27
Dic
2010

La neolingua di Attilio Befera

Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, intervistato dal Gr Rai, ha definito “estremamente positivo” il risultato dei rimborsi fiscali 2010, spiegando:

Si tratta di un’immissione di liquidita’ in un momento di crisi, stiamo facendo camminare la macchina molto meglio del passato, da un lato con migliori servizi e molta piu’ telematica, dall’altro con una migliore presenza sul territorio.

Grazie alla generosità dell’Agenzia delle entrate, alle imprese verranno restituiti circa 10 miliardi di euro, e altri 800 milioni alle famiglie. Ciò che a loro sembra positivo a me pare, con rispetto parlando, una presa per il culo.

Infatti, quello che Befera vanta come un successo è, a mio modo di vedere, il segno di un drammatico fallimento e di una incredibile disparità nei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione. In sostanza, oggi ci viene detto che circa 11 miliardi di euro (pari circa a 0,7 punti del Pil stimato per il 2010) sono stati indebitamente incassati dall’erario (quando? boh) e adesso vengono restituiti ai legittimi proprietari. In breve, non siamo di fronte a una benefica (?) “immissione di liquidità”, ma alla condizione minima di un ordinamento civile: l’amministrazione rinuncia a soldi sui quali non aveva alcuna legittima pretesa.

Se dire che il fisco ha ingiustamente sottratto, e tardivamente restituisce, lo 0,7 per cento del Pil non vi impressiona, provo a darvi qualche altro termine di paragone. Secondo la Relazione unificata per l’economia e la finanza pubblica 2010, il totale delle entrate tributarie di tutte le pubbliche amministrazioni frutterà, nel 2010, circa 447 miliardi di euro. Quindi, l’errore del fisco vale il 2,5 per cento delle entrate tributarie, ovvero il 4,6 per cento delle sole imposte dirette. Se consideriamo il solo settore statale – al netto, dunque, degli enti locali – il gettito atteso per il 2010 di tutte le imposte è pari a circa 362 miliardi, mentre per le sole imposte dirette vale 204: la percentuale dell’errore sale, così, rispettivamente al 3 o al 5,3 per cento. Qualunque parametro si prenda a confronto, cioè, siamo di fronte a un errore macroscopico, che non avrebbe mai dovuto verificarsi e che è particolarmente grave – come riconosce, sia pure nella sua neolingua, lo stesso Befera – in una congiuntura come questa.

Preso singolarmente, questo dato non ci dice granché sull’efficienza del processo: non sappiamo quanti anni ci sono voluti per accertare l’errore, né il rapporto tra l’errore accertato e quello da accertare, né il peso dell’errore rispetto al valore “corretto” che i contribuenti vessati avrebbero dovuto pagare. In altre parole, questi 11,8 miliardi di euro sono piccole somme sottratte a tanti contribuenti, o somme ingenti sottratte a pochi contribuenti, che magari nel frattempo hanno dovuto indebitarsi, chiudere l’attività, tirare la cinghia o evadere per sopravvivere? Non lo so e non so se questi dati esistano. So, però, che in questa cifra enorme si nasconde la mostruosità del Leviatano che, quotidianamente, si mangia una porzione sempre troppo grande del frutto della nostra fatica e del nostro sudore. Il Leviatano che bara perfino secondo le sue stesse regole, che si prende quanto non gli è dovuto e ritorna con disprezzo quando non può più farne a meno. Il Leviatano ai cui occhi siamo sempre meno individui in carne e ossa, e sempre più anonimi codici fiscali che meritano solo di essere spogliati e che non meritano né fiduciaprivacy. Il Leviatano che quando crede di essere creditore si avventa rapace con le unghie sguainate, e quando invece è dimostrato essere debitore, che Dio ce la mandi buona.

Di fronte a un errore del genere – lo ripeto: 11 miliardi di euro dolosamente tolti e tardivamente dati – con conseguenze potenzialmente così gravi, un essere umano normale non si vanta: si scusa, e restituisce il maltolto impegnandosi a non sbagliare più. Invece, Befera esalta i miracolosi risultati raggiunti e quasi li dipinge da politica anticrisi. Tutti abbiamo letto 1984, ma forse nessuno di noi credeva che la neolingua, nell’Italia del 2010, potesse spingersi tanto in là.

Buon anno a tutti.

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18 Responses

  1. Attilio

    Non condivido il giudizio severo su Befera e sull’agenzia delle entrate che, a mio avviso, sta operando molto bene. Certo, nessuno mette in discussione la sostanza del discorso, e cioè che non bisogna esaltarsi più di tanto se ci viene rimborsato quanto di troppo abbiamo versato. Ma di questi tempi, è un grosso risultato e molto dipende da una burocrazia troppo farraginosa. L’adozione sitematica di strumenti temematici che tendono a minimizzare questi errori non può che essere un ottimo risultato che evidenzia una inversione di tendenza. Forse fra qualche anno riusciremo a scandalizzarci per queste uscite, ma oggi, la vedo come una cosa positiva.

