4
Mag
2012

Bloomberg batte Fornero due a zero

Sono testuali parole pronunciate dal sindaco di New York Michael Bloomberg, il 24 aprile scorso. Per annunciare il veto alle due delibere assunte dal City Council di New York, in materia di salari minimi e aumenti contributivi per migliorar e il mercato del lavoro. Quando le ho lette, ho pensato immediatamente di dedicarle a Elsa Fornero, il ministro del Lavoro. Perché la batteria di pesantissimi aggravi disposti dalla sua riforma per praticamente tutti i canali di ingresso nel mercato del lavoro diversi dall’assunzione a tempo indeterminato, quegli aggravi sono esattamente la stessa cosa e hanno gli stessi effetti di quelli disposti dal Comune di New York a cui giustamente il sindaco Bloomberg si è opposto. Nascono dalla fervida fantasia di politici che pensano di affermare miglior vita e più generosi diritti per i lavoratori, obbligando le imprese ad aggravare il costo e le condizioni d’impiego del lavoro. Per di più, i fervidi idealisti dello statalismo occupazionale di solito si scatenano nei loro interventi aggrava costi esattamente quando le crisi alzano il numero di disoccupati. Con il bell’effetto di accrescerne ulteriormente il numero, distogliendo le imprese a impiegare coloro il cui costo si è alzato per volontà della politica e dello Stato. Ma abbeveriamoci di Bloomberg, per consolarci.

“E’ stata recentemente approvata una delibera, e ne è in arrivo una seconda. Impongono condizioni gravose sulle imprese, che renderanno più difficile incoraggiare la job creation e più arduo crescere alle imprese. Quelle delibere – sul “salario vitale” e sul “salario prevalente” – sono passi indietro verso un’era in cui il settore pubblico guardava al settore privato come a una mucca da mungere, invece di un giardino da coltivare. Noi non possiamo permetterci di tornare indietro a quei giorni. Non possiamo credere che il nostro livello economico sia garantito.

Mettiamola così. Se vuoi incoraggiare un’impresa ad aprire in un luogo particolare dove nessuno ha investito per decadi, non puoi dirgli che deve pagare ai suoi dipendenti un reddito minimo più alto del concorrente. Perché non lo farà, l’impresa non aprirà, il lavoro non ci sarà. Quei posti di lavoro saranno persi, e lo Stato perderà anche il gettito fiscale e contributivo che ne sarebbe derivato.

Per effetto della delibera sul salario prevalente, se l’amministrazione pubblica affitta vani in un palazzo privato, il proprietario dell’immobile non potrà pagare i suoi dipendenti nel palazzo al salario di mercato corrisposto nel palazzo a fianco, ma dovrà pagare il salario che decide l’autorità pubblica. Naturalmente, per effetto di questa norma nessun proprietario immobiliare affitterà vani all’amministrazione pubblica, a meno che questa non corrisponda alla proprietà i sovraccosti che al privato derivano dai salari stabiliti dal pubblico. Di conseguenza, per poter affittare dovremmo assumerci l’onere di pagare salari altrui.

La delibera sul salario vitale sarebbe ancor più onerosa per i contribuenti. Prevede che tutte le imprese che godono di più di un milione in deduzione o abbattimento fiscale paghino il loro dipendente un salario superiore del 20% a quello medio dei concorrenti. Tutto ciò significa solo che le imprese non decideranno di procedere nei loro investimenti a causa dei costi aggiuntivi disposti, rinunceranno a esprimere domanda di lavoro aggiuntiva, con danno per i disoccupati come per i contribuenti….

Io condivido il desiderio di avere lavoratori con più alti salari, ma non esistono scorciatoie. Il governo non può piegare a proprio volere le leggi dell’offerta e domanda di lavoro senza comprometterne l’incrocio più efficiente, e distruggere così prospettive occupazionali che sono ancor più delicate per chi il lavoro lo cerca e non ce l’ha. Quando le imprese perdono fiducia nel fatto che le regole amministrative e fiscali alle quali sono sottoposte non peggioreranno, si siedono, incrociano le braccia e si mettono nel migliore dei casi ad aspettare. Alcune riducono l’attività, altre che possono, se ne vanno altrove. Questa è la semplice ma inesorabile lezione da trarne. Ed è un errore che non dobbiamo commettere”.

 

E’ fin troppo facile prevedere che esattamente ciò accadrà per effetto del giro di vite nell’ingresso al lavoro voluto da Fornero, a meno che il Parlamento non ne cambi profondamente il testo. Questa parte è la più pesantemente ideologica dell’intera riforma del lavoro, persino più dell’incredibile voltafaccia governativo sul filtro giudiziale reintrodotto per tute le forme di licenziamento. Dateci un Bloomberg. Sarà un tycoon, razza sospetta dopo Berlusconi. Ma di lavoro capisce più lui dei ricercatori rossopensanti forneriani.

53 Responses

  1. andrea wollisch

    Lei ha ragione Giannino come sempre!!!Studiando economia non posso che concordare con lei, anche se vedo che in ambiente universitario molti si preoccupano più di abbellire le statistiche che rguradano l’Italia piuttosto che la condizione reale delle persone. Ad esempio si discuteva della partecipazione molto bassa delle donne in italia al mercato del lavoro. la professoressa(assolutamente competente ci mancherebbe) ha fatto notare che se lavorassero più donne si potrebbe finalmente spendere di più per le politiche familiari perchè noi spendiamo troppo poco. vero spendiamo poco in questo senso. ma diamine pensare che e persone debbano lavorare per finanziare voci di spesa pubblica è aberrante. sembra quasi che la nostra esistenza e il nostro lavoro privato sia tollerato solo perchè finanziamo spesa pubblica. incredibile. E capisco il suo senso di isolamento perchè coglie anche me. quando uno se ne esce con qualche proposta diversa dal solito ecco che ti guardano strano e sorridono(forse perchè essendo giovane pensano che io sia ingenuo e/o deficiente). A volte la sensazione è che lo stato abbia vinto, che una certa mentalità statilistico-assistenziale sia molto ma molto radicata e difficile da sradicare. Ma io spero sempre che qualcosa si possa fare. magari alle prossime elezioni….Forza Giannino!!!

