4
Ott
2011

Indignados a Wall Street, Tea parties e media con gli occhiali

Dal prossimo numero di Panorama Economy

I media italiani – in minor misura quelli europei – sono impazziti di gioia all’idea che gli indignados siano anche a Wall Street. Si sprecano i paragoni tra i protestatari nel distretto finanziario di New York e quelli di piazza Tahrir al Cairo, si inneggia al fatto che il cuore pulsante del malandato capitalismo finanziario mondiale registri finalmente grida come quelle riservate a Mubarak, Assad, Gheddafi o Ben Alì. Lasciamo perdere poi la ventata d’indignazione quando la polizia di New York, violato l’impegno da parte dei manifestanti di continuare a stare sui marciapiedi per non intralciare il traffico, ha per ore arrestato tutti coloro che trasgredivano. Manco si trattasse delle botte al G8 di Genova! Mentre a New York in caso di intralcio al traffico si viene fermati sì dalla polizia, ma rilasciati dopo poco con un biglietto pubblico di ammenda, che attesta la tua violazione e che resta nell’archivio che ti riguarda, dovesse far precedente a reati più seri della mera contestazione amministrativa. Per quel che conosco dell’America e di Nerw York, mi pare che l’enfasi di questi echi mediatici italo-europei scambi – capita spesso – ciò che si vede con ciò che si vorrebbe. Magari più avanti verrò smentito. Ma per il momento chiunque abbia girato con telecamere e notes tra i manifestanti a Wall Street ha documentato la classica somma iperindividualista e non coordinata delle fasce estreme di contestazione antisistema, che nel mondo politico americano non trovano praticamente espressione. Sostenitori dell’aliquota fiscale al 90% per i ricchi, nazionalizzatori di banche e finanziarie, abolizionisti non solo degli hedge fund ma pressoché di qualunque fondo d’investimento, altre consimili amenità. Naturalmente molti disoccupati vittime della crisi, e su questo c’è poco da ridere, in America come da noi. Mi è scappato da ridere vedendo nei filmati un manifestante che inalbera fiero il cartello “End the Fed!”: non so quanti capiscano al volo che si tratta senza dubbio di un iperlibertario e non di un comunista, visto che è il titolo del libro-manifesto di quell’ipermercatista di Ron Paul, che al Congresso presiede il comitato finanziario, sparando a zero contro gli eccessi del pubblico che gli indignados invocano.

Nicholas Kristof, editorialista liberal del New York Times e solidale con la protesta, dopo aver intervistato marciatori e attendati ha dovuto anch’egli ammettere sconsolato che tra loro non c’è al momento neanche l’ombra di un coordinamento rappresentativo, né un obiettivo credibile. Tant’è che nel videoditoriale  sul sito del giornale ci pensa lui, a dettare le priorità al movimento.La Tobin Taxsulle transazioni finanziarie che la buona Europa lei sì che pensa di introdurre, mentre Obama è contrario. L’abolizione degli sgravi ai dividendi azionari, che interessano oltre il 50% dei contribuenti americani e sostengono l’investimento di massa nel mercato finanziario ma sono odiosi a chi ha solo redditi da lavoro. L’abolizione delle agevolazioni d’imponibile per i gruppi multinazionali e per i fondi finanziari che operano all’estero. Più regolazione sul mondo finanziario e  bancario, ma non scritta dai fat cats delle banche d’affari, ancora una volta determinanti nella riforma approvata sotto Obama.

Lo scrittore Gay Talese ha solluccherato i nostri corrispondenti, dichiarando che lo scandalo vero è che i grandi giornali americani non si mettano alla testa della protesta come invece grazie a Dio capita in Europa, perché negli States sono troppo sensibili alle ragioni della business community.    Ma è anche questa un’esagerazione, visto che pure qui da noi non è che i grandi giornali siano in mano ai no global.

