6
Gen
2012

2012: rivolta fiscale in arrivo – di Aldo Canovari

Riceviamo o volentieri pubblichiamo da Aldo Canovari.

L’oppressione fiscale e le vessazioni tributarie costituiscono il principale freno allo sviluppo e sono una delle prime cause della rovina delle nazioni.

Questa importantissima lezione si può trarre leggendo For Good and Evil. L’influsso della tassazione sulla storia dell’umanità di Charles Adams, LIBERILIBRI (2007, 2008).

Una carrellata lunga 5000 anni di storia fiscale, che può aprire gli occhi agli Italiani su tante cose, fra le quali:

  • La gran parte degli eventi traumatici della storia furono causati da rivolte fiscali.
  • Il cittadino ha il sacrosanto diritto ad opporsi alle rapine tributarie (diritto di appello al cielo di Locke).
  • I cittadini di una nazione si dividono in due categorie fondamentali: 1) I Consumatori di tasse (tax consumers); 2) I Pagatori di tasse (tax payers).
  • I primi rappresentano una minoranza composta dai parlamentari, consiglieri regionali e loro clientele, alti burocrati, vertici degli organi istituzionali, amministratori di aziende e agenzie pubbliche e para-pubbliche, di società partecipate. Il loro numero può essere stimato in un ordine di grandezza di 500.000 individui (circa l’1% dei contribuenti).
  • I secondi rappresentano circa il 99% dei contribuenti.
  • L’evasione è perlopiù effetto dell’abuso del potere impositivo.
  • La propensione media all’evasione è direttamente proporzionale alla pressione tributaria.
  • La vera causa del deficit non è l’evasione, ma l’eccesso di spesa.
  • La formula No Taxation without Representation è ormai inadeguata (perché i rappresentanti al Parlamento rappresentano in realtà solo i propri interessi e quelli delle proprie clientele).
  • È necessario quindi separare il potere di spendere da quello di tassare.
  • La proporzionalità è un principio. La progressività è un arbitrio.
  • I governanti dovrebbero conoscere, capire, e avere sempre davanti agli occhi la Curva di Laffer e tendere alla Flat Tax.

Questi sono gli insegnamenti che la storia delle nazioni ci offre.

In Italia, la pressione tributaria è ai massimi livelli tra le nazioni civili. Le angherie tributarie, l’incomprensibilità delle norme, l’incertezza giuridica, le arbitrarie presunzioni a favore del fisco, l’inversione generalizzata dell’onere della prova a carico del contribuente pongono i cittadini alla mercé del fisco degradandoli al rango di servi della gleba.

In Italia, a fronte di una tassazione spoliatrice lo Stato non rende i servizi in nome dei quali sottrae al cittadino molto più della metà del suo reddito e confisca risparmi già tassati, per destinarli agli sperperi delle oligarchie parlamentari, burocratiche, giudiziarie, clientelari.

In Italia, attraverso una norma di recente introduzione (art. 29, D.L. n. 78/2010, e D.L. n.138/2011), gli atti di accertamento (che per più del 60% in sede contenziosa risultano infondati) daranno luogo a riscossione immediata di un terzo della maggiore imposta pretesa, pur in pendenza di ricorso, e quindi pur nella consapevolezza che nel 60% dei casi la pretesa tributaria è illegittima e il pagamento da parte del contribuente non dovuto.

In Italia, quindi, è stato reintrodotto il principio del solve et repete: un principio incivile, dispotico, contrario al diritto e alla dignità del cittadino, un principio inaccettabile, micidiale sul piano etico e giuridico, che provocherà danni incalcolabili all’economia e alla sopravvivenza delle imprese e dei privati contribuenti.

Con l’entrata in vigore di questa folle legge la situazione economica del nostro Paese, già seriamente pregiudicata, verrà ulteriormente aggravata e spinta al collasso.

A tutto questo si è aggiunta l’ultima follia del nuovo governo il quale in luogo di tagliare drasticamente le spese ha saputo solo imporre ulteriori pesanti inasprimenti fiscali che hanno esasperato ancor più il cittadino.

Questo avvilente quadro sintetizza solo alcuni aspetti della dissennatezza-cecità del legislatore. Pretendere, in tale assetto di rapina legalizzata, che i cittadini assolvano correttamente all’obbligo tributario, e scandalizzarsi se non lo fanno, è ipocrisia o idiozia. E, poiché è stata valicata ogni ragionevole soglia di sopportazione, potrà innescarsi in tempi brevi una vera e propria rivolta.

Aldo Canovari è fondatore e direttore editoriale della casa editrice Liberilibri.

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69 Responses

  1. claudio

    Ho la spiacevole sensazione che chi la pensa come Lei (e me) faccia parte di una minoranza esigua.
    Molti, troppi, sfogano la loro frustrazione, additando l’evasore fiscale come capro espiatorio.
    Temo che il mostro, camuffandosi da Stato Materno, oltre al sangue, sia riuscito a succhiare anche i cervelli dei nostri amati concittadini.

  2. Daniele

    E’ palpabile l’elettricità che scorre tra la gente. Se questo governo non riuscirà a mettere in pista un piano per la crescita e per la democrazia fiscale, la gente si rivolterà. Solo il popolo può cambiare questa tirannia e mi viene rabbia quando sento un politico parlare. Ci stanno mettendo uno contro l’altro e loro fanno quello che vogliono.
    Abito e ho una piccola fabbrica a 50 chilometri dal confine austriaco. Ho 16 dipendenti, tutti a tempo indeterminato e con un’età media di 27 anni, sono i magnifici 16, sono i miei ragazzi, lo Stato mi sta costringendo ad andarmene a spostare tutto in un paese in cui la Democrazia è una cosa seria, dove il futuro dei ragazzi può essere garantito e sereno, garantito dal lavoro e sereno perchè lo Stato garantisce la serenità in cambio di una tassazione giusta. La mia azienda non è in crisi, abbiamo lavoro per tutto il 2012, non ho nessuna banca contro, ho solo uno Stato vergognoso che pensa che gli imprenditori siano tutti dei banditi. Sono un pacifico per natura ma mi hanno esasperato, non ne posso più. L’articolo dice semplicemente che la storia insegna….
    Buona Befana a tutti.

  3. Edgardo

    Condivido al 100% il testo di Canovari e, purtroppo, anche il commento di Claudio. Tuttavia, dobbiamo ribellarci a questa incredibile situazione, fare qualcosa di concreto, e in tanti, per dare un segnale forte. L’alternativa è l’emigrazione verso un paese civile. Ciò che sta succedendo, tra gli osanna della massa dei cretini, è il preludio ad una situazione drammatica che potrebbe anche sfociare in eventi catastrofici. Personalmente, sono molto preoccupato.

  4. mario unnia

    Quando ci decideremo a praticare l’ammutinamento fiscale? A versare il dovuto non allo stato, bensì su un conto protetto, con l’impegno a girare l’importo alle casse pubbliche solo se e quando lo stato, o i governi del territorio, avranno soddisfatto le nostre richieste. Questo ci aspetteremmo da una forza politica che non faccia solo chiacchiere:organizzare e gestire l’ammutinamento. E se non c’è, converrà crearla. Avrebbe un successo sicuro.

  5. piera53

    lo stato ci spoglia, la pensione diventa miraggio, l’art. 18 verrà abolito per licenziare non sono x calo di produttività, ma chi si tiene un 65 enne un po’ malandato quando può assumere un 25 enne che costa meno e ha la mente fresca? Stiamo costruendo una società di poveracci dove anche grazie al forte ridimensionamento della reversibilità il coniuge superstite, dopo aver lavorato una vita, non potrà neanche pagarsi la casa di riposo (sapete cosa costano? è un grande business senza concorrenza pubblica. p.f. parametrate agli stipendi). Per coerenza con il Vaticano ci negano anche l’eutanasia. Penso che dall’Italia sia meglio andarsene sia se si è privati che aziende…

  6. Antonio Conati Barbaro

    Concordo, tranne che sul quarto ‘bullett’ “I primi rappresentano una minoranza … 500.000 individui (circa l’1% dei contribuenti)). Questi sono solo i beneficiari diretti, mentre gli indiretti sono molti molti di più. Ovvero, sono (a) i dipendenti statali e parastatali che non sarebbero necessari in un modello di gestione dello Stato (in senso esteso, intendo) ottimizzato. Il loro numero è più o meno alto in funzione del modello adottato, ma comunque in totale sicuramente inferiore all’attuale. (b) aziende e dipendenti privati che prosperano in regimi di monopolio, contiguità, scarsa trasparenza degli appalti ecc. dove i costi addizionali (sanità, lavori pubblici ecc.) si ribaltano in tasse addizionali. Purtroppo non siamo in una situazione bianco-nero. La rivolta fiscale avrebbe vita breve (troppo pochi …). E comunque, è inutile pensare di risolvere il problema ‘a valle’ (meno tasse, servizi migliori, …) quando non si indirizza la causa ‘a monte’, primaria, del problema: l’organizzazione e la gestione della macchina statale. E questo cambiamento, sempre che venga avviato, non sarà certo un percorso breve. E se non verrà avviato, non vedo altre uscite se non il default dello Stato. Tutto il resto è irrilevante.

  7. Sandro

    Se ho ben capito i consumatori di tasse sono 500 000 , e sono quelli che ci governano? Siamo salvi!! Tanto loro chiederanno sempre:non sanno governare questo e’ appurato!! . Ce ne fosse uno che ,con il cappello in mano si fosse alzato dal palco consigliandoli che l’unica soluzione e’ “abbassare i costi” capirai se loro sapranno fare la crescita!!! Mi viene in mente mio figlio che mi disse: ma non vedi che facce. A questo punto organizzate, prima possibile le nostre attività hanno pochi mesi di vita che mangeranno i nostri dipendenti? Dovete assolutamente organizzarci raggruppandoci riunirci prima consiglierei in un posto sconosciuto per prova poi in città dobbiamo fare presto ne saremo tanti incazzati ancora molto potenti tutti abituati a lavorare di tutte le categorie di tutti i ceti e di molte appartenenze politiche. E Quando ci capita ?

  8. Federico

    Quando ero più piccolo esisteva l’obiezione civile per non pagare l’imposta in natura rappresentata dal servizio militare: sarebbe ora di attuare l’obiezione fiscale per autoridursi il pagamento dell’imposta ad una aliquota non superiore al 33% del reddito netto!