  2. Maurizio

    Ma come è possibile che oltre al bocca di Oscar Giannino e (solo in parte) Radio 24 non ci siano altre teste pensanti? Non ho sentito parlare bene di Bloomberg se non da queste colonne. Ma quanto ci metteranno gli italiani a capire che 1 +1 fa 2? Abbiamo 32.000 euro a testa di debito? Io direi che visto che solo un terzo degli italiani produce reddito, noi abbiamo 96.000 € a testa di debito. Non mettere più i Doors: è una canzone troppo allegra! Ti prego Oscar, fai qualcosa. Siamo alla frutta. Non ti limitare a fare il giornalista. Fai di più!

  3. Claudio Maldifassi

    “Government’s view of the economy could be summed up in a few short phrases: If it moves, tax it. If it keeps moving, regulate it. And if it stops moving, subsidize it.” R. Reagan

    un bel riassunto della filosofia tecnocrate che dilaga nella penisola…

    giannino for president!

  4. Francesco P

    E se la riforma Fornero fosse indifferente perché mancherà del tutto il lavoro? No, non voglio fare l’uccello del malaugurio e neppure il provocatore.

    Purtroppo ne il governo, ne i partiti che lo sostengono, diventati particolarmente rissosi perché sentono odore di elezioni, stanno operando per rimuovere i vincoli che riducono la competitività della nazione. In assenza di decise svolte lo scenario estremo non è poi così improbabile.

    Delle riforme istituzionali di cui avremmo bisogno per snellire e semplificare lo Stato, neppure l’ombra. Persino sulla riduzione del numero dei parlamentari e sull’abolizione delle provincie, nessuna nuova. Le Comunità montane, oltre 200 per più di tremila Comuni, sono ancora lì a consumare risorse, bloccare progetti e distribuire poltrone. Gli Enti inutili continuano a vivere alla grande. E la buona volontà di Enrico Bondi rischia di produrre solo buone intenzioni, perché andrà a toccare una ridda di piccoli interessi.

    Anche il famoso “stellone italico” ha una dimensione finita. Ma qualcuno sembra ignorarlo.

  5. LucaS

    1) Grandissimo Bloomberg! Sarei curioso di sapere quale geniaccio ha concepito quelle norme? Magari gente super-reclamizzata e pluripremiata come Krugman o Stiglitz… se penso che hanno vinto il nober per l’economia non so se ridere o piangere!

    2) By the way Bloomberg è stato un grandissimo imprenditore ed ha avuto (e sta avendo tuttora) un grande successo contro concorrenti di prim’ordine innovando tantissimo e puntando sulla qualità dell’informazione… sempre competendo davvero sul mercato…. quindi il paragone con Berlusconi (che io non considero nemmeno un imprenditore, nel senso liberale del termine) proprio non regge.! E non a caso uno che è nato e cresciuto sul mercato (quello vero!) scrive queste cose mentre i berlusconi italiani queste cose oltre a non farle per quasi 20 anni, secondo me nemmeno le capiscono!!! Chi ha costruito la sua fortuna personale sui rapporti privilegiati con la politica e sul malaffare è l’espressione perfetta del crony capitalism! e non sa nemmeno lontanamente cosa sia il mercato quindi fare riforme di mercato è l’ultima cosa che farà perchè competere in un mercato vero significherebbe la fine delle sue fortune… ecco la ragione semplicissima (che incredibilmente pochi hanno capito) per cui Berlusconi non ha mai fatto ne farà mai (ammesso che sappia cosa sono e cosa comportano) le riforme liberali che noi invochiamo: farle sarebbe la sua rovina!

  6. LucaS

    X Andrea Wollish

    Nelle università italiane c’è un bias terrificante verso keynes e statalisti…. ragione in più per privatizzare totalmente le università!

  7. luciano

    Grande Giannino, secondo il mio modestissimo parere la Fornero pur di portare a casa qualcosa sull’art. 18 ha concesso tutto il resto ai sindacati, con il bel risultato che sull’art. 18 ha scontentato tutti e sul resto farà se approvato nel testo proposto un gravissimo danno ad un paese già in ginocchio.

  8. MBB

    bias, spending review, bt the way, welfare etc.
    ma smettetela di fare gli snob ed usate le parole italiane, quando ci sono (ed è la maggioranza dei casi)!.

  9. giancarlo

    Caro Oscar, (e cari tutti), seguo da molto tempo i tuoi commenti e la tua attività ma almeno tu esci dal coro, te ne prego. Fare la filosofia della crisi e dei problemi del lavoro non fa altro che anestetizzare la gente. Ogni sera c’è una trasmissione politica in TV che ci ricorda quanto siamo messi male. Nella vita faccio l’Ingegnere (precario) e non lo voterò ma purtroppo constato che – al di là dei ‘grilli’ parlanti che lo denigrano – Grillo è l’unico che sta facendo qcs, dando un messaggio operativo nuovo – è solo chi fa sbaglia. Non si può fare filosofia e scienza con la pancia vuota. Abbiamo politici incapaci e solo proiettati a manetenere le poltrone, giornalisti che ne descrivono le magagne alla stregua degli apostoli in un perenne stato di venerazione probabilmente pensando che ex post tutto si ‘normalizzerà’ e grandi imprenditori che hanno ereditato impropriamente Aziende senza saperle gestire (innovazione zero). Tutto si regge sui piccoli imprenditori che però non hanno le capacità strategiche ed economiche per venire fuori dalla crisi. Stiamo affondando e ci sollazziamo parlando del mercato del lavoro che non c’è… Uno stimolo intellettuale/strategico: ‘ Un collega tedesco mi ha dato concisamente la formula del loro successo (automotive) – lascio a te un commento se vorrai: loro investono in ricerca e tecnologia, brevettano ed impongono la produzione in Germania facendo leva sul patent per per proteggersi. In Italia inventiamo prodotti e soluzioni e senza proteggerli e li facciamo produrre in Cina per farli costare di meno ed aumentare i margini…non sai quante aziende campano facciando semplice trading, un modo tutto italiano di disperdere il ns valore e le ns ricchezze’ Questa è la fine, una bella amica. Questa è la fine, la mia unica amica, la fine… Se qcn non ci darà una scossa e speriamo che non venga dal basso

    Ciao a tutti e scusate l’intrusione. Un abbraccio ad Oscar

  10. andrea wollisch

    @LucaS
    Lo so bene, il problema è che io frequento la bocconi, che pur privata che sia, trasmette queste idee e uno potrebbe dire chissene frega. Ma se pensiamo che il presidente del consiglio viene da lì e probabilmente è uno dei promotori di questa impostazione allora si capiscono tante cose sulle azioni del governo.

