8
Ott
2009

Il dollaro sotto attacco

Negli States, dopo lo smacco sulla riforma sanitaria e quello sulle Olimpiadi, su Obama continua a piovere. Ora i maggiori media sono pieni di analisi come questa e questa. Dopo la dichiarazione congiunta di Brasile, Russia, India e Cina sulla preoccupazione di un dollaro dagli andamenti di cambio troppo unilateralmente indotti alla svalutazione e la loro conseguente richiesta di un sistema monetario internazionale più bilanciato in ragione dei rispettivi pesi nell’economia mondiale, in America si parla esplicitamente di dollaro sotto attacco da una parte, e dall’altra ci si interroga però sugli effetti reali di un dollaro inevitabilmente portato a indebolirsi ulteriormente. Che il dollaro scenda per effetto dell’imponente messa in circolo di quantità di nuova moneta a fini anticrisi, è un fatto, come si vede dal grafico che registra la discesa da 0,80 euro per un biglietto verde ad aprile scorso, a 0,69 oggi. L’interlocutore essenziale nel breve è la Cina, che detiene oltre 2 trilioni di dollari di riserve in dollari e almeno 800 miliardi di dollari di titoli del debito pubblico americano. La svalutazione di tali asset non può piacere ai cinesi, e gli americani continuano ad aver bisogno più che mai oggi del loro sostegno. Il che potrebbe tradursi – in sede di G2 che è oggi il vero più potente forum d’indirizzo della politica economica mondiale, altro che il G20 promesso tra le fanfare a Pittsburg – in un doppio reciproco compromesso:  i cinesi ancora per un po’ protestano solo di facciata, di fronte alla svalutazione del dollaro se essa non è troppo veloce, ma in cambio gli americani la piantano una volta per tutte di rompere le scatole a Pechino chiedendo la rivalutazione dello yuan. Nel lungo periodo, però, è un equilibrio troppo instabile. Anche perché il dollaro debole significa, per gli americani, minor potere di acquisto e quindi più debole domanda interna, ulteriore compressione all’indebitamento oltre a quella già necessaria per riequilibrare l’eccesso di debito privato precedente, e più alte tasse per riequilibrare il deficit pubblico domani. Non è questione che si risolva solo con l’emissione di nuovi Diritti Speciali di Prelievo in sede FMI, come annunciato a Pittsburgh. Dal 65-67% delle riserve mondiali in dollari attuali, potremmo davvero aver imboccato la strada capace di portarci al 50% e magari ancora meno, nell’arco di un decennio. Seguendo l’esempio del lento declino della sterlina come riserva mondiale, tra fine Ottocento e seconda guerra mondiale.

L’euro, ad onta di tutte le sue velleità del recente passato, attualmente non ha chance reali. BCE e persino i politici meno euroretorici ne sono consapevoli, visto che nessuno in giro ha potuto gloriarsi dell’annunciata decisione dell’Iran, di sbarazzarsi definitivamente delle riserve in dollari per tramutarli in euro. È la nostra debole e purtroppo strutturale prospettiva di crescita, a impedirci di giocare un ruolo da protagonista rispetto alle due potenze del G2.

You may also like

Quantitative Easing: funziona davvero?
La crisi greca e l’euro: la lettura di George Tavlas
Giù le mani dai nostri risparmi
La manovra del popolo (manovrare il popolo?)—di Mario Dal Co

7 Responses

  1. Gersca

    Gli americani sono abilissimi e se la situazione dovesse aggravarsi per risanare i loro conti non avrebbero nessun problema nell’ esportare democrazia ne sono i maggiori produttori.

  2. Pietro M.

    Gli USA non riuscirebbero a portare la democrazia in paesi più grandi dell’Iraq, e se ci provassero accelerebbero il loro declino. Questo perché il potere dipende da una solida base economica e qualsiasi abuso del potere mina questa base. Man mano che gli USA continuano a dopare immobiliare, bancario e finanza e ad esportare la produzione in Cina per poter consumare allegramente la propria dotazione di capitale, si arriverà al punto che i carriarmati dovranno farseli produrre all’estero. Purtroppo i processi politici democratici sono rapidi, efficienti ed efficaci quando si tratta di creare problemi, ma macchinosi, inefficienti e inefficaci quando si tratta di risolverli.

  3. Giorgio B.

    E’vero, il dollaro é sotto attacco, ma chi attacca non va ricercato fuori dai confini federali, ma al suo interno.
    L’attacco lo stanno sferrando il Tesoro e la FED che da mesi tengono i tassi di interesse ad un livello troppo basso e drogano continuamente il mercato con iniezioni di liquiditá, offrendo acqua ad un cavallo che non vuole bere.

    Negli ultimi giorni ho visto un film, per certi versi illuminante.
    Si tratta di “Il falsario – Operazione Bernhard”.

    I nazisti radunarono in una baracca del campo di Sachsenhausen i migliori falsari d’Europa con il fine di stampare Sterline e Dollari falsi da immettere sul mercato. In questo modo l’inflazione nei due paesi sarebbe esplosa e le rispettive economie si sarebbero trovate in grave difficoltá.

    Osservando quanto fatto finora da FED e Tesoro USA, l’operazione Operazione Bernhard si sta ripetendo. L’unica differenza e’che non ci sono falsari e nazisti di mezzo. Ci sono solo un ministero del tesoro e una banca centrale che godono di grande prestigio che stanno stampando carta, intrinsecamente falsa, sotto gli occhi e con il plauso di tutti.

