3
Feb
2012

Uno Stato meno ladro: paghi i suoi debiti come pretende le nostre tasse

Tra le tante condizioni ostili alla crescita del nostro Paese, campeggia un’asimmetria ruggente in Italia, tra ciò che lo Stato chiede alle imprese e ai contribuenti, e ciò che invece lo Stato riserva a sé. Ogni singolo secondo nell’adempimento dei doveri fiscali dovuti allo Stato si traduce in aggi, interessi e sanzioni. La pubblica amministrazione invece non ti paga a discrezione, per mesi e per anni. E tu non puoi farci niente. La dimensione dei ritardati pagamenti non ha una sola stima attendibile, perché la PA si guarda bene dal dare numeri sui propri debiti commerciali. Ma si pensa non sia ormai inferiore ai 70 miliardi di euro. Cinque punti di Pil. Poiché si tratta di una cifra che non solo ammazza imprese a centinaia, ma ha anche un impatto diretto sul totale del debito pubblico, è ovvio che la risposta al problema impone una strategia duplice. Da una parte, si tratta di risolvere l’oscena asimmetria nei rapporti tra creditori e debitori, se uno dei due è pubblico. Dall’altra, di cambiare strada nella gestione del debito pubblico in quanto tale, il peggior nemico della solvibilità e della crescita per l’intero sistema-Italia. Si può fare? Certo che sì.

Cominciamo dal primo capitolo. Tra le tante misure previste nel decreto liberalizzazioni enfaticamente denominato cresci-Italia, è stato compiuto anche un primo passo per l’accelerazione del pagamento dei debiti pubblici a privati.  E’ un passo parzialissimo e insoddisfacente, ma almeno è la rottura dell’omertà di Stato a proprio vantaggio, intollerabile mentre la crisi ha aggravato le condizioni delle imprese proprio in una fase in cui il credito scarseggia e la liquidità rappresenta un’urgenza quotidiana. Al fine di favorire il pagamento dei crediti commerciali – certi, liquidi ed esigibili – vantati  dalle imprese nei confronti delle amministrazioni statali sono stati resi disponibili 5,7 miliardi, almeno 2 dei quali mediante assegnazione di titoli di Stato. Bene? No.  Intanto,  le disposizioni contenute nel decreto sono riferite alle sole amministrazioni statali, mentre la gran parte dei debiti fa capo alle amministrazioni locali. Poi è contraddittoria con la finalità generale della norma la scelta di attingere le maggior parte delle risorse per il pagamento dei debiti pregressi da quelle disponibili per rimborsi e compensazioni di crediti d’imposta. Infine, viene rinviata a un successivo decreto MEF la definizione delle caratteristiche dei titoli che saranno utilizzati per il pagamento dei crediti: tali caratteristiche sono però fondamentali ai fini della valutazione dell’intervento.

In altre parole, siamo ancora mille miglia lontani dal recepimento della Direttiva Comunitaria “Late Payments” – approvata a marzo 2011 – che fissa in 60 giorni il termine massimo di pagamento nei rapporti commerciali fra PA ed imprese. Mancano infatti del tutto i necessari interventi sull’assetto organizzativo e sull’ordinamento contabile della pubblica amministrazione, così da renderli coerenti con le finalità della Direttiva e in particolare con l’obiettivo di assicurare il pagamento dei debiti entro 60 giorni. Mancano le norme per la certificazione dei crediti che pure sono state previste dalla Legge di Stabilità 2012, finalizzate a favorire lo smobilizzo degli stessi crediti presso il sistema bancario. A differenza di quanto previsto dalla stessa legge, occorre  estendere la piena certificazione e lo smobilizzo bancario  anche al settore della sanità che, sebbene sia tra i più colpiti dal fenomeno dei ritardati pagamenti, è sino a oggi rimasto escluso dalla possibilità di avvalersi della certificazione. Occorre ancora modificare le regole sul patto di stabilità interno in modo tale che gli enti locali virtuosi, con i conti in regola e che abbiano disponibilità di cassa possano pagare i propri debiti commerciali e quelli relativi agli investimenti. Bisogna rimuovere il blocco delle azioni esecutive relative ai debiti commerciali nei confronti delle aziende sanitarie operanti nelle Regioni firmatarie dei piani di rientro e/o commissariate, previsto, per il 2012, dal DL 98/2011. Bisogna prevedere la possibilità per le imprese di compensare i crediti verso la PA con i debiti iscritti a ruolo, indicata da u,a legge del 2010 puntualmente mai attuata, e che va semmai estesa  per assicurare alle imprese la più ampia possibilità di compensare i crediti con debiti verso il settore pubblico di qualsiasi natura.

Ma parliamoci chiaro. Senza un deciso cambi di marcia sulla gestione del debito pubblico, lo Stato avrà sempre buon gioco nel sostenere che far emergere altri  70 miliardi di euro di debito non è esattamente una decisione da considerare priorità nazionale. Anche per questo, infatti, bisogna abbandonare la strada sin qui seguita con assoluta continuità,  da 20 anni a questa parte, dalle manovre del governo Amato a quelle di Ciampi per entrare nell’euro, da quelle di Visco e Padoa Schioppa per abbattere il deficit a quelle di Tremonti della scorsa estate quando l’Italia è diventata il possibile detonatore dell’euro, sino al cosiddetto decreto salva-Italia del governo Monti, nello scorso dicembre.

La strada seguita è stata sempre la stessa, ad onta del variare dei governi, di sinistra, di destra o dei tecnici. Quella di proporsi come unica soluzione la via di un graduale abbattimento del debito, attraverso sanguinosi avanzi primari nell’ordine di 5-6 punti di Pil l’anno, da realizzare pressoché esclusivamente attraverso aggravi fiscali. E’ una strada che ha inchiodato il Paese a tassi di crescita sempre più bassi. Che ci ha regalato una pressione fiscale record, e che avvelena il Paese nella diuturna polemica tra chi sono i veri evasori.

Le quattro manovre triennali 2012-2014 susseguitesi nel 2011 hanno disegnato un orizzonte complessivo di miglioramento dei saldi pubblici fatto di 48,3 miliardi nel 2012, 75,6 nel 2013, 81,2 miliardi nel 2013. Per il 74% il miglioramento complessivo è stato deliberato da Berlusconi-Tremonti, per un quarto da Monti. Ma entrambi i governi condividono la via della sberla fiscale. Nel 2012, l’80% del miglioramento dei saldi si deve a più tasse. Con una pressione fiscale che supererà nel 2013 il 46% del Pil, e levando il 17% di Pil “nero” inglobatovi dall’Istat ecco che siamo al record mondiale del 54%.

Una via alternativa c’è. C’è eccome. Si tratta di decidersi ad abbattimenti del debito non lavorando sui flussi, ma sullo stock. Per decine di punti insieme, e senza effetti recessivi. La sola cessione dei mattoni della PA,  costituendoli in dotazione patrimoniale di un fondo chiuso immobiliare, da far gestire da attori di mercato e secondo procedure e con tempi di di mercato, è operazione che vale secondo le stime degli attivi patrimoniali del Tesoro dai 400 ai 500 miliardi. Un’azione di tal genere può diventare ancor più incisiva estendendola a tante delle 7mila società pubbliche a controllo pubblico locale, se proprio non si vogliono toccare quelle a controllo statale. Ed è un’azione che va accompagnata da interventi sempre sugli stock  e non più sui flussi estesi anche alla spesa pubblica: la spending review promessa dal governo non deve riguardare i 5 o al più 10 miliardi di euro di cui si vocifera, cioè briciole, ma 6-7 punti di Pil entro 6 anni come realizzato in Germania negli anni 2002-2007.

Chi dice “non si può fare” lavora solo per la permanenza del peggiore ostacolo alla crescita italiana. Cioè lo Stato come attualmente si presenta ai nostri occhi. Ipertrofico, inefficiente, guardiano di interessi per soli amici degli amici. E ladro, per di più. Ladro! Ladro!

 

 

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53 Responses

  1. Ho sempre detto che alle condizioni attuali l’evasione rappresenta per tante azienda pura e semplice legittima difesa.
    Se tornassi indietro col tempo col cavolo che aprirei la mia attività in questo stato!!!!