  11. Antonio

    Come al solito perdete di vista il quadro complessivo. Per incrementare il Settore estero occorre aumentare le esportazioni, ossia recuperare competività. E la competitività si può recuperare solo diminuendo i salari reali (uno dei più importanti fattori di produzione). Ecco a cosa serve il famoso “articolo 8” ed ecco a cosa serve la “riforma del lavoro”.
    Naturalmente se NON fossimo nell’area euro, ossia in una sorta di cambi rigidi, potremmo recuperare competitività svalutando la moneta ( quello che abbiamo sempre fatto in passato, con ottimi risultati). Ma in questo caso metteremmo nei guai la Germania. Quindi la riforma del lavoro NON è ALTRI che un altro aspetto di una azione economica che tende ad aumentare le tasse e/o diminuire la spesa ( perchè, di fatto, NON può fare altrimenti, pena il default).

  12. john galt

    @LucaS
    Solo un consiglio, se posso (ma solo perchè ne ho probabilmente viste più di te). La teoria è una gran bella cosa e mi pare che tu sia in possesso di un armamentario concettuale di tutto rispetto. Però la realtà sfugge necessariamente alle griglie interpretative umane, essendo ben più sfumata (ed interessante e, soprattutto, vera) di queste ultime. Dunque, non cambiare mai occhiali rischia, alla fine, di vanificare lo sforzo intellettuale fatto. Tutto questo per invitarti a non farti troppe illusioni sul bianco del sindaco e sul nero dell’ex premier. L’America è fertile terreno di coltura di lobbies infinite, esattamente come l’Italia ed anche lì “libero mercato” ha un valore del tutto relativo.

  13. antonio

    Mio caro Giannino, nelle condizioni attuali (appartenenza nell’area euro) una delle misure di politica economica fattibili (invero assai limitate) è la DIMINUZIONE DEI SALARI REALI. Come si ottiene ? evidentemente con un aumento (indotto) della DISOCCUPAZIONE (v. una certa curva di Phillips). A questo serviva il “famigerato” articolo 8 ed a questo serve la riforma del lavoro. La diminuzione dei salari reali incrementa l’export (ovvero migliora il settore estero). Per inciso la Germania , negli ultimi 10 anni, ha fortemente ridotto i salari reali (per questo è così forte, adesso, sulle esportazioni). Il Governo, costretto nella gabbia dell’euro (una vera e propria “Vergine di Norimberga”), sta tentando di ripercorrere la strada della Germania.

  14. Francesco.

    Il rischio di fare battaglie ideologiche si verifica tutto in questo articolo.
    Il salario minimo non si paragona affatto con:
    -l’eguaglianza dei contributi per tutti i lavoratori, ossia tra gestione separata e ordinaria dell’INPS (al massimo si può chiedere che siano per tutti un po’ più bassi del 33%)
    -l’obbligo ad assumere almeno il 50% di apprendisti negli ultmi 3 anni, con la possibilità di assumerne di più rispetto ai lavoratori qualificati;
    -la restrizione della partita IVA finta, ossia essere considerato un normale dipendente, se il datore non può dimostrare di aver bisogno di una prestazione autonoma;
    -aumentare il rinnovo tra un tempo determinato e l’altro da 20 a 90 giorni, per far emegere rapporti a tempo indeterminato;
    -non far ripetere nei contratti a progetto il medesimo oggetto dell’impresa.

    La convenienza nei contratti di lavoro sta nell’adeguare le esigenze imprenditoriali con il quadro giuridico e rendere dunque quest’ultimo il più preciso e aperto: nella quantità, non nella qualità. Non significa ricercare l’abuso contrattuale migliore. O meglio, può significarlo: ma è un abuso. Se io ti servo a tempo determinato, assumimi per un anno con eguali contributi previdenziali: perchè devi assumermi come lavoratore autonomo per pagare meno contributi? Se davvero ti servo come apprendista, perchè nel giro di tre anni non puoi essere obbligato ad assumere me o un mio collega? delle due l’una: o ti servo o non ti servo.

    Si facciano battaglie pià serie come la riduzione del cuneo fiscale e delle altre tasse sul processo produttivo, non si vinca 2-0 in una partita tra capre e cavoli.

  15. andrea

    “Chi mi chiedesse quanto e fino a qual segno la filosofia si debba brigare delle cose umane e del regolamento dello spirito, delle passioni, delle opinioni, de’ costumi, della vita umana; risponderei tanto e fino a quel punto che i governi si debbono brigare dell’industria e del commercio nazionale a voler che questi fioriscano, vale a dire non brigarsene nè punto nè poco. E sotto questo aspetto la filosofia è veramente e pienamente paragonabile alla scienza dell’economia pubblica.
    La perfezione della quale consiste nel conoscere che bisogna lasciar fare alla natura, che quanto il commercio (interno ed esterno) e l’industria è più libera, tanto più prospera, e tanto meglio camminano gli affari della nazione; che quanto più è regolata tanto più decade e vien meno; che in somma essa scienza è inutile, poichè il suo meglio è fare che le cose vadano come s’ella non esistesse, e come anderebbero da per tutto dov’ella e i governi non s’intrigassero del commercio e dell’industria; e la sua perfezione è interdirsi ogni azione, conoscere il danno ch’essa medesima reca, e in somma non far nulla, al quale effetto gli uomini non avevano bisogno d’economia politica, ma s’ella non fosse stata, ciò si sarebbe necessariamente ottenuto allo stesso modo, e meglio.
    Ora tale appunto si è la perfezione della filosofia e della ragione e della riflessione eccome ho detto altrove.”