Le pillole che ricavo della protesta a Wall Street sono tre. Primo: al momento, nulla mette in discussione che la vera reazione di massa alla crisi finanziaria sia stata in America quella dei Tea Parties. Una reazione agli eccessi di mano pubblica come risposta alla crisi, però. E tanto forte e coordinata malgrado fosse popolare e fuori dai partiti da modificare in profondità profilo e fisionomia dei candidati repubblicani. Naturalmente, tutte cose che non esaltano i media europei. Secondo: i guai del modello d’intermediazione finanziaria “tuttodebito” restano eccome, ed è un segno pauroso dell’inadeguatezza della govenrance euro-americana, a 50 mesi dall’inizio della crisi sui mercati a giugno2007, a3 anni dal crac Lehman, a 2 anni dalle elezioni greche. Ma obiettivamente – terza pillola –  quei guai e i loro rimedi auspicabili son cosa molto diversa dal più tasse e più spesa pubblica invocati dagli ipersemplificatori di tutti i continenti, siano essi militanti politici e sindacali come in Europa, o cani sciolti come in America.

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21 Responses

  1. CLAUDIO DI CROCE

    Condivido al 100% quello che leggo . Noto con rammarico che dopo decenni e decenni gli europei di ” sinistra ” maggioranza assoluta nei giornali , nelle TV , al cinema e in generale nel mondo della ” cultura ” sono sempre gli stessi . Contro gli USA sempre e comunque . Anche l’avvento di Barack Hussein Obama – dopo la sbornia iniziale – non ha cambiato per nulla la loro convinzione. Per fortuna sono in minoranza .

  2. Luigi

    esimio di Croce, se “quelli” sono minoranza, non capisco il suo rammarico e la sua preoccupazione. D’altro canto, se sono in maggioranza nel mondo della “cultura” ma restano in minoranza nel resto del mondo significa che la maggioranza è poco influenzabile dal mondo della cultura. O no?

    Luigi

  3. giorgio

    Io ascolto con passione e critica ‘Nove in punto’ ogni giorno, per la competenza e la ricchezza di informazioni del Dott. Oscar, oltre a questo sito e a Phastidio.net
    Ma sono sempre più disorientato. Guardando i disavanzi pubblici di Bush padre e figlio (fatti anche di massicci tagli alle tasse), mi sento dire che Barack Obama ha dissestato economicamente gli USA (per affrontare i problemi generati dall’ iper-liberismo irresponsabile delle lobbies che hanno scardinato il sistema finanziario USA nei 2 decenni passati) . E i Tea Parties votano… repubblicano!
    Ma un sano liberista cosa si risponde quando osserva la terra bruciata che stanno facendo attorno all’occidente derivati & co.?
    Grazie a chiunque voglia darmi retta e interloquire

  4. giorgio :Io ascolto con passione e critica ‘Nove in punto’ ogni giorno, per la competenza e la ricchezza di informazioni del Dott. Oscar, oltre a questo sito e a Phastidio.netMa sono sempre più disorientato. Guardando i disavanzi pubblici di Bush padre e figlio (fatti anche di massicci tagli alle tasse), mi sento dire che Barack Obama ha dissestato economicamente gli USA (per affrontare i problemi generati dall’ iper-liberismo irresponsabile delle lobbies che hanno scardinato il sistema finanziario USA nei 2 decenni passati) . E i Tea Parties votano… repubblicano!Ma un sano liberista cosa si risponde quando osserva la terra bruciata che stanno facendo attorno all’occidente derivati & co.?Grazie a chiunque voglia darmi retta e interloquire

    Guarda che la spesa pubblica di Bush è come quella di Osama. Non è che se a farla è Osama che è di sinistra è buona mentre se la fa Bush è male perchè è di destra. Entrambi l’hanno aumentata quindi si fa anche fatica a capire dove sia questo “iper-liberismo”.