  9. Andrea

    @Daniele
    Concordo pienamente con la tua opinione…
    Sono in una situazione simile alla tua ma sinceramente non oso ribellarmi! E’ questa una strada che ben sappiamo essere suicida e impraticabile!
    Tuttavia ho un fratello e una cugina che si sono trasferiti all’estero… Oltre ad alcuni amici.
    E’ una scelta che paga… Non posso per il momento praticarla perché non vedrei piu’ mio figlio ( sono separato in regime di affido condiviso). Credetami questa e’ l’unica ragione che mi trattiene… anche mia madre ormai mi consiglia di andarmene “non restare per noi… Vivi la tua vita” e’ quanto mi ha tetto al tavolozze natalizio dopo il pandoro!
    Lavoro nel ramo alberghiero: quest’estate sono stato a Miami… Non vi dico i vantaggi che avrei ad aprire un hotel su Ocean drive, sono tornato verde dalla rabbia ( ne ho trovato uno fantastico per 5 ml di dollari, affare per me fattibilissimo se vendessi il mio)… a dicembre dono stato a Dubai dove conosco italiani trasferitisi li per lavoro… vi basti questo: TASSAZIONE = 0!!!

  10. Diana

    Verissimo. Oppressione fiscale e vessazioni tributarie sono innegabili. Tuttavia non sono il male peggiore. Leggete i commenti di cui sopra, cui aggiungo anche il mio: queste persone pensano seriamente di lasciare il Paese. La mia famiglia si sta già organizzando, per noi trasferirsi non è un’opzione o un’eventualità, è una necessità e un progetto da realizzare, possibilmente in tempi brevi.
    Siamo stati privati di qualsiasi sicurezza riguardo al futuro, hanno spento ogni speranza.
    Questo è il male peggiore e, dal mio punto di vista, è un danno irreparabile.

  11. paolo silvi

    Referendum subito per abrogare le disposizioni contenute nei due D.L. del 2010 e 2011. Diventiamo operativi senza proseguire a ragionare, discutere, dibattere e bla bla bla. Comitato subito e sarebbe un bellissimo e trasversalissimo referendum destinato al successo certo. Pronto a raccogliere firme 24 ore al giorno sin da subito.

  12. Laurent

    Sacrosante parole.
    Altro misfatto è la sistematica inversione dell’onere della prova. Qui sono le Associazioni di categoria che sono state conniventi nel silenzio degli associati.
    Altra distorsione è che l’evasione fiscale è diventato un reato abbietto, che non merita comprensione e per il quale è giusto esporre i colpevoli al pubblico ludibrio. Peggio che uccidere qualcuno. Però sperperare e “scremare” i soldi dei contribuenti, questo invece non è reato…
    Altra furbata dello Stato: Equitalia è solo l’esattore. I “messaggi” inviati ad Equitalia andavano indirizzati all’Agenzia delle Entrate ed ancor prima a Visco e Tremonti.
    Da voltastomaco poi le pubblicità. Lo stato morale si abbassa a considerare le tasse come un prodotto da vendere. Che schifo.
    Non siamo minoranza esigua. Siamo minoranza troppo silenziosa.
    Se vogliamo ottenere qualcosa occorre che ci esprimiamo più spesso invece di pagare e solo tacere.
    Per inciso, il secondo freno per le imprese è la legislazione ambientale, altra forma di ricatto morale, che andrebbe abolita per più del 90%.

  13. omero mastix

    Prendo lo spunto dalla frase “È necessario quindi separare il potere di spendere da quello di tassare” Se si vuole trasferire questo ottimo proposito in norma cogente occorre modificare l’art. 94 della Costituzione che prescrive la fiducia del parlamento perché il governo possa insediarsi. Lo Statuto Albertino non prevedeva il voto di fiducia che iniziò a costituire una prassi con il “Connubio” di Cavour. Da allora fu un alternarsi di governi con e senza fiducia; l’ultimo governo senza necessità del voto parlamentare fu quello di Mussolini. I nostri costituenti, naturalmente, adottarono la norma dell’art. 94 anche per scongiurare ipotesi poco democratiche. Ma la norma cozza con la storia dei parlamenti europei che furono costituiti proprio per evitare gli eccessi di spesa e di tassazione da parte del monarca o dei governi. Con l’attuale norma si è rovesciato un principio di democrazia liberale per adottarne uno apparentemente più garantista, ma che ha abolito la separazione del potere legislativo da quello esecutivo, favorendo una commistione di interessi e finalità con la conseguenza dell’irresponsabilità per tutti i soggetti politici. Per esempio con il consociativismo degli anni settanta-ottanta era il parlamento che imponeva al governo il deficit spending, evitando un’adeguata tassazione; con l’ultimo governo Monti è l’esecutivo che impone una tassazione senza provvedere a limitare il deficit, ottenendo innaturalmente l’approvazione del parlamento.
    Questo rovesciamento di funzioni e competenze è dovuto alla necessità del voto di fiducia, che, oltre a creare questi guai economici, confonde e induce alla miscellanea di responsabilità, per cui nessuno è responsabile.

  14. lionello ruggieri

    L’unico argomento/intervento ragionato è quello di Omero Mastix, lo si condivida o meno. Il resto è un’accozzaglia di baggianate (a cominciare dall’articolo) che mischiando un giusto scontento a molte assurdità legislative cerca di spingere ad una ribellione impossibile. Il referendum fiscale è vietato dalla Costituzione e lo sciopero fiscale lo può fare solo chi non ha nulla da farsi pignorare ossia, in genere, chi non deve pagare imposte e quindi non è interessato personalmente. A proposito quelle di cui vi lamentate NON sono TASSE, ma IMPOSTE. Un minimo di preparazione (proprio un minimo) non guasterebbe. Specie da parte degli autori degli articoli.

  15. adolfo bruni

    A me questo articolo pare un’istigazione a non pagre le tasse. Per quanto riguarda la distribuzione del carico fiscale, basta leggere l’art.53 della Costituzione per accorgersi che la progressività non è un arbitrio.
    E’ ovvio che l’aumento delle tasse frena la crescita economica, ma io credo che proprio una più equilibrata ripartizione dell’onere contributivo, oltre ovviamente ad una lotta spietata contro l’evasione, raffredderebbe la mancanza di sviluppo. Io immagino una riforma friscale che tenga conto – da un lato – della giusta esigenza di capitali a disposizione dei privati per gli investimenti e – dall’altro lato – della differente propensione al consumo dei redditi alti rispetto a quelli bassi. E aggiungo che in questo momento particolare chiedere un contributo straordinario a quei 2.460.000 di famiglie italiane che detengono una ricchezza netta di 1,7 miliardi di euro, pari a 3.400 miliardi di vecchie lire, non sarebbe uno scandalo. Anzi.
    E questo a prescindere da come si sono formati quella ricchezza. Il fatto è che l’Italia ha permesso loro di utilizzare l’intelligenza, l’intraprendenza, la libertà d’iniziativa (e qualche volta il reato di non pagare le tasse), tanto da accumulare grandi ricchezze. Per cui non sarebbe un furto. ma un diritto-dovere dello Stato.

  16. augusto scoccia

    cambiano i timonieri ma la rotta è la stessa …tasseeee, dov’è la lotta allo sperpero? e vero in Italia c’è evasione che danneggia chi è onesto e fa le fatture ma fa anche risparmiare il consumatore finale,e tuttosommato calmiera il mercato,certo non bisogna evadere ma…se lo stato è cosi sprecone……?

  17. augusto scoccia

    cari amici i costi della politica non sono gli stipendi ed i privilegi dei nostri politici ,pure eccessivi e scandalosi,no no ma l’enorme massa di denaro che sprecano ed elargiscono per avere consenso .Vorrei una norma costituzionale che determinasse il rapporto tra governanti e governati . Abbasso i politici di “condominio”.

  18. augusto scoccia

    non è tanto quello che costa la classe politica ma quello che sperpera per avere il consenso. prima le tangenti si pagavano per costruire il capannone nella degenerazione successiva si costruisce il capannone per pagare le tangenti

  19. Cristian Merlo

    Dovrebbe orami essere ben chiaro che la rovinosità delle logiche di predazione e regolamentazione, di per sé intrinsecamente vocate all’accaparramento sistematico di consenso propagandistico- elettorale, oltre che funzionalmente connesse ai processi volti ad alimentare le svariate politiche di rent seeking, in Italia risulterebbe ancor più esacerbata dai rapporti di potere sostanziale venutisi a creare, a seguito della radicalizzazione sclerotizzata di squilibri strutturali endemici.
    Ma come poter giustificare la costituzione e il perdurare di tali processi agli occhi dell’opinione pubblica? E, soprattutto, come continuare a legittimare questo incredibile stato di cose ed evitare che lo stesso possa venire destabilizzato dalla rivolta, sulla carta più che normale, della massa dei produttori?
    In realtà, è tutto piuttosto semplice.
    1) Paradossalmente, basta appellarsi a quel parafernale che nella mistica dell’iconografia demagogica contemporanea ha assunto un ruolo ed una presa pressoché totali: non importa che si parli di “politiche solidaristiche”, di “giustizia sociale”, di “giustizia redistributiva”, o ancora della strumentale teoria di corollari che ne segue a corredo. Si ha ormai a che fare con nozioni “assolute” proprio perché assolutizzate: dogmi incontestabili che, ormai da decenni, sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo della stragrande maggioranza delle persone .
    2) Anni e anni di acquiescenza, di passiva soggezione ad uno status in cui l’individuo è al più considerato come un minus habens che necessita di tutela costante, che deve essere guidato e comandato in ogni suo passo, oltre che provvisto di tutta una serie di “servizi” che solo lor signori sono in grado stabilire e fornire, conducono necessariamente il cittadino comune a pensare che sia cosa buona e giusta “che lo stato sia legittimato ad occupare tutti i settori nei quali si svolge la vita civile, l’interazione naturale, consensuale e di scambio-cooperazione fra le persone e che possa impadronirsi, previa approvazione da parte di coloro che non subiscono questo comportamento (come accade nelle democrazie moderne) e senza alcun consenso da parte di coloro che lo devono subire, del 50% o più delle risorse e dei redditi prodotti: una condizione che ai tempi di Adam Smith veniva percepita come forma di lavoro forzato totalmente inaccettabile, considerata causa sufficiente per dare inizio a una rivoluzione” (A. Vitale).
    3) Il produttore, suo malgrado, è ottenebrato dall’ideologia, disseminata a piene mani dagli esponenti dello Stato predone e dai suoi corifei, “che il suo governo è [ad ogni modo] buono, saggio e per lo meno inevitabile, e certamente meglio di altre alternative concepibili “ (M.N.Rothbard). Se pur non può essere beneficiario diretto di interessi economici protetti dalla legge, se non riesce ad acquisire sussidi, concessioni o vantaggi concreti e sostanziali, in cambio del proprio supporto, anche passivo, alla causa, può comunque bearsi nell’illusione di poter sempre accedere alla compartecipazione ai micro-privilegi, psicologicamente intriganti ancorché irrisori, generati da quelli che sono il sottoprodotto, il residuato vero e proprio dell’attività di ricerca della rendita parassitaria: i famigerati servizi cosiddetti pubblici, forniti in totale regime di monopolio coercitivo ed incardinati ipocritamente sui dogmi dell’universalità e della gratuità d’accesso.
    4) La remunerazione del lavoro improduttivo e il consolidamento del parassitismo elevato a sistema vanno così di pari passo con l’idea, inculcata nella mente dei cittadini, che “se non vi fosse lo Stato, non vi sarebbe più alcuna tutela da svariati rischi, né vi sarebbero i servizi attualmente offerti da enti e aziende pubbliche, con la conseguenza che la popolazione sarebbe esposta a gravi problemi finanziari” (V. Tanzi). Non fa nulla se l’assenza di soluzioni alternative dipende propriamente dal fatto che lo Stato abbia instaurato, mediante la blindatura di specifiche zone d’intrapresa, un monopolio pubblico inaccessibile dall’esterno ed impermeabile ad ogni innovazione.
    5) È sempre, di fatto, la miscela esplosiva di apatia, rassegnazione, ignoranza e disprezzo delle più elementari leggi economiche ad imporsi e a far sì che il produttore non capisca che non potrà mai attendersi dallo Stato concessioni e privilegi tali ed in misura tale da sopravanzare, o almeno compensare, i benefici, materiali ed immateriali, che potrebbero invece derivargli dal fatto di poter godere di un maggior grado di libertà. Per il semplice fatto che le pseudo- garanzie calate dall’alto per graziosa concessione di lor signori non potranno mai sostituirsi, sotto nessun profilo, ai vantaggi che rivengono invece dalla possibilità di trarre giovamento dalle nuove ed ulteriori opportunità che si spalancherebbero se solo lo stesso produttore potesse disporre, a proprio piacimento, di una porzione maggiore di quel reddito, che gli è stato taglieggiato proprio perché qualcuno potesse dargli l’illusione di preoccuparsi della sua sorte di elettore. Ci risiamo, è la solita storia del panem et circenses.