    Giacomo Leopardi, Lo Zibaldone (2-3. Feb. 1823.)

  16. adriano

    “…..,ma non esistono scorciatoie.”Già.Qualcuno prima o poi si accorgerà che il lavoro non è un diritto ma un dovere.

  17. PAOLO DELFINI

    SONO D’ACCORDO CON IL LETTORE JOHN GALT, NON ESISTONO LE SOCIETA’ IDEALI, NEANCHE USA E INGHILTERRA LO SONO,ANZI… ALTRIMENTI SI FA COME I MARXISTI DI UN TEMPO CHE OSANNAVANO ALL’INFINTO L’ URSS O LA DDR PER PURO SPIRITO IDEOLOGICO.

  18. irene camagni

    @paolo delfini. Ma ti è mai capitato di vivere e lavorare in paesi come gli Usa oppure l’Inghilterra, da una parte, oppure nei paesi di Oltrecortina dall’altra ? Non esistono società ideali, giusto, non illudiamoci, e non tiriamo in ballo le ideologie Ma dopo aver fatto esperienze di vita, studio e lavoro nei paesi che ho elencato,negli anni 70, ti giuro che ho deciso quali sono le società più civili e meno ingiuste per la gente comune : i paesi anglosassoni. Non sono paesi perfetti ma sono i paesi meno imperfetti

  19. dario civalleri

    Giannino for President!
    Mi chiedo davvero se non esista un politico professinista che possa e voglia fondare un partito e diventarne il segretario, con Oscar Giannino presidente (e cane da guardia). Per esempio Benedetto Dalla Vedova quando si stancherà di stare con chi regala le case del partito ai cognati e chi chiama gli omosessuali culattoni o Nicola Rossi o Mario Baldassarri o chissà quanti altri.

  20. Le storture e i soprusi di questo paese sono tanti. Eppure leggendo questo blog, Giannino, i commenti e un giovane in gamba come @andrea wollisch, penso che non ci sia solo l’urgenza di pensare a “sporcarsi le mani” creando una “pattuglia liberista”, come dice Oscar. C’è anche la possibilità di farlo, c’è il materiale umano. Rimbocchiamoci le mani! Io comincio dall’usuale raccolta firme per convincere Giannino a guidare l’impresa.

    http://www.petizionionline.it/petizione/vogliamo-l-oscar-in-parlamento/6872

  21. LucaS

    X John Galt

    Lei ha sicuramente ragione però deve ammettere che tra i 2 c’è una differenza enorme… Quale politico italiano, prima ancora di avere il coraggio di scrivere quelle cose pubblicamente (pratica), le capisce davvero anche in teoria? Non sarà perfetto ma uno come Bloomberg in Italia ce lo sognamo!

  22. LucaS

    X andrea Wollisch

    Il problema riguarda anche, forse ancora di più, la Cattolica, te l’assicuro! Comunque ci sono sempre lodevoli eccezioni per es. il grande Roberto Perotti da voi e Alessandro Penati da noi….Cmq devo dire che senza la rete e l’accesso quasi sterminato e free alle idee e ai concetti liberali purtroppo non ci sarei mai arrivato….

  23. andrea

    Torniamo al Gold-Standard!
    Questa è l’unica mossa che toglie potere a tutti gli Stati tassatori e spendaccioni. E, alla lunga, rende prospera la gente.

  24. Alberto Mag

    Scusate. Ma cosa vi aspettavate da un sistema economico politico uscito vincitore dalla II GM (cattolici e comunisti)? E’ evidente che la parola liberale e il liberalismo sono lontani anni luce dalle loro prospettive e dal loro modo di pensare. Per essi il verbo è lo stato sociale che tollera la libera impresa in quanto fonte di reddito da tassare per poter incrementare e espandere la copertura del controllo pubblico. Perchè è di questo che si tratta: scambio controllo pubblico ( e quindi benefici diretti e potere per politici e amici, ma sempre nel nome del pubblico e del sociale, natutarlmente) con clientele (alla latina), ovvero con assunzioni, impieghi senza alcunchè da produrre di “vero”, false pensioni, baby pensioni ecc.. Se uno legge un po’ del “pensiero” di Fanfani capisce cosa intendo . E’ la perfetta sintesi del modo di pensare di costoro (non parliamo poi dei comunisti al potere). Alllora o si ha modo di agire (Giannino forza!!!) o saremo davvero condannati. La fuga di cervelli è dovuta a questo, non a altri motivi!

  25. claudio p

    Una piccola proposta. Tutti con partita IVA, operai e bidelli compresi..
    Basterebbe togliere quella norma che obbliga il cliente ad assumere un suo fornitore di servizi nel caso in cui quel fornitore abbia solo un cliente (il suddetto), mi seguite?
    Spazzeremmo via in un solo colpo tutta la burocrazia sul mercato del lavoro e ridurremmo alla fame i parassiti che ci campano sopra, e si accenderebbe la miccia di una reazione a catena che potrebbe sfociare in una vera Rivoluzione Liberale.

  26. MARIO FORTE

    Ottimo Giannino, la seguo con grande interesse.
    Le idee di Bloomberg sono condivisibili e forse ovvie per chiunque abbia un briciolo di intelligenza, tuttavia mi permetto umilmente di sottolineare che con la riforma del lavoro italiano non trovo grandi attinenze.
    Mi spiego: Bloomberg giustamente si oppone a che i dipendenti coinvolti vengano pagati di più degli altri, in Italia la riforma tende ad evitare che dipendenti di fatto non siano assunti come tali e quindi pagati di meno! Io sono un professionista e quindi non parlo per interesse personale, ma è giusto che una persona debba svolgere la stessa mansione di un collega ma senza tredicesima, tfr, malattie, accesso al credito, minore guadagno netto, ecc.? E la giustificazione non può essere che l’azienda si deve difendere dallo stato ladro, non può pagare il lavoratore.
    Che poi ci vorrebbe meritocrazia, possibilità di penalizzare chi si approfitta dei diritti e non fa il suo dovere (fino al licenziamento) è un altro discorso.
    Insomma io credo che in entrata tutti devono avere gli stessi diritti e doveri (se ti serve una persona la devi assumere con tutti i crismi), ma che ci debba essere anche la libertà dell’azienda di interrompere il rapporto di lavoro in massima libertà (naturalmente con i dovuti ammortizzatori sociali e aziendali).