  2. max g

    Egr. Dott. Stagnaro, se mi permette vorrei fare qualche considerazione sull’argomento. Svolgendo la professione di commercialista forse posso dare un contributo. La problematica dei rimborsi fiscali in buona parte non nasce da errori, bensì da un meccanismo che volutamente tassa oltre misura oggi per poi demandare al futuro (in genere almeno tre anni) la restituzione del maltolto (sempre che il contribuente se ne accorga).
    Accade infatti che per specifiche disposizioni di legge, per esempio:
    1. il datore di lavoro (lo fa’ anche l’inps con certe pensioni-vedi deceduti) debba tassare il dipendente con un reddito molto basso, anche se questi ha lavorato solo per pochi mesi nell’anno;
    2. le imprese che fanno lavori che beneficiano delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie si vedano accreditare i bonifici dai loro clienti decurtati da una ritenuta operata dalla banca per conto del fisco;
    3. i professionisti subiscano ritenute d’acconto basate sull’imponibile incassato mentre le imposte si pagano sul reddito (al netto perciò dei costi);
    4. molti soggetti oggi ancora versano l’irap per poi chiederla a rimborso in quanto il fisco non ha dato istruzioni univoche nel recepire gli orientamenti della Cassazione, che quasi giornalmente estende l’alveo della non applicabilità dell’imposta (principio della mancanza di autonoma organizzazione).
    Gli esempi potrebbero andar avanti.
    Il motivo di tutto ciò? L’esigenza di fare “cassa”. Lo Stato ha “sete”, tutti i giorni.
    Tutto ciò genera, a mio modesto parere:
    a. crediti di imposta, con i corollari da Lei ottimamente spiegati;
    b. evasione fiscale, in quanto spinge a fornire/richiedere prestazioni in “nero” per fuggire da quanto sopra;
    c. interessi, pagati (dalla comunità) quando i rimborsi sono erogati.
    Ma quando si arriverà a capire che la strada giusta è quella opposta?
    Cordialità.

  3. Silvano

    Concordo con Carlo.
    per esperienza vissuta e non ancora conclusa dopo 7 anni di Agonia.
    ritengo che queste persone dipendenti dello stato e pagate coi soldi di tutti i contribuenti
    non abbiano il diritto di sbagliare, e che i loro errori possano essere causa di ingenti danni finanziari e morali a piccoli artigiani solo ed esclusivamente perchè il loro pensiero è “artigiano = ladro”.
    quando invece ci sono artigiani terzisti che lavorando solo ed esclusivamente per aziende dove nulla si muove senza ddt. non hanno possibilità di evadere le tasse.
    teniamo duro.

    auguri a tutti

  4. Francesco

    non mi meraviglia piu’ nulla, posso solo ricordare a me stesso che mio padre ci ha lasciato la pelle per cose di questo genere…
    Buone Feste.

  5. andrea61

    Nel 2010 abbiamo ricevuto 8 cartelle esattoriali insussistenti. Tutto annullato prontamente dietro la presentazione della documentazione relativa.
    Peccato che la mia responsabile amministrativa ha perso 41 giornate di lavoro per risolvere problemi inventati da una macchina burocratica indegna di un paese moderno.
    Chi ripaghera’ l’azienda dei costi sostenuti ?
    Preciso che parloiamo di un’azienda manifaturiera che dichiara un utile intorno al 18% del fatturato, risultato tipico di chi evade, elude e utilizza trucchi contabili…..

  6. andrea61

    Nel 2010 abbiamo ricevuto 8 cartelle esattoriali insussistenti. Tutto annullato prontamente dietro la presentazione della documentazione relativa.
    Peccato che la mia responsabile amministrativa ha perso 41 giornate di lavoro per risolvere problemi inventati da una macchina burocratica indegna di un paese moderno.
    Chi ripaghera’ l’azienda dei costi sostenuti ?
    Preciso che parliamo di un’azienda manifatturiera che dichiara un utile intorno al 18% del fatturato, risultato tipico di chi evade, elude e utilizza trucchi contabili…..

