17
Feb
2011

Il budget di Obama: perché no, e cosa dice a noi

E’ davvero forte e credibile, la proposta di budget avanzata da Obama come mano tesa verso il nuovo Congresso, in cui i repubblicani dopo il midterm controllano saldamente la Camera dei Rappresentanti. Mi piacerebbe poter dire di sì, visto che in termini di exit strategy è molto forte l’impulso che dagli Usa si propaga nel mondo, quanto a politiche fiscali e monetarie. Devo tuttavia deludere il lettore. Dal mio punto di vista la risposta è no. Per due ordini di ragioni, che non c’entrano nulla con il giudizio politico ma dipendono dai numeri. La prima ha a che vedere con la scelta tecnica che ha portato ai tanto decantati tagli annunciati di spesa. La seconda, con l’indicatore essenziale che dovrebbe essere considerato prioritario per orientare le politiche pubbliche.

La Casa Bianca concentra 400 degli annunciati 1100 miliardi di dollari di tagli alla spesa nel decennio sulla spesa discrezionale non destinata alla Difesa. Tale aggregato ammonta a circa il 13% del totale della spesa pubblica federale. Già questo basta a far capire che siamo lontanissimi da qualunque seria exit strategy rispetto al riequilibrio del bilancio. Quando il deficit pubblico annuale è intorno all11 e rotti per cento del GDP statunitense quest’anno e ci si propone di ridurlo alla metà è inutile girarci intorno, è sul 100% della spesa pubblica che occorre lavorare di accetta dove utile, e di bulino dove necessario, per recuperare credibilmente i margini di un azzeramento del deficit in pochi anni. Su questo hanno ragione i repubblicani: non solo la manovra di Obama resta per un terzo appoggiata su tasse aggiuntive, ma quando bisogna dare un’energica inversione di rotta di tale portata è inutile concentrarsi solo sugli orpelli, bisogna rivedere gli entitlements, i diritti quesiti del welfare su sanità e pensioni. Temo che sia una lezione che non vale solo per l’America, se capite di che cosa sto parlando. Per azzerare deficit di questa portata, o come nel caso italiano di invertire energicamente un debito pubblico che sta quasi al 119% del Pil,n se la politica parla di “lotta agli sprechi” vuol dire semplicemente che sta eludendo il problema. Ed è una pessima politica.

Aggiungo: poiché per 5 anni la spesa discrezionale non per la difesa verrebbe semplicemente bloccata ai livelli attuali per poi procedere ai tagli riconducendola al livello del 2008, l’Amministrazione tiene per buona la base 2010 che ha visto quell’aggregato elevarsi sino a 614 miliardi di dollari, mentre a fine dicembre i primi tagli portati dai repubblicani l’hanno ridotta per i mesi dell’esercizio provvisorio dell’anno in corso a quota 539 miliardi. La differenza proiettata nel primo quinquennio “mangia” tutti i tagli annunciati in quello successivo. Senza contare che, nella spesa non discrezionale, il budget propone ulteriori aumenti di spesa in deficit largamente sottostimati, visto che per esempio la sola spesa per investimenti trasportistici sale a 246 miliardi nel decennio, mentre per l’istruzione si dispone l’assunzione di altri 100 mila insegnanti di matematica e materie scientifiche.