  27. dario civalleri

    @Marco Pinetti
    Ho firmato la petizione. Mi chiedo se la firmerebbe anche Giannino e cosa ne pensi e non solo di sè stesso in parlamento ma anche di un suo partito. Io immagino che sarebbe una fiammata, certo minoritaria ma chi sa mai che non potrebbe esercitare maggiore influenza.

  28. LucaS

    X andrea
    Grazie del link! A parte smontare le sciocchezze di Krugman, che è sempre cosa buona e giusta, anche perchè un sacco di persone se le “bevono”, secondo me spiega un punto importantissimo che quasi nessuno capisce: la differenza tra creare posti di lavoro e creare valore! Per es. la mia proposta sull’istruzione totalmente informatizzata cancellerebbe migliaia di posti di lavoro ma aumenterebbe enormemente il “valore” grazie alla migliore qualità e flessibilità del servizio e al tempo stesso consentirebbe di risparmiare miliardi di euro con cui pagare i debiti, abbassare le tasse o da impiegare in qualsiasi altro modo che genera ULTERIORE valore… tutti impieghi che creerebbero molti più posti di lavoro di quelli distrutti ma soprattutto posti di lavoro efficienti e produttivi che creano appunto valore…. ma tutti quelli a cui la propongo mi dicono che migliaia di insegnanti perderebbero il lavoro e sarebbe una tragedia ecc…
    PS Grazie a te finalmente ho scoperto chi è John Galt… grazie!

  29. @LucaS
    Scusami, insisto. Ma “scrivere” non è pratica, è “scrivere”. Ma questo non è ancora importante. Perché in Italia uno come Bloomberg dovremmo sognarcelo? E questo è importante. In Italia non ce lo sogniamo affatto ed infatti abbiamo eccellenti esempi di imprenditoria. Ma queste cose le dice anche Napolitano nelle sue interminabili esternazioni. E, come lui, infiniti altri. Anzi, è tutto un dire di creatività italiana, e spirito di intraprendenza e capacità comunicativa e bla bla. Ma questo fa parte dell’insopportabile retorica di chi, politici od accademici o banali opinionisti, sta alla finestra e crede di capire il mondo. Poi, però, quando è il momento di dare un senso a queste manifestazioni di auto celebrazione patriottica, eccoli tutti lì a ballare attorno al totem dell’egoismo e dello sfruttamento e di tutti i consueti aggeggi dell’armamentario demagogico delle sinistre. E’ questo il punto. In Italia, l’intraprendere è visto da sempre con sospetto ed anzi, nella scala della valutazione sociale, esso occupa i posti più in basso, non lontani da quelli riservati ai ladri ed agli assassini. In America, nonostante una preoccupante deriva europeizzante, il successo nell’intrapresa gode ancora, in media almeno, del favore sociale. In Italia non è così. Se ti dico che Berlusconi è stato un innovatore di razza che si è mosso in un ambiente molto meno ricettivo (socialmente, politicamente e, di conseguenza, legislativamente) di quello nel quale ha potuto operare Bloomberg, tu probabilmente sbotterai: “Ecco! Il solito pirla berlusconiano”. Se ti dico che al sindaco, una volta insediato, è stato permesso di governare e che nessuno in America ha trovato strano che un ricco imprenditore potesse candidarsi al ruolo di pubblico amministratore, mentre l’ex premier è stato fatto oggetto di una persecuzione infame, personale, politica, giudiziaria (per la quale qualsiasi libertario dovrebbe provare del fastidio), tu, magari, potresti ancora soffiare e ripetere: “Ecco! Il solito pirla berlusconiano”. Se ti dico che qualsiasi tentativo di riforma provato negli ultimi vent’anni dai Governi Berlusconi è fallito non per incapacità o per scarsa convinzione, ma per l’infedeltà degli alleati (quegli stessi che oggi si prostrano di fronte al fallimentare Governo dei nominati, perché per essi raggiungere il potere passando dalle urne sarebbe, di fatto, impossibile) e per la costante resistenza proveniente da masse eterodirette pronte a scende in piazza al semplice comando di un Epifani o di un Fassino qualsiasi (pensa alla bocciatura referendaria della devolution nel 2006), in nome della difesa di una democrazia che non è mai stata in pericolo neppure per un istante, tu ancora penserai: “Ecco! Il solito pirla berlusconiano”. Se ti dico che Berlusconi è sceso in campo per pura follia libertaria, perché, se avesse veramente voluto fare i propri interessi li avrebbe fatti dietro le quinte (e non mancano gli esempi di imprenditori che hanno fatto e che continuano a fare i loro interessi in quel modo e non credo ci sia bisogno di elencarli, perché la loro storia ci è nota) e si sarebbe limitato a gestire i propri affari con telefonate del tipo: “Abbiamo una banca”, tu ancora dirai: “Ecco! Il solito pirla berlusconiano”. Certo, la deriva socialistoide del Berlusca indebolito degli ultimi anni è stata evidente, ma in Italia non c’è, in tutta evidenza, posto per riforme liberali ed il compromesso è l’unica alternativa (ed in ogni caso, al Berlusca stesso non c’è mai stata una seria alternativa). In fin dei conti, la riforma del mercato del lavoro del centro destra, per quanto perfettibile, aveva avuto il placet di CISL ed UIL, costrette oggi alle barricate da una professorina maldestra ed egocentrica.
    In quel lontano 94, uscivamo tutti da quarant’anni di paludi consociativistiche e di disastri di centro sinistra (la parola “destra”, era impronunciabile: gli imbecilli pronti ad indignarsi per tutto esistevano allora esattamente come oggi. Il termine “liberalismo” attirava derisione). Berlusconi fu una scintilla e moltissimi italiani, allora privi di autentica rappresentanza politica, seppero capirlo. Lo capirono anche quelli che da subito si misero di traverso: le élite che in quello strano personaggio percepivano un insopportabile puzzo di strada e di gente comune. Proprio quei sogettini che, come Scalfaro, si sentivano e si sentono migliori e per i quali cose come la difesa della Costituzione (mai stata in pericolo, lo ripeto) rappresentano una ottima scusa per fare valere le loro pretese di superiorità senza fondamento. Oggi quelle stesse élite hanno finalmente raggiunto il loro obiettivo: togliere la sovranità agli italiani (il recente tentativo di legge elettorale che prevedeva la formazione di Governi dopo le elezioni ne è una prova. Altro che i nominati del procellum di cui si lamentava Napolitano di recente: proprio lui che ha addirittura nominato il premier, dopo mesi di accurata pianificazione, alla faccia dell’emergenza spread) e ripristinare l’antico primato dei partiti sul Paese.
    Da quello che leggo, mi pare tu sia passato da quella palude solo di striscio. Io ci sono vissuto e ti assicuro che la frustrazione ed il senso di impotenza che provavamo erano parecchio pesanti. Leggo in questo blog di molti che inneggiano a riforme liberali. Vi si trovano anche preparazione e buone idee. Ma se fosse così semplice non saremmo qui a discuterne. Il problema è che non si intravede all’orizzonte un leader sufficientemente folle da farsi carico di queste istanze (assolutamente le
    stesse del 94), sia perché i capi non nascono sugli alberi, sia perché l’ultimo che ci ha provato ha passato le pene dell’inferno. Leggo di molti che inneggiano a Grillo. Quest’ultimo non è un leader: è solo un esagitato che ama fare casino ed è assolutamente privo di preparazione e di spessore ed è destinato a sciogliersi come neve al sole nel momento in cui dovesse riuscire ad assumere ruoli di autentica responsabilità. Non sarà con demagoghi del genere che gli italiani riusciranno a ridiventare artefici del loro destino. Dunque, al momento non ci rimane che combattere con l’unico strumento buono che abbiamo, le idee, in particolare contro il rigurgito di statalismo cui stiamo assistendo. Ma per vincere dobbiamo per forza aspettare qualcuno di decente in grado di coagulare intorno a sé le istanze di libertà che sosteniamo, nella speranza che, alla prossima occasione la propaganda ideologica delle élites abbia meno presa sugli italiani.