  2. Marcello

    Illustre e inascoltato Oscar…e pensare che il premier Monti viene anche elogiato a scena aperta in Europa per spremerci fino all’osso: stiamo inguaiati!!!

  3. Francesco P

    @Luigi Cifra
    Lei ha molte ragioni perché la pressione fiscale e l’asimmetria del rapporto rappresentano una tremenda zavorra anche per gli imprenditori più coraggiosi. L’evasione è sempre una cosa orribile, ma quando si giunge al limite dell’evasione di necessità significa che dall’altra parte esiste un mostro ancor peggiore.

    Vorrei però soffermarmi su un diverso aspetto.

    Rimuovere oggi l’asimmetria nei pagamenti costringerebbe lo Stato a fare ricorso liquidità di cui non dispone, a meno di realizzare delle serie economie. Nelle condizioni attuali se lo Stato dovesse pagare 100 miliardi di arretrati alle imprese dovrebbe fare ricorso ai mercati finanziari, che dubitano della solidità del sistema Italia, oppure imporre nuove tasse con effetti di prelazione immediati, come delle una tantum sui patrimoni.

    Se non si riescono a ridurre drasticamente le spese inutili dell’amministrazione pubblica e i vari privilegi di casta, non si possono creare le condizioni per la sopravvivenza delle imprese. In altri termini ci si avvita nel circolo vizioso della deindustrializzazione e dell’impoverimento.

    Finora il governo Monti, pur con tutti i provvedimenti presi, non ha neppure scalfito il coacervo di clientele e di interessi alla base del paradosso suicida in cui viviamo.

  4. Massimo Fabbri

    Condivido pienamente le sue considerazioni, aggiungerei a quelle che lei definisce condizioni ostili alla crescita del nostro Paese, il flagello Creditizio bancario, ( oggi la vera piaga ), un mancato regolamento legislativo che imponga direttive certe e concrete nelle transazioni commerciali ….esempio:imporre il pagamento delle fatture con termini non superiore ai 60 giorni, ( per non essere ricattabile dal sistema) rendere certa l’esigibilità di un credito, quindi una giusta bilancia legislativa, .. insomma poche regole ma certe …etc ..etc, ci sarebbe da dire tanto …
    Penso che tutto il sistema sia viziato e che forse manchi la volontà di trovare soluzioni concrete , quello che è certo è che sono troppe le persone insediate nel nostro parlamento e che le troppe menti cosidette “pensanti” in realtà pensino solo al loro tornaconto e non al bene del nostro Paese. Concordo.. sono L..

  5. Luca

    I miei nonni quando ero piccolo mi hanno insegnato una regola che sempre hanno seguito nella loro vita: compri qualcosa solo se hai i soldi per farlo. Se non li hai, non compri e non ti indebiti, semplicemente rinunci perchè è giusto così. Si direbbe la regola del buon padre di famiglia. Perchè lo stato ed i politici si sono permessi di scialare, di indebitare un paese fino al default (perchè a quello arriveremo) solo per mantenere sacche improduttive, di inefficienza, corruzione, clientelismo? Come si può pensare che possa ancora reggersi in piedi un paese che per metà è in mano alla malavita, dove l’illegalità è diffusa, dove le tasse non si pagano, dove ci sono milioni di false pensioni di invalidità? Come si può ancora tollerare che vi siano 6 milioni di dipendenti pubblici e che non vi sia un blocco TRENTENNALE inderogabile al loro turnover? Come può un cittadino sano di mente accettare continue e progressive limitazioni della propria libertà personale a favore di uno stato ladro di risorse e di spazi di vita? Basta ! Vogliamo ritornare ad essere liberi, padroni di decidere se davvero lo vogliamo uno stato del genere o se non sia il caso di mandarlo a casa (lui e tutti i suoi tirapiedi e manutengoli). Vogliamo ritornare ad essere uomini, padroni della nostra vita, del nostro destino, della nostra mente, delle nostre scelte e delle nostre proprietà. Voglio essere libero di decidere se avere una pensione privata o pubblica, una scuola privata o pubblica, una giustizia privata o pubblica (visto come funziona quella italiana…), senza per questo essere obbligato a contribuire alle scelte pubbliche altrui. Voglio una economia di libero scambio. Basta burocrati che vivono alle nostre spalle e ci tormentano con leggi, regolamenti, circolari, direttive che servono solo a complicarci la vita, obbligandoci a mantenere professionisti del nulla, caste parassitarie, esegeti della cartaccia. Basta sindacati che ancora ragionano come al tempo della rivoluzione industriale, siamo nel 2010, svegliatevi una buona volta ! Non si possono più tollerare distorsioni delle parole: liberalizzare è il contrario di quello che ha fatto questo governo. Non chiamate quei provvedimenti “liberalizzazioni”, è solo un’orgia (l’ennesima) di statalismo, dirigismo, delirio normativo. Giornalisti di regime che giocate con le parole, ingannando la gente invece che aiutarla a comprendere… anche voi siete incistati in questo sistema che vi paga lautamente per servirlo. E soprattutto basta chiamare “solidarietà” quella che è una truffa lunga un secolo e mezzo. La Germania in 10 anni ha risanato e portato a livelli occidentali la Germania Est. L’Italia in 150 anni non ha cavato un ragno dal buco con il meridione. La ragione è facilissima da spiegare: finchè c’è qualcuno che mi mantiene sostanzialmente gratis, perchè dovrei lavorare? Per fortuna che anche lo statalismo ha il suo lato positivo: prima o poi i soldi degli altri (quelli che lavorano…) finiscono. La mia gioia è che i soldi sono finalmente finiti. E che forse tutto questo sarà sufficiente per liberarsi una buona volta di questo marciume parassitario (UE compresa).

  6. Paul

    Visco, Tremonti, Monti, e dopo il lugubre terzetto ? c’è qualche alternativa alla linea oppressivo-statalista in Italia ?
    dove sono i liberisti ?
    che qualcuno per favore si faccia avanti

  7. Claudio Di Croce

    @Paul
    In Italia i liberisti sono una piccola minoranza , lo sono sempre stati .Siamo un paese che ha aderito entusiasticamente al fascismo , che è permeato dalla cultura cattocomunista che è contraria alla libertà , tutte le libertà. Siamo un paese che ha votato per l’acqua pubblica !!!! Siamo un paese in cui i giovani sognano un posto di paga pubblico e le famiglie spingono i figli ad avere un pezzo di carta con il quale partecipare ai concorsi pubblici. La libertà significa responsabilità , significa affrontare dei rischi e noi italiani preferiamo lo stato mamma , preferiamo la famiglia che ci protegge ;siamo il popolo del familismo amorale che è il contrario della libertà.

  8. Giuseppe D'Andrea

    @Claudio Di Croce

    Vero, abbiamo aderito ardentemente al fascismo prima e alla socialdemocrazia poi, perchè in fondo gli italiani sono sempre stati socialisti, sognando lo stato perfetto che dia ‘ad ognuno secondo capacità ad ognuno secondo necessità’. Tutte le balle di meritocrazia ed efficienza che si sentono in giro, sono una semplice copertura. Non c’è merito in uno stato che da tutto a tutti.

  9. ALESSIO DI MICHELE

    @ Giuseppe D’ Andrea: non solo hanno votato per l’ acqua pubblica, ma, se non sbaglio, con una semplice moltiplicazione (votanti/italiani moltiplicato chi ha votato sì ai 2 referendum che sappiamo/votanti) emergerebbe che la maggioranza assoluta degli italiani, non dei soli votanti, compresi galeotti, chi è all’ estero, ospedalizzati,…, vuole acqua e servizi locali pubblici. Quindi è ora di riconoscere che la libertà e la democrazia calzano a questo paese come una sciarpa ad un pitone.

  10. Marco Tizzi

    Giannino, io non solo dico “si può fare”, ma dico: loro non lo faranno mai. Una seria spending review può partire solo da un nobile e santo gruppo di cittadini, perché gli interessi in ballo sono troppi.
    Io ci sono, umilmente, anche se sicuramente non sono un esperto, se posso dare una mano a qualcuno che si butti in questa avventura. Oggi la tecnologia ci aiuta molto.

