17
Dic
2009

Sanità USA: ora è tutto politica. Di Grace-Marie Turner

Il dibattito sulla riforma del sistema sanitario non è più di natura politica; ora è tutto politica. E i toni alle due estremità di Pennsylvania Avenue si fanno sempre più esasperati.

Sono due importanti corrispondenti politici ad offrire la miglior descrizione di quanto sta accadendo:

Mike Allen, capo corrispondente politico del Politico, cita il direttore della comunicazione della Casa bianca Dan Pfeiffer in un’anticipazione di quello che probabilmente si sentiranno dire i democratici nel corso del loro incontro con il presidente Obama. Secondo Pfeiffer il presidente farò capire a chiare lettere la posta in gioco in un crescendo di retorica apocalittica, spiegando che questa è l’ultima occasione per la riforma. «Se il presidente Obama non riesce a far passare la riforma del sistema sanitario, è duro immaginare che un altro presidente si farà mai carico di tale erculea fatica» ha dichiarato Pfeiffer. «Per coloro il cui lavoro di tutta una vita è riformare l’assistenza sanitaria, questo potrebbe essere l’ultimo treno in partenza».

Scrive Allen:

Se Obama non fa passare la riforma in questo clima favorevole – con 60 senatori e ua larga maggioranza alla Camera – non ci sarà mai alcun presidente disposto a provarci una seconda volta. Questa è l’ultima occasione di riformare globalmente il sistema vigente. Ci sono esponenti del centro e della sinistra che passano il loro tempo a sottilizzare su questo aspetto, apparentemente convinti che se il disegno di legge venisse essere bocciato, ci sarà comunque una seconda chance. Non ci sarà. L’anno prossimo il Congresso non tornerà a occuparsi di sanità: l’unico tema in agenda sarà l’occupazione. Il prossimo presidente non metterà a rischio il proprio capitale politico su questo argomento. Se Obama e la Clinton falliranno, nessun altro ci proverà.

Byron York, capo corrispondente politico del Washington Examiner, spiega oggi «perché i democratici premono sul tema della sanità, anche se questo li distruggerà»:

A conti fatti, forse la spiegazione più convincente per il comportamento dei democratici è semplicemente che essi sono andati troppo oltre per poter pensare a qualsiasi via di uscita. “Una volta che si è arrivati fin qui, qual è il prezzo del fallimento? Si domanda lo stratega democratico (che ha chiesto di rimanere anonimo).

A quel punto – i repubblicani andranno in solluchero – l’anonimo stratega ha paragonato i congressisti repubblicani con i ladri che abbiano passato il punto di non ritorno rispetto alla loro intenzione di rapinare una banca. In qualsiasi modo agiscano, saranno comunque colpevoli di qualche reato. “Loro (i democratici) sono dentro la banca ad armi spianate. Possono dunque darsi alla fuga rinunciando al bottino oppure tener duro, ingaggiare unos contro a fuoco e fuggire con il denaro”.

Ecco. I democratici sono all in. Scelgono di andare fino in fondo, anche a rischio di rimanerci.

Infine, Ezra Klein, spiega dalle colonne del Washington Post la tempistica per realizzare ciò, senza né un voto né un’ora di più.

L’amministrazione Obama intende trasformare lo Stato dell’Unione in una svolta. La riforma della sanità sarebbe la fulgida realizzazione del suo primo anno di lavoro, i grado di permettere al Presidente di iniziare l’anno elettorale imperniato su posti di lavoro, economia e deficit. Ma se si vuole far passare la riforma per gli inizi del nuovo anno, sarà necessario superare lo scoglio del Senato prima della fine di quello ancora in corso.Questo significa che Reid deve chiudere la stesura del suo disegno di legge entro la fine della settimana prossima. Il passaggio al manager’s amendment – quello dell’“accordo”, come si può definire – necessiterà di qualche giorno. Così come votare per sostituire il testo in esame con l’emendamento. E a quel punto qualche altro giorno ancora sarà necessario per il voto sul testo così modificato. Ciascuno di questi passi è ritardato dal giorno o giù di lì necessario perché “maturi” il voto di chiusura del dibattito, oltre che delle 30 ore dedicate alla discussione successiva alla fine del confronto parlamentare.

Così un programma dei lavori accelerato provvederebbe la chiamata del primo voto di chiusura per giovedì e il voto per passare al manager’s amendment due giorni dopo. A quel punto domenica verrebbe dichiarata la chiusura del dibattito per votare realmente sull’emendamento che verrebbe approvato il martedì successivo, 22 dicembre. La chiusura della discussione sull’effettivo disegno di legge sarebbe il mercoledì 23, con il voto finale non prima di venerdì 25 dicembre: il giorno di Natale.

Potrebbero anche farcela. Ma con i senatori più vulnerabili ai quali nelle loro case verrà ricordato quanto questo disegno di legge sia in realtà impopolare, non è ancora detta l’ultima parola. Al di là che contenga una opzione pubblica o una espansione del programma Medicare, in esso c’è qualcosa di ancora peggiore. Il controllo centralizzato si assembla nella fabbrica della legislazione. Il popolo americano lo capisce, ed è questa la ragione per cui la sua impopolarità cresce di giorno in giorno.

Originariamente pubblicato su National Review Online il 15 dicembre 2009.

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