  30. Marco Tizzi

    @john galt
    Solo un paio di cose:
    1- Berlusconi è sempre stato socialista. Questo, senza dare del pirla a nessuno, è la cosa che non ho mai capito di chi l’ha votato: se un socialista che fa un partito di socialisti, con un responsabile economico socialista vi dice che vuol fare la riforma liberale non c’è qualcosa che non va? Te lo dice uno che è cresciuto in mezzo alle sue sue ville, a meno di un km da tutte e tre. Come scriveva la lega sul muro di villa s. martino prima di unirsi alla mangiatoia: “Berlusconi attento, il nord ti conosce”.
    2- Grillo, come ha milioni di volte ripetuto, non si presenta e non si presenterà mai per nessuna carica. Lo si critichi, per carità, lui e il M5S sono facilmente soggetti a molte critiche, soprattutto in ambito economico. Però, per favore, non raccontiamo balle. Perché altrimenti davvero diventa un idolo martirizzato, la gente li vota per ripicca.

  31. Salvatore

    Eccellente Oscar!
    ho ieri sentito e condivido le tue riflessioni sul ladrocinio di Stato; mi permetto di suggerirti di insistere sulla politica fiscale che sta rovinando aziende , dipendenti, pensionati, e quindi tutti i cittadini.
    1°- il principio del ” solve et repete” è stato reintrodotto nonostante la clamorosa bocciatura di alcuni anni fa da parte della Corte Costituzionele;
    2°- oggi è diventato un costo assurdo fare ricorso contro gli abusi dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia. Io personalmente ho presentato un esposto alla procura della Repubblica di Nuoro per le irregolarità nelle notifiche delle cartelle esattoriali.
    3°- è indispensabile provvedere alla riforma della giustizia tributaria nominando giudici accertati competenti e neutrali da un organismo formato pariteticamente da funzionari
    dello Stato e da rappresentanti delle categorie professionali operanti nel settore;
    4°- i giudici tributari non devono essere pensionati che arrotondano la pensione , ma devono essere dipendenti di un organismo autonomo da creare. Basta con giudici tributari non competenti e….a riposo dalla loro attività, salvo rinunzino alla pensione.
    Il risparmio per lo Stato e per i cittadini e per la giustizia sarebbe di grossa
    rilevanza.
    Ringrazio per l’attenzione e spero di poterti sentire spesso.
    Salvatore

  32. stefano belli orsini

    Ho letto l’articolo e gli ultimi commenti, tutti in buona parte condivisibili. Vi dico quello che penso io al momento, anche se la situazione italiana sembra in evoluzione (e non è detto che ciò sia un male). Concordo sul fatto che l’impresa sia ardua, metà italiani dipendono dal pubblico, sarà difficile scontentare questa gente, e al contempo sarà difficile che i partiti rinuncino a questi potenziali elettori. È anche vero però che certe riforme sono ineluttabili: non solo perché ce le chiede l’Europa ma anche perché una mentalità riformista, magari un po’ grossolana, si è comunque insinuata, anche nelle menti di politici di sinistra moderata. Il livello di sopportabilità – soprattutto fiscale – è veramente giunto al limite. Pertanto io mi sento un po’ pessimista e un po’ ottimista. Ormai ci si è resi conto che non si può andare avanti così, solo spesa pubblica e tasse. Prendiamo ad esempio le pensioni, anche a sinistra ci si è resi conto che scaricare tutto sulle generazioni future è iniquo. Quindi la mentalità sta cambiando. Quello che mi fa invece essere pessimista è il non-ricambio dei politici. Sono i politici che non hanno coraggio, penso ad esempio ai tagli. Una volta per tutte ogni partito dovrebbe stabilire dove arriva il pubblico e dove inizia il privato, per il proprio credo ideologico, e poi comportarsi di conseguenza, senza paura di perdere le elezioni. È questo che dovrebbe cambiare. Fino a che ogni partito difenderà le proprie categorie la situazione resterà stagnante, anche i governi Berlusconi ad esempio hanno mirato solo a difendere lo status quo. A proposito di Berlusconi, visto che se ne parlava, da un punto di vista liberista (diciamo di destra) ha chiaramente deluso. Anche se si volesse affermare che lui “voleva ma non è riuscito”… beh… a maggior ragione lascia il timone a chi potrebbe riuscire! Insomma Berlusconi è indifendibile. Peraltro se Mani Pulite avesse creato il vuoto a sinistra, anziché a destra, può darsi anche che Berlusconi sarebbe sceso in campo con la sinistra, in fondo era un craxiano (sinistra moderata ma pur sempre sinistra). Quindi figuriamoci se possiamo fidarci del liberalismo del Berlusca. Concludo dicendo che anch’io mi auguro un nuovo partito liberale, schierato comunque a destra, altrimenti non lo voto.