  7. stefano

    @Attilio
    Sei un ottimista.
    Io credo invece che l’AdE stia approfittando del fatto che i giornalisti non fanno il loro lavoro.
    Ovvero fare domande interessanti e indagare sul perché e il percome delle cose.
    Non credo tu sia lavoratore autonomo, vero?
    Ti assicuro che io mi sento alla mercé di questi campioni, senza possibilità di difesa alcuna, se si eccettuano i ceri alla Madonna, peraltro di dimensioni contenute perché quello che mi resta dopo l’obolo allo Stato non è definibile ricchezza.
    In effetti ultimamente i sigg. tassatori sono diventati più abili a portare a casa soldi, grazie anche a incentivi economici se non ho inteso male. Il problema sorge quando tu devi pagare in base alle loro pretese e non ai dati reali, visto che l’onere di prova è invertito.
    Se loro dicono che tu hai preso 1000, quando in realtà hai preso 100, sono dolori. Non ne hai né per pagare i razziatori di Stato né per accedere ad un buon avvocato.
    Il contribuente italiano è cornuto e mazziato, altro che palle.
    E se uno degli “attenzionati” dai valorosi rapinatori perdesse la testa reagendo male, di chi sarebbe la colpa?
    Per quanto sento in giro, secondo me manca poco. Molto poco…

  8. silvano

    I toni del sig.Befera sono forse troppo accesi, ma la sostanza è condivisibile: serve urgentemente una riforma fiscale.
    L’Agenzia dell’Entrate è solo un ufficio e non mi sembra che nel complesso lavori male, certo ancora troppe cartelle esattoriali sono emesse con superficialità (senza nessun impegno di verifica preventiva), ma sono le regole del fisco che è necessario riformare.

  9. Felix

    Carlo Stagnaro ha perfettamente ragione.
    Lo confermo pienamente e lo constato quotidianamente con la mia attività di dottore commercialista.
    Stagnaro cita giustamente il libro di Orwell “1984”. Infatti con gli ultimi provvedimenti governativi, ispirati dall’agenzia delle entrate, (vedi l’occhiuto monitoraggio orwelliano delle spese superiori ad Euro 3.000 + IVA), stiamo andando velocemente verso uno stato di polizia fiscale.
    Che fa’ il ministro Tremonti, che nel buon tempo andato si professava liberista?
    Non si cura di ciò (come dice lui)? E’ in altre faccende affaccendato (sta preparandosi per prendere il posto di Berlusconi, come dicono altri)? Oppure, come dicono i maligni, è, anche lui, sotto scacco per potenziali problematiche penal-tributarie (vedi il suo “consigliere politico” e intimo amico on.le prof. col. Marco Milanese)?
    Chi vivrà vedrà!

  10. andrea

    @Attilio
    condivido in pieno il discorso su Befera. A questo schifo di sistema tributario che ti pignora le case quando non ha nemmeno la certezza di dover incassare perchè inizia a impadronisrsi dei suoi beni in barba alla presunzione di innocenza del contribuente sottoposto ad accertamento, non si deve concedere nessuna scusante.
    Ci dica Befera quante piccole aziende ha fatto chiudere grazie agli inacessi illegittimi decisi dagli studi di settore che Tremonti già l’anno scorso ha giudicato sbagliati.

  11. andrea

    @Attilio
    condivido in pieno il discorso su Befera. A questo schifo di sistema tributario che ti pignora le case quando non ha nemmeno la certezza di dover incassare perchè inizia a impadronisrsi dei suoi beni in barba alla presunzione di innocenza del contribuente sottoposto ad accertamento, non si deve concedere nessuna scusante.
    Ci dica Befera quante piccole aziende ha fatto chiudere grazie agli incassi illegittimi decisi dagli studi di settore che Tremonti già l’anno scorso ha giudicato sbagliati.

  12. GIANN

    max g :Egr. Dott. Stagnaro, se mi permette vorrei fare qualche considerazione sull’argomento. Svolgendo la professione di commercialista forse posso dare un contributo. La problematica dei rimborsi fiscali in buona parte non nasce da errori, bensì da un meccanismo che volutamente tassa oltre misura oggi per poi demandare al futuro (in genere almeno tre anni) la restituzione del maltolto (sempre che il contribuente se ne accorga).Accade infatti che per specifiche disposizioni di legge, per esempio:1. il datore di lavoro (lo fa’ anche l’inps con certe pensioni-vedi deceduti) debba tassare il dipendente con un reddito molto basso, anche se questi ha lavorato solo per pochi mesi nell’anno;2. le imprese che fanno lavori che beneficiano delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie si vedano accreditare i bonifici dai loro clienti decurtati da una ritenuta operata dalla banca per conto del fisco;3. i professionisti subiscano ritenute d’acconto basate sull’imponibile incassato mentre le imposte si pagano sul reddito (al netto perciò dei costi);4. molti soggetti oggi ancora versano l’irap per poi chiederla a rimborso in quanto il fisco non ha dato istruzioni univoche nel recepire gli orientamenti della Cassazione, che quasi giornalmente estende l’alveo della non applicabilità dell’imposta (principio della mancanza di autonoma organizzazione).Gli esempi potrebbero andar avanti.Il motivo di tutto ciò? L’esigenza di fare “cassa”. Lo Stato ha “sete”, tutti i giorni.Tutto ciò genera, a mio modesto parere:a. crediti di imposta, con i corollari da Lei ottimamente spiegati;b. evasione fiscale, in quanto spinge a fornire/richiedere prestazioni in “nero” per fuggire da quanto sopra;c. interessi, pagati (dalla comunità) quando i rimborsi sono erogati.Ma quando si arriverà a capire che la strada giusta è quella opposta?Cordialità.