  20. Laurent

    adolfo bruni :A me questo articolo pare un’istigazione a non pagre le tasse. ….E questo a prescindere da come si sono formati quella ricchezza. Il fatto è che l’Italia ha permesso loro di utilizzare l’intelligenza, l’intraprendenza, la libertà d’iniziativa (e qualche volta il reato di non pagare le tasse), tanto da accumulare grandi ricchezze. Per cui non sarebbe un furto. ma un diritto-dovere dello Stato.

    … ha vinto una iscrizione d’ufficio al Partito Comunista Internazionale. La ricetta è già stata sperimentata e non porta lontano.

    Dovere dello stato troppo dimenticato è utilizzare correttamente i soldi (= fatica) che ci vengono prelevati.
    Tranquilli, quando tutti gli intraprendenti si saranno stufati di farsi pelare e saranno scappati dall’Italia starete benissimo.
    Buona fortuna.

  21. Mario45

    @Cristian Merlo
    Poco probabile una migliore rappresentazione della realtà attuale. Non avrei mai pensato possibile, cinquant’anni fa’, questo punto di arrivo. Siamo al capolinea, sprovvisti per sovrappiù di una classe dirigente in grado di tirarci fuori dalla melma. Faziosa e parolaia, la gran parte degli italiani aspetta un messia che la guidi contro il solito destino cinico e baro e, naturalmente, contro il bieco evasore. Presto i tanto strombazzati diritti, al lavoro, alla salute, alla pensione, alla casa, alla vacanza e chi più ne ha più ne metta, perderanno di contenuto, in un paese che fa di tutto per scoraggiare l’intrappresa e gli investimenti. Requiem.

  22. Mario45

    P.S.
    Il ” for Good and evil ” di C. Adams dovrebbe essere adottato come testo di Storia dalle medie in avanti. Sarebbe fondamentale per la formazione di cittadini. Ma forse e’ quel chesi vuole evitare.

  23. Claudio Di Croce

    @adolfo bruni
    Non faccio parte della categoria alla quale lei vorrebbe fosse rapinata una parte ( quale ? ) del patrimonio accumulato . Si vede che lei spera di appropriarsi tramite lo Stato di una parte del malloppo. Volevo solo notare che nella grande parte dei casi l’accumulo del patrimonio è avvenuto NONOSTANTE la presenza dello Stato , corrotto, inefficente , ladro.
    Che fà , mi denuncia ai suoi colleghi poliziotti fiscali o magistrati?

  24. Edgardo

    sapete, mi stupisco sempre quando leggo certi fuoriclasse del libero pensiero quali il Sig. Adolfo Bruni; ma perchè questi signori, invece di restare a vivere qui tra i riccastri evasori italiani, non si trasferiscono in paesi dove vige la vera giustizia sociale, tipo Cuba o Corea del Nord? Lì sì che si vive bene! A Cuba c’è pure un bel clima, e non ci si deve indebitare per fare il pieno alla macchina…

  25. Stefano Nobile

    Non serve fare una rivolta fiscale, almeno al momento.
    Molto più tranquillamente, e legalmente, basta aprire un conto in una banca di un Paese UE (Austria, Irlanda, Germania, Inghilterra,…) e spostare tutto là.
    Questo toglierebbe ossigeno alle banche italiane che a loro volta sarebbero impossibilitate a finanziare il debito pubblico (solo questo fanno ormai le banche: comprano BTP e BOT che poi cercano di sbolognare ai fessi, non prestano alle imprese e tantomeno alle famiglie, per cui tanto vale).
    Tolto il finanziamento al debito pubblico le cose diventerebbero due: o si tagliano seriamente le spese (improbabile) o si fa default. Siccome lo Stato non intende farsi riformare, affondarlo è l’unica soluzione. Continuare a sperare in un miracolo condurrà solo all’espoliazione di quello che resta ai cittadini.
    Addio Italia! Mi piacevi, ma la repubblica parassitaria che ti si è installata sopra no.

  26. addok

    io ho gia pronto il forcone aspetto di unirmi ad altri …..,la rivolta fiscale sara inevitabile perchè lo stato è ladro e di certo non vorra sapere di smetterla , perchè significherebbe che molti di loro dovranno trovarsi un lavoro onesto e retribuito il giusto

  27. Roberto 51

    Caro Aldo,
    non sono un esperto di logica ma credo che le sue argomentazioni, e soprattutto quelle dei suoi commentatori, siano classificabili tra quegli espedienti retorici che vanno sotto il nome di “fallacie”. In particolare mi sembra che lei usi la tecnica dell'”uomo di paglia” (“straw man”).
    Questa tecnica consiste nel confutare una tesi (“è giusto pagare le tasse”) affermando che la stessa equivale a una tesi diversa (“mantenere uno stato spendaccione e inetto”).
    In realtà si tratta di fenomeni diversi e separati che vanno affrontati e risolti entrambi.
    A me questa storia del “E’ giusto non pagare” perché “tanto lo stato poi li spreca o li mangia” sa tanto di alibi creato per pulirsi la coscienza.
    Non dimentichiamo poi che l’obiezione fiscale bisogna sostenerla fino in fondo, rinuciando ai servizi offerti dal tanto vituperato stato, e combattendo la propria battaglia fino in fondo.
    Il mitico “Boston tea party” non finì in una passeggiata ma in 8 anni e passa di guerra con gli inglesi. Siete pronti? Proprio adesso, dopo le ferie?

  28. JPaul

    @Roberto 51
    Egregio Roberto,

    i miei personali complimenti, per quel che valgono.
    In poche, chiare, righe ha pienamente centrato tutti i punti, meglio di tanti pluridecorati esperti e studiosi.
    Verità nemmeno tanto nascoste o difficili da scorgere, certo, per chi ama guardare senza ipocrisie ed ideologie.

    Saluti

  29. Lorenzo

    Roberto 51 :
    Caro Aldo,
    non sono un esperto di logica ma credo che le sue argomentazioni, e soprattutto quelle dei suoi commentatori, siano classificabili tra quegli espedienti retorici che vanno sotto il nome di “fallacie”. In particolare mi sembra che lei usi la tecnica dell’”uomo di paglia” (“straw man”).
    Questa tecnica consiste nel confutare una tesi (“è giusto pagare le tasse”) affermando che la stessa equivale a una tesi diversa (“mantenere uno stato spendaccione e inetto”).
    In realtà si tratta di fenomeni diversi e separati che vanno affrontati e risolti entrambi.
    A me questa storia del “E’ giusto non pagare” perché “tanto lo stato poi li spreca o li mangia” sa tanto di alibi creato per pulirsi la coscienza.
    Non dimentichiamo poi che l’obiezione fiscale bisogna sostenerla fino in fondo, rinuciando ai servizi offerti dal tanto vituperato stato, e combattendo la propria battaglia fino in fondo.
    Il mitico “Boston tea party” non finì in una passeggiata ma in 8 anni e passa di guerra con gli inglesi. Siete pronti? Proprio adesso, dopo le ferie?

    La questione è diversa.
    L’attenzione esclusiva su una faccia del problema (l’evasione) distrae da quella più importante, fa da uomo di paglia sul problema numero uno che è quanto lo stato spende. E ogni volta che lo stato spende un Euro, dovrà prenderlo a qualcuno di noi.
    Tanto chiasso sull’evasione, così intanto Monti ci tassa un altro po’ e nessuno pensa seriamente a ridurre le tasse.
    Il sottoscritto le tasse le paga, tante. E vedo per me che pago le tasse un grave rischio si è già trasformato in realtà: con la scusa dell’evasione fiscale c’è l’inversione sistematica dell’onere della prova. In materia fiscale il sospetto equivale ad una prova. Anzi, se sei sospettato, prima paga poi forse ti giustifichi. Tradotto in qualsiasi altro campo del diritto (prima in galera poi il processo) ciò farebbe orrore.
    Risultato, chi lavora in nero rischia ben poco. Chi è in chiaro, qualsiasi piccolo errore diventa una tragedia, anche i non errori.
    Cortina: i 35 controllati erano già dei sospettati. Trarne delle conclusioni generali è come andare nella sala d’attesa di un medico e trarne la conclusione che tutti gli italiani sono malati.
    Se volete contribuire a sconfiggere l’evasione chiedete sempre lo scontrino e la fattura, a tutti, come faccio io.
    Questo dibattito non vi ricorda una fenomenale coppia di polli?!