  33. Prima di fare tanta retorica sull’occupazione sarebbe utile concentrarsi su qualche dato, non vi pare?

    Sto ancora aspettando che tiriate fuori i dati che indicano una qualche correlazione positiva tra flessibilità e occupazione. Certo che in assenza di quei dati i commenti del genere fanno ridere e diventa anche un fatto curioso che tutto ciò esca da chi si definisce “uno che sui numeri non scherza mai”.

    Ed è ancor più curioso definire gli altri degli ideologi proprio quando non si forniscono dati seri e ancor peggio quando la retorica precede i dati sui quali “dovrebbe” basarsi (che in realtà, la retorica è sempre inutile: i dati dovrebbero parlar da soli).

    La cosa più curiosa di tutte è certamente quella di appellarsi continuamente allo statalismo di sinistra quando sappiamo benissimo che lo statalismo è di DESTRA. Nell’idea di sinistra lo Stato non dovrebbe neanche esistere; nell’idea di destra, lo Stato forte è più che necessario, siccome deve garantire, da una parte la proprietà privata e dall’altra invece, la repressione sulla maggioranza sprovvista dei mezzi di produzione che si evince dalla stessa proprietà in mano alla minoranza.

    ad maiora

    ps: Neanche io non vedo alcuna utilità nell’ultima modifica allo Statuto dei lavoratori e neanche nella precedente situazione, tanto meno sullo Statuto i sé, ma per ragioni diametralmente opposte e non ideologizzate.

  34. pozzi

    Oggi ho visto la parte finale della trasmissione andata in onda su
    Rai 1, condotta da Giletti. Ho apprezzato, come sempre, il suo intervento intelligente e chiaro, a differenza di Klaus che sembra vivere in un altro paese e non ha compreso l’intervista di quel giovane imprenditore, di manufatti edili, che ha palesato le enormi difficoltà del momento che lo costringono a licenziare i suoi operai perchè i suoi fornitori non pagano. Commovente quello che dice il suo giovane collaboratore.
    Anche ieri sera a Otto e mezzo Lei è stato efficace, anche se interrotto dal commentatore, ma Le chiedo: può fare un articolo sullo scandalo delle pensioni percepite da personaggi politici e non,
    elargite non con il metodo contributivo ma con leggi inique (vedi p.e. G.Amato e A. Malaschini).
    Con la massima stima e cordialità.

  35. Roberto pesaresi

    Continui la sua e nostra battaglia dott.giannino cerchiamo di organizzare un PAT partito anti tasse, programma chiaro nello stesso acronimo. Io ci sono grazie

  36. Giorgio

    Marco Tizzi :@john galtSolo un paio di cose:1- Berlusconi è sempre stato socialista. Questo, senza dare del pirla a nessuno, è la cosa che non ho mai capito di chi l’ha votato

    Perché questo “socialista” era (ed è tuttora) additato dalle sinistre nostrane come un liberista sfrenato che faceva macelleria sociale. Se in Italia essere socialisti significa essere trattati come adepti invasati di Milton Friedman, significa che l’ultima cosa che ci serve è andare ancora più a sinistra.

    Se persino un supertecnico professorone bocconiano, membro di Bilderberg e Trilaterale, messo alla prova dei fatti, non riesce ad andare oltre una bella scarica di tasse, significa che l’obiettivo della rivoluzione liberale era evidentemente troppo non solo per le (purtroppo) fragili spalle di un Berlusconi, ma per chiunque in Italia.

    Questo forse aiuta a capire.

  37. Marco Tizzi

    @Giorgio
    Al momento non mi pare esista in Italia una qualsiasi formazione che abbia un programma “di sinistra”, quindi che preveda un forte deficit pubblico.
    Tranne Tremonti, forse, che prevede di spostare la spesa pubblica a livello europeo con banche nazionalizzate, ma non si capsice ancora nemmeno di che partito faccia parte.

    Quindi non credo che una svolta a sinistra sia in alcun modo possibile.

  38. Bartolo da Sassoferrato

    Bè alla fine dice sempre le stesse cose a cui tanti credono a forza di sentirle.E’ facile dire aumenta il numero degli occupati rendendo flessibile il mercato del lavoro….basta mettere in statistica il ragazzo che ha il contratto di un mese è chiamarlo occupato anzichè precario e tutte le teorie di qualunque scemo meritano gli applausi…solo che la sostanza non cambia.I migliori sono quelli come Ichino con il contratto indeterminato da subito ma con il licenziamento libero….bello!!!…poi vai in banca e quando il mutuo non ve lo danno ditegli che avete il contratto indeterminato….vediamo che vi rispondono.O forse danno per scontato che tanto alla porta di chi ha i soldi un morto di fame pronto a lavorare per meno lo si trova sempre…..Cina docet!

  39. Giorgio

    @Marco Tizzi
    Me lo auguro, anche se la recente vittoria di Hollande credo farà ringalluzzire il partito della spesa pubblica, che ultimamente scalpitava senza poter alzare troppo la testa.

  40. andrea

    Caro Oscar, adesso Lei ha una prateria davanti…
    Basta che comici a correre e si porterà dietro un popolo.
    Sinceri auguri.