    Bravo max. Sottoscrivo parola per parola.
    Negli altri paesi, dopo 6 mesi ti rimborsano il credito senza se e senza ma.
    Qui ti “costringono” ad andare a credito o a pagare imposte su redditi che non esistono (l’esempio più eclatante la ritenuta alla fonte sui redditi professionali, versata praticamente sul fatturato non sul reddito netto).
    L’agenzia delle entrate, anzichè pontificare, dovrebbe cospargersi il capo di cenere e licenziare i dipendenti che mandano in rovina le imprese emettendo accertamenti e cartelle pazzeschi, costringendo la gente a smettere di lavorare per procurarsi migliaia di copie e documenti antichi anche di venti anni per controbattere.
    La mia società ha ricevuto per cinque anni di seguito un accertamento basato su un errore informatico dell’ADE, per cinque volte ho fatto ricorso, per cinque volte il mio ricorso è stato accolto, per cinque volte l’ADE è stata condannata alle spese (cioè tutti voi che leggete avete contribuito a rimborsarmi le spese di giudizio) ma nessun volontario del fisco si è preso la briga di correggere l’errore.
    Al sesto anno ho deciso che era più conveniente chiudere la società il 30 novembre (prima di ricevere la consueta notifica di accertamento natalizia), perchè non ne potevo più di tornare alla commissione tributaria.

  13. Klaudio

    Troppe chiacchere, sciopero fiscale per sei mesi o un hanno e tutti a casa( befera compreso)
    Non ho ferie, non ho liquidazione, non avrò pensione, mi stanno massacrando e qualcuno prima o poi si arrabbia.
    Grazie e buon lavoro a tutti.

  14. Incrocio due argomenti : Befera e Marchionne.
    Cari lavoratori dipendenti, se ci leggete, qual’e’ il vostro vero nemico ?
    In altri termini, se nella vostra busta paga ci sono solo 1500 euro, chi vi ha rubato il resto ?
    La FIAT o lo Stato?
    Ogni datore di lavoro paga le sue tasse e anche quelle degli operai.
    Cosi la FIAT mette solo 1500 euro nella busta paga del suo operaio perche’ ne deve pagare altre 1500 di tasse e contributi per lo stesso operaio.
    Chi e’ il ladro? Befera o Marchionne ? Lo Stato o la FIAT ?
    Domande retoriche, e’ vero !
    Ma stupisce come ancora oggi vi sia una larga fetta di popolo che ancora si lascia infinocchiare dalle sirene del sindacato, della sinistra e degli statalisti in genere, compresi quelli di destra (alla FINI per intenderci).
    Per ogni lavoratore che produce ricchezza vera ce n’e’ almeno un altro, annidato nelle istituzioni statali, che vive alle sue spalle, da parassita, da ladro.
    Non vi sembra questa la vera causa del disastro italiano ?

  15. Antonio Negro

    @Claudio Tolomeo
    Caro signor Claudio Tolomeo… veda di convincere i grandi evasori a contribuire in modo più equo alla collettività, pagando le tasse…. e vedrà come si riducono quei “1500 euro” che la Fiat deve all’Erario per ogni lavoratore.
    Io ho sempre votato a Destra… ma quelli “alla FINI” come dice Lei hanno capito che qualcosa in quella parte politica che si definisce centrodestra non funziona.
    L’interesse che muove la politica di questa maggioranza non è quello della collettività, ma quello di poche persone (molte delle quali sono quelle cui Lei dovrebbe indirizzare l’invito a contribuire in maniera equa di cui parlavo all’inizio!!!).

    I veri ladri, prima ancora di chi sperpera i soldi pubblici (e sono d’accordo con Lei riguardo all’inefficienza della P.A., che peraltro sta diminuendo), sono gli evasori fiscali, i grandi evasori fiscali… soprattutto coloro che una volta evaso grandi somme, hanno l’opportunità di far approvare leggi per consentirsi un’impunità fiscale.

    Ora La lascio, caro Claudio Tolomeo, perchè non perda tempo a convincere queste persone a rubare un po’ di meno a tutti noi… anche alla Fiat!!!

  16. valerio meloni

    @Attilio
    MA TU SEI UN FINANZIERE ?
    SCUSA MA NON SAI QUELLO CHE DICI . UNO STATO CHE RESTITUISCE DOPO ANNI IL MALTOLTO NON E’ DA APPREZZARE MA DA CONDANNARE .

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