  30. JPaul

    @Lorenzo

    Perchè esordisce così? La questione è diversa!
    …ebbene, dov’è che la sua esposizione diverge da quella di Roberto51? Quali aspetti sono in contrasto? Perchè contrapporre evasione e spese statali come se la soluzione di un problema fosse automaticamente la soluzione dell’altro?
    Lei paga le tasse. Giusto. C’è chi non lo fa, vigliaccamente, e compete contro di lei, usufruisce dei suoi stessi servizi e si lamenta pure.
    Questo indipendentemente da come lo Stato spreca, per non dire di peggio, le risorse. Polli sono coloro che non ne parlano.

  31. adolfo bruni

    Credo non convenga neppure rispondere al commento postato dal signor Claudio Del Croce il 7/01alle ore 17,49

  32. Cristian Merlo

    @Roberto 51
    Egregio Roberto,

    non andrebbe mai dimenticato che “Lo Stato si è retto e si regge grazie alle entrate e alle risorse che sono state prodotte nell’ambito della sfera privata in ragione del conseguimento di finalità private, e che sono state in seguito distratte da questa funzione con ricorso alla forza pubblica” (Shumpeter).
    Non si tratta di applicare alcuna tecnica dello “straw man” o qualsivoglia altra teoria o tesi mistificante: è palese, di fatto, che una delle classiche argomentazioni tese a legittimare la natura, e financo il “quantum” ed il “quodomodo”, della tassa e del fenomeno impositivo in genere sia la necessità, ineludibile, dello Stato di apprestare i mitici beni e servizi pubblici. Anzi, è proprio questa ideologia a costituire, senza tema di smentite, il collante fondamentale per la tenuta del sistema. Il ceto politico-burocratico al comando, pertanto, ha tutto l’interesse ad assecondarla quale straordinaria formula di legittimazione del suo operato. I governanti forniscono beni e servizi, qualificati “pubblici”, la cui produzione deve essere in grado di soddisfare sostanzialmente due condizioni: da un lato, garantire, per loro e per le loro clientele, l’accaparramento predatorio del maggior numero di rendite parassitarie, dall’altro creare e generare illusioni che inducano l’opinione pubblica a ritenere che un’attività oggettivamente coercitiva e del tutto disproduttiva e rapace sia invece da considerarsi come perfettamente legittima e giusta.
    In qualsiasi modo si voglia prospettare la questione, ed a prescindere dai giochi di prestidigitazione cui si possa fare appello per ottundere la realtà delle cose, ciò che rileva ed emerge è che in virtù della formula di legittimazione politica incarnata dall’ideologia dei beni e dei servizi pubblici, il cittadino produttivo viene ingannato circa l’ineluttabilità della realizzazione del sillogismo welfarista/solidarista: ma in realtà tutto è preordinato per porre quest’ ultimo come l’alibi pretestuoso a giustificazione del sofisma su cui si regge tutta l’impostura redistributiva. In cui è sempre lui, il semplice cittadino produttore, a rimetterci di tasca propria: “senza se e senza ma”.

  33. Massimo74

    @JPaul

    Basterebbe far pagare i servizi a consumo e non tramite le imposte e il problema evasione sarebbe debellato all’istante.Di più,avremmo finalmente servizi realmente efficenti e a costi più bassi.
    Prova a domandarti perchè non lo si vuole fare …..

  34. Marco Tizzi

    @Cristian Merlo
    Ovviamente tutto questo bellissimo discorso per Lei è valido anche nei seguenti Paesi:
    – Germania
    – Francia
    – Olanda
    – Danimarca
    – Belgio
    – Austria
    – Svezia
    – Norvegia
    – Finlandia

    Giusto?

    Perché vede, sarebbe anche ora di prendere, come modello, chi sta meglio di noi.
    Al di là delle citazioni, che fan sempre effetto.

  35. fred

    tutto sarebbe facilmente risolvibile con la detrazione totale e con la semplificazione fiscale.
    come in America o negli altri stati evoluti

  36. Cristian Merlo

    @Marco Tizzi
    Il problema sta ben oltre, è un problema di principi e di cornice, anziché di mera graduazione. Tanto che la tempesta che si sta abbattendo sull’Europa sta travolgendo la quasi totalità dei Paesi, decretando, di fatto, il fallimento dell’intero modello europeo di Welfare. Che poi la pressione fiscale italiana -in tasse, imposte, balzelli, contributi, accise e in chi più ne ha più ne metta- raggiunga e superi quella dei paesi scandinavi, senza pur tuttavia che si ragguagli lo stesso livello e la stessa qualità dei servizi forniti in contropartita, qui “sfondiamo una porta aperta”. Non si tratta però di ambire ad essere anche noi monocoli (tutti i Paesi che lei, propriamente o meno, ha citato) nel regno dei ciechi (Italia).
    Si tratta, invece, di mettere in discussione, un modello, quello welfarista-redistributivo, che sta squassando la vita dei cittadini, che li ha spoliati, disgregati, deresponsabilizzati, resi, nel migliore dei casi, dei bambini inetti e spauriti che non sanno badare a sè e per questo dipendono totalmente dalle decisioni del ceto dei governanti al comando. Nel peggiore dei casi, resi dei furbi amorali, volti alla ricerca di rendite parassitarie che il sistema incentiva e fornisce loro.
    E’ il monopolio coercitivo dei servizi (c.d. beni e servizi pubblici) che deve essere contrastato: un sistema in cui la facoltà di scelta del singolo viene del tutto negata, in cui il prezzo dei beni e dei servizi, rigorosamente di monopolio, non comunica né un indice di scarsità relativa delle risorse né, tanto meno, può assumere la valenza di un corrispettivo consapevolmente versato per l’acquisto di beni equivalenti.
    Quello del monopolio coercitivo dei servizi è il regno perverso in cui non è data facoltà di scelta, in cui l’unica cosa ad essere trasparente è la costanza con cui si occultano e si confondono informazioni e conoscenze fondamentali, in cui il prezzo viene sostituito dall’imposta coattiva ed arbitraria ed in cui, sovvertita la regola basica dell’interazione libera e volontaria, non può che imporsi la visione arbitraria del dare senza ricevere e del ricevere senza dare.
    Purtroppo, a fronte del fatto che i cittadini europei abbiano ormai del tutto disconosciuto tali palmari verità e nemmeno ora capiscano l’urgenza di riappropriarsene, il loro destino è definitivamente segnato. Al limite, caro sig. Tizzi, si potrà consolare che quei Paesi imploderanno solo dopo l’Italia…

  37. Marco Tizzi

    @Cristian Merlo
    Mi scusi?!?!? Travolgendo la totalità dei Paesi???? Non mi risulta proprio, anzi. Mi risulta invece che l’economia tedesca sia l’unica trainante il mondo occidentale. E dei Paesi sopra elencati forse gli unici che traballano sono Francia e Belgio.

    Mi risulta anche che per riprendersi l’economia americana abbia portato la spesa pubblica a livelli europei e il deficit a livelli multipli dei paesi europei.

    Se guardo sia il livello di tassazione che la spesa pubblica/pil (http://en.wikipedia.org/wiki/Public_spending#Government_spending_as_a_percentage_of_GDP)
    vedo che i Paesi più “virtuosi” secondo i suoi parametri (Spesa Pubblica/PIL) sono:
    Burma, Turkmenistan, Guatemala, Cambogia, Paraguay, Macau, Central African Republic, Bangladesh, Singapore, Filippine, Peru, Guinea, Thailandia, Uganda, Laos, Haiti, Madagascar.

    A parte Singapore, che fa di leggi portuali “particolari” la sua ricchezza, non vedo paesi da cui imparare.

    Invece che mettere in discussione il sistema nordeuropeo basato su welfare ed equità sarebbe il caso di copiarlo accuratamente ed applicarlo.
    Che sia insostenibile è una cosa che vede davvero solo lei, col massimo rispetto.

  38. JPaul

    Massimo74 :
    @JPaul
    Basterebbe far pagare i servizi a consumo e non tramite le imposte e il problema evasione sarebbe debellato all’istante.Di più,avremmo finalmente servizi realmente efficenti e a costi più bassi.
    Prova a domandarti perchè non lo si vuole fare …..

    …forse perchè, comunque, esiste un aspetto solidaristico nell’erogare servizi a tutta la comunità, incluso chi per storia, impedimenti oggettivi e soggettivi, fato e fortuna, cultura, nascita, sesso, capacità e possibilità, non vedrebbe nemmeno garantiti i minimi diritti umani “a gettone” ?

  39. JPaul

    Cristian Merlo :
    @Marco Tizzi
    un modello, quello welfarista-redistributivo…
    E’ il monopolio coercitivo dei servizi (c.d. beni e servizi pubblici) che deve essere contrastato: …

    Certamente. Come è chiaro dall’edotta disquisizione questa è la realtà!
    Si evade non per il SUV (o la villa oppure il panfilo o l’amante procace) che non ci si potrebbe permettere (soprattutto l’amante), ma come forma estrema ed eroica di lotta contro il monopolio coercitivo dei servizi; che laddove non è applicato – vedasi Somalia orientale e Sudan – ha prodotto benefici tangibili e innegabili ad osservatore non fazioso.
    Perciò, svelti, sostituiamo il modello welfaristico-redistributivo con il modello a schiopettate nelle terga (funziona anche il modello a bastonate occipito-frontali) per esercitare la nostra insindacabile libertà di scelta.
    E’ così evidente….!

  40. Laurent

    JPaul :@Lorenzo
    Perchè esordisce così? La questione è diversa!…ebbene, dov’è che la sua esposizione diverge da quella di Roberto51? Quali aspetti sono in contrasto? Perchè contrapporre evasione e spese statali come se la soluzione di un problema fosse automaticamente la soluzione dell’altro?Lei paga le tasse. Giusto. C’è chi non lo fa, vigliaccamente, e compete contro di lei, usufruisce dei suoi stessi servizi e si lamenta pure.Questo indipendentemente da come lo Stato spreca, per non dire di peggio, le risorse. Polli sono coloro che non ne parlano.

