26
Gen
2011

La guerra di Enrico

Ci risiamo. Sono passati quasi cinque anni da quando Enrico Bondi è diventato amministratore delegato della Parmalat. Al tempo la guerra dei voti fu tra banche, hedge e distressed fund. Il copione si è poi ripetuto a ogni assemblea chiamata a rinnovare il board tirando in ballo anche la questione dei dividendi, che in base allo statuto di Collecchio devono essere pari al 50% degli utili, e quindi chiedendo cedole più sostanziose. A tre mesi dall’assemblea, che si terrà il 12, 13 e 14 aprile, anche quest’anno la storia si ripete.

Stamattina abbiamo letto sul Corriere della Sera che un gruppo di fondi avrebbe già raccolto il 17% del capitale di Parmalat e starebbe preparando una lista in vista del rinnovo del consiglio di aprile per defenestrare l’attuale amministratore delegato Enrico Bondi e di fatto azzerare l’attuale cda. Nel pomeriggio la conferma ai rumors su richiesta della Consob: “Accordo di coordinamento tra i fondi Skagen, Mackenzie Financial Corporation, Zenit Asset Management AB (Brummer&Partners), soci al 15,3% di Parmalat, per presentare una lista comune per il rinnovo del Cda e del collegio sindacale del gruppo alla prossima assemblea”, recita la nota diffusa dei tre investitori che sottolineano di non aver deciso ancora i nomi dei candidati. L’obiettivo? “Lavorare insieme per individuare dei candidati che possano accompagnare Parmalat in una nuova fase di sviluppo, i cui principali obiettivi siano il rafforzamento dell’attuale posizionamento sul mercato italiano, il continuo miglioramento della performance operativa, l’ulteriore crescita derivante da una mirata espansione internazionale, anche tramite acquisizioni che accrescano il valore per gli azionisti”.  Balle.

Il valore già c’è: Parmalat può contare su una ricca cassa, oltre 1,3 miliardi di euro. Bondi ha più volte detto che il gruppo studia opportunità di acquisizioni per impiegare l’ampia liquidità a disposizione, ma non a ogni costo. Il tempo di cause e processi è quasi finito e ora ci troviamo di fronte a una società che, pur operante in un settore molto competitivo e a margini non elevati, è risanata, senza debiti, non è cara ed è completamente contendibile, caso quasi unico sia nel suo settore che nel mercato di riferimento. Sul fronte giudiziario, la condanna in primo grado per bancarotta fraudolenta a Calisto Tanzi per 18 anni comminata a Parma si è aggiunta a quella per 10 anni e 100 mila euro da restituire ai 32.000 piccoli risparmiatori  fregati per aggiotaggio, comminata a Milano nel 2008 e nel 2010 confermata dalla Corte d’Appello.  Il coinvolgimento nel crac Tanzi è costato caro anche alle banche. L’ultimo capitolo è stato scritto il 17  gennaio  dai pubblici ministeri che sostengono l’accusa nel processo in corso a Milano per il reato di aggiotaggio nei confronti di Citigroup, Deutsche Bank, Morgan Stanley e Bank of America. Ubs e Nextra hanno invece risarcito sia l’amministrazione straordinaria sia i risparmiatori, una scelta che ha consentito loro l’abbandono dei processi di Milano e di Parma.  Le altre banche non sono state meno generose, tanto il gruppo alimentare ha già accumulato un tesoretto di oltre 2 miliardi: Credit Suisse ha risarcito Bondi con 172,5 milioni, Morgan Stanley 150 milioni, Bank of America 98,5 milioni e Deutsche Bank 74 milioni. Ai risparmiatori invece sono andati circa 100 milioni di euro. Per gli istituti – che sulle cifre fraudolente di Tanzi ci hanno guadagnarto fiumi di denaro – il conto finora pagato è più alto dell’eventuale condanna.  Grazie anche alla cocciuta battaglia portata avanti da  Bondi.

Una tesi, la sua, tenacemente e solitariamente sostenuta da anni contro l’intero sistema bancario, che tende a presentarsi nelle vesti del raggirato insieme a migliaia di incolpevoli bond-holder che comprarono i titoli proprio agli sportelli di quelle stesse banche: le banche davano copiosi finanziamenti per oltre 13 miliardi di euro a un gruppo che dal 1990 era tecnicamente fallito. A tassi superiori rispetto a quelli di mercato, dunque con lauti guadagni. E poi, grazie alla recovery dei crediti in azioni e all’avvaloramento del titolo, hanno portato a casa ulteriori buoni realizzi. Bondi non s’è piegato di fronte a campagne odiose di stampa fomentate dalle banche, campagne che ancora continuano, da parte di chi per lungo tempo sosteneva che revocatorie e risarcitorie andavano concentrate in una bad company per lasciare invece l’azienda industriale e il suo futuro ad aggregazioni decise dalle banche stesse. I 162mila ex obbligazionisti poi divenuti azionisti della nuova Parmalat devono ringraziare Bondi, per quel po’ che hanno recuperato. La cassa però fa gola alle banche e ai fondi che invece lo detestano a e a ogni assemblea sulle nomine provano a farlo saltare. L’ultima mossa pare, però, assai prematura visto che la partita si giocherà fra tre mesi. Che serva solo a generare pressioni sul manager di Collecchio, che sia speculazione pura sul titolo che oggi è schizzato del 5% o che la squadriglia di fondi faccia davvero sul serio, fino a oggi la conta è sempre stata positiva per l’ex manager del risanamento Montedison.

You may also like

Consigli di lettura per il 2024 (prima parte)
No, la mafia non controlla il 50% del Pil italiano
C’è troppo inglese nelle università?
Vincolo di realtà, istruzioni per l’uso

3 Responses

  1. CARLO

    Mi sembra che Bondi abbia dato una importante lezione a molti e sarebbe un peccato che in nome di una presunta “nuova fase di sviluppo” la solita finanza d’assalto depredasse le importanti risorse faticosamente guadagnate per poi magari vendere un gruppo italiano di qualità a qualche multinazionale poco interessata alla storia e alla natura di questo marchio.

  2. aldus

    Condivisibile tutta questa faccia di verita’ che difende Bondi. E’ vero, ha riportato gli utili perchè strutturalmente la Parmalat era sana e Lui non fatto ciò che, spesso, fa la “finanza predona”!
    Però occorre dire che ha tolto a tutti i professionisti LOCALI (notai, avvocati, commercialisti ed altri) qualsiasi forma di lavoro e collaborazione. Ha lasciato, forse, qualche briciola ma anche questo comportamento non gli porta simpatia.
    da Parma.

  3. ANDREA COGO

    SPERIAMO CHE BONDI E IL GOVERNO PER FARE UN BUON -150 ANNI DI ITALIA — RIFACCIANO RIENTRARE I VECCHI AZIONISTI PARMALAT CON LA FUSIONE DELLE DUE PARMALAT — FACIA RIAVERE TUTTO IL LORO CAPITALE MOMENTANEAMENTE PERSO 347 30765427 maitruffe@hotmail.it CONTROLETRUFFE facebook // MOVIMENTO GIUSTIZIA facebook

Leave a Reply