9
Gen
2012

La distribuzione locale del gas in Piemonte: “ritorno di fiamma” dei monopolisti pubblici?

Nella distribuzione locale del gas c’è il rischio di un “ritorno di fiamma” dei monopolisti pubblici. La questione è al centro di un Briefing Paper dell’Istituto Bruno Leoni. Anche il Piemonte non fa eccezione. In questo post intendiamo verificare se:  a. il mercato è potenzialmente aperto alla concorrenza; b. pubblico e privato giocano ad armi pari.

Tabella 1: Gli ambiti nella Regione Piemonte

La prima domanda trova facilmente risposta: su 18 ambiti (Asti è esclusa non essendo metanizzata), i gestori in posizione dominante sono solo 8, dal momento che 5 di essi sono presenti in più ambiti. Tra questi spicca il Gruppo Italgas che, essendo il soggetto dominante in 7 diversi ambiti, detiene il 38,8% del mercato piemontese; è seguito da F2i, che ne serve 4, ossia il 22,2 % e Erogasmet, l’unico privato, che comunque ha una quota molto ridotta, pari all’11,1%. In particolare, su 1.787.439 punti di riconsegna, questi 8 soggetti ne gestiscono 1.255.419: questo significa che il 70% del mercato è in mano a meno della metà dei gestori. Di questi, l’87% sono pubblici. Gli operatori pubblici tendono ad avere quote di mercato assai importanti: nell’83% degli ambiti (10 su 12) essi controllano più della metà dei punti di riconsegna, mentre solo in 2 casi il market leader è privato.

Tabella 2: Numero di operatori pubblici e privati che gestiscono più o meno del 50% dei punti di riconsegna negli ambiti dove sono soggetti dominanti

L’elevato livello di concentrazione del settore si manifesta anche nel fatto che le quote dei gestori superano spesso il 75%: Gruppo F2i a Biella possiede il 77%, Amag S.p.a ad Alessandria 2 l’87%, Italgas a Cuneo 1 – il 75%, a Cuneo 2 l’88%, a Torino 1 l’ 84%, a Torino 2 il 97% e a Torino 4 l’86%. In sostanza, tre soli soggetti – pubblici – controllano il 52,6% del mercato del gas piemontese: questo conferma quanto sostenuto prima, ossia che, con ambiti così grossi e quindi con costi fissi rilevanti legati all’eventuale subentro, lo svolgimento delle gare può non essere condizione sufficiente a rendere contendibili le gestioni. Per ovvie ragioni, infatti, un soggetto che controlla la larga maggioranza dei punti di riconsegna in un ambito molto grosso è assai favorito nella competizione per il mercato; se questa coincide con l’intero ambito, farà en plein spazzando via ogni forma di concorrenza.

Per rispondere alla seconda domanda, basta invece guardare le quote, molto inferiori a quelle pubbliche, dei due soggetti privati che hanno più del 50% del mercato: la percentuale maggiore, 59%, è quella di Aeg reti distribuzione S.r.l., mentre Egea S.p.a. ha il 56%. Un terzo privato, Erogasmet, è il soggetto dominante in due ambiti (Novara 1 e VCO) ma controlla un numero relativamente ristretto dei pdr: rispettivamente il 43% e 48%. E’ chiaro che, in una gara, la sua posizione di vantaggio non sarebbe altrettanto pronunciata.

Sebbene questi dati non siano sufficienti per giungere a conclusioni definitive, in quanto offrono mera evidenza descrittiva, essi mostrano comunque che il Piemonte ha gli stessi rischi dell’Italia, evidenziati nel paper dell’IBL. La Regione corre quindi il pericolo che il numero di gestori si riduca ulteriormente e, di conseguenza, che il monopolio locale diventi sempre meno locale. Del resto, l’ampia diffusione di operatori pubblici desta il sospetto che le barriere all’ingresso del mercato siano troppo elevate per suscitare l’interesse e la convenienza dei privati, a conferma del timore che, più o meno involontariamente, il disegno degli attuali ambiti possa rendere inefficace il ricorso alle gare.

 

 

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4 Responses

  1. stefano

    Buongiorno, vorrei sapere se è possibile conoscere la stessa situazione evidenziata per gli ambiti della regione Piemonte anche per la Lombardia. Ho letto il Briefing Paper ,ma non vi sono informazioni a riguardo. Dove si possono trovare tali informazioni? Vi ringrazio

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