  11. adriano

    Da qualsiasi problema si parta si arriva sempre lì.Occorre abbattere il debito.L’analisi di Giannino è sconsolatamente vera.Il buio oltre alle tasse.La soluzione indicata per le dismissioni del patrimonio è sacrosanta ma temo che rimarrà voce inascoltata nel deserto.Gli interessi sono altri e rendono ciechi chi crede di poterne approfittare impunemente.Un paese senza guida politica non può scegliere le decisioni indicate ma solo far finta di farlo.

  12. Axel

    Il problema non è Monti, ma scusate il gioco di parole è a monte. Il sistema finanziario ha scaricato sui debiti pubblici degli Stati (cioè contro di noi) gli squilibri della finanza. La causa della crisi sta lì, se i cittadini non chiedono a gran voce un ridimensionamento delle banche e una maggiore trasparenza nei bilanci e negli strumenti (soprattutto i derivati), non si andrà da nessuna parte!

    http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/sep/12/banks-too-big-fail-economy

  13. Marco Tizzi

    @Axel
    Direi di no: L’Italia è il Paese occidentale che ha speso meno per salvare le banche, eppure è nelle canne. Il Portogallo fino al 2009 aveva tutti i conti a posto, eppure sta fallendo. Bisognerebbe piuttosto chiedersi: ha senso che 3 o 4 Paesi in tutto il mondo rientrino del proprio debito pubblico, mentre tutti gli altri se ne strafregano?

  14. Axel

    Ma bisogna chiedersi, se non ci fosse stata la crisi finanziaria in Usa nel 2007/2008 culminata con il fallimento di Lehman Brothers ora l’Italia, così come il Portogallo e prima ancora la Grecia ed in generale l’Europa sarebbero in queste condizioni?

  15. claudio

    Per decenni abbiamo scansato la concorrenza globale con una subdola politica estera protezionista che aiutava le squallide oligarchie anti-liberali dei paesi poveri a rimanere al potere.
    Oggi i cittadini dei paesi in via di sviluppo non ci stanno più. Vogliono di più, e lavorano con merito per ottenerlo.

    La prima conseguenza è che tutte le ipertrofiche burocrazie degli ex paesi più industrializzati sono diventate un lusso che non ci si può più permettere, una zavorra di cui sbarazzassi.
    Sbarazzarsi di quelle burocrazie significherebbe, non solo poter pagare vecchi debiti utilizzando asset pubblici, significherebbe anche abbassare il fabbisogno corrente, aprire un immenso mercato dei servizi (compresi educazione e sanità) e liberare una bella fetta di risorse umane che oggi vanno sprecate nel pubblico impiego.
    Secondo la filosofia cinese ogni crisi nasconde un occasione…

  16. Marco Tizzi

    @Axel
    Credo di sì: il sistema Euro ha una falla, la finanza ne approfitta. Dato che la politica negli ultimi tre anni non ha fatto nulla per tapparla, non vedo cosa cambi con la crisi della finanza americana. Tutto questo sarebbe potuto succedere già nel 2002. Fin dall’inizio c’era un grande scetticismo sull’euro.
    Forse gli investitori hanno atteso perché ritenevano sarebbe cambiato in fretta o forse hanno semplicemente cominciato a scommettere al ribasso nel momento in cui si son trovati con poche alternative.
    Resta il fatto che il sistema Euro non funziona e questo non è colpa di nessuno tranne che di chi ha inventato l’Euro e l’ha sostenuto in questi anni: il balleto di questi mesi, che poi ormai son due anni, è semplicemente assurdo.
    La situazione greca è ormai da guerra civile e, soprattutto, senza una soluzione credibile: come ho più volte ripetuto, è un sistema di impoverimento di massa.
    Non vedo proprio quale possa essere il significato di buttare tutta la ricchezza privata nel pozzo del rifinanziamento del debito.
    L’unica cosa che mi viene in mente è che i poveri sono più facili da soggiogare.

  17. paolo silvi

    Come mai a dispetto dei suoi insistenti e giusti interventi sullo stock di debito e la posizione del gruppo Class attraverso il direttore Panerai con una importante manifestazione sull’argomento….tutto tace? Non posso credere che tra i preparatissimi tecnici al governo non vi sia alcuno che condivida in linea di principio le azioni da Lei proposte. Quale è il vero motivo di questo silenzio ?

  18. Davide Gionco

    Personalmente ho chiuso la mia attività 3 anni fa e mi sono trasferito all’estero, per potre sopravvivere.
    In realtà in Italia non è solo lo Stato a non pagare, ma anche molti privati.

    Chi ha la fortuna di vendere prodotti o servizi che devono necessariamente essere pagati cash, non tocca con mano questo problema.
    Ma chi si vede costrettto ad inseguire i propri debitori seguendo il corso della giustizia civile, magari sommando ritardati pagamenti da parte dello Stato, nonchè gli anticipi fiscali, ha poche speranze di sopravvivenza.

    Provo a proporre una soluzione direi innnovativa per risolvere in breve tempo i problemi di pagamento dello Stato.
    Considerando che circa metà del PIL prodotto se ne ritorna allo Stato sottto forma di tasse e contributi, lo Stato potrebbe molto semplicemente creare dei titoli di stato “ad hoc” per questi pagamenti.
    Dei titoli fiscali a tasso zero di interesse, i quali possano però essere unicamente utilizzati per pagamenti verso lo Stato di imposte, contributi, etc.
    In fin dei conti gli euro che utilizziamo sono la stessa cosa: dei titoli di credito che non ci danno diritto ad interessse.
    I titoli pagati alle aziende potrebbero essere in breve tempo utilizzati dalle aziende stesse per pagare le proprie imposte oppure essere ceduti ad altri i quali a loro volta li useranno per pagare le proprie imposte.
    Le aziende potranno conservare gli euro in proprio possesso per le attività economiche extra-stato, ad esempio per pagare il netto dei salari ai propri dipendenti o per pagare i propri fornitori.
    Lo Stato potrebbbe onorare da subito i propri pagamenti, senza mettere in crisi i propri fornitori.
    Alla fine i titoli rientrerebbero allo Stato azzerandosi.
    Lo Stato avrebbe inoltre il vantaggio di non dovere emettere titoli ad interesse per reperire gli euro necessari a quei pagamenti, con tutto vantaggio del debito pubblico.

    E oso dire di più: lo Stato potrebbe persino utilizzare questi titoli per pagare la componente fiscale degli stipendi dei propri dipendenti, con la stessa logica di cui sopra.
    Alla fine del processso lo Stato diminuirebbe di molto il proprio fabbisogno di euro (non so fare stime, ma probabilmente un buon 20-30% se non di più), diminuendo quindi la quantità necessaria di titoli di stato ordinari da emettere, andando quindi a diminuire significativamente anche il debito pubblico.

  19. sconsolato

    si, la finanza speculativa, i limiti dell’Unione Europea et etc ma x noi alla fine c’è sempre il debito mostruoso, che non nasce dal nulla o improvvisamente, ma arriva da decenni di politica dissennata, dai pentapartiti anni ‘ 80 alla seconda Repubblica.
    Il ns grande problema è questo una classe politica inadeguata, a volte inetta incompetente, a volte fraudolenta, a volte senza pavida, in genere senza una visione a lungo termine.
    Se più del 50% del PIL è nelle mani della Stato non c’è soluzione, la politica non vuole assolutamente diminuire le sue posizioni, il suo potere, ne va della propria sopravvivenza,
    Ma i politici non sono alieni piombati sulla terra, sono italiani come noi, votati da noi… meditiamo

  20. Stefano Nobile

    @Marco Tizzi
    concordo al 100%
    dirò di più: siamo sulla stessa strada già percorsa dalla Grecia, e Monti è il “predatore di ultima istanza” impostoci dai signori che, non eletti, reggono le sorti dell’UE.
    Il suo lavoro è depredarci raccontandoci la solita menata che lo fa per il nostro bene, e ci sono anche i fessi che ci cascano facendo il gioco di chi vuole il divide et impera.
    Teniamo d’occhio l’Ellade, che è un po’ l’anteprima di quanto succederà in Italia.
    Guerra civile e morti ammazzati compresi, che non tarderanno ad arrivare.

  21. claudio

    @Davide Gionco
    Questi titoli verrebbero scambiati con gli euro ad un cambio poco sopra l’1 a 1 (es: vendo la mia casa per 100 mila euro, ma se mi dai 110 mila € in titoli mi va bene comunque).