  5. MitMar

    Così come in Italia si farnetica sugli USA senza conoscerli a fondo, in USA si farnetica sull’Europa (di cui spesso ignorano perfino la posizione geografica).
    Tanto per fare un esempio la carriera di un magistrato USA viene pesantemente intaccata dal numero di suoi verdetti ribaltati in appello. Se mai i giornalisti americani sapessero che qui, invece, chissenefrega sarebbero più sofisticati nei loro giudizi.
    Comunque, tornando a bomba sul debito, notavo che una gran bella botta al debito pubblico americano è stata data dagli interventi militari post-9/11 che hanno divorato dollari come un’idrovora.
    Obama ci ha messo poi un bel carico di mancanza di spina dorsale, spessore ed incapacità di selezione di staff e di leadership ma il grosso sembra venire da là.
    Braccio teso e mano oscillante potremmo dire che la crisi è figlia dell’onda lunga dell’11 settembre? O è una valutazione troppo grossolana?

  6. lionello ruggieri

    Lo 11 settembre è stato economicamente irrilevante a parte le conseguenze dovute alle gurre scatenate con la scusa del terrorismo. Quanto all’essere minoranza dei protestatari tutte le rivoluzioni, i rivolgimenti ed i cambiamenti hanno inizio da minoranze. A cominciare dall’uso della moneta al posto del baratto.. Spero che il mondo pian piano capisca e abbandoni le follie liberiste e della crescita senza fine.

  7. Roberto 51

    @lionello ruggieri
    Da questo link (http://www.reuters.com/article/2011/06/29/us-usa-war-idUSTRE75S25320110629) sembra che alla fine le due guerre dell’era Bush costeranno tra i 3,7 e i 4,4 Miliardi di dollari agli americani, senza contare i costi a carico degli altri alleati.
    Come pensano di far fronte a queste spese, quelli dei Tea Party?
    Facile: abolire i sussidi ai poveri e ai bambini, l’assistenza sanitaria, i contributi alla scuola pubblica, tanto loro non ne hanno bisogno.
    Almeno fino a quando quelli di Wall Street non gli avranno fumato gli ultimi risparmi, il fondo pensioni non sarà esaurito, la loro assicurazione sulla malattia non li avrà ricusati e la compagnia per cui lavorano non avrà trasferito i loro job in qualche esotico posto dove il lavoro non costa niente.
    Non è questi ragazzi sono solo la punta di un iceberg? Non è che dietro c’è una massa di persone stanca di vedere i propri risparmi e guadagni drenati da una finanza parassita che non ha regole e funziona come la pirateria del 17° secolo?

  8. stefano pelliciari

    Ho visto ed ascoltato l’intervento di Oscar Giannino ieri sera a Porta a Porta ed, ancora una volta, le sue argomentazioni semplici, lucide e di buon senso mi sono sembrate, nel contesto della trasmissione ma, più in generale, nel contesto della ns vita quotidiana, i ragionamenti di un alieno atterrato, evidentemente per errore, nel nostro Paese. Vorrei proporre due ragionamenti in più:
    1-quale sarebbe l’incidenza della pressione fiscale sul PIL se tutti i responsabili di quei 120 miliardi di evasione pagassero i,circa, 50 miliardi in più al fisco? Ed in quanto tempo la nostra “politica” li farebbe sparire aumentando la spesa pubblica?
    2-è pensabile di trasformare “direttamente” quote del debito pubblico (bot,cct,ecc) in quote del fondo immobiliare di cui si parla per la collocazione e valorizzazione del patrimonio immbiliare pubblico (un 10% del debito sono circa 200 miliardi che diventerebbero non più titoli di debito generico ma riferiti direttamente ad un sottostante reale e concreto)? I vantaggi sarebbero molteplici: si diminuirebbe di pari importo il debito pubblico senza ulteriori tasse, condoni,balzelli; il risultato si potrebbe ottenere in tempi molto brevi; non si farebbe passare ulteriore denaro per le mani “bucate” della politica. Io mi candido alla gestione tecnica di questa operazione. Naturalmente qest’ultima è una battuta: sono alieno anch’io ma non fino a questo punto. Saluti

  9. CLAUDIO DI CROCE

    @Luigi
    Senz’altro ; noto però che ci sia una quantità ragguardevole di persone che si riempiono la bocca – e in moltissimi casi anche il portafoglio – di ” cultura ” sono più presuntuosi ,arroganti e ignoranti della media degli italiani da loro tanto disprezzati .

