23
Mar
2012

Hayek, il clima e l’Unione europea

20 anni dopo la sua scomparsa, la cosa più semplice che si possa dire di Friedrich Hayek è che c’è ancora bisogno di Hayek (qui il ricordo di Lorenzo Infantino e qui Alberto Mingardi). Non solo per la sua lezione generale su come funziona il mercato (e perché la pianificazione non può funzionare) ma anche e soprattutto perché il suo insegnamento, applicato alla regolazione di settori specifici, obbliga a un cambiamento di paradigma rispetto a quelle che sono le tendenze in atto. Come nel caso delle politiche del clima.

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23
Mar
2012

Le idee di Von Hayek non volano in Italia

Un settore che non ha seguito nessuna delle indicazioni di Von Hayek è certamente quello aeroportuale. Certo, vent’anni fa, quando il grande economista e filosofo venne meno il settore era molto differente, ma forse troppo poco è cambiato.

L’idea di dirigismo, combattuta da Von Hayek è sempre presente in Italia, tanto che costantemente torna alla ribalta dei diversi Governi. Anche il Governo tecnico di Mario Monti non si è tirato indietro nel proporre un piano nazionale per gli aeroporti.

Il mercato sembra proprio essere una brutta parola per i politici che vorrebbero governare questo settore.

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22
Mar
2012

Quattro giorni in montagna, in estate, per chi non crede nello Stato

Passare quattro giorni in un alberghetto di montagna per discutere di Stato, proprietà privata, teologia politica, libero mercato, federalismo e altro: è questo il pacchetto predisposto dal gruppo di amici riuniti attorno al sito Storia Libera (www.storialibera.it), in collaborazione con Tea Party Italia (www.teapartyitalia.it), con l’obiettivo di creare un’occasione di approfondimento di taglio universitario ma aperta a tutti. Read More

20
Mar
2012

Mercato del lavoro, una svolta con due errori

Il governo ha fatto una scelta di metodo saggia, sulla riforma del mercato del lavoro. Confronto a oltranza sì, fino a giovedì. Potere di veto ad alcuno, no. Se la Cgil non convergerà per la nuova disciplina dell’articolo 18, come non converge e lo ha messo a verbale, il governo procede comunque. E’ giusto così, dopo tanti anni di immobilità. E visto che sul mercato del lavoro italiano continuano a vivere totem derivanti da un passato che non passa, molto ideologico. Da questo punto di vista, il superamento del tabù dell’articolo 18 è epocale. Dopo la riforma delle pensioni che è stato grande merito del governo Monti varare di corsa, è proprio la riforma del mercato del lavoro quella più utile a sbloccare. Nell’indice di competitività globale elaborato dal World Economic Forum, nel 2011 l’Italia è al 43° posto su 142 Paesi, stabile o in discesa da anni. Ma nel mercato del lavoro siamo 123esimi su 142. Solo per crimine organizzato e costo e trasparenza della regolazione pubblica, siamo più in giù. Siamo al 134° posto per flessibilità dei salari, al 126esimo per le politiche di assunzione e licenziamento, al 125° sia per reddito da lavoro rispetto al peso preponderante del cuneo fiscale, sia per proporzione tra salario di produttività e quello complessivo. Detto questo, la riforma appena illustrata das Monti e Fornero, per chi la pensa come noi ha dei difetti di fondo. Pesanti. Read More

20
Mar
2012

Scandali pubblici: una sola reazione ha senso economico

Le cozze pelose del sindaco progressista di Bari, Emiliano, e i palazzi venduti a giudici e politici.  I pacchi di milioni della Margherita, spariti non si sa dove. Quelli che mancherebbero nel contro incrociato tra An e i due tronconi derivanti, dopo la rottura tra Fini e Berlusconi. Gli avvisi di garanzia al Consiglio regionale della Lombardia, e le indagini sulle tangenti Pdl-Lega. Il sospetto che lambisce anche l’integerrimo Errani, per un milione di euro dato dall’Emilia Romagna 7 anni fa a una cooperativa guidata dal fratello per un progetto industriale. La retata in provincia di Napoli che spalanca le porte del carcere a 16 giudici tributari. Mi fermo alle ultimissime di cronaca, a quelle dell’ultima settimana. Che il presidente della Repubblica abbia sentito l’urgenza di un appello al ritorno della moralità dei partiti e della politica, è quasi scontato oltre che giusto, visto che i casi incrociano l’intero asse destra-centro-sinistra. Oltre a investire, tutte le volte che le indagini coinvolgono assessori e presidenti, apici e pezzi della pubblica amministrazione al servizio della discrezionalità politica. A questo fior fior di coinvolgimenti in inchieste per malversazioni pubbliche, diciamo che le reazioni possono essere di almeno tre diversi tipi. Una sola, però, è quella che economicamente ha senso. Read More

18
Mar
2012

Per una disciplina unica del licenziamento individuale ingiusto

Le ipotesi di riforma dell’articolo 18 che sono circolate nei giorni scorsi convergono su un punto: distinguere tre diverse tipologie di licenziamento. Il licenziamento impugnato dal lavoratore e ritenuto ingiusto in sede giudiziaria verrebbe dunque sanzionato con tre diverse modalità: (1) se il giudice rileva discriminazione resterebbe l’obbligo di reintegro del lavoratore discriminato, (2) nel caso in cui il licenziamento sia stato motivato da ragioni disciplinari verrebbe data al giudice la facoltà di decidere tra il reintegro e un risarcimento e, infine, (3) se il licenziamento è stato motivato da ragioni economiche il giudice potrebbe soltanto notificare un risarcimento (il cui ammontare sarebbe già stabilito in funzione dell’anzianità). Nelle righe che seguono riassumo quali sono le conseguenze negative dell’articolo 18 e perché un intervento simile sarebbe poco efficace sulle stesse.  Read More

16
Mar
2012

Perché vendere Alfa a VW sarebbe buona cosa

Se fossi a Palazzo Chigi all’incontro tra governo Monti e Fiat, chiederei se non  fose il caso che Torino vendesse prima che sia tropo tardi Alfa Romeo a Vw. Perché la sovraccapaità europea non dà scampo agli stabilimenti italiani del gruppo. Perché Chrysler-Fiat è giustamente di chi ha messo i soldi, cioè americana. Perché Alfa non ha possibilità di salire a 300mila unità vendute come da sempre vanamente promesso da Fiat che non vi ha investito né può. Perché a Chrysler i denari servon o per crescere in Cina, India e Russia, dove non c’è.-E perché l’Italia deve aprirsi prima che mai a stabilimenti di montaggio di altri gruppi, meglio se leader mondiali ncome VW. Questi sono i n umeri alla base del ragionamento. Altro che polemiche sulla Fiom. Read More