  41. Aldo

    Io pensavo che un lavoro a tempo determinato fosse più costoso per l’azienda che riceveva un vantaggio nell’ottenere un lavoratore con meno vincoli contrattuali, ma nel contempo tale costo si sarebbe tramutato in un salario più elevato per il lavoratore che così compensava un lavoro meno sicuro. A questo punto l’azienda era disincentivata a creare un lavoro precario. Invece mi sembra di capire che il costo aziendale aumenta ed il salario rimane inalterato . Si è aggiunto un motivo di freno per l’azienda senza alcun vantaggio per il lavoratore. Oggettivamente mi sembrerebbe giusto premiare il lavoratore che affronta il maggiore rischio di un lavoro a termine.

  42. francag

    oggi non ho commenti ma una domanda
    quante sono le schede nulle (e mi piacerebbe conoscere anche i commenti scritti sulle schede) in queste elezione? quale percentuale sui votanti? non ho trovato un dato ne un commento da parte di nessun giornale o tv.
    Secondo me è un dato molto più indicativo, della disaffezione alle urne del popolo italiano, che non quello dell’astensionismo che già la dice lunga.

  43. francesco miglino

    LETTERA AL PROF. MARIO MONTI PER SOLLECITARE LA QUALIFICAZIONE DELLE BANCHE IN ORDINARIE O SPECULATIVE. ANCHE LEONARDO DEL VECCHIO PRENDE LE DISTANZE DA CHI NELLE BANCHE PRATICA “PARTECIPAZIONI, FUSIONI, INVESTIMENTI A PIOGGIA INUTILI E PERDENTI, CON L’ UNICO FINE DI AGGUANTARE SOLDI VELOCI E FACILI.”

    Egregio prof. Mario Monti,

    dopo il Suo giuramento alla Costituzione Repubblicana in qualità di senatore speravamo che fra i Suoi impegni istituzionali urgenti chiedesse alle banche di scegliere fra il ruolo ordinario o quello speculativo, distinzione fondamentale in una società complessa con un ricco tessuto produttivo che ha bisogno di seri referenti finanziari per realizzare i propri progetti imprenditoriali. Invece non è stata una Sua priorità.

    Anche l’ imprenditore Leonardo Del Vecchio, in una recente intervista, riprende come urgente ed indispensabile la separazione delle banche ordinarie da quelle speculative. Separazione a costo zero per lo stato.

    I problemi per l’ Italia nascono da quando le banche ordinarie, invece di finanziarie le imprese e le famiglie, usano i soldi dei risparmiatori, senza consultarli, per avventurarsi in azioni speculative rischiose e perdenti affidate secondo, Leonardo Del Vecchio, a “personale e personalità poco affidabili”.

    Il ruolo delle banche che vogliono essere ordinarie deve essere da subito dichiarato e conclamato nella prassi finanziando le imprese che progettano la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro.

    Le dichiarazioni di Leonardo Del Vecchio contro le banche e le scelte speculative della finanza italiana sono la rara e preziosissima voce di un imprenditore amareggiato dalla deriva depressiva che tocca al popolo italiano proprio a causa delle banche disinteressate a finanziare l’ impresa ed invece coinvolte nei giochi della grande finanza.

    Leonardo Del Vecchio deve essere ascoltato perchè è titolare di un esemplare percorso imprenditoriale che prova nei fatti di amare il proprio paese dando lavoro a 62.000 addetti in aziende che producono ricchezza sul suolo della Repubblica Italiana. La sua denuncia contro l’ agire della grande finanza e le banche lo qualifica come primo imprenditore in Italia che prende le distanze da chi pratica “partecipazioni, fusioni, investimenti a pioggia inutili e perdenti, con l’ unico fine di agguantare soldi veloci e facili”.

    Visto il precipizio su cui siamo stati trascinati, l’ Italia per salvarsi e progettare il proprio futuro deve cambiare radicalmente la propria classe politica ed affidare ruoli istituzionali a coloro che abbiano dato prova nei fatti, con la storia della loro vita, di essere virtuosi, capaci e di amare la propria terra ed propri concittadini.

    Leonardo Del Vecchio dall’ interno del sistema finanziario-imprenditoriale ha donato alla nostra riflessione una sintetica, colta ed esaustiva analisi, indicandoci i luoghi ed i responsabili delle nostre disgrazie.

    Egregio prof. Monti, converrà che imporre da subito alle banche di qualificarsi è fondamentale per finanziare la ripresa produttiva e per scongiurare il triste destino di miseria e disperazione che si profila per il nostro paese a causa della perdita della nostra sovranità monetaria che, ceduta precipitosamente a banche S.p.a di diritto privato con un’ Europa politicamente inesistente, senza un regolare referendum consultivo, senza maggioranze parlamentari qualificate ed in violazione della Costituzione, avrebbe dovuto essere allora vincolata alla clausola del Trattato di opting out, come prudenzialmente scelto dal Regno Unito.

    Siamo certi che considererà positivamente la nostra richiesta finalizzata a favorire la ripresa con l’ accesso al credito per le imprese e per le famiglie .

    Voglia gradire i nostri saluti più distinti.

    FRANCESCO MIGLINO, segretario partito internettiano

  44. Elisa

    @Marco Pinetti. Grazie innanzittuto x l’opportubita’di poter fare qualcosa di reale e conreto. Penso che Lei e’una delle poche persone che agiscono concretamente in Italia. Anziché a lamentarsi e a interrogassi sulle ‘grandi’teorie economiche discusse e ridiscusse, lei , ha realizzato la raccolta delle petizioni x Oscar Giannino su http://www.petizionionline.it/petizione/vogliamo-l-oscar-in-parlamento/6872 . Io sono una delle prime a firmare appena scoperto questa opportunita’ …ma purtroppo fin’oggi ci sono solo 260 firme… Io mi chiedo se tutti si lamentano , perché le firme sono così poche? Forse perché gli italiani sanno solo lamentarsi e non sanno agire concretamente? Con questo messaggio, per il bene del paese, chiedo a tutti di far girare più possibile questo link…

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