credo che l’italia non abbia bisogno di un liberista, ma di un uomo che creda nel futuro e che convinca tutti che le cose potranno migliorare.
    Ci vorrebbe un uomo che sappia parlare alla pancia degli italiani, come sa fare Berlusconi, ma che invece che dividere, unisca. Ci vorrebbe un esempio virtuoso e non un esempio “vizioso”. Le cure liberiste, almeno alcune di quelle qui proposte, credo che sarebbero una conseguenza logica di un atteggiamento da buon padre di famiglia.
    Ci serve un buon padre di famiglia. Prima o poi lo troveremo.

  8. Roberto Boschi

    Caro Dott. Giannino,
    lucidamente, come sempre, Lei mette il “dito nella piaga” di una Europa che è fatta a metà (moneta e cambi) e “inconpiuta” per tutto il resto.
    Però, se guardiamo agli Stati dell’Area Euro che stanno uscendo meglio dalla Grande Recessione, non Le può sfuggire il dato di fatto che è la Germania, forse più “Statalista” (dopo la Francia) e più “Consociativo” fra di essi a tirare la fila!
    Dell’Irlanda, nota per la sua politica molto più liberista (meneo tasse, soprattutto sulle Imprese, meno Stato) sappiamo bene in quale tunnel si ritrova adesso (senza i soccorsi EFSF sarebbe già ampiamente defaultata!).
    Come si concilia tutto ciò con quanto lei va, da sempre, propugnando?
    Siamo proprio certi che all’Italia serva un Liberista (soltanto)?
    O forse al ns Paese servono, soprattutto, una schiera di politici che abbiano il senso del Bene Comune, il senso delo Stato e che, grazie al loro esempio, ripropongano a tutti noi, iniziando dai ns figli ancora in età di apprendere dagli esempi, quei Valori della Democrazia con la D maiuscola!
    Dove trovarli (ammesso che ce ne siano)?
    Certo non nei concorsi di bellezza, nelle cene notturne e nel bunga bunga.
    Proverei forse a cercare nelle sezioni locali dei partiti (tutti, non solo a sinsetra!), dove ci sono ancora donne e uomini che partecipano a dibattici, riunioni, persone che spendono GRATUITAMENTE il loro tempo per il loro Territorio, per la loro Comunità.
    Che ne dice?

  9. adriano

    Arrivederci Roma.Siamo ancora ai nastri di partenzaQuello che serve è il rispetto della volontà popolare che dovrebbe essere espressa con il voto.Le formule sono tecnicismi.Si applicano in funzione del consenso e si cambiano se non danno risultati revocandolo.Liberismo in un paese che scopre pulsioni golpiste?Mi sembra che si siano persi i fondamentali,se c’erano mai stati.

  10. Massimo74

    @Roberto Boschi
    Il fatto che l’irlanda sia un paese a rischio default non ha nulla a che vedere con il fatto che hanno una bassa tassazione sulle imprese che anzi ha consentito al paese una crescita economica imponente,tanto che in dieci anni sono passati dal 25° al 4° posto nel mondo per quanto riguarda il PIL pro capite.
    Il problema dell’irlanda così come di moltissimi altri paesi europei è dato semplicemente dal fatto che i loro politici ogni hanno spendono molto più di quanto incassano.

  11. Roberto Boschi

    @Massimo74
    E’ vero, ha ragione a dire che nell’Irlanda la colpa è dei politici, ma non perché loro (lo Stato) hanno speso più di quanto incassavano: chi si è comportato da cicala, in quel paese, sono stati, purtroppo, i cittadini incoraggiati in tal senso da una politica ultra permissiva, liberista, senza le regole più elementari nella concessione del credito, che ha favorito la nascita della più grande bolla speculativa della loro storia, fondata sul debito.
    Se non mi crede può leggere i dati dell’Eurostat disponibili su sito dell’Istituto di Statistica Europeo.
    E’ ad un tale esempio che dobbiamo uniformarci?
    Non sto dicendo che l’Italia sia virtuosa: tutt’altro!
    Noi siamo un paese che ha assolutamente bisogno di mettere mano alla “rifondazione” dalla Cosa Pubblica. Così comè la macchina dello Stato (Centrale e Periferico) è piena di inefficienze, di sovrapposizioni, di sprechi, di bassa produttività, ecc. ecc.
    Quindi, sono d’accordo con il dott Giannino che è da li che bisogna cominciare, ma non per “smantellare” e gettare via il buono con il cattivo ed il superfluo.
    Bisogna ritrovare il senso dello Stato, che è cosa nostra, comune, che (mi lasci passre il termine sicuramente forte) “siamo tutti noi”!
    Ho riletto, negli scorsi mesi, alcuni scritti di un esempio (spero ancora) indiscusso per molti Liberali: Luigi Einaudi.
    C’è molto più senso di appartenenza e spirito democratico in quelle righe che in molti discorsi e proclami che fanno oggi molti politici di sinistra e di destra.
    Quel tipo di Politica credo ci voglia per risollevare le nostre sorti.
    Vogliamo chiamarla Liberismo? Chiamamola pure così, purché sia Politica per il Bene Comune.