  10. adriano

    Marginali o prevalenti benvenuto lo scontro delle idee necessario per rinascere.Oggi con Steve se ne va una leggenda,ma se c’è una possibilità che ritorni è là che risiede,dove rimane il ricordo della nostra natura selvaggia.Non certo nell’apatica Europa intorpidita in un sonno senza sogni.

  11. GT

    [OT] Chiedo scusa, questo non è un commento, almeno a questo articolo.
    Da un po’ di tempo sostengo in quel di Internet che l’unica cosa veramente utile, per il Paese e per tutti noi, invece di lamentarsi sia di fare proposte. Io credo di averne alcune, e vorrei poterle condividere con più persone possibile. Per questo vorrei potervi rubare qualche minuto per avere i vostri commenti su 3 paginette, con la sola richiesta che tutti i commenti, anche e soprattutto i più feroci, siano accompagnati da una motivazione. Se questo non fosse possibile, le mie scuse per aver rubato questo spazio.

    Cordialmente,
    Gabriele Turchi

  12. Piero

    dice Oscar :
    Ma obiettivamente – terza pillola – quei guai e i loro rimedi auspicabili son cosa molto diversa dal più tasse e più spesa pubblica invocati dagli ipersemplificatori di tutti i continenti, siano essi militanti politici e sindacali come in Europa, o cani sciolti come in America.

    ……………

    se non vorremo fallire sarà Obbilgaotrio fare CONTEMPORANEAMENTE TUTTO :
    * meno spesa pubblica (pensioni e p.a.) + di sinistra ma non solo
    * vera lotta evasione e patrimoniale over xxx + di destra ma non solo
    * trattato Svizzera x capitali non acora scudati al 30% come Usa/Germania/Francia che non vogliono i destri (nè tantomeno la pubblicità dei nomi)

    * privatizzazioni che non voglioni nè sinistri nè destri
    * provincie e taglio parlamentari che non vogliono nè sinistri nè destri
    * trattato Svizzera x capitali non acora scudati al 30% come Usa/Germania/Francia che non vogliono i destri (nè tantomeno la pubblicità dei nomi)

    quello che un giorno.. x utopia.. mi piacerebbe veder da te..
    è l’abbandono di posizioni di 1 delle 2 parti..
    ed il tentativo di porti dal punto di vista dell’interesse della GENERALITA’..

  13. giorgio

    Insomma non bisogna avere una mente divisa in 2. Dai uno sguardo ad ‘Inside Job’, ottimo documentario

  14. Borderline Keroro

    @giorgio
    Le lobbies? Come agiscono le lobbies? Semplice, vanno da chi detiene il potere politico e chiedono di regolamentare la società, e quindi il mercato, a seconda dei loro interessi.
    Per cui, qui di liberismo non se ne vede.
    Dove c’è liberismo il governo e la politica non intervengono. Se intervengono non c’è liberismo.
    La destra, ovvero i repubblicani, dovrebbero essere più permeabili a certi concetti rispetto ad un partito, quello Democratico, che è più silanciato verso lo statalismo. Ecco perché i Tea Parties votano repubblicano.
    E’ poi vero che i politici sono politici, e tutto fanno per evitare di essere estromessi, cercando di crearsi delle sinecure; per cui anche a destra si costruiscono le loro clientele. Negli USA come in Germania o in Giappone.
    L’Italia è , da questo punto di vista, un’isola felice: qui vige la sacralità delle istituzioni e tutti sono onesti e cristallini, prova ne sia che abbiamo i conti in ordine ed una pressione fiscale assolutamente sopportabile.

    Riprendendo il discorso: mi stupisco come lei si stupisca che i Tea Parties, movimento di reazione a questa tassazione a livelli assassini, tendano a destra. Mi sovviene quel tizio che ho conosciuto il quale sosteneva che chi ama la libertà deve per forza essere comunista.
    Ma… da che pianeta?