    Lo Stato italiano si procura la liquidità di cui ha bisogno con le tasse, con i debiti e stampando moneta. Dall’introduzione dell’euro quest’ultima opzione è venuta meno. Ma in ultima analisi, pagare con titoli di Stato “ad hoc”, equivale proprio a stampare nuova moneta. L’UE potrebbe vietarlo.
    Se non lo vietasse, questa prassi si tradurrebbe in una quota di inflazione spalmata su tutta la zona euro. Il ché, per l’Italia, non è neanche male 😉

  22. Davide Gionco

    @claudio
    Questi titoli potrebbero essere cambiati al pari di un euro, ma non sarebbero formalmente convertibili.
    Si potrebbero configurare come “crediti fiscali”.
    Sarebbero immessi nel mercato e presto annullati per il pagamento delle tasse allo Stato.
    Addirittura (follia?), potrebbero avere un tasso di interesse negativo annuale (per chi lo conosce, leggersi le proposte dell’economista tedesco Gesell), in modo da incentivarne il rapido rientro verso lo Stato.
    E’ vero, potrebbero configurarsi come una forma parallela di moneta, ma anche i titoli di Stato lo sono, infatti le banche usano i titoli come forme di liquidità, compresa la BCE.
    Trattandosi di titoli, lo Stato italiano ha la libertà di metterli sul mercato alle condizioni che vuole. Se, grazie a particolari condizioni (bisogno delle aziende di essere pagate), riesce persino a piazzarli a tasso zero o a tasso negativo, non vedo dove sia il problema.
    Se la Germania piazza i suoi titoli all’1% e noi ne piazziamo alcuni allo 0%, dov’è il problema?
    In compenso i vantaggi sarebbero non pochi.

    Gradirei avere un commento da esperto di Giannino.

  23. Marco Tizzi

    @Davide Gionco, @Claudio
    Certo, se fosse accettata per il pagamento delle tasse a valore nominale senza passare per l’euro, sarebbe una moneta parallela.
    Che è una buona, imho, soluzione a tutto il problema del debito.

    Come suggerito qui:
    economonitor.com/blog/2012/01/orthodoxy-has-failed-there-is-an-alternative-strategy/

  24. il capitano

    Le sottopongo questo comunicato dove dopo averlo letto se crede opportuno parlarne
    Grazie della sua attenzione
    ///////////////////////////////
    Comunicato DEL PRESIDENTE COORDINATORE
    Trasmissione a mezzo uff.stampasanatoria@libero.it
    Noi del Blog SANATORIA INPS (sede BELLUNO)abbiamo fatto nostro questo documento ritenendolo di qualificato significato per lo STATO , le PMI ed i CONTRIBUENTI
    MANIFESTO “ LIBERA l’IMPRESA ”
    MANOVRA PER LO SVILUPPO A COSTO ZERO
    Premessa
    La Crescita è il sinonimo della Produzione, la Produzione è il sinonimo di Creazione di Reddito, Creazione di Reddito è il sinonimo di PIL, PIL è il sinonimo di abbassamento del DEBITO PUBBLICO, ma tutti questi SINONIMI resteranno tali se non si passerà agli investimenti nella PRODUZIONE. Adottare un sistema di RISANAMENTO o RISTRUTTURAZIONE del DEBITO del SISTEMA PRODUTTIVO attraverso l’adozione dei proponimenti ed i valori evidenziati nella PdL n°3804 che in sintesi si elencano nella seconda parte di questo documento , potrebbe essere l’Elemento Qualificante della Ripresa Economica e Produttiva.

    CARTA D’IDENTITA’ DEL DEBITO. (CASISTICHE )
    • L’assenza di norme STRUTTURALI, le quali obbligano e regolamentano il rapporto dare -avere o come committente – esecutore, diventano elementi penalizzanti delle REDDITUALITA’ e degli ADEMPIMENTI.
    • L’inefficienza del sistema GIUSTIZIA CIVILE non consente di poter RECUPERARE i CREDITI da PRODUZIONE .
    • Le Pubbliche Amministrazioni non PAGANO i Fornitori e gli Operatori nei tempi derivanti dai CONTRATTI tra le parti .
    • Il PATTO DI STABILITA’ lo hanno dovuto sopportare i BILANCI delle AZIENDE.
    • Ed ancora , come se non bastasse , l’impossibilita di essere regolari per ottenere il DURC (documento unico di regolarità contributiva) vietando così la possibilità di LAVORARE.
    • AMMINISTRAZIONI PRIVATE senza stato di RESPONSABILITA’ con gli OPERATORI alla MERCE’ di RICATTATORI sistemi COMPORTAMENTALI
    • Come se non bastasse, EQUITALIA con un sistema Sanzionatorio, frutto di Norme di derivazione Parlamentare, la quale crea pregiudizio per ottenere linee di CREDITO e difficoltà di RIENTRARE DALLO STATO DEBITORIO DICHIARATO E’ NON EVASO.
    • Non ultimo il binomio DIRITTO – DOVERE che dovrebbe essere determinato dall’efficienza delle LEGGI delle TUTELE ma che non trova nelle stesse il parallelismo necessario per la pariteticità del risultato e del rapporto. Alcune , non TUTTE le CAUSE.
    QUESTO NON E’ UN CONDONO, MA UN PROGETTO PER LO SVILUPPO
    I punti QUALIFICANTI della PdL n° 3804
    Vantaggi per il CONTRIBUENTE
    • Pagamento dello stato originario del Debito
    o Eliminazione delle Sanzioni , Interessi ed Aggi
    o Pagamento del 10% di sopratasse sul Debito Originario
    o Ripresa della possibilità di poter accedere alle Linee di Credito (oggi impossibile per il perdurare dello stato delle pregiudiziali inibitorie, è causa di USURA).
    o Ripresa della produzione con costituzione di nuova redditualità Riassunzione delle figure qualificanti l’attività (dipendenti)
    o Recupero del Contribuente del suo Valore Sociale e Morale

    VANTAGGI PER LO STATO
    • Recupero del 90% dello stato di credito vantato in tempi ragionevoli con l’immediatezza di introitare capitali senza che l’Ente preposto alla riscossione e di conseguenza anche lo Stato fossero gravati da spese e procedure ( in 20 anni non più del 50% oggi la media del recupero del pregresso si aggira intorno al 2,5% su base annua )
    • Recupero del 10% come stato sanzionatorio
    • Risparmio degli importi da sostenere per finanziare gli Ammortizzatori Sociali (CIG e DISOCCUPAZIONE, MOBILITA’ (mediamente lo Stato ne finanzia il triennio di legge)
    • Ripresa Economica per la nuova Redditualità del Sistema Produttivo
    • Ripresa dei Consumi e Beni Strumentali quindi con ripresa dell’industria manifatturiera pari a quella generata dalla Legge 449 sulle ristrutturazioni
    • Introito IVA sui consumi e acquisti
    • Ripresa del Mercato Interno dal quale è risultante il 75% del PIL
    • Assenza di cancellazioni e fallimenti delle Imprese
    • Le imprese che si cancellano dagli elenchi camerali diventano Lavoratori in Nero perché con l’eventuale assunzione rischierebbero il 1/5 dello stipendio
    • Le cancellazioni diventano l’iscrizione di nuova azienda con la quale operare per togliere i debiti della precedente attività , conseguenza che dopo tre anni va in crisi la nuova attività
    • I punti qualificanti di questa proposta interessano il 75% delle partite IVA , con particolare incidenza in quelle con Storia e con Dipendenti.
    REGOLAMENTO di DIFFERENZIALE APPLICATIVO
    • IL 10% per importi dichiarati
    • IL 20% per importi derivanti DA EVASIONE ACCERTATA ed ACCLARATA.
    Documento Elaborato da Giovanni Bevacqua
    Coordinatore Nazionale Gruppi di Proposta e Presidente Regionale Calabria Confartigianato Edilizia
    Eventuale contatto 366 3017413 337 871541 0961 794426
    http://www.camera.it/_dati/lavori/stampati/pdf/16PDL0048990.pdf

    http://www.clubpanterarosa.com/dblog/articolo.asp?articolo=258

  25. otto morselli

    è quello che ho sempre pensato. ladro! ladro! ladro! e senza vergogna alcuna.
    anzi dovremmo fare uno slogan pubblicitario :
    ” lo stato ialiano? E’ solo un parassita che vive sulle fatiche degli altri “

  26. E’ incredibile come di fronte a chiari abusi di potere, a chiare soluzioni, non si faccia assolutamente nulla.
    E non capisco nemmeno come mai questo governo sia così esaltato dai vari mass media quando non ho ancora visto nulla di esaltante! Sì, forse l’abolizione del “fantastico” bollino blu!