  4. Piero

    caro Oscar che il $ sia sotto attacco strategico è ovvio (ed è x questo che tra l’altro ti scrissi che non condividevo quel post in cui dubitavi che la Cina avrebbe superato gli Usa)… e però la Svalutazione $/euro iniziò ben prima del Nero :
    2002 = 0,86 $/euro
    2006 = 1,2 $/euro
    luglio 2008 = 1,59 $/euro
    marzo 2009= 1,27 (pull back da crack sistemico durato “pochi mesi”)
    oggi = 1,48 $/euro (perfettamente in trend “pluriennale”)
    quindi dare la colpa di questo al povero Obama è oggettivamente strumentale.. ben molta + colpa ne avrebbe il neocons Bush che impose alla Fed di finanziare con bolla le sue guerre x non dover alzar le famigerate tasse :
    sappiamo perfettamente tutte e due che i contatti tra Bric + Opec + Euro + Gold x creare un paniere che sostituisca il $ sono iniziate quando il Nero era uno sconosciuto politico di provincia.. certo Geitner è andato a chiedere l’elemosina agli Occhi a Mandorla.. and sorry oggi la Fed compra il 30% dei Treasury come partita di giro.. ed il Carry Trade fa il resto (con non trascurabili effetti sul nostro Mib)… ma francamente la stretta connessione Nero-$ mi sembra un pò forzata.. un poco strumentale…
    Con sincerità
    Piero

  5. eonia

    Che il dollaro sia sotto attacco, sembrerebbe un titolo sinistro. Si dovrebbe aggiungere anche il pound, sotto attacco.
    Dal momento in cui si è scelta la via del q.e per forza entrambe le valute sono sotto attacco morbido delle loro rispettive banche centrali.
    La svalutazione monetaria controllata fa bene a certi assets portanti per l’economia interna se concertata insieme ai bassi tassi.
    Dovrebbero (svalutazione + tassi) arrestare se non anche favorire la questione immobiliare residenziale e commerciale. E non è poco, a mio parere, visto che le problematiche sono concentrate in tale settore.

    Per quanto concerne il G2 la questione è molto complessa.
    Mentre il G5 fluttua nel forex (maggiormente il pesos mex e real bra) le altre due (rand-rupia) difficilmente subiscono fluttuazioni degne di nota mentre lo yuan è blindato dal cambio fisso.
    Dunque che ci sia la svalutazione o la rivalutazione del dollaro per loro dovrebbe essere ininfluente.
    L’alzare la voce serve poco o nulla se non azzittire certi economisti che vorrebbero una rivalutazione unilaterale della valuta cinese sempre ancorata al dollaro.
    Il FMI si dichiara possibilista su un nuovo ordine mondiale ma rimanda la revisione e discussione a tempi lunghi. Un comportamento da perfetto diplomatico.
    Invece, se non ero, il processo per un nuovo ordine dovrebbe iniziare con un diritto decisionale non inferiore del 6% presso la WB. Diritto che forse sarà concesso entro il 2010 a paesi come la Russia e Cina.
    Forse l’enfasi attribuita ai DSP del FMI sembra eccessiva. Rivedere il paniere dopo aver estromesso il franco svizzero, per scarsità di contratti, implementando il rublo e/o lo yuan, il primo scarso e l’altro sterilizzato, sarebbe un’eresia monetaria.

  6. manT

    Concordo con Eonia, che ipotizza i tempi lunghi (10-12 anni? o anche 20?).
    Il “famoso” articolo su The Guardian fu immediatamente smentito da tutti (partendo da Kuwait e Russia e finendo con le dichiarazioni del ministro francese). Non capisco il giornalista, è in malafede? Non so.
    La verità è ben più robusta – il desiderio del mondo dipendere meno dai chiari di luna americani (in tutti i sensi). E’ comprensibile.

  7. Piero

    copia&Incolla…….

    Oro: La Cina Compra Oro sempre vicino ai massimi. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) venderà una parte delle proprie riserve d’oro per aumentare le risorse a disposizione dei paesi poveri. Si tratta di 403,3 tonnellate (1/8 delle riserve auree del FMI pari a 3.217,3)) per un controvalore alle quotazioni attuali di 13 miliardi di dollari. Cina e Russia sono disposti a comprare l’intera partita. La vendita del FMI va ad aggiungersi a quella già programmata che prevede da parte delle Banche Centrali europee lo smaltimento di 400 tonnellate d’oro (nel quinquennio precedente, l’accordo era di 500 tonnellate) nell’arco di 5 anni (2010-2014).La Cina che nel corso degli ultimi sei anni ha già incrementato le sue riserve auree del 76%, toccando quota 1.054 tonnellate al 30 giugno 2009, ha fatto capire di essere interessata anche a tutto il quantitativo posto in vendita dal FMI, purchè a ‘buoni prezzi’.A titolo di cronaca, la Repubblica Popolare Cinese deteneva a settembre 2007 (World Gold Council) 600 tonnellate d’oro, oggi incrementate a 1.054 tonnellate (settembre 2009). Dato che 13 miliardi di dollari sono necessari per acquistare 400 tonnellate circa d’oro, se la Cina decidesse di voler acquistare tutto l’oro detenuto dalle 105 nazioni + FMI + BCE = tonnellate 29.633.9 – l’oro già posseduto = 1.054 = saldo 28.580, sarebbero necessari 922 miliardi di dollari per divenire l’unico proprietario di riserve auree del mondo intero. E 922 miliardi di dollari rappresenterebbero appena il 43.25% di tutte le riserve valutarie accumulate dalla Cina. Interessante, vero! (Natalino Bittanti Salex)

Leave a Reply