    La questione è diversa perchè per me non c’è contrapposizione logica (uno causa dell’altro e giù a scannarsi se venga prima l’uovo o la gallina) ma mascheramento: si parla tantissimo di evasione e così si dimenticano le spese folli dello stato (ovvero di 40 anni di politicanti) che noi saremo costretti a pagare. Monti ci tassa e così, nel tripudio generale per Cortina, ci dimentichiamo che dovrebbe anche tagliare le spese. Io vorrei almeno altrettanta determinaizone nel tagliare le spese quanta nel recuperare evasione.
    I (dis)servizi di questo stato non li voglio perchè sono pessimi. Sono liberale, il che significa che per me lo stato deve limitarsi a poche cose. Per esempio non vorrei nemmeno la sanità pubblica che è un inutile verminaio di corruttela e spese fuori controllo. Vorrei una sanità privata con l’obbligo per ciascuno di avere un’assicurazione malattia con contenuti minimi (come l’RC auto) e lo stato che interviene solo per garantire gli indigenti. In Svizzera funziona benissimo così.
    E non è vero, come dice la pubblicità pagata anche con le mie tasse, che lo stato ci ripaga con servizi. Ma quando mai?! Io pago le tasse ma se un mio cliente non mi paga, che diamine di servizio ho dalla giustizia civile?! Me lo dica… Lo stato mi aiuta a recuperare velocemente il mio credito? NO: l’unica cosa che sa fare lo stato è pretendere subito lo stesso (e lo fa anche con la violenza, se appena si ritarda un po’) IVA, IRPEF, IRAP e compagnia cantando anche su quanto NON HO incassato.
    Quello che mi da più fastidio è lo sperpero dei MIEI soldi per avere ben poco in cambio.
    E sono sicuro che se non ci fosse stata evasione lo stato avrebbe solo speso di più. La crisi sarebbe arrivata solo un po’ più tardi o con un debito ancora più colossale. Un ubriaco non smette di bere finchè non gli si tagliano i viveri. A riprova di ciò: ogni anno i proclami dell’Agenzia delle Entrate annunciano cifre enormi recuperate. Di quanto sono state ridotte le tasse ai cittadini onesti finora? ZERO, questi sono i fatti. Ad ulteriore riprova: quando si deve finanziare qualcosa e non si sa dove trovare soldi, come se la cavano: annunciando recuperi di evasione perciò sempre e solo ulteriore spesa.
    Ecco cosa non mi piace in questo can-can sull’evasione: fa dimenticare del problema per me prioritario che è uno stato spendaccione che in cambio di tante pretese (60% di quello che guadagno) mi da poco o nulla, altro che servizi. E si tenta ancora una volta di scaricare la colpa sull’altro: se non si vuole l’evasione fiscale il primo accertamento lo fa un Cittadino che chiede sempre a tutti i suoi fornitori lo scontrino o la fattura.
    Per inciso, se si vogliono tagliare le spese, non è poi così difficile: per ogni ente, si dividono le spese per gli utenti e/o i servizi forniti. Chi è sopra la media, tagliare.
    Un sottoragioniere come Tremonti non andava più in la dei tagli lineari. Vedo che il consiglio di facoltà attuale ha difficoltà ad arrivare ai costi standard o ai costi medi. In compenso, l’unica cosa che ha fatto Monti sono gli “aumenti lineari” a chi le tasse già le paga. E la sceneggiata di Cortina è li bella pronta per indorare la pillola o lubrificare la supposta, come preferisce lei.
    Questo lo dico civilmente e continuo nonostante ciò a pagare le tasse. Però da cittadino (e non da suddito) non sono disposto a vedere sistematicamente rovesciato lo stato di diritto in nome del recupero dell’evasione fiscale mentre NOJN SI FA NULLA DI CONCRETO PER TAGLIARE LE SPESE.
    Se si continua così, alla fine andrò altrove (non occorre andare lontano) e buona fortuna all’Italia.

  41. Maurizio

    Concordo assolutamente con quanto esposto con un’aggiunta : tra i consumatori di tasse inserirei in particolare i partiti politici che sono il vero cancro della democrazia, sono loro la mafia organizzata nel tessuto politico, sono loro che con i finanziamenti, aboliti con una norma referendaria, ma reintrodotti con l’assenso di tutti i nostri governanti, si spartiscono potere e ricchezza con tangenti ed altre porcherie su cui tutti chiudono un occhio.
    Perchè Monti non ha assolutamente toccato questa vergogna?
    Perchè è della stessa pasta dei suoi elettori, guarda caso gli stessi partiti.
    Ha preferito istituire tasse ed imposte anche contro il comune diritto, pur di non intaccare gli introiti della casta.
    Quindi è assolutamente inaffidabile.
    La manovra è inutile, non servirà a nulla se non a inasprire le tensioni sociali ed a distruggere quello che resta dell’economia.
    Si uscirà da questa crisi, che non è solo italiana, ma internazionale, solo con una inflazione a 2 cifre che in 3 anni ridurrà il debito reale degli stati al 50%, tutto il resto sono chiacchiere.

  42. Jpaul

    @Laurent

    …vede, io sono d’accordo con lei su quasi tutto (sulla Sanità, avendo personalmente sperimentato il modello statunitense sono un po’ più cauto, ma è questione di punti di vista).
    E lei ha pieno diritto di combattere per rimanere nel suo Paese e per cambiare questo sistema folle.

    Quello che non riconosco, per quel che vale, è il diritto di dire le sue stesse cose a chi parte da una posizione vigliacca di evasore: le argomentazioni non diventano meno corrette, semplicemente non hanno diritto a farle proprie, ottendo anche quei minimi schifosissimi servizi a gentile offerta – e a deperimento, aggiungerei -da chi le imposte le paga.

  43. Marco Tizzi

    @Jpaul
    Aggiungo: “da chi le imposte non le paga…” ma quando poi ha bisogno di un’ambulanza la vuole in 3 minuti!

  44. Marco Tizzi

    @Laurent
    Perché, allora, non proporre di mettere gli extra-gettiti derivati dalla lotta all’evasione fiscale in un fondo chiuso destinato all’esclusiva riduzione della pressione fiscale nell’anno seguente?

    Si instaura così un sistema automatico di riduzione delle imposte e tutti remano nella stessa direzione.

  45. Massimo74

    JPaul :

    Massimo74 :
    @JPaul
    Basterebbe far pagare i servizi a consumo e non tramite le imposte e il problema evasione sarebbe debellato all’istante.Di più,avremmo finalmente servizi realmente efficenti e a costi più bassi.
    Prova a domandarti perchè non lo si vuole fare …..

    …forse perchè, comunque, esiste un aspetto solidaristico nell’erogare servizi a tutta la comunità, incluso chi per storia, impedimenti oggettivi e soggettivi, fato e fortuna, cultura, nascita, sesso, capacità e possibilità, non vedrebbe nemmeno garantiti i minimi diritti umani “a gettone” ?

    La solidarietà a mio avviso dovrebbe essere un fatto volontario,non un imposizione.Se io sono povero non’è che questo mi autorizza ad entrare dentro casa tua per portarmi via l’argenteria.In ogni caso,anche se volessimo accettare la tua impostazione circa l’inellutabilità della presenza dello stato come unica istituzione in grado di sopperire all’imposibilità di una certa parte della popolazione di far fronte alle spese necessarie atte a garantire determinati servizi considerati essenziali,il problema non si porrebbe in ogni caso.Basterebbe,infatti, creare un fondo di solidarietà destinato a coprire le spese di coloro che sono indigenti e che non hanno quindi le possibilità economiche per potersi pagare i servizi.Per fare ciò,basterebbe una tassazione al 10% del PIL o forse anche meno.
    Ribadisco che un sistema congeniato in

  46. Massimo74

    JPaul :

    Massimo74 :
    @JPaul
    Basterebbe far pagare i servizi a consumo e non tramite le imposte e il problema evasione sarebbe debellato all’istante.Di più,avremmo finalmente servizi realmente efficenti e a costi più bassi.
    Prova a domandarti perchè non lo si vuole fare …..

    …forse perchè, comunque, esiste un aspetto solidaristico nell’erogare servizi a tutta la comunità, incluso chi per storia, impedimenti oggettivi e soggettivi, fato e fortuna, cultura, nascita, sesso, capacità e possibilità, non vedrebbe nemmeno garantiti i minimi diritti umani “a gettone” ?

    E dove sarebbe il problema?Chi dimostra di non avere i mezzi per far fronte al pagamento dei servizi sarebbe garantito dallo stato che rimborserebbe le prestazioni.Ovvio che tale diritto andrebbe garantito solo ed esclusivamente a chi dimostra di non poter lavorare magari perchè è afflitto da un particolare handicap fisico,tutti gli altri che si arrangino per conto loro.
    Ribadisco che questo sistema risolverebbe in un colpo solo sia il problema dell’evasione sia quello della scarsa qualità dei servizi offerti oggi dallo stato in regime di monopolio.Chiaramente i servizi a consumo vorrebbero dire fine degli sprechi,delle clientele,della corruzione dilagante,dei privilegi,delle assunzioni clientelari….. proprio per questo la nomenclatura parassitaria al potere (che in questo sistema ci sguazza alla grande) non accetterebbe mai una soluzione di questo tipo….

  47. armando

    @Stefano Nobile
    Ottimo punto di vista.
    Non tutti lo possono praticare ma, avrebbe un impatto notevole.
    Altra opposizione sicuramente efficace, può essere questa:
    http://rivoltanonviolenta.jimdo.com/vincere
    Credo che lo sciopero dei consumi volontario (non perchè ci hanno già spennati) sarebbe una cosa che accelererebbe l’andatura verso il default.
    L’impressione che ho è che il governo monti stia solo rallentando la marcia senza poter avviare una vera inversione.