  27. Davide Gionco

    La realtà è che sono tutti ossessionati dal bisogno di fare cassa in qualsiasi modo, di aumentare le entrate, di tagliare le spese.
    Sappiamo tutti che i metodi di Equitalia sono quasi criminali, fermo restando che è giusto colpire l’evasione, ma non vessare chi lavora onestamente.

    E tutto questo deriva dalla FOLLIA del pareggio di bilancio.

    Ci raccontano sempre che lo Stato deve essere come una famiglia, non deve spendere più di ciò che guadagna.
    Però si tratta di un esempio sbagliato.
    In una famiglia l’economia domestica è maggiore delle entrate monetarie. Molti lavori vengono fatti gratuitamente, per fiducia reciproca.
    Non si possono spendere verso l’esterno più euro di quelli che si incassano, ma tutti i lavori fatti “in famiglia” hanno l’unico limite della capacità lavorativa delle persone della famiglia stessa.

    In una nazione la moneta è il pegno della fiducia reciproca entro il sistema monetario.

    Questo è vero, infatti la BCE acquista dei titoli di stato per garantire il valore delle banconote messe in cicolazione, i quali titoli vengono coperti con le nostre tasse, ovvero il lavoro che faremo. Senza il nostro lavoro, ovvero senza pagare le tasse che coprono i titoli, non potremmo avere degli euro per i nostri commerci.

    Il “pareggio di bilancio” lo si deve fare verso le valute esterne, non all’interno del sistema, all’interno della “famiglia”.
    Se tutti lavorassero in modo utile, quindi, saremmo più ricchi.
    Se invece facciamo lavorare i cinesi, e infatto abbiamo un debito in euro verso la Cina, siamo più poveri.

    Ci vogliono imporre il pareggio in euro del bilancio interno, pur conservando lo sbilancio verso l’esterno, mentre dovrebbe essere esattamente il contrario.

    Se la moneta è il nostro pegno di scambio e la quantità di moneta viene limitata dalle banche (a causa dei loro problemi finanziari), sarebbe come se nella mia famiglia mia moglie si rifiutasse di prepararmi la cena, avendo diminuito la fiducia in me.
    Alla fine resteremmo senza cena, tutti più poveri.

    L’imposizione del pareggio di bilancio (calcolato in euro) o è una follia irrazionale, di chi non ha capito come funzionano i sistemi monetari, oppure è una truffa della Finanza ai danni di noi che lavoriamo.

    Come giustamente proponeva Keynes con il Bancor, l’unico bilancio deve essere sui commerci internazionali.

  28. Marco Tizzi

    @Davide Gionco
    Un Keynesiano! 🙂
    Dato che a breve verrà messo sulla graticola, le fornisco il mio appoggio, almeno parziale: il problema in tutto questo macello è la mancanza di coerenza. Se si vuole spingere su liberismo e libertarismo, allora si devono abbassare spesa pubblica e tasse, si deve diminuire lo Stato privatizzando tutto il possibile e probabilmente anche cambiare moneta, tornando ad un qualche tipo di controvalore reale. Allora magari si nonorano i debiti.
    Altrimenti, come dice lei, chissenefrega del debito pubblico finché non c’è inflazione vera (quella attuale è deflazione mascherata).

    Questo accrocchio di moneta fiat, ma senza prestatore di ultima istanza, di “””liberalizzazioni”””, ma crescita di tasse, di tagli all’unica spesa pubblica che non devi tagliare, le pensioni, perché non sono soldi dello Stato, ma un accantonamento dei cittadini, di aumento vertiginoso delle tasse, questa terribile, ignobile schifezza proprio non funziona e mai funzionerà.

    Mi rattrista, però, che nessun politico, ma proprio NESSUNO, lo urli a gran voce.

  29. Mario

    cari signori, guardate che nel ’92 c’era un prestatore da ultima istanza e ciò nonostante abbiamo sfiorato il default; dal primo shock petrolifero del ’72 al ’92 abbiamo ogni anno proceduto a svalutazioni competitive, inflazionando continuamente la moneta, ed abbiamo sfiorato il defoult. Fregarsene del debito oggi equivale a fallire. La realtà è che ormai quella che era l’autostrada delle riforme del ’92 si è trasformata in un sentiero stretto con strapiombi ai lati. Non c’e’ una seconda via alternativa a riforme incisive e dolorose. Farsi illusioni e tirare in lungo è al limite del crimi

  30. Marco Tizzi

    @Mario
    C’era lo SME, è una situazione completamente diversa.
    E comunque, il Giappone come ce lo spieghiamo?
    E gli Stati Uniti adesso che spendono in deficit son diventati il nemico pubblico numero uno? Strana ‘sta cosa, non crede?

  31. Luciano Mollea

    Pagare le imprese con i BOT o altri titoli di debito? Cioè pagare un debito con un debito per giunta a valore incerto (almeno la vile moneta ha un valore certo)?
    NO GRAZIE, o almeno ad una condizione: che anche gli stipendi dei dipendenti possano essere pagati nella stessa “moneta”.

  32. Mario45

    Gentile sig Tizzi, mi spiace, ma proprio non riesco a vedere tutta questa differenza. Nel ’92 eravamo nel serpente con cambi fissi che potevano fluttuare entro un range prestabilito. Nonostante il margine di fluttuazione, l’esistenza di un prestatore di ultima istanza, il debito pubblico totalmente detenuto da creditori italiani, i mercati non credettero nella possibilità del paese di sostenere quel livello di cambio e comincio’ la pressione, fino a costringerci ad uscire dal serpente. Ciampi ci riporto’ dentro quattro anni dopo, mi pare, dopo varie privatizzazioni, patrimoniali(ne) e qualche taroccamento di bilancio, ma senza le necessarie, già allora, riforme strutturali. Queste erano troppo difficili, che le facessero pure i successori. Le strette adottate dopo il ’92 per rientrare nel serpente, il rientro nello SME dopo il ’98 e l’avvio dell’euro nel 2002, in assenza delle riforme di struttura necessarie, ci hanno condannato alla stagnazione che ci segue da vent’anni. Gli States sono l’Economia, non il nemico. Benché la loro economia sia un po’ acciaccata, e’ sempre la prima nel mondo, con un debito che e’ circa il 100 pc del pil ed una pressione fiscale che e’ sotto il 30 pc , senza contare che in fatto di tecnologia tutte le novità arrivano da li. Mi concederà che hanno qualche carta in più da giocare rispetto a noi, con debito al 120 pc, pressione fiscale al 60 pc e tecnologia abbastanza matura. Spiegare il Giappone non mi pare complicato: l’economia mi pare sia ancora la seconda del mondo, la scolarità e’ elevatissima, la tecnologia molto avanzata e il Debito pubblico e’ totalmente in mani Japan, com’era il ns vent’anni fa. Ciò nonostante e’ in stagnazione da più di 20 anni, da quando cioè ha scelto, per salvare il suo sistema finanziario, di tenere in vita aziende che avrebbero dovuto esser lasciate fallire.

  33. Marco Tizzi

    @Mario45
    Se diciamo che spendiamo male è un discorso, credo nessuno possa essere in disaccordo. Ma non si può paragonare una moneta a cambio semi-fiso sotto il dichiarato attacco speculativo di soros né all’euro né ad una nuova lira.
    Vedo però che anche lei capisce che il rpoblema di questo paese sta nella classe dirigente tutta, inclusa quella privata, non solo nel governo.

  34. Davide Gionco

    @Marco Tizzi

    Secondo me la dicotomia pubblico/privato è solo un anacronismo e risente molto dei nostri ricordi riguardo alla esagerata presenza dello Stato nell’economia italiana.
    Il che è vero ancora oggi, anche se si tratta sempre di più di una presenza improduttiva.