Infine: mi rendo conto che sia ancora più impopolare, ma a restare sbagliato è l’indicatore principe che gli USA continuano a indicare a tutti i Paesi colpiti dalla crisi come il faro a cui ancorare le politiche. E’ la disoccupazione, dicono i consiglieri di Obama. Per questo continuano a crededre che per ogni dollaro levato al contribuente e speso per assumere qualcuno che il mercato non occuperebbe di suo se ne generi uno e mezzo, mentre restituendo un dollaro di minori tasse se ne genera meno di uno. I keynesiani sono convinti che i consumi siano il volano di tutto. Ma non è così nemmeno in un Paese in cui generano quasi il 70% del GDP come negli Usa. Sono gli investimenti, il vero indicatore primario al quale dovrebbe guardare il politico., per noi seguaci della scuola austriaca. Nelle grandi crisi si riallinea verso il basso la sovraccapacità generata da investimenti facili aiutati da tassi d’interesse troppo bassi, e la disoccupazione sale naturalmente. Ma per farla scendere fisiologicamente – non per mero effetto di droga pubblica – occorre che le imprese tornino a giudicare conveniente reinvestire. Il politico e il regolatore devono pensare a tassi d’interesse non troppo bassi e a basse tasse per incentivarli, mentre per i keynesiani vale l’opposto. Fatto sta che Obama continua ad accumulare debito pubblico a vagonate ma anche quest’anno la disoccupazione resterà sopra il 9% per le stesse previsioni della Casa Bianca. Mentre gli investimenti americani da metà del 2010 hanno smesso di riprendere parte di quei 6 punti di Pil in meno accumulati nella grande botta del 2009 – erano passati dal 17% all’11% del Gdp. Ricostuite le scorte ed esauriti gli investimenti capital intensive da sempre collegati all’espulsione della manodopera, le imprese non si fidano né dei consumi interni, né soprattutto delle tante tasse che all’enorme debito pubblico inevitabilmente si associano. Direi che anche questa, è una lezione che vale anche a casa nostra.

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8 Responses

  1. teto65

    Sono convinto che nonostante il piano da 1100 miliardi di dollari, Obama affogherà nel
    mare del debito pubblico, non ha osato tagliare massicciamente la spesa pubblica che zavorra e allontana l’abbassamento del deficit, ma sopratutto continua a usare metodi illusionistici alla houdini per continuare a spendere sulla difesa. La sua politica non migliorerà sensibilmente alcunchè. Ci vuole coraggio, e purtroppo i codardi politici sia italiani che Americani pur sapendo temono per la loro ….. carriera politica.

  2. Enrico

    Caro Giannino, come al solito efficace. Mi faccia capire, però. Lei sta dicendo che un vero indicatore dovrebbe essere la somma del costo del denaro e della pressione fiscale aql fine di verificare la convenienza paese (penso all’Italia, p.es)?
    Grazie

  3. anarchico sempre

    Caro giannino,mi sembra implicita la tua erronea analisi del sistema italia,che verte sul liberalismo piu’ assurdo che portera’ conflitti di classe.Quello che voi propugnate e’ stato ampiamente superato dalla storia.Il liberalimo,che voi tentate di restaure,e’ lo sfruttamento della classe operaia.L’errore di Gorbacif e’ stato quello di volere aggiornare il regime in senso capitaista.Chi ha letto il ‘Capitale’ di Carlo Marx,sa benissimo che il potere va aggiornato,nelle persone,non emendato.La proprieta’ privata,intesa come fabbriche e luoghi di sfruttamento della manodopera,e’ un furto e va represso.Perche’ non dite che la globalizzazione,voluta da una ristetta cerchia di Massoni,come i Roschilds,i Ford e e le varie Multinazionali,sta fallendo.Io che sono un radio-amatore,contatto altri colleghi,nell’orbe-terra-acqueo,e mi dicono che ci sono rivolte in Cina”comunista”di operai che si ribellano ai despoti locali,che hanno soppiantato,senza colpo ferire,a livello locale il Partito Comunista,inserenda pseudo assemblee del Popolo,governate dai neo-capitalisti.Si stanno ribellando in tutti i paesi Arabi,i partiti comunisti clandestini,come in egitto,libia,in siria,in libano,ad Aden ed a Saanah,stanno procedendo al riscatto delle masse operaie e a liberare i propri paesi dalla dittatura dei tiranni.Ora sono loro,poi tocchera’ a noi liberarci,senza violenza,dalla diarchia di capi e capetti,che fanno riferimento al PdL e al Pd,partiti servi del capitale.Come certamente sai,nel 2012 saranno in scadenza una massa immane di titoli sovrani emessi da stati che tentano di tappare il disavanzo economico.Se non li rinnovano l’economia mondiale crolla,perche’ non c’e denaro sufficente per rimborsare i titoli in scadenza,se li rinnovano non e’sufficente la moneta in circolazione per rinnovarli, le nuove emissioni,per attirare nuovo contante,dovranno creare nuova inflazione,rialzando i tassi di interesse.E’ questo il liberalismo che tanto decanti?Quando
    affonda la nave,chi si salva e’ sempre il capitano…e l’armatore,che mai rischia perche’ sta in ufficio.Nella nave che affonda ci sei anche te,anche se vieni pagato profumatamente per deliziare, con le tue inopportune battute a difesa del capitale,la Confidustria