  48. Cristian Merlo

    @ Marco Tizzi @ Jpaul

    Le osservazioni sollevate da alcuni di voi meritano sicuramente una risposta, se possibile lineare ed argomentata. Ma prima di tutto, urge premettere un concetto, per sgomberare il campo da ogni equivoco: chi scrive è un NORMALISSIMO LAVORATORE DIPENDENTE DEL SETTORE PRIVATO (che quindi, volente o nolente, è soggetto a sostituto d’imposta). In tal modo, stoppo sul nascere le becere illazioni e le inutili supposizioni che tanti avrebbero comunque da avanzare, pontificando con la solita prosopopea che siamo al cospetto del “solito artigiano/autonomio/imprenditore” evasore, che oltretutto “parte da una posizione vigliacca” per legittimare le sue argomentazioni. Ormai, è un teorema scientifico per tanti, troppi statalisti rosi dall’invidia sociale.
    Ciò premesso, vengo al dunque:
    1) sul fatto che, come dice il Sig. Tizzi, “per riprendersi l’economia americana abbia portato la spesa pubblica a livelli europei e il deficit a livelli multipli dei paesi europei”, l’assunto è tanto palesemente assurdo, che nemmeno merita una risposta. Non tanto perché non sia vero che la politica seguita da Obama non abbia determinato una crescita esponenziale di spesa pubblica e di deficit: trattasi di un dato sicuramente incontestabile. Quanto perché la strada intrapresa non sembra assolutamente essere, né ad un osservatore terzo, né ad analisi serie, né soprattutto all’elettorato americano, la ricetta magica per tornare a crescere e a riprendersi. Anzi…
    2) Sull’ impressionante ranking, tratto niente meno che da Wikipedia (fonte attendibilissima, lo sappiamo…), che dire ??? Manca forse solamente l’Uganda e il Burkina Faso…Il mio discorso, in tutta onestà, mirava ad una visione di più ampio respiro per poter essere condensata nella semplice equazione benessere/ricchezza = spesa pubblica/pil. Comunque, se vogliamo rimanere in tema di analisi e di classifiche, la rimando volentieri all’Index of Economic Freedom, 2010, disponibile all’indirizzo http://www.heritage.org/index/. L’Indice della liberta’ economica consiste di dieci indicatori, che vengono calcolati annualmente per 179 Paesi dal Wall Street Journal e dalla Heritage Foundation (non da Wikipedia…) e tiene in considerazione una serie di fattori concomitanti e combinati per definire lo sviluppo economico e sociale di una data area geografica: libertà d’impresa, libertà di scambio, libertà fiscale, spesa pubblica, libertà monetaria, libertà di investimento, libertà finanziaria, diritti di proprietà, libertà dalla corruzione, libertà del lavoro. Magari si stupirà, ma la classifica dei paesi più liberi e prosperi non è guidata da nessuno dei Paesi da lei indicati, eccetto Singapore. Vuole sapere i primi sei? Honk Kong, Singapore, Australia, Nuova Zelanda, Svizzera, Canada. L’Italia? 74esima, dietro Polonia, Madagascar e Armenia. La tanto mitizzata Germania?: solo 23esima. La morale di tutto ciò? Le risorse, prima di essere redistribuite, devono essere prodotte!
    3) Come dice giustissimamente il sig. Laurent, “ogni anno i proclami dell’Agenzia delle Entrate annunciano cifre enormi recuperate. Di quanto sono state ridotte le tasse ai cittadini onesti finora? ZERO, questi sono i fatti”. Verissimo, ma per una semplicissima ragione. Credere che in Italia sia possibile fare diversamente è come credere a Babbo Natale.
    Parafrasando Pantaleoni, sé è vero che “qualunque imbecille può inventare e imporre tasse”, è altrettanto vero che qualunque imbecille può andar professando che “se tutti pagassero tasse, tutti pagheremmo meno tasse”. Ma non è così e non può essere così in quanto:
    -si riscontra una fisiologica e patologica assenza, in una cornice dominata dall’affermarsi delle logiche di monopolio coercitivo dei servizi, di benefiche pressioni competitive, con tutti gli effetti negativi che irrimediabilmente ne scaturiscono (meno tasse uguale meno servizi? come si fa a dirlo!);
    -diviene impossibile, a fronte delle tare genetico – funzionali insite nelle stesse logiche sottese ai meccanismi di redistribuzione e di intervento, fissare il livello ottimale ed equo di prelievo fiscale, in funzione di un efficiente e razionale finanziamento delle esigenze collettive (i politici più ne hanno più ne spendono);
    -vi è un inarrestabile proliferazione di esorbitanti costi di intermediazione politico- burocratica, connessi e conseguenti ai programmi di intervento pubblico varati, funzionali, quantunque se ne possa dire, alla sola promozione delle dinamiche di ricerca e cattura della rendita parassitaria (solo una piccola parte del denaro che viene strappato ai cittadini produttivi viene effettivamente utilizzato dallo Stato a loro beneficio);
    -la spesa pubblica è incomprimibile, anche a fronte dell’impossibilità di immettere, nell’alveo del contesto operativo, degli incentivi volti ad una sua progressiva razionalizzazione: in troppi dovrebbero segare il ramo della pianta (degli sprechi e delle clientele) su cui sono comodamente appollaiati (quanti auspicano l’intervento diretto dello Stato nelle imprese dovrebbero avere l’onestà di ammettere che quello che sta loro a cuore non è l’interesse del pubblico ma la difesa degli interessi corporativi di piccole minoranze organizzate).
    4) Ciò detto, concordo su una cosa: un libertario riconosce una netta, inequivocabile differenza tra un free riders e un disobbediente civile. Il primo è colui che cerca di non pagare i conti alla mensa cui siede, pretendendo e reclamando al contempo di incrementare e perfezionare la qualità e la quantità dei pasti della stessa, anziché ripudiare il sistema che non ammette alternative e tentare di cambiarlo radicalmente, in toto: trattasi, ne più ne meno, di un parassita, alla stessa stregua del ceto politico- burocratico al comando e di tutte le teorie di assistiti e clientele che ne seguono a corredo. E’ colui, per intenderci, che scrocca i pur scarsi servizi pagati da altri (“colui che non paga ma quando ha bisogno di un’ambulanza la vuole in 3 minuti”). Il disobbediente civile è colui che tenta di difendere i frutti del suo sacrosanto lavoro, che cerca di evitare, per quanto possibile, il taglieggiamento continuo, indefesso, sistemico e sistematico, di un Moloch rapace, che offre in contropartita il racket della sicurezza e il monopolio coercitivo di servizi, per definizione inefficiente, iniquo e costosissimo. Costui interagisce per forza con il sistema (in quanto non vi sono alternative), ma tende a ripudiarlo operando malgrado esso.
    5) Da ultimo, il mio augurio più grande è che il 2012 possa finalmente essere l’anno della svolta, in cui il cittadino produttore si accorga del tremendo sortilegio di cui è vittima, più o meno inconsapevole.
    Un sortilegio fatto di menzogne ed inganni, veicolato dalle logiche dell’infingardo Leviatano redistributore. C’è da augurarsi che la gente possa finalmente comprendere che avrebbe molto più da guadagnare nel confidare nelle proprie possibilità e nell’investire nella responsabilità individuale, anziché essere surrettiziamente indotta ed incentivata a investire tempo, risorse ed energie per ottenere il proprio specifico beneficio.
    C’è da augurarsi che gli onesti cittadini realizzino che sarebbe oltremodo premiante e pagante, in termini di profitto materiale e psicologico, guadagnarsi onestamente il proprio successo, anziché profondere impegno e spendersi per cercare di estrarre, dalle pieghe di meccanismi disgreganti e conflittuali, un proprio pur minimo vantaggio.
    C’è da augurarsi che i tax payers capiscano, finalmente, che si potrebbero liberare nuove ed incrementali opportunità se solo si credesse nel principio del “poter fare ciò che si vuole, nel rispetto degli altrui diritti di proprietà”, invece che prodursi per ottenere favori (o presunti beni e o servizi pubblici) che, nella realtà delle cose, sono solo dei placebo o delle misere briciole pagati però a caro prezzo.

  49. JPaul

    @Massimo74
    Io non nego che le “ricette” possano essere tante e diverse, e fra queste la sua.
    Non nego nemmeno che la situazione sia ormai insostenibile ed un cambiamento radicale indispensabile ed auspicabile.
    Non credo nelle rivoluzioni, credo nelle evoluzioni, quindi ogni soluzione deve tener conto del tessuto nel quale si innesta, nella nostra storia, cultura e tradizione.

    Detto questo, nel Paese dei mille commissari tecnici, ed ora dei mille economisti, ritengo che ognuno debba sviluppare il suo gioco come crede, ma su poche regole precise e ben condivise: una di queste è che chi evade ruba. Tutto qui. Perfino banale, dire.

  50. Marco Tizzi

    @Cristian Merlo
    1) quindi mi sta dicendo che la situazione negli Stati Uniti non sta migliorando negli ultimi due anni? Vede qual è il problema delle eprsone dogmatiche: anche di fronte alla più palese evidenza, voi negate.
    2) guarda caso la classifica di wikipedia prende i dati dall’heritage foundation. Mammamia che brutta figura. E che l’economia più forte d’occidente (vuol negare anche che la Germania lo sia?) sia la 23sima nella classifica della libertà d’impresa non fa altro che darmi ragione. Tra l’altro Australia, Svizzera, Canada e Nuova Zelanda hanno una spesa pubblica che va dal 30 al 40% del PIL, quindi non mi pare proprio che ci sia questa abissale differenza rispetto alle Germania. E nemmeno molta rispetto alla nostra tanto vituperata Italia.
    Ma, diciamoci la verità, il problema dell’Italia è COME i soldi vengono spesi, non QUANTI. Ed è un problema che esiste anche nel privato: non mi pare che le passate privatizzazioni e liberalizzazioni abbiano fatto fare all’Italia un salto in avanti, tutt’altro.

    La gente come Lei mi fa venire i brividi perché sono le stesse persone che hanno portato a Pinochet, Videla, Eltsin.

    Avete questo incontrollato disprezzo per le decisioni prese da una democrazia, proprio non ce la fate, è più forte di voi. E appena potete, anche coi carri armati, imponete il volere di una minoranza.

    Lotti per le sue idee all’interno della legalità (non c’è bisogno di essere un lavoratore autonomo o un imprenditore per evadere) e accetti con serenità le decisioni che la maggioranza democratica decide.

    E se vuole un consiglio, si tolga i paraocchi, che son scomodi di questi tempi. Si rischia di andare a sbattere e farsi male.

  51. JPaul

    @Cristian Merlo

    Orbene, essere citato in tanto erudita disquisizione può perfino far piacere, sebbene non ne comprenda il motivo (della citazione). In fondo, con un intervento minimo ho solo garbatamente “preso in giro” qualche definizione che mi pareva mirabolante ed altisonante (“monopolio coercitivo dei servizi”), mica volevo confrontarmi con le sue opinioni ed elaborazioni, non ne sarei in grado. Perchè, anche spogliate delle numerose citazioni (correttamente riportate), rimangono qualcosa di poderosamente dotto, lessicalmente inappuntabile, logicamente conseguente, forse appena appesantite da un gergo oltremodo di settore, ma del resto questo non è un blog qualsiasi.

    Ecco allora, me ne rendo conto, che un suo possibile interlocutore dovrebbe essere di tutt’altro spessore, ma ogni tanto è necessario accontentarsi, non vigendo, poi, obbligo di lettura.