    La prima distinzione da fare è fra tipo di prodotti e tipo di consumatori.
    Oggi abbiamo, grazie allo sviluppo tecnologico, una capacità produttiva di beni materiali decisamente superiore ai fabbisogni dei consumatori.
    Da decenni oramai si cerca di “drogare” il mercato mediante la pubblicità per indurre consumi non necessari.
    Da decenni si commercializzano prodotti volutamente poco durevoli, per obbigare i consumatori a ritornanre al più presto dai produttori a comperare.
    Il che, detto fra noi, è un processo alquanto inefficiente, dato che noi abbiamo bisogno di servizi, non di prodotti. Ad esempi abbiamo bisogno di illuminazione nelle case, non necessariamente di lampadine.
    Da punto di vista economico sarebbe meglio avere lampadine di lunga durata. In questo modo ridurremmo il nostro fabbisogno di energia per costruire le lampadine ed i costi di smaltimento delle lampadine a fin di vita.
    Certo, sarebbe un contributo negativo al PIL, ma sappiamo tutti che il PIL spesso è un indicatore bugiardo della ricchezza di un paese.

    La realtà della nostra economia è che se una volta avevamo bisogno di 10 milioni di lavoratori per produrre le merci necessarie al mercato, oggi ne bastano probabilmente solo 5 milioni.
    E gli altri cosa fanno?
    Restano disoccupati!
    Eppure è inutile continuare ad insistere a produrre al di là della saturazione.

    Io penso che dovremmo commercializzare altri prodotti “non di consumo”: risanamento dell’ambiente, servizi alla persona, ricerca tecnologica e farmaceutica.
    Ma si tratta di prodotti che devono essere necessariamente “venduti” alla collettività.
    In realtà lo Stato è un cliente come un altro, ma è un cliente che rappresenta le esigenze collettive, di prodotti/servizi che non possono essere acquistati individualmente, pur trattaondosi di prodotti/servizi assolutamente necessari.

    Quindi non bisogna vedere la presenza dello Stato nell’economia come un male assoluto.
    E’ un male quando lo Stato agisce da produttore inefficiente e monopolista, ma non quando agisce da cliente in nome della collettività.

    Se oggi vogliamo puntare alla piena occupazione ed allo sviluppo a mio avviso il grosso delle “commesse” non potranno che essere statali, dato che è soprattutto nei campi che ho citato che vi è un bisogno da parte del mercato collettivo composto dai cittadini italiani.

    Quanto alle liberalizzazioni, personalmente penso che in Italia siano state fatte MALISSIMO.
    L’utilità delle liberalizzazioni è quando si creano le condizioni perchè il mercato, in regime di libera concorrenza, riesca a svolgere dei servizi di utilità pubblica con il miglior rapporto qualità/prezzo possibile.
    Il tutto dentro a criteri di qualità che il committente, ovvero la collettività rappresentata dallo Stato, deve definire e veirificare.
    Invece in Italia abbiamo semplicemente trasformato i monopoli pubblici in monopoli privati, privando inoltre la collettività di qualsiasi forma di controllo e di verifica (che prima poteva quantomeno essere fatta per via politica, essendo lo Stato il gestore).
    Va bene privatizzazioni, ma in regime di concorrenza e con controlo costante da parte della collettività.

    am su quesato meriterebbe aprire un forum dedicato

  35. Marco Tizzi

    @Davide Gionco
    Concordo su tutto, ma siamo in nettissima minoranza, temo. Se non lo conosce ancora, le consiglio di dare un occhio al movimento zeitgeist, in Italia zeitgeistitalia.org ed in particolare ai documentari: “Zeitgeist, the movie”, “Zeitgeist, addendum” e “Zeitgeist, moving forward”, che può trovare su youtube, gratis.
    Troverà molti approfondimenti sui problemi che indica lei: obsolescenza programmata, non-occupazione tecnologica, consumismo indotto, condivisione delle risorse.
    La soluzione proposta dal movimento è un mondo senza moneta, con le risorse gestite da software e macchine. Forse utopica, ma sensata nel lungo periodo.

    Gli stadi intermedi per arrivare ad un sistema come questo non sono sicuri. Personalmente sono molto favorevole ad un sistema di piena occupazione obbligatoria che consenta di rendere “lavoro” ciò che oggi non viene considerato tale, come il volontariato o lo scambio di informazione/servizi.
    Sembra una cosa economicamente insostenibile, invece costerebbe meno che mantenere l’apparato statale attuale.

    Sul PIL le consiglio, se non lo conosce già, il discorso di Bob Kennedy all’università del Kansas, nel 1968: jfklibrary.org/Research/Ready-Reference/RFK-Speeches/Remarks-of-Robert-F-Kennedy-at-the-University-of-Kansas-March-18-1968.aspx
    Due cose mi lasciano senza parole ogni volta che leggo questo discorso: la prima è che dopo 44 anni ancora stiamo combattendo gli stessi problemi nell stesso stupidissimo modo. La seconda è che non riesco a convincermi che l’omicidio di B.K. avvenuto pochi mesi dopo queste parole sia un puro caso.

    Una cosa è certa: la massa del debito pubblico + privato nel mondo non è pagabile con una controparte in prodotti/servizi reali. Questa cosa dobbiamo cominciare ad ammetterla e farcene una ragione.
    Allora se vogliamo continuare ad utilizzare queste monete fatte d’aria, finché funziionano, vediamo almeno di non farne mancare a nessuno.

    Basare l’economia del mondo sul nulla e riuscire comunque a far povertà è davvero un crimine contro l’essere umano.

  36. Mario45

    @ Marco Tizzi
    Guardi che non ho affatto paragonato sistemi monetari diversi (!?) , o almeno non era quella l’essenza del mio intervento. La realtà e’ che, a qualsiasi sistema monetario il paese aderisca o adotti, sia la vecchia lira dei tempi più favorevoli, sia l’euro, sia la lira che verra’, saremo sempre il ventre molle, l’anello debole se non verranno attualizzate le riforme di struttura ormai improcrastinabili. Sul fatto poi che l’attacco speculativo di Soros nel ’92 abbia causato l’uscita della lira dal serpente, mi permetta di sorridere. Per quanto potentissimo Soros, il paese era pur sempre la sesta economia mondiale e disponeva di una banca centrale. La realtà e’ che ” quel ” cambio era insostenibile e il mercato, non i cattivi speculatori, se n’era abbondantemente accorto.

  37. CHICCA

    il problema dello stato è uno solo: ogni mese deve tirar fuori cash i soldi per pagare gli stipendi dei nullafacenti, le parcelle ai soliti amici, le polizze assicurative fatte dai soliti compagni di merende, tutti i 18 miolioni di euro in più necessari per comprare cose da amici privati che se comprati direttamente sarebbero stati risparmiati…. SE NON TOGLIAMO ALLO STATO IL CLIENTELISMO NON SE NE ESCE. L’AZIENDA PRIVATA IN CRISI COME OGGI CHIUDE I RUBINETTI. LO STATO NON DEVE PIU’ ESSERE AUTORIZZATO A SPESE SE NON TORNA IN PARITA’ DI BILANCIO. propongo la chiusura di tutti i capitoli di spesa subito, la rescissione senza penale di tutti i contratti multi-anno subito (vedi le manette / braccialetto), l’automazione informatica di tutte le autorizzazioni subito (se voglio fare una certa cosa, entro nel sistema informatico della PA che riporterà l’elenco dei requisiti/documenti, allego i doc in formato digitale, spunto le voci per dichiarare sotto la mia responsabilità che ho tutti i requisiti e sono autorizzata da subito a fare quella cosa) no a interventi ricattatori dei funzionari della PA. basta alle conferenze dei servizi, luoghi di bustarelle e indecisioni infinite.

  38. uno come tanti che le ha piene

    @CHICCA
    Proprio perché è lo stato che non cambierà nulla.

    Il pareggio di bilancio ? Certo eliminando servizi vitali per molti o li riducono all’osso in modo che si possa sempre dire “dovete pagare le tasse per avere i servizi”, ma non eliminano le retribuzioni esose di molti burocrati e politici che non solo non conoscono l’italiano o non sono capaci di dire una frase di senso compiuto ma non sanno neppure cambiare una lampadina. Acquistiamo gli aerei militari per creare posti di lavoro ? Per difenderci ? Difenderci da chi ? Fanno prima a comprarsi l’Italia che non ad invaderla.
    Mettitela via che per lor signori, quelli che fanno le regole e quelli che li aiutano ad applicarle non cambia nulla. Adesso il capro espiatorio colpevole di tutte le disgrazie degli italiani è il barista che non rilascia lo scontrino, poi si inventeranno qualcosa d’ altro.