  12. carlo grezio

    ahi ahi giannino… sul nucleare contrordine compagni…(aggiungo per fortuna visto il gruppo di pagliacci politici che lo avrebbe dovuto realizzare…)
    E se invece di un liberista vero cominciassimo ad accontentarci di qualche liberale serio….non se ne vede nemmeno l’ombra.

  13. stefano tagliavini

    abbiamo bisogno di una classe politica seria e nuova e forse anche di un liberale. Mi permetto di sottolineare che dopo aver trovato il liberista sarebbe opportuna una riflessione tra i cittadini sul tipo di società auspicata. Se lo Stato deve ridurre il suo peso sui cittadini e mi riferisco alla spesa pubblica che stà tanto a cuore a tanti commentatori, bisogna anche stabilire quali servizi dovranno essere garantiti e a chi ma, soprattutto, bisogna garantire ai cittadini la capacità economica per pagarsi quei servizi che non saranno più pubblici nè interamente a carico della collettività con la fiscalità generale. In altre parole è difficile pagarsi servizi, assistenza medica, vitto e alloggio e pensione con 1000 euro mensili, quando va bene.

  14. Pastore Sardo

    Dobbiamo finalmente smettere di votare il meno peggio, il voto è un premio che vale un 10 , darlo a chi è lontano dal raggiungere la sufficienza è solo farsi prendere per il ….

  15. romain

    scusate, ma non c’è l’On. Martino del Pdl, il grande economista liberale-liberista ora un po’ messo ingiustamente da parte?

  16. ALESSIO DI MICHELE

    Come fu scritto su un famoso cartello “vendesi” (“Vendo Duna 250.000 km – telefonare 3335…… ore pasti”): a Oscare…magna tranquillo !

    Poi una piccola riflessione: i PIIGS sono (a parte la Grecia) tutti cattolici; la forte Germania protestante: è un caso ?

  17. bilbo

    giochiono: il sistema è morto. Sono stati stampati così tanti soldi senza valore..anzi errore sono state digitate cosi tante cifre che il debito non sarà mai estinto…anzi deve rimanere così da rimbambirci per arrivare ad una pensione per poi dipartire…povera società basata sul debito ….. previsione alla otelma: tutto finirà presto…anzi tutto si trasformerà in meglio. Lavorare solo poche ore, dedicarsi alla famiglia, ai figli , al tempo libero, alle proprie passioni…. fare sport, nuotare, fare l’amore, aiutare i più bisognosi. La cabala internazionale è allo sbando le famiglie potentate finiranno presto così come trapassano i mafiosi… prima o poi. Pace e amore per tutti.

  18. Max Antani

    bella la chiusura arrabbiata e amara di “nove in punto” di stamattina. Un abbraccio.

  19. Guglielmo

    Purtroppo una persona così farà sempre l’uno per cento dei voti, ormai fare politica, avere i voti, è un mestiere. A napoli sono curioso di vedere quanti consiglieri uscenti (il peggior consiglio degli ultimi 150 anni ) verranno rieletti, per ora sono stati quasi tutti ripresentati.
    io mi chiedo se con mezzi democratici è possibile una riduzione della spesa pubblica da parte di chi gestisce quella spesa ?

  20. Politici con quel requisito non ne conosco, ma mi sembra più grave il fatto che non conosco molti cittadini comuni, l’opinione pubblica, disposti ad averne di simili. I politici influenzano il mercato ma principalmente lo seguono (in questo sono tutti liberisti) specie sotto elezioni e se non c’è un’offerta di politici liberisti mi sa che la domanda è scarsa.
    Ma posso sbagliare.
    Saluti

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