31
Mar
2010

O’Driscoll su tasse e spesa pubblica

Mesi fa pubblicai un articolo in cui affermavo che il problema centrale per un liberale è la spesa pubblica, e non le tasse: un taglio delle tasse senza cambiamenti nella spesa non implica un aumento della quantità di risorse a disposizione del settore privato, ma solo un incentivo a sprecare risparmi emettendo debito pubblico o creare inflazione monetizzandolo.

Gerald O’Driscoll, uno dei “macroeconomisti austriaci” più importanti in circolazione ed ex vicepresidente della Federal Reserve di Dallas, fa lo stesso ragionamento su Coordination Problem:

“It’s the spending, that is, the size of government that is the ultimate driver of everything else. Spending is the real tax, and what we calls taxes are a method of finance. As spending increases, the state needs more revenue and seeks out more taxes, e.g., income taxes. The growth of debt necessitates a central bank. Reform that doesn’t address spending will not work: not the flat tax, not free banking. Governments with large deficits need central banks to finance them. As Roger Garrison is fond of saying, there is no such thing as a large, simple tax.”

Che tradotto suona più o meno come:

“E’ la spesa, cioè la dimensione dello stato, che è l’ultima determinante di ogni altra cosa. La spesa è la vera tassa, e ciò che chiamiamo tasse sono solo un metodo per finanziarla. Quando aumenta la spesa, lo stato ha bisogno di più risorse e cerca di aumentare le tasse, ad esempio sul reddito. La crescita del debito richiede una banca centrale. Le riforme che non riguardano la spesa pubblica non funzionano: non la flat tax, non il free banking. I governi con deficit di grandi dimensioni hanno bisogno di banche centrali per finanziarli. Come Roger Garrison [l’altro importante macroeconomista austriaco, IMHO] ama affermare, non esiste una grande e semplice tassa.”

In buona sostanza, un governo con deficit perpetui:

  • Sfrutterà la banca centrale per farsi monetizzare il debito e non pagarci gli interessi (i redditi da signoraggio ritornano al Tesoro),
  • Sfrutterà la banca centrale per impedire che l’arrivo del debito pubblico sui mercati non faccia schizzare i tassi per via del crowding out,
  • Toglierà risorse reali all’economia, con un effett negativo sulla crescita e l’accumulazione di capitale,
  • Ingannerà gli elettori nascondendo i costi delle sue politiche, svuotando la democrazia di significato (ammesso che ne abbia),
  • Creerà boom economici insostenibili tramite stimolazione del credito,
  • Anche se la banca centrale è indipendente, i redditi da signoraggio (poche briciole, ma tant’è) sono del Tesoro, e la stabilizzazione dei tassi di interesse operata dalla banca centrale nasconderà nel breve-medio termine il crowding out, quindi accomodando l’aumento del deficit, anche nel caso in cui la banca centrale non può operare sul mercato primario o non è costretta a comprare il debito non piazzato (come accadeva a Bankitalia prima del divorzio dal Tesoro).

In verità ci sono forti incentivi ad inflazionare anche senza deficit pubblico, visto che il boom fa guadagnare voti. Però il deficit peggiora la situazione.

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