  39. anna

    caro Giannino,
    voglio rivolgermi a Lei perchè mi piace come spiega le cose…
    non sono un’esperta di economia ma, leggendo il sole 24 ore sto imparando a capire il funzionamento del nostro mondo e la direzione che stiamo prendendo.
    (non commento se mi piace o no)
    Voglio premettere solo che sono fiera di Monti e del suo operato e arrivo al punto.

    Perchè non si parla più di Cultura?

    Perchè nel rilancio dell’Italia non ci sono minimamente accenni ai nostri straordinari Musei, siti archeologici, al lavoro di tanti archivisti, restauratori e curatori in genere di tutto il nostro patrimonio artistico e culturale unico al mondo? Voglio inserire anche la cinematografia e la moda con le eccellenze artigiane che ci distinguono in tutto il mondo?

    Insomma perchè stiamo solo ad ascoltare quello che ci chiede l’Europa e non le ricordiamo i motivi per cui siamo un grande Paese?

    cordialmente

    Anna

  40. franco

    Ci apsettiamo che siano meno ladri?

    Ecco la ns. classe politica eroica e protesa al bene del Paese, in primis la Lega:

    «Vitalizi a 60 anni? Meglio non far politica»

    È una delle motivazioni “incredibili” contenuta nei ricorsi dei deputati contro l’innalzamento dell’età pensionabile

    «Avessimo saputo che l’assegno sarebbe stato erogato solo dopo i 60 anni, avremmo potuto fare altre scelte, economiche e professionali». Non proprio la passione per la politica. O meglio: se la pensione arriva a 50 anni, magari la passione si può anche trovare per strada. Eccoli, più o meno simili, i ricorsi dei ribelli anti-taglio dei vitalizi, che il Parlamento ha stabilito di erogare da inizio 2012 con il sistema contributivo e non prima del sessantesimo compleanno. «Espropriati di un diritto», tuona la Casta costretta ad attendere un altro po’ prima di intascare da 2.200 a 4.700 euro al mese, cumulabili con ogni altra forma di reddito.

  41. Ospite

    @franco
    «Avessimo saputo che l’assegno sarebbe stato erogato solo dopo i 60 anni, avremmo potuto fare altre scelte, economiche e professionali».

    Sono ancora in tempo!

    Comunque per quello che vedo 95 parlamentari opportunisti su 100 se non si fossero buttati in politica per fare qualcosa nella speranza che qualcosa rimanga attaccato alle loro dita leccando il fondoschiena al potente di turno, non avrebbero conseguito neppure il posto di capo sguattero o parcheggiatore. La legge non dovrebbe essere uguale per tutti ? A dimenticavo basta che sia un D.L. e non una legge così i D.L. possono anche non essere uguali per tutti.

    “Altre scelte economiche” ? Cos’è la carica di politico, un alternativa all’investimento in fondi azionari o obbligazionari ?

    Ci smentiscano e provino la carriera professionale e poi ci dicano se è meglio il parassita politico o il parassita professionista. Il riscontro reale evidenzia che sono più i professionisti che si dirigono in politica, che non viceversa.

    Va bè che se in Italia ci dovesse essere una guerra di cervelli la stragrande maggioranza è disarmata ma c’è un limite a tutto, anche a quello di essere presi in giro.

  42. Giovanni Vedana

    Luca :
    I miei nonni quando ero piccolo mi hanno insegnato una regola che sempre hanno seguito nella loro vita: compri qualcosa solo se hai i soldi per farlo. Se non li hai, non compri e non ti indebiti, semplicemente rinunci perchè è giusto così. Si direbbe la regola del buon padre di famiglia. Perchè lo stato ed i politici si sono permessi di scialare, di indebitare un paese fino al default (perchè a quello arriveremo) solo per mantenere sacche improduttive, di inefficienza, corruzione, clientelismo? Come si può pensare che possa ancora reggersi in piedi un paese che per metà è in mano alla malavita, dove l’illegalità è diffusa, dove le tasse non si pagano, dove ci sono milioni di false pensioni di invalidità? Come si può ancora tollerare che vi siano 6 milioni di dipendenti pubblici e che non vi sia un blocco TRENTENNALE inderogabile al loro turnover? Come può un cittadino sano di mente accettare continue e progressive limitazioni della propria libertà personale a favore di uno stato ladro di risorse e di spazi di vita? Basta ! Vogliamo ritornare ad essere liberi, padroni di decidere se davvero lo vogliamo uno stato del genere o se non sia il caso di mandarlo a casa (lui e tutti i suoi tirapiedi e manutengoli). Vogliamo ritornare ad essere uomini, padroni della nostra vita, del nostro destino, della nostra mente, delle nostre scelte e delle nostre proprietà. Voglio essere libero di decidere se avere una pensione privata o pubblica, una scuola privata o pubblica, una giustizia privata o pubblica (visto come funziona quella italiana…), senza per questo essere obbligato a contribuire alle scelte pubbliche altrui. Voglio una economia di libero scambio. Basta burocrati che vivono alle nostre spalle e ci tormentano con leggi, regolamenti, circolari, direttive che servono solo a complicarci la vita, obbligandoci a mantenere professionisti del nulla, caste parassitarie, esegeti della cartaccia. Basta sindacati che ancora ragionano come al tempo della rivoluzione industriale, siamo nel 2010, svegliatevi una buona volta ! Non si possono più tollerare distorsioni delle parole: liberalizzare è il contrario di quello che ha fatto questo governo. Non chiamate quei provvedimenti “liberalizzazioni”, è solo un’orgia (l’ennesima) di statalismo, dirigismo, delirio normativo. Giornalisti di regime che giocate con le parole, ingannando la gente invece che aiutarla a comprendere… anche voi siete incistati in questo sistema che vi paga lautamente per servirlo. E soprattutto basta chiamare “solidarietà” quella che è una truffa lunga un secolo e mezzo. La Germania in 10 anni ha risanato e portato a livelli occidentali la Germania Est. L’Italia in 150 anni non ha cavato un ragno dal buco con il meridione. La ragione è facilissima da spiegare: finchè c’è qualcuno che mi mantiene sostanzialmente gratis, perchè dovrei lavorare? Per fortuna che anche lo statalismo ha il suo lato positivo: prima o poi i soldi degli altri (quelli che lavorano…) finiscono. La mia gioia è che i soldi sono finalmente finiti. E che forse tutto questo sarà sufficiente per liberarsi una buona volta di questo marciume parassitario (UE compresa).

    Condivido ogni lettera non solo parola, stanno creando un clima di caccia alle streghe che serve a continuare a mantenere lo status quo, mettendoci uno contro l’altro, fatto salvo che i deliquenti quelli veri una volta presi e si possono prendere facilmente, vanno ingabbiati!

  43. Giovanni Vedana

    uno come tanti che le ha piene :
    @CHICCA
    Proprio perché è lo stato che non cambierà nulla.
    Il pareggio di bilancio ? Certo eliminando servizi vitali per molti o li riducono all’osso in modo che si possa sempre dire “dovete pagare le tasse per avere i servizi”, ma non eliminano le retribuzioni esose di molti burocrati e politici che non solo non conoscono l’italiano o non sono capaci di dire una frase di senso compiuto ma non sanno neppure cambiare una lampadina. Acquistiamo gli aerei militari per creare posti di lavoro ? Per difenderci ? Difenderci da chi ? Fanno prima a comprarsi l’Italia che non ad invaderla.
    Mettitela via che per lor signori, quelli che fanno le regole e quelli che li aiutano ad applicarle non cambia nulla. Adesso il capro espiatorio colpevole di tutte le disgrazie degli italiani è il barista che non rilascia lo scontrino, poi si inventeranno qualcosa d’ altro.