    Da parte mia, statalista – di un settore particolare, ma fuor di dubbio sempre statale – quasi certo del privilegio toccatomi, mi scopro, invece, roso dall’invidia sociale. Vabbè, la avviso, però, che privilegiando la semplicità per indole, mestiere e pure piacere, ridurrò il tutto a termini essenziali (forse semplicistici ed ingenui, come già mi è stato fatto osservare).

    Perchè che l’economia e le sue leggi non siano propriamente una scienza esatta sembra comunemente accettato, che siano al pari dei riti vodoo sembra invece a me, confortato dal mio amico promotore finanziario, il quale nonostante grafici e tabelle su cicli e contro-cicli, tendenze, trend ed andazzi, ultimamante ha qualche problema relazionale con i suoi affezionati clienti.

    Quindi, la teoria (e le teorie) sono una bella cosa, i riflessi e le conseguenze sulla dinamica dei comportamenti umani, delle istituzioni e dei fenomeni sociali sono tutte da dimostare.

    Io ho fatto qualche esempio concreto di collettività dove non esiste nessuna offerta coercitiva e monopolistica di “cosiddetti” servizi pubblici, nessuna intermediazione politico-burocatica, nessun tipo di redistribuzione – l’accapparramento predatorio c’è, quello si! – . Nel Somaliland (ex-Somalia settentrionale) garantisco che è così. E le risorse impiegate dai privati cittadini produttori, non dico per la visita specialistica dal luminare di turno o per il trasporto in classe comfort, ma per salvare la pelle quotidianamente, sono decisamente consistenti, molto consistenti.

    Attendo, con sincero interesse e bendisposto spirito di crescita spirituale e culturale, esempi, parimenti tangibili ed incontrovertibili, di queste comunità che partendo dalle stesse condizioni, ma con cittadini non ottenebrati da sillogismi, alibi e sofismi giungano al pieno e costante godimento del frutto del loro lavoro senza le malefiche impalcature dispoduttive e redistributive.

    Sì, perchè concetti come quello di sussidiarietà mi trovano attento, attivo e concorde, estremismi pindarici mi lasciano perplesso pur apprezzandone la vasta gamma di applicazioni, specie quando richiamati – con invidiabiale estro artistico e creativo – per giustificare l’ingiustificabile.

    Inoltre, fra i “cosiddetti” servizi pubblici ne esistono alcuni che non potrebbero mai essere gestiti né con la logica del profitto né con quella del volontariato.

    La realizzazione tramite l’impegno, la determinazione, la risolutezza, la fatica, il sacrificio, il merito e finanche l’audacia ed il coraggio, non l’hanno inventata Shumpeter ed affini; così come degenerazioni quali il clientelismo, la furbizia, il parassitismo appartengono molto al carattere nazionale anzichè allo stabilirsi di qualsiasi forma di welfare.

    Infine: i “free riders” preferisco chiamarli “ass holes” – la volgarità, meritatissima, è attenuata dalla lingua straniera, vezzo di molti “economisti” – mentre i “disobbeddienti” o sono coerenti fino in fondo oppure accettando di operare “malgrado” e “nel” sistema, beh, perdono credibilità ed incorrono nel serio rischio di transitare di diritto nella prima “categoria”.

    Concludo: quante parole, quanti concetti, quanto tempo, per verità banali: chi evade è un ladro. Un ladro vigliacco perchè scarica sugli altri le conseguenze dei propri comportamenti.
    Tutte le altre testimonianze ed esperienze, alcune delle quali veramente toccanti, devono trovare soluzione all’interno della legalità, senza scorciatoie e furbizie.

  52. JPaul

    @Cristian Merlo
    Ho visto. C’è qualche “p” di troppo e qualche “r” in meno qui e là.
    Si tratta, malauguratamente, di scrittura in velocità e senza possibilità di rilettura, non di “redistribuzione” coercitiva. Lo giuro!

  53. Cristian Merlo

    @Marco Tizzi
    Dicono che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire. Figuriamoci poi se colui che non sente, vuole anche parlare…
    Lei dice che le persone come me le fanno venire i brividi “perché sono le stesse persone che hanno portato a Pinochet, Videla, Eltsin”. Probabilmente non mi sarò espresso con la dovuta chiarezza, ma mi creda, sig. Tizzi, questa volta ha proprio sbagliato bersaglio. Ciò non implica però, per forza di cose, che sia anche uno di coloro che auspicano l’avvento delle “magnifiche sorti e progressive” della sua concezione roussoviana di libertà ed emancipazione.
    “Accetti con serenità le decisioni che la maggioranza democratica decide”, mi va dicendo. Non sono né un invasato fideista, né un suddito lobotomizzato, le rispondo.
    Mai sentito parlare di tirannia della maggioranza? Mai letto, per caso, Tocqueville?
    “Vedo chiaramente nell’uguaglianza due tendenze: una che porta la mente umana verso nuove conquiste e l’altra che la ridurrebbe volentieri a non pensare più. Se in luogo di tutte le varie forze che impedirono o ritardarono lo slancio della ragione umana, i popoli democratici sostituissero il potere assoluto della maggioranza, il male non avrebbe fatto che cambiare carattere”.
    Del resto, l’unica colpa che mi può essere imputata è credere fermamente in ciò che una volta ebbe a dire, in un celebre discorso, Barry Galdwater, : “l’estremismo, nella difesa della libertà, non è un vizio. La moderazione, nel perseguimento della giustizia, non è una virtù”.
    Da ultimo, e qui vorrei chiudere qualsiasi polemica, anche se lei non ama le citazioni (che come dice, fanno sempre effetto), mi permetta di ricordarle un concetto, abusando delle insuperabili parole di quel gigante della libertà che è il Prof. Ricossa: io, e i libertari in genere, non ho la pretesa “di tentare una teoria della felicità, cioè di quanto forse nemmeno esiste: mi limito a notare nel campo di sua scelta che ingrassare nella stalla dove c’è chi non gli fa mancare nulla tranne la libertà che non si può essere felici se non si vuole esserlo. .. Ciascuno deve essere libero di definirsela e cercarsela, la felicità. Sembra che via sia perfino chi la trova nella propria schiavitù: ebbene, non faticherà a procurarsi un padrone, ma non lo imponga anche a chi ama restar libero e se ne assume la responsabilità. Il buon borghese preferisce smagrire cimentandosi”.

  54. Cristian Merlo

    @Marco Tizzi
    Mi scusi per l’ultima citazione, non me ne voglia il Prof. Ricossa: io, ma i libertari in genere, non ho la pretesa “di tentare una teoria della felicità, cioè di quanto forse nemmeno esiste: mi limito a notare che non si può essere felici se non si vuole esserlo. .. Ciascuno deve essere libero di definirsela e cercarsela, la felicità. Sembra che via sia perfino chi la trova nella propria schiavitù: ebbene, non faticherà a procurarsi un padrone, ma non lo imponga anche a chi ama restar libero e se ne assume la responsabilità. Il buon borghese preferisce smagrire cimentandosi nel campo di sua scelta che ingrassare nella stalla dove c’è chi non gli fa mancare nulla tranne la libertà”.

  55. Cristian Merlo

    @JPaul

    JPaul, sa cosa le dico?: che nonostante la divergenza di opinioni, lei mi è molto simpatico. Dico davvero: è ironico e pungente, sagace e beffardo al punto giusto.
    Vediamo se riesco a soddisfare le sue aspettative di crescita spirituale o culturale, o quanto meno, dai, a solleticare il suo interesse, sperando di non destare scandalo o la sua accorata riprovazione morale per via di tal burlesca provocazione, “buttandole” lì qualche nome a caso? Parto dagli esempi più estremi: dal villaggio di Arden, nel Delaware, al quartiere residenziale privato di Fort Ellsworth Condominiun di Alexandria, in Virginia; dal rione privato di Sunshine Mountain Ridge Homeowner’s Association di Tucson, minuziosamente descritto dall’economista Gordon Tullock, alla città interamente privata di Reston. Per maggior dettagli la rimando al bellissimo saggio di Guglielmo Piombini, “Casi di federalismo radicale: città private e comunità condominiali”. Altri esempi, meno estremi e meno naif? Honk Kong, Singapore, Monaco, Andorra, San Marino, Liechtenstein: paesi piccoli, a volte piccolissimi, economicamente integrati attraverso il libero mercato, aperti al mondo ed alle opportunità, non chiusi nella grigia e asfittica dimensione dello Stato burocratico e centralizzato, per come lo conosciamo. Altro esempio, a me alquanto caro: la Svizzera. Mi dirà? Tutti paradisi fiscali!: in parte, ma all’inferno fiscale io preferisco il paradiso…
    Da ultimo, mi permetta di concludere sul perché tra Befera, incarnazione dello Stato rapace, e Lysander Spooner, epico esempio di disobbediente civile, io preferisco il secondo.
    Befera ha recentemente affermato che “non bastano più i controlli per raggiungere la stabilità nei conti pubblici. Ci vuole una rivoluzione culturale del sistema fiscale. L’evasione è radicata nella mentalità del paese. E’ necessario inculcare nei cittadini l’idea che il fisco non va visto come un nemico, ma come un elemento di democrazia”. Del resto, c’è anche chi ha avuto l’ardire di affermare che “le tasse sono una cosa bellissima”: un po’ meno i servizi, o presunti tali, che otteniamo in contropartita…
    Spooner ha utilizzato un ragionamento un po’ diverso, ma che, secondo il mio modesto parere, è difficilmente opinabile: “E’ vero che secondo la teoria della nostra Costituzione, tutte le tasse vengono pagate volontariamente e che il nostro Stato è una compagnia di mutua assicurazione, alla quale le persone aderiscono volontariamente. Ma questa teoria del nostro sistema di governo è del tutto differente da quel che si verifica in pratica. Il fatto è che lo Stato, come un bandito di strada, intima alle persone ‘o la borsa o la vita’. E molte se non tutte le tasse vengono pagate sotto il peso di questa minaccia. Lo Stato, in effetti, non tende un agguato a un uomo in un luogo solitario, balzando dal ciglio della strada, per puntargli la pistola alla tempia e svuotargli le tasche. Ma non per questo la rapina cessa di essere una rapina a tutti gli effetti, anzi, è ben più codarda e vergognosa. Il bandito di strada assume su di sé tutta la responsabilità, il pericolo e la criminalità del suo atto. Egli non pretende di avere un giusto titolo al vostro denaro, né di volerlo usare a vostro beneficio. Non pretende di essere altro che un rapinatore. Non è tanto impudente da affermare di essere semplicemente un ‘protettore’ e di prendere il denaro dei passanti contro la loro volontà solo per essere in grado di ‘proteggere’ quei viaggiatori che si illudono di essere perfettamente capaci di difendersi da soli o che non apprezzano il suo peculiare sistema di protezione. Il ladro si limita a rapinarvi: non cerca di rendervi il suo zimbello e il suo schiavo, come fa lo Stato ogni qualvolta vi obbliga a fare qualcosa dicendo che è per il vostro bene, ergendosi ad arbitro morale delle vostre vite”.
    Mi dimostri il contrario…
    Con amicizia.

