Qualche conticino rivelatore dietro il trionfalismo anti-evasori
Agosto, mentre ancora mancano la bellezza di 262 adempimenti tributari per noi poveri contribuenti di qui a fine anno, è tempo di bilanci di metà anno nella diuturna lotta all’evasione fiscale. Ieri, le cifre dalla Guardia di Finanza. Da gennaio di quest’anno a ieri, 4.933 evasori totali stanati, che avrebbero nascosto redditi pari a 17,5 miliardi di euro. Per 1.771 professionisti è già scattata la denuncia, nei casi più gravi, per omessa dichiarazione dei redditi. E su di loro, evasori totali, si sprecano le condanne: ”hanno vissuto alle spalle dei contribuenti onesti, usufruendo di servizi pubblici che non hanno mai contribuito a pagare, intestando spesso beni e patrimoni a prestanome o a società di comodo”, ha detto ieri la Finanza.
Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine nel caos che si scatena quando la comprensibile deprecazione prevale sui fatti. Innanzitutto, come capita quasi sempre, ieri gr e tg parlavano di 17,5 miliardi “sottratti al fisco”. No, nemmeno per sogno. Si tratta di redditi stimati dall’apparato tributario, non di stima di imposte evase. Con precisione è impossibile dire su 17,5 miliardi di redditi contestati quanto è l’imposta dovuta, perché le aliquote dipendendo dalle imposte evase e dai redditi delle persone fisiche e giuridiche accertate. Se anche ipotizziamo un 45% pari alla pressione fiscale sul Pil, siamo a 8 miliardi di imposte evase. Comunque una bella cifra, visto che coprirebbe da sola l’abbattimento dell’IMU prima casa insieme alla copertura del mancato aumento del punto di IVA, oppure oltre i due terzi di quanto imprese e autonomi pagando di IMU.
Ma anche di quegli 8 miliardi è corretto fare la tara. Lo Stato ha proceduto attraverso sforzi erculei , negli ultimi anni, per salire da circa il 40% verso il 45% del riscosso reale, rispetto alle imposte messe a ruolo nel contenzioso tributario. Un contenzioso che pure è unilateralmente favorevole allo Stato, senza un giudice terzo, come non avviene in nessun altro paese avanzato. Ergo gli 8 miliardi di imposte evase sui 17,5 sin qui contestati nel 2013 di redditi totalmente non dichiarati diventeranno, entro 3-4 anni, al massimo 3 miliardi e mezzo di riscosso aggiuntivo vero. Possiamo stare certi di una cosa: gli oltre 600 mila controlli fiscali messi in atto da Finanza e diverse Agenzie tributarie statali nel corso del 2012 sono costati assai di più a noi contribuenti dei 3,5 miliardi che – speriamolo – lo Stato incasserà, se tutto va bene, dall’annuncio di ieri.
E se poi guardiamo al procedere negli anni della lotta all’evasione, come stiamo messi? Nel 2012, secondo le cifre ufficiali delle Fiamme Gialle, sono stati scoperti 8.617 evasori totali, che avrebbero occultato redditi al fisco per 22,7 miliardi di euro. A queste cifre si aggiunsero 16,3 miliardi di altri fenomeni evasivi. Siamo dunque sotto media, visto che i 4.933 evasori totali da gennaio ad agosto 2013 sono relativi a quasi 8 mesi. Se anche i dati fossero relativi solo a fine luglio, per essere pari alla media mensile 2012 gli evasori totali identificati nel 2013 avrebbero dovuto essere oltre 6mila. Ricordatevi inoltre che, malgrado le cifre dei controlli e degli accertati siano salite nel 2012 sul 2011, il tetto di recupero da evasione di 12,7 miliardi del 2011 non è stato eguagliato – sia pur di poco – nel 2012, per via della crisi che ha reso più poveri anche gli evasori, per quanta rabbia ciò ci possa provocare.
Un’ultima osservazione. Bisogna far tara anche di un altro luogo comune diffusissimo: quello dell’Italia regina solitaria dell’evasione e dell’economia “in nero”, dannata conseguenza di una devianza antropica connaturata al nostro DNA nazionale, incapace di immedesimarsi nel bene pubblico, e intossicato di Machiavelli e Guicciardini. Qualche giorno fa è stata pubblicata una aggiornata stima comparata del “nero” in Europa, a cura del professor Friedrich Schneider per la grande società di consulenza A.T. Kearney. Ebbene la stima del nero italiano, pari al 21% del Pil, è in realtà di pocho sopra la media europea, perché a batterci, con punte fino al 30% e oltre del Pil, sono i Paesi esteuropei. Ma i nostri 330 miliardi circa di economia “insensibile” al fisco vengono superati, come ammontare, dagli oltre 350 miliardi della virtuosissima Germania. Certo, la percentuale del nero sul Pil tedesco è più bassa della nostra. Ma come imposte evase ci battono, i signori tedeschi. Malgrado abbiano una pressione fiscale di diversi punti inferiore alla nostra, beati loro.











