Cinque riforme a sforzo zero per il 2014
Ci sono riforme che hanno un rilevante costo economico: per esempio, per ridurre le tasse bisogna prima tagliare la spesa almeno in egual misura. Altre riforme impongono costi politici e sociali: per esempio le liberalizzazioni e privatizzazioni impongono significativi costi di aggiustamento per i dipendenti delle aziende ex monopoliste, e comunque richiedono tempo per produrre effetti. Ci sono, infine, riforme che dipendono solo dalla volontà: qui si propongono cinque riforme, ma sarebbe meglio chiamarle fioretti, per il 2014.
Le riforme “a sforzo zero” non sono vere e proprie riforme: non richiedono di pensare in modo diverso il funzionamento della macchina statale (come la riforma tributaria) né di cambiare leggi o riorganizzare aziende (come le liberalizzazioni). Si tratta, piuttosto, di cambiamenti che investono non tanto l’ “ambiente” politico-normativo, quanto i comportamenti degli attori politici. Sono piccoli cambiamenti di atteggiamento che possono produrre grandi risultati in termini di trasparenza e qualità del dibattito pubblico. La ragione per cui faticano a essere messi in atto va cercata nello “status quo bias“: la resistenza che tutti opponiamo al fare in modo diverso cose che abbiamo sempre fatto allo stesso modo. Se Enrico Letta vuole dare un senso alla stabilità; se Matteo Renzi vuole cambiare verso; se una destra nuova e decente esiste e vuole battere un colpo: queste riforme si possono mettere in atto, da domani. Se lo si vuole, sempre che lo si voglia.