  56. Marco Tizzi

    @Cristian Merlo
    Non è che non ami le citazioni, è semplicemente che le ritengo un inutile sfoggio di nozionismo da parte di chi non ha idee proprie.
    E Lei mi conferma la convinzione: non c’è nulla di originale in quello che scrive e risulta quindi terribilmente noioso.

    Il mondo ha bisogno di novità perché, se non se ne fosse accorto, sta andando a rotoli.

  57. JPaul

    @Cristian Merlo

    Egregio Merlo,
    nella differenza di opinioni io trovo sempre stimoli, curiosità, impulsi positivi. Il pensiero unico deve essere di una noia pazzesca. Detto questo, e ringraziando per le qualità che vorrebbe affibbiarmi – cosa che mia moglie non fa da anni – aggiungo che veramente io non posso interloquire in maniera interessante con lei. Non sono esperto di economia, di fiscalità, di liberismo. I miei interventi sono quelli di un semplice cittadino cresciuto sia nel rispetto della libertà che in quello delle regole, considerando queste ultime proprio come i cardini della libertà.

    I suoi esempi sono interessanti e, come faccio sempre, accetto i consigli ad approfondire. Da un lato, però, tendo ad essere molto concreto, poiché è nella realtà quotidiana che ci troviamo ad “operare”. Ebbene, tanti studi, tante teorie, tanti concetti per ambire ad amministrare un condominio? Io ho avuto qualche esperienza di vita condominiale statunitense, proprio in Virginia, e le assicuro che senza arrivare alle esperienze da lei citate, lì vige una mentalità che vede nel quartiere una proprietà molto privata. Si inizia con la vigilanza privata – quella pubblica non basta mai – pagata dai residenti, poi si passa alle pulizie private e si finisce…con la richiesta di farsi autorizzare dalla comunità dei residenti i soggiorni dei suoi eventuali ospiti oppure a dover chiedere il benestare per affittare il locale.
    Paradossalmente, partendo da tutt’altri presupposti si perviene ad una privazione di libertà piuttosto che ad una libertà privata.

    Poi, si immagina in Italia un’organizzazione in città e quartieri privati? Altro che ritorno all’epoca dei comuni, qui frazioniamo ulteriormente, aumentando esponenzialmente confronti, dissidi, contese e derby calcistici…sono perplesso.

    Gli stati da lei citati, inclusa la Svizzera – dove le tasse si pagano – sono eccezioni che sopravvivono grazie al “foraggiamento” degli stati “normali”. Come concepire e perseguire gli interessi di politica estera o comunque le relazioni internazionali fra staterelli? Nessuno di questi, inoltre, è particolarmente noto per estese ed importanti attività industriali e produttive, quasi tutti si basano sulla finanza. Non basta mica, trovandoci tutti a vivere in questo mondo.

    Dove concordo con lei: troppo stato significa inibire lo spirito di iniziativa, disabituare all’intraprendenza, annichilire la voglia di rischiare e crescere. E soprattutto, lo stato non deve essere esercitare né funzioni etiche né morali.

    Dove non concordo: l’utilizzo del termine rapina. E’ stato l’ascoltare l’esimio Giannino pronunciarsi così alla radio che mi ha “costretto” ad intervenire in questo blog anziché in quello abituale, dove le curve commentate non sono quelle di incremento/decremento dello spread, ma della Hunzicker.
    Il rapinatore si appropria violentemente di beni altrui. Lo Stato, in teoria, non si appropria di nulla – e qui sarò io a scandalizzarla – ma raccoglie e gestisce il contributo di ognuno, proporzionale alle proprie possibilità, per regolare il convivere civile e perseguire l’interesse concreto dei cittadini nel loro insieme, non di singole sotto-comunità (dipendenti, autonomi, ricchi, poveri, ecc.).

    In realtà non funziona così, lo sappiamo.
    Secondo me, non per le pecche del sistema – sono molte ed ogni organizzazione ha le sue – ma per quelle individuali. Chissà se, così per ipotesi, ogni singolo cittadino facesse il suo preciso dovere – di contribuente, di amministratore, di imprenditore, di politico – tutto questo di cui stiamo discutendo sarebbe diverso e più accettabile.
    E’ un’utopia la mia. Certo. Non si prescinde dalla natura umana e nemmeno dalla cultura di un popolo – individualista quale il nostro – ma la stessa critica – visione utopica – è quella da sempre riservata al liberismo più netto – prima di Einaudi e dopo di lui, per restare in Patria.

    Siamo superficiali, incompetenti, cialtroni – per non voler dire di peggio – quando concepiamo leggi e meccanismi fiscali come i vigenti e non capiamo le ragioni e le drammatiche situazioni che alcuni qui ci descrivono.
    Siamo la stessa identica cosa – forse peggio – quando evadiamo per mera avidità e bassezza d’animo ammantandoci, per di più, di nobili intenzioni e propositi.

    Dimenticavo: ovviamente d’accordissimo con lei nel preferire il paradiso all’inferno.
    La saluto e ricambio la simpatia, che spero non sia venuta meno dopo cotanta prolissità.

  58. addok

    prepariamo i forconi , presto ne avremo bisogno per liberarci di questo stato ladro e parassitario ,cosi facendo avremo un bel default poi li voglio vedere tutti quei parassiti che non percepiranno i loro lauti stipendi all’angolo della strada col piattino a chiedere elemosine ………. chi sa e ha voglia di lavorare sapra certamente saltarci fuori a testa alta

  59. armando

    addok :
    prepariamo i forconi , presto ne avremo bisogno per liberarci di questo stato ladro e parassitario ,cosi facendo avremo un bel default poi li voglio vedere tutti quei parassiti che non percepiranno i loro lauti stipendi all’angolo della strada col piattino a chiedere elemosine ………. chi sa e ha voglia di lavorare sapra certamente saltarci fuori a testa alta

    Sei un grande. Concordo pienamente!
    Altro che disquisizioni dialettiche che non vogliono dire un cavolo e che, alla fine, lasciano il tempo che trovano.
    Scusate se insisto ma…..http://rivoltanonviolenta.jimdo.com/la-rivolta

  60. giacomo iazzetta

    chi evade le tasse e’ un ladro punto e basta, ma chi evade perche’ ha il diritto di vivere , ha il diritto alla dignita’ e’ sempre un ladro?
    il mondo come ha detto qualcuno ha bisogno assoluto di novita’ economica e politica, ma il vecchio sistema fatto da oligarchi ottusi ed in malafede non nessuna intenzione di apportare novita’ ed aria fresca , legato com’e’ ai vecchi tappeti polverosi ed ai tendaggi demode’ , lascera’ mai che qualcono apporti delle modifiche al loro mondo, io credo di no, anzi, sono pronto a scommettere che sono disposti alla guerra , piuttosto che abbandonare un sistema incancrenito e morente.

  61. antonio bonvecchio

    confischiamo tutti i beni ai politici italiani dal 1946 ad oggi e a tutti i loro parenti fino al IV grado, confischiamo tutti i beni della chiesa cattolica in italia e in vaticano ,
    poi cominciamo a chiedere di pagare le tasse al popolo,
    viva robin hood viva zorro viva zapata

  62. dario

    Buongiorno a tutti ,vi invito a questa riflessione.
    Il sistema socialista è fallito ormai da venti anni…
    il capitalismo sta fallendo inquanto le societa’ non riescono
    piu’a mantere gli alti costi dei propri stati.
    l’unico sistema attuale che purtroppo funziona,è quello cinese
    mi sembra che il pil stia al 9%.
    probabilmente è li che finiremo …lo stato si ri-appropriera’
    dei nostri beni inquanto non riusciremo a poter monetizzare
    il gettito fiscale che ci viene costantemente chiesto.
    Sono giunto a questa conclusione anche non avendo una laurea
    alla Bocconi…… come il fenomenale professor Monti mediatate gente

    cordialmente Dario

  63. bruno

    Disquisizioni, niente più che disquisizioni. Mi pare che sia sbagliato e neppure utile parlare di rivolta fiscale. Quel che si deve chiedere, esigere e pretendere è la riduzione della spesa pubblica, la riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, la istituzione di un sistema di misura e valutazione del lavoro dei dipendenti pubblici che non può essere nè gestito nè validato/accettato dai dipendenti pubblici ma imposto: L’ufficio personale lì lo deve fare un soggetto esterno, di natura privatistica, con sufficiente mandato di intervento attraverso una norma istitutiva. E per dipendenti pubblici si intendono “tutti” coloro che percepiscono retribuzioni che provengono da tasse dirette o indirette, quindi “tutti” anche i parlamentari, gli amministratori, i magistrati, i barbieri, i commessi delle camere e coì via. Questo bisogna chiedere ed esigere, attorno a questa richiesta dovrebbe coagularsi la spinta al cambiamento e per questo dovrebbero servire anche blog come questo. Chiaro che le tasse devono essere pagate, commisurate ai servizi, ma pagate…pagate contestualmente alla riduzione dei costi della P.A.

  64. Emiliano

    Buongiorno sono Emiliano da Biella
    Io voglio unirmi al coro di chi dice BASTA!!!
    Al di là delle difficoltà economiche, la sensazione è quella di avere un gigantesco parassita attaccato al collo!

    L’Italia è la più bella nazione del mondo! La più ricca artisticamente e culturalmente ed è NOSTRA!! del POPOLO che lavora e che vorrebbe solo sentirsi a casa, sentirsi libero.
    Io vorrei girare per le strade sentendomi LIBERO , e non uno schiavo costretto a lavorare per ingrassare una manica di parassiti!

    Io non amo la forca. I tempi della rivoluzione francese sono passati, e poi “mani pulite” ha dimostrato che tolti 4 ladroni, ne sono usciti 8 anche peggio dei primi!

    Il mio sogno, il mio desiderio è che il POPOLO , che siamo noi, si svegli, si unisca e faccia sentire la propria VOCE.
    Una voce LIBERA , FORTE e CHIARA e che dica QUESTA ITALIA E’ NOSTRA!!!
    grazie, e complimenti per il blog

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