1
Feb
2012

Giustizia sempre più cara … e c’è chi ne approfitta

Rivolgersi ad un Giudice per domandare Giustizia costa caro: in base al valore della controversia si deve versare anticipatamente un “contributo unificato” (cfr. art. 13 del D.P.R. 115/2002) che, a seconda del tipo di procedimento e del tipo di Giudice, per il primo grado va da un minimo di € 18,50 ad un massimo di € 4.000,00 (fino al 05.07.2011 andavano da € 16,50 ad € 2.000,00, poi aumentati dall’art. 37 c. 6 lett. f del D.L. 98/2011); la “Legge di stabilità” per il 2012 ha ulteriormente elevato l’importo del balzello del 50% per il grado di appello portandolo da un minimo di € 27,75 ad un massimo di € 6.000,00 e del doppio per i ricorsi davanti alla Corte di Cassazione portandolo da € 37,00 ad € 8.000,00 (art. 28 c. 1 lett. a della L. 183/2011).
Pazienza! Significa che, …

chi vuol litigare davanti al Giudice, oltre a sostenere il costo el proprio avvocato e di correre il rischio di essere condannato a rifondere le spese sostenute dal suo avversario, deve pagare un ticket più o meno salato all’Amministrazione della Giustizia e perciò si regolerà di conseguenza: se sarà sufficientemente “tignoso” e deciderà di andare avanti, ne sosterrà costi ed oneri; se invece sarà meno determinato, rinuncerà obtorto collo a rivendicare i propri diritti o a difendersi da eventuali pretese ingiuste da parte della Pubblica Amministrazione.
Nel delineato contesto, sorgono almeno due problemi.
Il primo è che il costo dell’accesso alla Giustizia è ormai abbandonato alla libera scelta discrezionale del Legislatore che, una volta sostituita l’originaria imposta di bollo sugli atti giudiziari (nella maggior parte dei casi ben più gestibile e sostenibile) col contributo unificato, può modificare a suo piacimento e secondo le esigenze di gettito gli importi dovuti e gli scaglioni di valore rendendo sempre più costoso per i Cittadini rivolgersi al Giudice; in questo modo ben può anche utilizzare impunemente la leva del costo come dissuasore in spregio dei diritti fondamentali dei Cittadini.
Il secondo e che gli Avvocati (e dunque i loro Clienti) sono in balia delle varie Cancellerie che effettuano il controllo di congruità del contributo unificato e che applicano direttive superiori non sempre coerenti con le normative. E’ quanto sta succedendo, ad esempio, nei Giudizi davanti alla Corte Suprema di Cassazione dove, per le cause che vengono inscritte a ruolo a partire dall’1 Gennaio 2012 viene preteso il pagamento del contributo unificato nella misura raddoppiata in palese violazione della norma che ha stabilito l’aumento secondo la quale “la disposizione … si applica anche alle controversie pendenti nelle quali il provvedimento impugnato è stato pubblicato ovvero … depositato successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge” (cfr. art. 28 c. 3 della L. 183/2011) e cioè dal 01.01.2012 (cfr. art. 36 della Medesima Legge). L’estensore della disposizione forse aveva le idee un po’ confuse (c’è un “anche” ed un “pendenti” che, combinati col resto della frase, sono palesemente inconferenti), ma una lettura logica e possibile consente di affermare che la misura raddoppiata del contributo unificato non sorge per la “iscrizione a ruolo” dei ricorsi davanti alla Corte di Cassazione effettuata a partire dal 01.01.2012, ma quando quei ricorsi riguardano Sentenze o altri provvedimenti decisori pubblicati o depositati a partire dal 01.01.2012. Il ché significa che Qualcuno (???) sta approfittando ingiustamente degli aumenti disposti dalla Legge di stabilità per il 2012 pretendendo il pagamento di importi non dovuti e creando non poche difficoltà agli Avvocati che debbono effettuare l’adempimento processuale dell’iscrizione a ruolo delle cause nell’interesse dei propri Clienti! Considerato che le Sentenze pubblicate o depositate il 31.12.2011 (se non notificate) possono essere impugnate fino al 30.06.2012, non è difficile prevedere il valore delle eccedenze di “contributo unificato” che sarà indebitamente introitata dall’Amministrazione della Giustizia nei primi sei mesi del 2012.

L’Italia è ancora uno Stato di diritto oppure uno Stato in cui il diritto è sottoposto all’umore di chi ha il potere di decidere per tutti?

4 Responses

  1. aniram

    L’Italia non e mai stata uno Stato di diritto, c’e sempre e solo stato, da sempre, il Diritto dello Stato.

  2. Claudio Di Croce

    I giudici non devono cercare la giustizia , ma applicare le leggi . Il concetto di giustizia è personale, legato al momento politico, culturale . Durante il nazismo o il comunismo la giustizia era sopprimere il nemico del popolo . Durante la rivoluzione francese la giustizia era tagliare la testa ai nobili ed ai preti e ai loro supporter .Probabilmente il mio concetto di giustizia è diverso da quello di altri frequentatori di questo blog. Io ritengo molto ma molto pericoloso che i giudici vogliano ” fare giustizia ” . Sono pagati – e anche molto bene – per applicare le leggi .

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