  44. Il debito pubblico italiano è per metà in carico a noi stessi e circa il 5% a credito delle imprese che hanno lavorato per il settore pubblico e che le imprese non riescono a riscuotere in tempi ragionevoli di mercato.
    Certo occorre onorare il debito che abbiamo con investitori stranieri, ma prima di tutto se vogliamo dare una spinta alla crescita credo urge pagare le nostre imprese per creare le premesse che queste continuino a lavorare, produrre e assumere o quantomeno mantenere i livelli di occupazione. Allora lo Stato deve dividere il debito passivo che dobbiamo ai prestatori di denaro al debito attivo che dobbiamo ai prestatori di opere e servizi e pagare questi per primi, deve farsi garante 2 volte presso le banche di quel debito elevando i livelli di garanzia garantendo con bond ben renumerati pagati con le nostre tasse quelle banche che pagheranno cash i debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese creditrici,

  45. angelo

    Carissimo Oscar condivido in pieno la Tua idea che uno Stato criminale come quello Italiano non possa pretendere il rispetto della legalità dai suoi cittadini (rectius sudditi) ma essendo ormai in fondo al baratro i nostri governanti hanno perso la luce e l’unica via di uscita pesano di trovarla scavando il baratro sempre più in profondità.

  46. Adolfo Bruni

    Ohhhhhh, finalmente un grande giornalista economico come Oscar Giannino che riafferma la necessità di intervenire non sui flussi ma sullo stock del debito. Soltanto così – anche a mio modesto parere – si può ridare fiato all’economia. Ci avevano provato Giuliano Amato, Capaldo e Veltroni, sia pure con modalità diverse fra loro e nessuna condivisibile da un iperliberista come Lei, dr.Giannino. Però avevano colto nel segno. Poi un lungo silenzio al riguardo, quasi che gli “spiccioli” ottenibili coi risparmi sulla spesa pubblica e col fantomatico decreto “crescItalia” potessero fare il miracolo.
    Mi sono più volte domandato cosa o chi abbia frenato Monti per affrontare il problema attraverso interventi sullo stock. Berlusconi? Ancora lui?

  47. Marco Tizzi

    @Mario45
    Mario, lungi da me criticare Soros che l’ha fatto, ma l’ha fatto! Ha attaccato la sterlina e noi ci siamo andati di mezzo di rimbalzo: se non ce la faceva la sterlina perché mai avrebbe potuto farcela la lira?
    E questo, sia chiaro, non è colpa di Soros: la finanza fa soldi con i soldi, sta agli Stati creare le leggi e le regole per non farsi attaccare. E magari attuare politiche consone alle proprie possibilità.

    Concordo pienamente sul fatto che le riforme in Italia servano qualunque moneta ci sia sopra. Mi permetto di far notare che le riforme di questo governicchio sono state RIDICOLE eppure tutti, soprattutto all’estero, lo stanno osannando: io non sono un complottista, ma questa cosa lascia pensare. La copertina del Time che ti eleva a salvatore del mondo non te la prendi senza santi in paradiso, non ci prendiamo in giro.

    Per quanto riguarda il sistema monetario, invito davvero a non passarci sopra con un’alzata di spalle: il debito pubblico americano e giapponese confrontato con la nostra paranoia sono a dimostrare quanto un sistema monetario diverso cambi tutto.
    Ricordiamoci che i limiti di bilancio hanno un bruttissimo difetto: non consentono di fare riforme, in nessuna direzione.

  48. Robespierre

    Bisogna alzare il livello dello scontro. Lo stato ladro sputa nel piatto dove ruba chiamandoci evasori e aizzandoci contro, Attilio Sceriffo di Nottigham Befera?
    Compriamo degli spot televisivi dove un individuo in giacca e cravatta e con la faccia da topo entra in un ministero o in un ufficio comunale. Fermato da un giornalista con il microfono che gli chiede “Topo” e lui risponde ridendo no “Sanguisuga” e dopo un bel timbro sullo sfondo “RACCOMANDATO”.
    Vogliono la caccia alle streghe? Diamogli lo scontro sociale: Partite iva contro Statali, Industriali assistiti e scudati, Appaltatori amici.
    3600000 dipendenti pubblici!! Solo il comune di Roma ha 62000 impiegati! Chi li paga??
    TU!
    HAI LE TASSE PIU’ ALTE DEL MONDO PER PAGARE IL COSTO DEL CONSENSO ATTRAVERSO IL POSTO FISSO DEGLI STATALI!

  49. Max1986

    Giannino ha ragione ma secondo me non considera un fatto di rilievo sfuggito a molti giornalisti. Quello di Monti è un governo politico al cento per cento. Le sue mosse si rivolgono contro l’elettorato di centro destra punto. Quella in atto è una sinistra resa dei conti sulla pelle degli italiani. Riforma sulle pensioni e art.18 sono semplicemente questioni inevitabili. Per il resto è un governo statalista che crede ancora nella funzione espansiva della spesa pubblica e il cui unico elemento originale-montiano è la trasformazione dell’Italia in un mercato appetibile per le multinazionali e banche straniere in modo da alimentare ulteriore crescita. Il piano di Monti può produrre crescita, intendiamoci, ma presenta rischi altissimi in quanto se il consumo privato o l’investimento estero non si materializzano siamo fottuti.
    Ma quel che è peggio è che distruggere l’elettorato di centro destra significa massacrare artigiani, piccole imprese, piccole proprietà fondiarie e immobiliari, in pratica rottamare un’intera società e convertirsi in un enorme centro commerciale. C’è bisogno di un nuovo centrodestra – quello attuale è un fantasma – e speriamo che Giannino si impegni in politica con altri uomini liberali.

  50. Marco Marchionni

    Una volta lo stato eravamo noi. Adesso lo stato sono “loro” ovvero tutti, tutti, quelli che ci campano dentro e affianco. Non è casuale, a mio avviso, lo spostamento di voti dei dipendenti privati soprattutto delle PMI dalla sinistra al centrodestra (o quello che ne rimaneva almeno di nome) e non è altrettanto casuale l’arroccamento dei pubblici nella sinistra. Meglio: l’estrema sinistra, vedi primarie PD-SEL a Genova. Ciascuno fa egoisticamente i propri interessi, ovviamente. Purtroppo una delle due metà campa sulle spalle dell’altra. Ancora per poco, però.
    La polvere sotto il tappeto si sosteneva con le allegre politichette del debito, della tangente e del voto di scambio dei cui profittatori comuni, municipalizzate, province, regioni e stato sono pieni.
    Peccato però che i loro stessi rappresentanti, Prodi e Amato, abbiano preteso di far sedere questi lazzaroni di italiani nella stessa classe dei secchioni tedeschi e la cosa non funziona più.
    Caro Oscar, approvo incondizionatamente il suggerimento della valorizzazione del patrimonio ma c’è poco da fare: almeno mezzo milione se ne deve andare. Non per strada, ci mancherebbe, ma in posti di lavoro produttivi che il paese, se non fosse strangolato dalla tassazione presuntiva no-contest, potrebbe offrire a bizzeffe.
    L’aspetto irritante, per un dipendente privato o un imprenditore, è sentir parlare di eliminazione dell’articolo 18 senza mai, mai, nemmeno nominare l’inamovibilità dei dipendenti pubblici, causa, oltretutto costante, di gran parte della spesa incontrollata.
    L’esempio di Termini Imerese fa riflettere, a guardare i dati della Sicilia ovvero 1 dipendente pubblico ogni 14 abitanti, neonati inclusi fonte “Il Quotidiano di Sicilia”.
    Lavoratori dalle ottime performances produttive cacciati per strada a causa di costi di gestione troppo alti mentre il loro vicino di casa si gratta il doppio mento e la panza in qualche ufficio impolverato pieno di cartaccia inutile. Pagato dai primi.
    Purtroppo il centrodestra tutto ha altre cose a cui pensare rispetto a quisquilie come la libertà di impresa, lo stato meno presente ed oppressivo, la premialità imprenditoriale. C’è da convincere Casini, da fare la legge elettorale, decidere i dirigenti locali…

  51. Alberto B

    Parole sacrosante. Ma in un Paese dove l’evasione è così alta e diffusa non è solo lo Stato ad essere ladro… Finchè il fenomeno dell’evasione non verrà riportato a livelli da Paese civile non se ne esce: servizi scarsi ed elevato debito pubblico sono il risultato “necessario” di una politica che ha sempre tollerato i furbetti (e ne ha indotto una proliferazione: l’esempio paga).

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