  15. paolo calcogni

    Tra le file degli indignados di N Y vi saranno pure dei perfetti idioti.non ne dubito,ma la protesta è sacrosanta.La crisi che ha colpito le economie occidentali è stata scatenata da un gruppo di banchieri(con Goldman Sachs capofila di queste scandalose operazioni)che pur di aumentare a dismisura i propri bonus,già miliardari,hanno pensato bene di concedere mutui a persone che non avevano alcuna solvibilità,facendo così gonfiare negli USA la più mostruosa bolla immobiliare di tutti i tempi.Il tutto con la connivenza delle istituzioni finanziarie di controllo.Come ha dichiarato Anna Schwartz,non vi sarebbe stato alcun fenomeno subprime se la FED avesse vigilato.Quando la bolla è scoppiata,ha provocato una crisi globale con stretta del credito e rallentamento della crescita economica mondiale.E adesso le conseguenze ricadranno sulle spalle dei contribuenti e dei lavoratori di tutto il mondo per molti anni ancora.

  16. luciano pontiroli

    @paolo calcogni
    A me risulta che la bolla sia stata l’effetto di un indirizzo politico: favorire l’acquisto della casa di proprietà anche da parte dei ceti meno abbienti. Non è un caso che i finanziamenti sub-prime fossero poi “scontati” da Fannie Mae e Freddy Mac, che notoriamente operavano su indicazione della politica. In tutto ciò, l’interesse dei banchieri è secondario,
    anche perché all’origine dei finanziamenti sub-prime (e della loro cartolarizzazione) vi erano le c.d. building societies. Le banche hanno rielaborato i titoli emessi da quelle, com’è naturale, confidando nel rating di prima classe fornito dalle solite agenzie!

  17. paolo calcogni

    Francamente mi sembra che la vicenda dei subprime sia abbastanza chiara.I mutui sono stati concessi a persone che avevano tante possibilità di pagare le rate del mutuo quante ne ho io di giocare nel Barcellona,in un periodo in cui i prezzi delle abitazioni erano saliti a livelli insostenibili.Vi sono stati anche casi di frodi speculative etc.Le istituzioni finanziarie hanno preso questi mutui per trasformarli in strumenti cartolarizzati e venderli principalmente alle banche.Naturalmente le agenzie di rating hanno concesso la tripla A(Giles Keating, Global Research Credit Suisse).Il tutto è stato fatto per ingrassare il porco.La vicenda ricorda un po’quando milioni di tonnellate di grano radioattivo approdavano sulle coste italiane per poi finire nelle più rinomate marche di pasta e quindi nei nostri piatti

  18. alex61

    La mia impressione è che la crisi Americana sia dovuta ad una contaminazione del mondo finanziario privato verso gli organi regolatori pubblici, ed alla ricerca ossessiva di una crescita del paese superiore a quella reale (una sorta di doping finanziario),questo ha portato un progressivo squilibrio, sostenuto da un costo del denaro tenuto esageratamente basso ed da un troppo elevato debito privato (ma ahimè i debiti a un certo punto devono essere pagati) Una finanza troppo tecnicista ed ormai esageratamente sbilanciata sulla parte speculativa non ha migliorato la situazione.
    La mia opinione è che il liberismo sia come un ottimo motore, ma che abbisogna di un ottimo regolatore di retroazione per impedirne un andamento a balzi, ed in questo caso il regolatore ha miseramente fallito.
    Penso che gli tra gli Indignados Americani ci siano molte persone veramente arrabbiate, che magari hanno perso lavoro e casa e che probabilmente, con il tempo, potrebbero fondersi in un movimento di opinione più omogeneo ed organizzato. Gli Indignados nostrani temo che per ora siano sempre i soliti piazzaroli, che sono saltati sul carro della protesta!
    Comunque la crisi economica nel nostro paese ha solo accelerato di mettere in evidenza le nostre mancanze strutturali, ed ha messo in risalto l’egoismo generazionale del nostro sistema.
    Quando i nostri giovani non saranno più bamboccioni, penso che capiranno che i loro peggiori nemici sono i loro genitori, e si renderanno conto di dover lavorare fino a 70 e più anni per mantenere la generazione dei ‘diritti acquisiti’ .
    Temo che per noi saranno dolori.

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