  4. anarchico sempre

    Ringrazio Dio che la storia si sta ripetendo.Il luminoso sol dell’avvenire sta risorgendo per liberare dall’oppressione del capitale le masse proletarie di tutto il mondo,compagni unitevi nella democrazia della solidarieta contro il qualunqismo dei partiti di governo e di opposizione,contro la de-ideologizzazione della politica voluta da berlusconi e da veltroni.Questa classe politica,corrotta,squallida e immorale e composta da rinnegati e traditori,come i compagni Sandro Bondi,Roberto Maroni e D’Alema, che arringavano le folle di sinistra contro Agnelli e propugnando azioni di violenza,che non sono patrimonio culturale della sinistra.Ha i giorni contati,cadra con un fuoco immane dell’indifferenza su cio’ che ha creato:il nulla perche’ sono persone che non hanno sentimenti,sono piattole umane putrescenti che il tempo decompone,sono come sanguisughe che il popolo lavoratore sapra’,per via democratica e senza violenza,cacciare via
    E’ un disonore per l’talia antii-fascista,vedere il Fascista Fini,braccio destro del criminale fucilatore giorgio Almirante,siedere nel poltrona del compianto sandro Pertini.Ho costatato personalmente che il fascista Fini che in un commizio del MSI per le elezioni del 1978,in piazza della Signoria a Firenze,arrigava i propri sgherri alla violenza contro di noi,chiamandoli camerati.Noi che,ordinatamente e pacificamente avevamo organizzato un presidio democratico-antifascista per protesta e per il rispetto della costituzione della repubblica italiana fondata sull’antifascismo

  5. Massimiliano

    in cina quando scrivevano libretti rossi erano felici con la pancia vuota ora che han smesso di scrivere libretti vuoti magari saranno infelici in compenso hanno capito come riempirsi la pancia… e lo hanno imparato subito e anche bene! si tratta di scegliere…

  6. Piero

    il tasso di utilizzazione della capacità produttiva Usa era 85% negli anni ’90..
    si riassestò dopo un crollo all’80 % negli anni 2005/2007…
    poi ulteriore crollo ed ora è al 76%…
    visti questi numeri che parlano da soli…
    hai ragione a dire che una crescita dei consumi sarebbe drogata dai keynesiani…
    hai ragione a dire che una crescita sana deve guardare alla variabile I del pil..
    ma è altrettando vero che questi downsizing della capacità sono STRUTTURALI causa sovracapacità.. indi la variabile I che aumenta produttività (bassa soprattutto nei servizi, anche in quelli più evoluti come la finanza) anche se aumentasse come vorremmo finirebbe x espellere ancor di più gente dal mercato del lavoro..
    forse non te ne sei ancora fatto una ragione.. ma l’Occidente è in un cul de sac.. sia le ricette dei tuoi nemici Keynessiani che le tue Liberiste sono destinate a fallire..

    ed a noi italiani cosa insegna.. che non investiamo in innovazione.. indi paradossalmente abbiamo produzioni + labour intensive.. che per loro natura sono a più basso valore aggiunto.. indi + esposte alla concorrenza degli emergenti.. indi ci riallineiamo verso il basso ai loro livelli salariali e sociali.. la coperta è ormai corta.. o raffreddi il naso.. oppure i piedi.. oppure tutti e due..

  7. Riccardo

    Più che l’occidente direi che in un cul de sac ci sono il cittadino medio, il piccolo imprenditore, l’ operaio, il funzionario di banca ecc.ecc. I grandi industriali e i grandi manager s delle istituzioni finanziarie che spostano gli investimenti nel terzo mondo non hanno molto da lamentare

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